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domenica 11 dicembre 2022

PASSO LAVAZÈ

 CAVALESE - Trentino Alto Adige


Il Passo di Lavazè si trova in provincia di Trento a 1808 m di quota.


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Fiori di Epilobio al Lavazè.



Mette in comunicazione la Val di Fiemme (Cavalese), con la Val d’Ega, quest’ultima in provincia di Bolzano. 

Nei pressi parte la strada per Passo Oclini, anch'esso in provincia di Bolzano.

©GPS Relive - ©didascalie orografiche Monica Galeotti


 

In inverno la zona è un paradiso per lo sci di fondo, con i suoi 80 km di piste, e per le escursioni con le ciaspole.

Per il trekking d'estate da qui parte la salita alla Pala di Santa, la montagna che sovrasta il passo (escursione di circa 4 ore complessive).

L'attrazione principale del passo è il piccolo lago, dove si rispecchia il profilo del Latemar.

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Il comodo sentiero che gira intorno al lago è lungo 700 m ed è una piacevole passeggiata di 10 minuti in piano, ideale prospettiva per ammirare il panorama che circonda il lago: il vicino Latemar, il Catinaccio, il Corno Nero e il Corno Bianco a Passo Oclini.

Eccomi allora girare intorno al lago e sarà divertente insieme alle immagini documentare le informazioni idrogeologiche, descrivere gli alberi, la flora, le torbiere.

©GPS Relive - ©didascalie orografiche Monica Galeotti



 INFORMAZIONI IDROGEOLOGICHE

Il lago occupa un avvallamento formatosi durante l’ultima glaciazione, a seguito del ritiro della morena che, scendendo dalle pendici della Pala di Santa, ha plasmato gran parte dell’altopiano di Lavazè. 

L’altopiano è formato da terreni di detriti morenici, sabbie, porfidi. 
Sono i porfidi di origine vulcanica a costituire il letto impermeabile del lago, al di sotto dei detriti morenici.

Le sue acque sono profonde mediamente 1 m con una profondità massima di 2,4 m in prossimità della sponda sud.

Essendo acque poco profonde la temperatura dell’acqua segue la temperatura dell’aria; nel periodo da metà novembre a metà aprile generalmente il lago si congela totalmente.

Non possiede sorgenti o corsi d’acqua permanenti, ma si origina dalle piogge e dalle precipitazioni nevose invernali e primaverili.

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LE TORBIERE DI LAVAZÈ

Le torbiere costituiscono una zona speciale di conservazione, un’area protetta che appartiene alla rete europea "Natura 2000". 

Quest’area entra a pieno titolo nella particolare tutela del suo habitat: le aree umide vedono ancora intatte le formazioni torbose a sfagni (specie di muschi delle torbiere).

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L’importanza di tutelare le aree umide, normalmente in queste zone circondate da pascoli e boschi misti composti in prevalenza da abete rosso e pino cembro che contribuiscono a creare una buona diversificazione ambientale, è quella di preservare numerosissime specie vegetali e specie animali: uccelli come l’astore e il gheppio di elevato valore faunistico; il capriolo, il cervo, la lepre alpina, rettili e anfibi.



IL PINO CEMBRO 

Chiamato anche cirmolo o cembro o zirmo, è un albero che può raggiungere i 20-25 m di altezza e una circonferenza di 1 m.
È una specie a lento accrescimento e molto longeva, tipica del clima d’alta quota (1200 - 2500 m) e può quindi resistere a temperature molto basse.

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La diffusione dei suoi semi, pesanti e difficilmente trasportabili dal vento, è facilitata dalla gazza nocciolaia (Nucifraga cariocatactes L.), la quale estrai i semi dei coni e li nasconde nel terreno per farne delle scorte alimentari. A volte scorda il luogo in cui li aveva lasciati, permettendo così ai semi di germinare e quindi al pino cembro di rinnovarsi. 

