Nell’articolo → "Gli asili del popolo e le scuole comunali dell’infanzia di Reggio Emilia", prima parte di questo racconto, ho illustrato e documentato come le donne abbiano gettato le basi del "metodo Reggio Emilia" già molto prima dell’inaugurazione dell’asilo Diana nel 1970, considerato oggi il simbolo del Reggio Emilia Approach, associato al nome di Loris Malaguzzi.
CHI ERA LORIS MALAGUZZI?
(Correggio 1920 - Reggio Emilia 1994)
La sua formazione è ampia e poliedrica.
Nato a Correggio nel 1920, si laurea in pedagogia all’Università di Urbino; negli anni '30 inizia come giornalista e poi con l'insegnamento.
Tra il 1941 e il 1943 insegna a Sologno, un piccolo borgo dell’Appennino reggiano.
Nel dopoguerra collabora con testate come Il Progresso d’Italia e L’Unità. Interessato a teatro, cinema, arte, sport, politica ed educazione, partecipa alla rinascita culturale di Reggio Emilia, entrando anche nel Partito Comunista Italiano.
Nel 1946 diventa insegnante e poi direttore del Convitto-Scuola della Rinascita a Rivaltella.
Allo stesso tempo osserva nelle campagne reggiane le scuole autogestite dall’UDI, come quella di Villa Cella, aperta nel 1947. Queste esperienze di solidarietà e partecipazione influenzano profondamente le sue scelte e il suo pensiero.
All’inizio degli anni ’60, il movimento dell’Unione Donne Italiane (UDI), guidato da figure come Loretta Giaroni, si batte contro l’immobilismo delle istituzioni statali sull’educazione infantile.
Con il sostegno del sindaco Renzo Bonazzi, nascono le prime scuole comunali per l’infanzia, segnando un momento cruciale: per la prima volta in Italia si rivendicava il diritto a una scuola laica e inclusiva per i più piccoli.
Questo movimento educativo, già avviato nel dopoguerra con gli "asili del popolo", divenne il nucleo del metodo pedagogico oggi noto come Reggio Emilia Approach.
Con l’apertura della prima Scuola dell’Infanzia Comunale Robinson Crusoe, nel 1963, Malaguzzi inizia a collaborare attivamente al progetto educativo delle scuole dell’infanzia reggiane.
Partecipa a scambi internazionali e a collaborazioni con esperienze italiane, come quelle di Bologna con Bruno Ciari e il Centro Educativo Italo-Svizzero.
Malaguzzi divenne una figura centrale nelle scuole comunali dell’infanzia: coordinava, progettava e supervisionava l’intero sistema educativo.
Grazie al suo impegno, il terreno già fertile e predisposto all'attenzione per l'infanzia, divenne più solido e organizzato.
![]() |
Da sinistra: Loris Malaguzzi, Renzo Bonazzi e Loretta Giaroni, Sala degli Specchi, Teatro Municipale di Reggio Emilia, 1969 - ©Reggio Children |
Nel 1970 viene inaugurata la Scuola per l'Infanzia Diana, situata nel cuore della città.
Nel 1972, insieme a Giaroni e Bonazzi, partecipa alla stesura del Regolamento delle scuole dell’infanzia, che diventerà il fondamento dell’approccio educativo reggiano.
Il dibattito intorno a queste scuole coinvolge figure di rilievo come Gianni Rodari, che dedicherà la sua Grammatica della fantasia proprio a Reggio Emilia.
Questa dedica riconosceva l'importante lavoro educativo che si stava svolgendo nelle scuole dell'infanzia della città.
Alla scuola Diana vennero applicati e sviluppati in modo esemplare i principi fondamentali del metodo.
Dirige la rivista per l'infanzia "Zerosei", che poi diventerà "Bambini".
Negli anni ’80 rafforza la dimensione internazionale del progetto con mostre e reti collaborative. Il suo lavoro rimane un esempio di intreccio tra innovazione pedagogica e partecipazione collettiva, ispirato dall'esperienza degli Asili del popolo.
Nel 1991, la rivista Newsweek include la scuola Diana, in rappresentanza delle scuole comunali dell’infanzia di Reggio Emilia, tra le dieci migliori al mondo, consacrando l’approccio pedagogico reggiano a livello internazionale.
![]() |
©Reggio Children |
Malaguzzi scomparve nel 1994, lasciando un'eredità globale.
