lunedì 14 luglio 2025

REGGIO EMILIA A PIEDI – Itinerario 3: la ZONA NORD del centro storico

 (torna al secondo percorso ZONA SUD)


Dopo aver attraversato la VIA EMILIA e la parte SUD del centro storico, è il momento di proseguire il cammino con un nuovo itinerario, pensato per esplorare a piedi la parte NORD del centro.


1- TEATRO MUNICIPALE ROMOLO VALLI
2- PALAZZO DEI MUSEI
3- PIAZZA MARTIRI DEL 7 LUGLIO 1960
4- TEATRO ARIOSTO
5- GALLERIA PARMEGGIANI
6- TEATRO CAVALLERIZZA
7- UNIMORE (ex Foro Boario e Caserma Zucchi)
8- ASILO DIANA
9- PARCO DEL POPOLO (Giardini Pubblici)

Mappa dell’itinerario a piedi nella zona nord del centro storico con nove tappe segnalate e didascalie di Monica Galeotti
Reggio Emilia da Google Earth – ©didascalie Monica Galeotti


1- TEATRO MUNICIPALE ROMOLO VALLI
Piazza Martiri del 7 luglio, 1


Partendo dalla via Emilia, arrivo da via Francesco Crispi, e quando giungo sullo slargo, lo sguardo si posa subito sulla scenografica facciata del Teatro Valli.
Imponente e neoclassico con le sue colonne, domina piazza Martiri del 7 Luglio.
È la prima cosa che si vede, ed è difficile non restare colpiti.

Gli ho dedicato un post TEATRO VALLI

La facciata monumentale del Teatro Valli, simbolo culturale e architettonico della città di Reggio Emilia




2- PALAZZO DEI MUSEI
via Spallanzani, 1

Appena a destra del teatro si apre il complesso dei Musei Civici.

Un ingresso quasi nascosto, ma dietro quel portone si cela un universo sorprendente: dalle collezioni archeologiche all’arte, dalla storia naturale alla memoria della città, raccolta in stanze fitte di reperti e immagini.

L'ho raccontato qui PALAZZO DEI MUSEI

Il Palazzo dei Musei ospita i Musei Civici e custodisce importanti collezioni archeologiche, storiche e artistiche



3- PIAZZA MARTIRI DEL 7 LUGLIO 1960

Solo dopo aver assorbito questo primo impatto, allargo lo sguardo per raccontare la piazza, importantissima per Reggio Emilia.

 Qui, il 7 luglio 1960, cinque operai che manifestavano pacificamente, furono uccisi durante una manifestazione antifascista.

Piazza Martiri del 7 Luglio 1960, dedicata ai cinque operai uccisi durante le proteste sindacali

All'epoca la tensione era altissima in tutto il Paese perchè il neonato governo Tambroni, democristiano, si reggeva sull’appoggio esterno dell’MSI, partito erede del fascismo. Una scelta considerata inaccettabile da una larga parte della popolazione, che reagì con una mobilitazione popolare diffusa.

Il punto di rottura fu però la decisione di autorizzare il congresso nazionale dell'MSI a Genova, città Medaglia d’Oro della Resistenza.

Genova era simbolo della lotta partigiana e l'idea che proprio lì potessero riunirsi i nostalgici del fascismo fu vissuta come una provocazione intollerabile.

Questa decisione scatenò una serie di proteste in tutto il paese, che furono duramente represse dalla polizia.

I primi scontri violenti si verificarono proprio a Genova il 30 giugno, e poi si estesero ad altre città: Licata, Roma, Palermo, Catania e Reggio Emilia.

Tambroni diede libertà di aprire il fuoco: le forze dell’ordine spararono ad altezza d’uomo.

Reggio Emilia, 7 luglio 1960 - ©Fototeca Istoreco

I disordini e le proteste, che continuarono per giorni, portarono a un bilancio complessivo di 11 morti e centinaia di feriti.

Il 7 luglio a Reggio Emilia la repressione fu la più dura: la manifestazione sindacale organizzata dalla CGIL era pacifica, ma la polizia aprì il fuoco contro i manifestanti, uccidendo cinque operai e ferendone altri ventuno.

Le vittime — Lauro Farioli (22 anni), Ovidio Franchi (19), Marino Serri (41), Afro Tondelli (36) ed Emilio Reverberi (39) — erano tutti iscritti al Partito Comunista Italiano, e tre di loro, Serri, Tondelli e Reverberi, erano stati partigiani: i primi due nella 76ª SAP, la stessa in cui aveva militato mia nonna Alma, e il terzo nella 144ª Brigata Garibaldi.

Le conseguenze furono politicamente dirompenti: Tambroni fu costretto a dimettersi, travolto dalle proteste.

I funerali dei cinque operai furono pubblici e imponenti: la camera ardente fu allestita nell’atrio del Teatro Municipale Valli, a pochi metri da dove erano stati uccisi.

Alle esequie parteciparono 150.000 persone. Tra i presenti, numerosi esponenti politici: Palmiro Togliatti, Nilde Iotti, Ferruccio Parri.