Il pino cembro si trova qua e là sull’arco alpino e sui Carpazi, dove però non forma boschi estesi.

Le foreste di pino cembro si trovano in Val di Fiemme, in particolare nella zona che gravita attorno al Lavazè, dalla Pala di Santa a Passo Oclini, dove si trovano 600 ettari di boschi puri o a elevata presenza, con circa 100.000 alberi. 

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A sinistra le pendici della Pala di Santa,
 a destra la foresta di Pino Cembro.
 Lo sguardo sul lago è a sud verso la Val di Fiemme.


Per trovarne altrettanto bisogna andare al centro della Siberia, la sua patria di origine.

Il legno di cirmolo è odoroso e inattaccabile dai tarli, ideale per le sculture e i mobili. 
Il suo profumo è piacevolissimo, un balsamico naturale.


I FIORI

Oltre all'Epilobio incontro il Cardo dentellato (Carduus defloratus).

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La panoramica verso Oclini: Corno Nero e Corno Bianco.

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Chiudo il cerchio con il Gruppo del Latemar, spettacolare catena dolomitica.

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LE FOTO DEI RICORDI
Passo Lavazè, fine agosto 1976.

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©foto Paolo Galeotti



Le pallate di neve: io e mamma Teresa.

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Passo Lavazè 1976 - ©foto Paolo Galeotti






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Bibliografia:
-cartellonistica Lago di Lavazè

Sitografia:

martedì 13 settembre 2022

SELLA E BAITO DEI POZZI

 Passo Oclini - Val di Fiemme - Aldino (BZ)




Da Passo Oclini un facile e breve sentiero sul versante est del Corno Nero porta ad un bel balcone panoramico sulla Val di Fiemme.


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DA PASSO OCLINI ALLA SELLA E BAITO DEI POZZI


Sentiero CAI 573
Difficoltà: T*
Tempo: ore 2:00 andata e ritorno
Lunghezza complessiva andata e ritorno sullo stesso percorso: 6,6 km
Dislivello: 158 m


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©escursione GPS Relive 3D - ©didascalie Monica Galeotti

L’itinerario prende avvio poco prima del grande parcheggio di Passo Oclini. 


Mi incammino sulla strada forestale in direzione versante est del Corno Nero.

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©foto Mirco Bianchi




Dopo circa 1 km la strada si restringe e inizia il sentiero, un lungo saliscendi che attraversa il bosco di abeti. Da qui le bici sono interdette.

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Senza fretta decido che ogni tanto mi fa bene fermarmi ad osservare le ampie vedute verso il gruppo del Catinaccio e del Latemar. 
I diradati abeti di questa dorsale sono testimoni della tempesta Vaia del 2018.

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Proseguo e sulla mia strada un paio di incontri floreali e un dipinto d'artista!

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La Gentianella, famiglia delle Genziane, conosciuta comunemente come Genziana nana.
Il suo tipico habitat è alpino e artico.

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Il Mirtillo Rosso.

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Dipinto d'artista.

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Giungo alla Sella dei Pozzi, un'ampia zona prativa.

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Mi distacco e raggiungo il crocifisso in legno, a quota 2019.

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Davanti al crocefisso una panca dalla quale vi è una bella vista sulla Val di Fiemme e la Catena del Lagorai (binocolo consigliato!).

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A destra le Dolomiti di Brenta.

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Ancora qualche minuto e raggiungo in leggera discesa la Baita-Rifugio Pozzi (1971m), utile per ripararsi in caso di pioggia o per pranzare al sacco sui tavoli esterni. 

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La baita è stata costruita per essere di tutti, quindi è bene rispettarla perchè anche gli altri la possano trovare pulita e in buono stato.

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Si può raccogliere legna, tagliata appositamente per chi desidera usufruire del barbecue.

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All'interno ci si può fare un caffè e preparare un pasto caldo, ma anche bere un bicchiere di vino al riparo dal brutto tempo.