IL CENTRO INTERNAZIONALE LORIS MALAGUZZI
Dal successo del riconoscimento del 1991, nacquero Reggio Children e il Centro Internazionale Loris Malaguzzi, oggi punti di riferimento per l’educazione dell’infanzia in tutto il mondo.
Ho visitato il Centro, un grande edificio riconvertito che mi ha profondamente colpita.
Prima di descriverlo, è utile chiarire cos’è oggi il sistema educativo di Reggio Emilia, noto come Reggio Emilia Approach, una filosofia educativa che include diverse istituzioni fondamentali:
1- Reggio Children: nata nel 1994, subito dopo la scomparsa di Loris Malaguzzi, è una organizzazione internazionale dedicata alla diffusione e promozione dell'approccio educativo di Reggio Emilia, il Reggio Emilia Approach appunto.
2- Istituzione Scuole e Nidi d’Infanzia del Comune di Reggio Emilia: creata nel 1998, gestisce le scuole e i nidi comunali, con un consiglio di amministrazione e un regolamento.
3- Fondazione Reggio Children: istituita nel 2011, si dedica a progetti di ricerca e innovazione, collegando educazione, diritti e trasformazione sociale.
4- Network Internazionale di Reggio Children: nato dal dialogo e dallo scambio con oltre 130 Paesi.
Tutte queste istituzioni collaborano e operano in sinergia all'interno del Centro Internazionale Malaguzzi, che funge quindi da hub culturale ed educativo.
DOVE SI TROVA
Il centro è quindi un polo di ricerca, formazione e documentazione.
Riconosciuto a livello internazionale, rappresenta un punto di riferimento per educatori, studenti e ricercatori interessati al metodo.
L’accesso a corsi, lezioni e conferenze è a pagamento, ma il centro offre gli spazi espositivi aperti al pubblico gratuitamente.
Le esposizioni sono visitabili, dal lunedì al venerdì, tra le 10:00 e le 16:30, da visitatori singoli o gruppi fino a sei persone.
Anche chi non è un educatore, ma è interessato a scoprire il centro, come nel mio caso che cerco di raccontarlo e descriverlo, può accedere liberamente a questi spazi, un segno dell’apertura dell’istituzione verso la comunità.
Altri due atelier:
Paesaggi digitali e I linguaggi degli ingranaggi.
In Paesaggi digitali, la tecnologia si integra con altre forme comunicative, diventando un ambiente che stimola l’esplorazione, la socializzazione e la creatività dei bambini.
Favorisce un dialogo generativo tra tecnologia e natura, offrendo nuovi modi di rappresentare e costruire il sapere.
Nella foto, le mie gambe davanti allo schermo si fondono con l'immagine della pianta, dando vita a un dialogo fra natura e movimento.
![]() |
L’atelier I linguaggi degli ingranaggi esplora la meccanica e i principi fisici del movimento, grazie alla collaborazione tra Reggio Children e Comer Industries.
Qui, educazione e industria si incontrano in un percorso interdisciplinare dove montare, smontare e assemblare diventano azioni creative che combinano pensiero e azione. Adulti e bambini interagiscono con manufatti che svelano principi fisici e processi creativi, un atelier per scoprire e comprendere la meccanica dall’interno.
Ora entro negli spazi di due mostre permanenti:
1- UN BINOMIO FANTASTICO.
Gianni Rodari e Reggio Emilia
2- UN PENSIERO IN FESTA
Sulle metafore visive nei processi di apprendimento dei bambini.
Un binomio fantastico racconta il legame tra Gianni Rodari e Reggio Emilia.
Attraverso temi come le ipotesi fantastiche, l’arte di inventare storie, il binomio fantastico, i burattini e le marionette, la fantasia e il pensiero logico, l’esposizione presenta una selezione di esperienze educative realizzate nelle scuole della città dagli anni Settanta a oggi.
Gianni Rodari, grande appassionato di teatro di figura, collaborò con Otello Sarzi e Mariano Dolci per sperimentare l’uso dei burattini come strumento creativo nelle scuole.
Lodò l’iniziativa di portare i burattini nelle aule per insegnare ai bambini a costruirli e usarli per raccontare storie.
Nel 1969, Loris Malaguzzi incontrò Sarzi e Dolci durante la tournée teatrale nelle scuole di Reggio Emilia.
L’anno successivo nacque il Laboratorio di Animazione del Teatro Municipale, diretto da Mariano Dolci, che si definì "l’unico burattinaio comunale in Italia, forse nel mondo".