Oggi, i cinque martiri del 7 luglio riposano nel cimitero monumentale della città, in cinque loculi affiancati, mentre un monumento commemorativo è stato posto nella piazza accanto a quello dei caduti della Resistenza.

In segno di memoria e giustizia, l’allora Piazza Cavour è stata ribattezzata Piazza Martiri del 7 Luglio.

L’eco di quei giorni ha ispirato anche l’arte e la cultura: Fausto Amodei scrisse subito dopo la strage la celebre canzone "Per i morti di Reggio Emilia".



Questa canzone fu interpretata in versioni indimenticabili da Milva, Maria Carta e, più recentemente, da Francesco Guccini, che l’ha inclusa come brano di apertura nel suo album Canzoni da intorto (2022).






Anche Pier Paolo Pasolini ha voluto ricordare i fatti nella sua Divina Mimesis (pubblicato postumo nel 1975), dove inserisce due fotografie scattate durante gli scontri. Una di queste appare sulla copertina del libro.



4- TEATRO ARIOSTO
Corso Cairoli, 1

Il Teatro Ariosto, affacciato su questa piazza, insieme alla torretta della Galleria Parmeggiani, fa da sfondo alla celebre foto del 7 luglio 1960, scattata durante il lancio di lacrimogeni da parte della polizia.

La facciata del Teatro Ariosto, elegante edificio dedicato alla prosa, affacciato su Piazza della Vittoria


Fu costruito nel 1740 e ricostruito nel 1878 dopo un incendio, secondo il modello politeama: palchi solo nel secondo ordine, mentre il primo e il terzo hanno gallerie uniche.

Il teatro è dedicato alla prosa.

Modello politeama – ©visitareggio (foto Paola de Pietri)


Nel 1927 il teatro fu decorato ex novo in stile tardo liberty da Anselmo Govi.

La cupola della sala, con un occhio centrale apribile, ha decorazioni ispirate agli episodi dell'Orlando Furioso.

Cupola dipinta, di Anselmo Govi – ©visitareggio (foto Paola de Pietri)



5- GALLERIA PARMEGGIANI
Corso Cairoli, 2

A fianco del Teatro Ariosto, ben visibile, si apre questo curioso edificio, con opere d’arte raccolte dall'antiquario Luigi Parmeggiani.

La Galleria Parmeggiani, raccolta eclettica tra falsi ottocenteschi e autentici capolavori


La figura di Parmeggiani è complessa: rivoluzionario, mercante d'arte e truffatore, è noto soprattutto per i falsi Marcy, opere ottocentesche spacciate per medievali o rinascimentali.

Il palazzo ospita in gran parte falsi (ormai considerati oggetti d'arte con un valore proprio), ma anche autentici capolavori come dipinti di El Greco e del Sassoferrato.

Notevole anche la raccolta di costumi e velluti. Alla Galleria dedicherò un post a parte.

Portone rosso e ingresso della Galleria Parmeggiani, edificio dallo stile scenografico e teatrale



6- TEATRO CAVALLERIZZA
viale Antonio Allegri, 8/a

Questo edificio è meno visibile dalla piazza, ma basta allungare il passo per completare questo trittico teatrale.

Il Teatro Cavallerizza è infatti il terzo teatro cittadino per importanza, situato a poca distanza dai più noti Teatro Valli e Teatro Ariosto. L'edificio è un ex maneggio ottocentesco per la cavalleria militare (da qui il nome) e conserva all'esterno un aspetto sobrio ed austero.

Facciata laterale del Teatro Cavallerizza, antico edificio militare riconvertito a spazio teatrale


Oggi è uno spazio teatrale polifunzionale dedicato alla prosa, alla danza, alla musica contemporanea e alla sperimentazione artistica.

Entrata principale del Teatro Cavallerizza con insegna visibile, oggi sede di eventi culturali


Proprio accanto al Teatro Cavallerizza, ci sono due targhe appoggiate al muro dell’edificio che oggi ospita il Dipartimento universitario, dove un tempo si trovava la caserma Zucchi, un grande complesso militare che comprendeva entrambi gli edifici oggi occupati dal teatro e dall’università.

Le due targhe commemorative per i caduti della guerra, murate sull’edificio universitario davanti alla Cavallerizza


La prima targa è dedicata ad Angelo Zanti, nome di battaglia Amos, partigiano di Cavriago, operaio e militante comunista, perseguitato e confinato a Ventotene.

Dopo l’8 settembre 1943, tornò nella clandestinità come ufficiale di collegamento per il Comando Piazza delle formazioni partigiane reggiane. Fu arrestato a Rivalta, torturato a Villa Cucchi, fu condannato a morte e fucilato all’alba del 13 gennaio 1945 nell'ex cortile della Caserma Zucchi, proprio dove oggi si vede la targa.

A lui fu intitolata la 76ª Brigata SAP e gli fu conferita la medaglia d’argento al valor militare.

Targa alla ex Caserma Zucchi di Reggio Emilia per  Angelo Zanti ucciso dai fascisti nel gennaio 1945

Sotto la sua targa, un’altra ricorda i fatti dell’8 e 9 settembre 1943, quando il 3° Reggimento di Artiglieria, allora stanziato nella caserma Zucchi, tentò invano di opporsi all’occupazione tedesca.