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Dopo averne usufruito, lasciare un’offerta libera nella cassetta per il mantenimento della baita vien decisamente naturale.



Per me oggi solo mandorle, il pasto energetico per eccellenza per camminare in montagna, sempre se al mattino viene effettuata un'abbondante colazione.

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Ritorno a Passo Oclini sullo stesso percorso dell’andata.







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Note:

-l'itinerario qui descritto è stato percorso personalmente il 21 agosto 2022, consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.


-*per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi  Dolomiti presentazione



martedì 6 settembre 2022

LA PANCHINA DEL BLETTERBACH

Aldino (BZ) - Val di Fiemme -Passo Oclini


Un facile sentiero nel bosco per approcciarsi alla stratificazione del Bletterbach, un Canyon spettacolare ai piedi del Corno Bianco che racconta la storia delle Dolomiti. 


La visita al Bletterbach l'ho descritta ampiamente in una precedente pubblicazione, attraverso una lunga e spettacolare escursione (vedi a piè di pagina).


Questa volta, partendo sempre da Passo Oclini, ho l’occasione di rivedere, seppur in lontananza, questa straordinaria stratificazione della montagna con un percorso breve.


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©foto Mirco Bianchi

Eccomi allora partire dal Passo.
 Sono avvantaggiata, perché ogni anno alloggio per qualche giorno allo storico Berghotel Jochgrimm, un tempo fattoria alpina. 
La sua collocazione coincide con il Passo.

Esiste comunque un grande parcheggio per chi arriva dalla Val di Fiemme o dalla Val d’Ega.
Le due strade si incontrano a Passo Lavazè, da cui Passo Oclini dista pochi chilometri.



DA PASSO OCLINI ALLA PANCHINA DEL BLETTERBACH


Difficoltà: T*
Tempo: ore 1,30 andata e ritorno
Lunghezza complessiva andata e ritorno sullo stesso percorso: 5 Km
Dislivello: 167 m


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©escursione GPS Relive 3D - ©mappatura Monica Galeotti


Dal Berghotel raggiungo la Gurndin Alm con una facile passeggiata su strada sterrata di circa 20 minuti. 

Sulla destra la segnaletica indica PERCORSO PANORAMICO BLETTERBACH. 

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Proprio dove a terra mi segnalano che questo sito dolomitico è protetto dall’UNESCO (Sistema Numero 8).

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Il sentiero entra subito nel bosco e lo attraversa, sempre ben visibile e in progressiva salita.

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In breve ecco la prima panchina che si affaccia sul ciglio del Canyon.

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Il Bletterbach prende il nome dal torrente che scorre nella gola che, con la sua velocità, ha scavato nella roccia, sino a creare una spaccatura di oltre 900 metri di dislivello fra la cima e il fondo della gola.

La spaccatura permette di guardare dentro la montagna compiendo un viaggio nel tempo dal punto di vista geologico.

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Ammiro questa straordinaria stratificazione di dolomia, arenaria, gesso, porfido.

Osservando bene, meglio con un binocolo, al di là del Canyon, si può individuare il Santuario di Pietralba.

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Salgo lievemente oltre la panchina lungo il ciglio del Canyon, in questo modo vado ad osservare meglio gli ampi spazi di questo spettacolare panorama.

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Ed ecco la seconda panchina.

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Il Corno Bianco.

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La spaccatura del Corno Bianco: il Bletterbach.

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Riprendo il percorso di ritorno, uguale a quello dell’andata.

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©foto Mirco Bianchi





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Note:

-l'itinerario qui descritto è stato percorso personalmente il 20 agosto 2022.


-*per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi  Dolomiti presentazione




lunedì 16 agosto 2021

CORNO NERO

DOLOMITI

(torna a Dolomiti presentazione) 


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Il Corno Nero / Schwarzhorn, detto anche La Rocca, è una delle due cime che abbracciano Passo Oclini; fa parte del SISTEMA NUMERO 8 BLETTERBACH UNESCO. 