![]() |
Otello Sarzi |
![]() |
Mariano Dolci |
Con il titolo Io chi siamo, Malaguzzi raccolse gli autoritratti parlati e disegnati di 28 bambini della scuola Diana di Reggio Emilia, trasformando un’attività semplice in un momento significativo di vita.
Gianni Rodari, affascinato dall’opera, dedicò un articolo a questi autoritratti nel Giornale dei Genitori nel 1973.
Gianni Rodari racconta di un periodo vissuto nel 1937/38 presso una famiglia di ebrei tedeschi sul Lago Maggiore, dove insegnava italiano ai bambini e dedicava le giornate allo studio del tedesco e alla lettura.
Fu in quei giorni che scoprì nei frammenti di Novalis (poeta, filosofo e scrittore del romanticismo tedesco) l’idea di una fantastica, paragonabile a una logica, come arte dell’invenzione.
La Grammatica della fantasia nasce da questa intuizione e si evolve nel tempo: da strumento per inventare storie, diventa, grazie al lavoro con bambini e insegnanti, un mezzo per immaginare un mondo migliore, mettendo in luce il potere trasformativo delle storie sulla realtà.
Quando nasce la Grammatica della fantasia?
Fu un’esperienza memorabile grazie al manifesto che annunciava gli "Incontri con la Fantastica", e alla cura organizzativa che limitava i partecipanti a 50, all’approfondimento sull’immaginazione e le sue tecniche, utili per l’educazione linguistica e non solo.
Da quegli incontri, nacque il libro Grammatica della fantasia (1973), dedicato alla città di Reggio Emilia.
Rodari affermò che una scuola nuova deve essere "per creatori", capace di immaginare oltre il presente, perché immaginazione e umanità sono fondamentali per costruire il futuro.
![]() |
Lettera a Paolo Manzotti, assessore alla cultura di reggio Emilia, riguardo gli "Incontri sulla Fantastica", avvenuti a Reggio Emilia nel 1972. |
La mostra continua illustrando la tecnica di Rodari "Cosa succederebbe se…", che incoraggia a inserire elementi fantastici nella realtà, come nelle realizzazioni dei bambini qui esposte: Il cedro della giungla, gli animali magici...
2- UN PENSIERO IN FESTA
Sulle metafore visive nei processi di apprendimento dei bambini.
La seconda mostra permanente documenta una ricerca condotta da Reggio Children, dalle scuole e nidi d’infanzia del Comune di Reggio Emilia e dal Dipartimento di Educazione e Scienze Umane dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
L’obiettivo è esplorare e rendere visibili i processi mentali dei bambini dai 12 mesi ai 6 anni attraverso la metafora.
I bambini sviluppano creatività, pensiero critico e nuove prospettive, dimostrando come il linguaggio visivo possa espandere la conoscenza e l’immaginazione.
La mostra presenta ricerche come La pompa che carica il vento,
Il cavatappi trivella,
L'orologio da cucina e l'orologio da bagno ...e molte altre.
Quest'area ospita anche il Centro di Documentazione, accessibile su prenotazione.
_________________________
Ora mi dirigo, attraversando nuovamente l’ingresso e il punto informazioni, nell’area a destra, che include la terza e ultima mostra permanente, sale congressi e numerosi atelier.
3- UNA CITTÀ, TANTI BAMBINI.
Reggio Emilia, memoria di una storia presente.
Questa terza mostra racconta la storia dell’esperienza educativa reggiana, ripercorrendo eventi già affrontati nella prima parte che ho dedicato alle scuole dell’infanzia:
dalle prime esperienze laiche interrotte dal fascismo, fino agli asili nati dai valori della Resistenza.
L’educazione è presentata come motore di trasformazioni politiche, sociali e culturali, centrali per lo sviluppo di una nuova idea di infanzia e scuola.
I temi centrali della mostra sono:
1- I FAVOLOSI ANNI '60; NEL 1963 NASCERANNO LE SCUOLE COMUNALI DELL'INFANZIA.
2- GLI ANNI '70: ANNI DI CRESCITA.
-il Comune si scontra con le resistenze dello Stato centrale nel tentativo di costruire un sistema sociale locale adeguato.
-forte è l’urgenza di creare scuole dell’infanzia pubbliche e laiche, per rispondere ai bisogni delle famiglie e della comunità.