In quell’occasione morirono tre artiglieri: Antonio Giannone, Lino Bertone e Carlo Giannotti. Altri due militari, Isidoro Favero e Mario Pirozzi, furono uccisi in altri punti della città, alla Prefettura e all’aeroporto. A tutti loro è dedicata una targa, posata nel 1968.

Targhe commemorative alla ex Caserma Zucchi di Reggio Emilia per i caduti dell'8 e 9 settembre 1943 e Angelo Zanti ucciso nel gennaio 1945

 

Anche due dei cinque operai che trovarono la morte il 7 luglio 1960, 15 anni dopo la fine della guerra, e mia nonna, Alma Sforacchi, che fu staffetta e partigiana, avevano militato nella stessa formazione di Angelo Zanti: la 76ª Brigata SAP.

 Ogni volta che passo di qui, sento che questa memoria mi riguarda da vicino.


7- UNIMORE (ex Foro Boario e Caserma Zucchi)
viale Antonio Allegri, 9


Dal muro laterale di questa ex caserma, dove le targhe commemorative si affacciano in silenzio sulla strada, mi sposto verso l'ingresso principale.

L'edificio è proprio a fianco del Teatro della Cavallerizza, ed ecco la sua facciata imponente:

un tempo Foro Boario ottocentesco, trasformato in caserma militare, nota come Caserma Zucchioggi ospita una delle sedi universitarie dell’Ateneo di Modena e Reggio Emilia.

Facciata dell'ex Caserma Zucchi di Reggio Emilia, oggi sede dell'Università di Modena e Reggio Emilia



8- SCUOLA COMUNALE DELL'INFANZIA DIANA
viale Antonio Allegri, 12

Proprio di fronte alla facciata dell'Università, immerso nel verde del Parco del Popolo, si trova la scuola Diana, una delle scuole d'infanzia più note al mondo, divenuta simbolo dell’approccio educativo reggiano, meglio conosciuto a livello internazionale come Reggio Emilia Approach.

Ne ho parlato a fondo in due post dedicati:

GLI ASILI DEL POPOLO E LE SCUOLE COMUNALI DELL'INFANZIA

IL CENTRO INTERNAZIONALE LORIS MALAGUZZI

L’edificio della scuola comunale dell’infanzia Diana, noto per l’approccio educativo innovativo



9- GIARDINI PUBBLICI (Parco del Popolo)

Il Parco del Popolo di Reggio Emilia fu inaugurato nel 1864 sull’area dove si trovava la Cittadella. Progettato in stile Neoclassico, con pianta geometrica e viali regolari, rappresenta uno dei primi parchi pubblici in Emilia.

Sentiero alberato del Parco del Popolo, giardino ottocentesco nel cuore della città



A seguire, una piccola galleria personale:

LE FOTO DEI RICORDI AL PARCO DEL POPOLO


1961 – Il parco con il Teatro Valli sullo sfondo.

Foto del 1961 con vista sul Teatro Valli dallo spazio verde del Parco del Popolo, Reggio Emilia, scatto di Paolo Galeotti
©foto Paolo Galeotti

 

1961 – mia madre Teresa, giovane diciannovenne, seduta su una panchina.

Mia madre Teresa seduta su una panchina nel Parco del Popolo di Reggio Emilia nel 1961
©foto Paolo Galeotti



1968 – mia sorella Paola con il cappottino. Sullo sfondo la Fontana ottocentesca dell'abate Ferrari Bonini, anche conosciuta come "fontana dei bimbi", per le sculture dei tre putti collocate intorno al basamento.

Paola Galeotti nel Parco del Popolo nel 1968, con la fontana ottocentesca "dei bimbi" sullo sfondo
©foto Paolo Galeotti


1968 – I giochi del parco, io sull'altalena.

Monica Galeotti sull'altalena nei giochi del Parco del Popolo a Reggio Emilia nel 1968
©foto Paolo Galeotti



1968 – Io e mia sorella sullo scivolo.

Monica e Paola Galeotti sullo scivolo dei giochi del Parco del Popolo a Reggio Emilia nel 1968
©foto Paolo Galeotti


Il mio terzo itinerario a piedi si chiude quindi tra gli alberi e le panchine del Parco, con la sequenza dei ricordi.

Nel prossimo e ultimo, mi sposterò appena fuori dal centro, verso la prima periferia.

Sarà un itinerario da percorrere in auto, per raggiungere con calma altri luoghi significativi che meritano molta attenzione.


→ REGGIO EMILIA IN AUTO – Itinerario 4 (prima periferia) A BREVE!


torna a REGGIO EMILIA PRESENTAZIONE

______________________



NOTE:

-L'itinerario descritto è stato effettuato nel mese di febbraio 2025.

-Tutte le foto sono di Monica Galeotti, ad eccezione di quella dei disordini del 7 luglio 1960 e degli interni del Teatro Ariosto (copyright indicato).

-La mappa iniziale è tratta da Google Earth, con didascalie personalizzate a cura dell'autrice.


  



Nessun commento:

Posta un commento