Con i suoi 2439 m. è la montagna più elevata della Dorsale degli Oclini e fa da contraltare al Corno Bianco, che gli si oppone geograficamente e come conformazione geologica (in porfido il Corno Nero e dolomia pura il Corno Bianco).

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Il suo nome deriva appunto dal colore scuro della sua pietra, il porfido.

Nella Dorsale di Oclini la tempesta Vaia dell’ottobre 2018 ha colpito duramente: 
grandi aree sono state colpite dal vento, che ha abbattuto piccoli e grandi alberi; la provincia di Bolzano - Alto Adige è ancora al lavoro per ripristinare i boschi e mettere in sicurezza il terreno.



SALITA AL CORNO NERO 

Andata e ritorno sullo stesso percorso.

Segnavia n. 502
-Difficoltà: E
-Dislivello: 450 m

Tempo di percorrenza:
-ore 1,30 andata (salita lungo crinale est)
-ore 1,05 ritorno
Tempo complessivo: ore 2,35

Lunghezza complessiva: Km 3,8

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©relive - ©mappatura Monica Galeotti




Parto da una posizione "privilegiata" perché il mio albergo (Berghotel Jochgrimm), precisamente la mia camera, si affaccia sul Corno Nero, un’immagine fantastica di montagna "nera", che mi accompagna in ogni giorno della mia vacanza da diversi anni, con mucche, cavalli al pascolo e boschi. 

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Con una moderata pendenza inizio a risalire il monte. 
Il sentiero ha inizio dietro l’Hotel Schwarzhorn, uno dei due hotel presenti a Passo Oclini. 

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Raggiungo un azzurro bacino antincendio e subito dopo una boscaglia di Pino Mugo, che copre buona parte della montagna.

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Il sentiero scorre proprio in mezzo ai mughi ed inizia una pendenza notevole lungo tutto il crinale. 

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Non c’è nessuna fretta di salire in cima e ogni tanto mi fermo per ammirare il panorama verso Passo Oclini. 

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Un ultimo strappo e raggiungo l’ampia vetta. 

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©foto Mirco Bianchi







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In cima anche la statuetta di una madonnina. 

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Meglio avere con sè un binocolo, e poi ad occhio nudo il panorama a 360° su:
 Valle di Fiemme

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 Valle dell’Adige

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e, quando il tempo lo consente, la catena intera del sistema numero 7 Sciliar-Catinaccio e Latemar. 

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(Volendo si può effettuare un lungo percorso ad anello, ore 3,5 in totale, scendendo sul versante che affaccia verso la valle di Fiemme lungo il crinale in direzione Il Palone, 2350 m. 
Da qui si raggiunge passo Cugola, 1923 m, e si risale verso Oclini, 1989 m, per i sentieri n.4 e 502.)

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Ritornando invece per lo stesso sentiero dell’andata, mi fermo ad osservare i colori della natura:

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Campanule e Radicchielle dei prati.

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La Radicchiella dei prati (Crepis biennis L.), erbacea perenne, come altitudine raramente sale fino ai 2000 m.; evidentemente qui ha trovato terreno umido con alti valori nutrizionali, il suo habitat ideale.

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La Brunella (Prunella vulgaris L.), una pianta erbacea perenne alta al massimo 20 cm. che fiorisce da giugno a settembre.

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Infine il Pino Mugo, protagonista indiscusso di Oclini.

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Note:

-l'itinerario qui descritto è stato percorso personalmente il 2 agosto 2021 consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.


-carta topografica Tabacco - Sciliar-Catinaccio-Latemar 029 - 1:25.000


-per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi  Dolomiti presentazione


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Sitografia:

-www.wikipedia/radicchiella-dei-prati/crepis-biennis

-www.wikipedia/brunella-prunella-vulgaris