Nonostante le difficoltà, questa esperienza rappresenta un esempio, con Loris Malaguzzi che porta l’apprendimento nelle piazze, rendendo la scuola parte integrante della città.
Malaguzzi ricorda quegli anni così:
"Una volta alla settimana portavamo la scuola in città. Si facevano scuola e mostre all’aperto: nelle piazze, nei giardini pubblici, sotto il colonnato del teatro municipale. I bambini erano felici, la gente osservava, si stupiva e interrogava."
Un legame personale
La mostra ricorda che, in questo periodo storico, l’astronauta Yuri Gagarin dichiarava dallo spazio: “La terra è blu… È bellissima!”.
Un’affermazione che collego come coincidenza personale: nata a Reggio Emilia e frequentatrice delle sue scuole dell’infanzia, mi trasferirò nel 1970 a Bologna in una via intitolata proprio a Gagarin.
2- GLI ANNI '70, ANNI DI CRESCITA.
Un decennio di trasformazioni
Gli anni ’70 in Italia sono caratterizzati da tensioni politiche, conflitti e speranze disattese.
Lo Stato fatica a rispondere al bisogno di cambiamento.
Reggio Emilia: innovazione educativa
Nel 1971, a Reggio Emilia, nasce il primo nido d’infanzia, anticipando di poco la legge nazionale 1044.
Con il sindaco Renzo Bonazzi, la città vive un periodo di crescita culturale ed educativa: aumenta sia il numero dei nidi e delle scuole che la loro qualità.
Sempre nel 1972, si svolgono gli Incontri con la Fantastica con la partecipazione di Gianni Rodari, consolidando il legame tra cultura e pedagogia.
La politica dell’infanzia
Come afferma Loretta Giaroni: "Quello che ha fatto la differenza è aver promosso, come amministrazione comunale, una politica dell’infanzia che ha saputo unire idealità e concretezza, quantità e qualità."
_______________________
La visita al centro prosegue e si conclude attraverso i numerosi atelier esposti:
Atelier della Creta, delle Forme Sensibili, Raggio di Luce, I Segreti della Carta, il Mosaico di Grafiche Parole Materia.
Un vero e proprio labirinto di stanze, corridoi e piccole sale video, distribuito su due piani.
Questi spazi sono luoghi di ricerca, sperimentazione e immersione, che invitano all’esplorazione.
Ogni ambiente stimola meraviglia, curiosità, e favorisce la creatività e il pensiero profondo.
Atelier Raggio di Luce
Atelier della Creta
____________________
CONCLUSIONI
Il Centro Internazionale Loris Malaguzzi è un simbolo straordinario di Reggio Emilia, un punto di riferimento che raccoglie e promuove tutte le istituzioni dedicate all’infanzia.
Un hub culturale, di ricerca e formazione che continua a evolversi, ancorato alla visione pedagogica dei pionieri dell’educazione, attivi tra gli anni ’40 e ’70.
Tra questi: le donne dell'UDI nell'immediato dopoguerra, Loretta Giaroni, Renzo Benassi e Loris Malaguzzi, che hanno contribuito a creare un sistema educativo innovativo e unico.
Giaroni e Benassi, infatti, sono stati pionieri e fondatori degli Asili del Popolo e delle Scuole Comunali dell’Infanzia, unendo una prospettiva comunitaria e partecipativa, ponendo il bambino al centro del proprio apprendimento come protagonista attivo.
Loris Malaguzzi ha poi sviluppato il metodo educativo di Reggio Emilia, rendendolo celebre a livello mondiale.
Loretta Giaroni
Renzo Benassi
La polemica sul Centro Malaguzzi solleva la questione del giusto riconoscimento per figure fondamentali che, sebbene abbiano avuto un ruolo cruciale nella nascita delle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia, sembrano aver ricevuto meno attenzione rispetto a Loris Malaguzzi.
È importante fare giustizia alla storia educativa di Reggio Emilia, riconoscendo il contributo di tutti, in particolare delle figure che hanno gettato le basi di un sistema che oggi è un faro per l’educazione mondiale.
Il Centro Malaguzzi, pur essendo un punto di riferimento straordinario, dovrebbe essere visto nel contesto di un progetto educativo collettivo, che affonda le radici nelle visioni di queste figure complementari, ognuna fondamentale per la crescita e l’evoluzione del modello educativo reggiano.
Nessun commento:
Posta un commento