Nel cuore delle terre reggiane c’era la figura coraggiosa di Alma, la mia amata nonna. Ha tessuto il suo cammino tra le pieghe della storia, servendo la 76ª Brigata Garibaldi SAP Angelo Zanti come postina, con fiero impegno dall'8 agosto 1944 al 25 aprile 1945, fra le colline e la città di Reggio Emilia.
Sono nata a Reggio Emilia nel 1964, vent'anni dopo la fine della guerra. Ho trascorso qui i miei primi sei anni, dove nonna Alma, residente al numero 10 di via Pastrengo, si prendeva spesso cura di me e mia sorella Paola.
Ho frequentato l'Asilo del Popolo di Villa Cella nel 1967, diventato comunale proprio in quell'anno, e l'ultimo anno 1969-70 proprio accanto a casa sua, alla Scuola dell'Infanzia Comunale Robinson.
Nel 1970, a sei anni, mi sono trasferita a Bologna a causa di un'opportunità lavorativa di mio padre. Da quel momento, le visite alla nonna erano i pranzi domenicali e qualche periodo durante le vacanze scolastiche.
Nonna è scomparsa nel 1979, quando avevo 15 anni. Fino ad allora, non aveva mai condiviso con me nulla del suo passato, se non che nonno Pietro, suo marito, non era più tornato dalla Campagna di Russia.
È stata mia madre Teresa a raccontarmi la verità molti anni dopo, e comunque senza dovizia di particolari, ma ho preso piena consapevolezza di questa informazione solo in età adulta.
I ricordi con nonna in via Pastrengo sono intensi, come quando un pipistrello entrò in casa e lei lo colpì con un bastone prima di gettarlo in acqua bollente.
In bagno la vasca c'era, anche se piccolissima con seduta, ma ricordo di averla vista più di una volta immergersi in una tinozza di legno per lavarsi, forse un riflesso delle sue radici contadine che non voleva abbandonare.
Ricordo le notti passate con lei nel lettone matrimoniale e il suono del tic-toc della grande sveglia.
Nonna faceva la spesa nella bottega sotto casa, un negozietto ormai scomparso, dove acquistava anche il sangue di maiale per friggerlo; io e mia sorella ci rifiutavamo di assaggiare quella "delizia", ma per lei era una vera prelibatezza.
Nel piccolo divano in cucina, amava fare il riposino pomeridiano e spesso mi chiedeva di massaggiarle i piedi. Non che aspettassi quel momento con ansia, ma riflettendoci ora, anche quei momenti sono diventati preziosi ricordi.
E poi c'era il carrettino dei gelati che arrivava sotto casa; annunciava il suo arrivo col megafono e nonna non mancava mai di darci i soldini per andare a prenderlo.
Ricordo anche le passeggiate fuori casa, attraversando il ponte sul Crostolo in direzione dei giardini, dove salivo su un cavallino elettrico (quello con le monetine), oppure andavamo verso la Standa, uno dei primi grandi magazzini che non esiste più, e al mercato coperto.
Frequentavamo il Cimitero Monumentale, situato molto vicino, dove portava fiori e incontrava sempre qualcuno che la conosceva.
Dietro l’asilo Robinson era tutta campagna, e lì ci dirigevamo per raccogliere radicchi.
CHI ERA ALMA SFORACCHI
(1914 - 1979)
Alma Sforacchi, nata l'8 luglio 1914, cresce con i genitori e i nonni in un casolare a Faggiano di Rondinara, una piccola frazione di Viano, sulle colline di Reggio Emilia. Vive la vita tipica dei contadini, con gruppi familiari numerosi che condividevano lo stesso spazio; era la penultima di sei figli.
Rondinara nel 1956.
Alma scolara, a fianco della sorella Marina.
Nel 1933, a 19 anni, fa un'esperienza a Ronquestèron-Grasse, in Provenza, come governante.
Qui forse in Costa Azzurra mentre si trovava a Ronquesteròn.
Nel 1936 lavora come governante presso Villa Arnò, ad Albinea (Reggio Emilia).
Nella foto si trova al centro, circondata da Maria, Jolanda, Lina, Dea, Novella e Mariannina, che definisce "mie care amiche".
Con la famiglia proprietaria della villa.
ALMA E PIETRO
Pietro Pantani Erasmo, mio nonno, nacque il 2 giugno 1915 a Baiso, figlio di Bartolomeo e Zelinda Nautipò.
Questo dettaglio, insieme a tante altre informazioni di carattere militare, l'ho appreso grazie all'Albo dei fogli matricolari dei soldati reggiani classi 1910-1923, rinvenuto nelle informazioni online presso
Sebbene disponga per questo motivo di molte informazioni riguardo al suo inquadramento militare, ho pochissimi dettagli di carattere personale.
Non so come e quando Pietro e Alma si siano conosciuti.
Pietro si trova già arruolato nel 6° Reggimento Alpini il 17 aprile 1936.
Il 1º settembre 1939, con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, l'Italia, pur avendo adottato una politica di non belligeranza, aveva comunque avviato una preparazione militare di allerta.
Così, per l'appunto, il 1° settembre 1939 Pietro arriva ad Aosta presso il Centro del 6° Reggimento Alpini Battaglione Verona, 58ª Compagnia, per "istruzione militare" come Tiratore Scelto con il fucile.
Il 7 settembre chiede ad Alma di informarsi a Bologna, a Baiso o a Viano, "come si deve fare per sposarsi".
Il 2 novembre, gli è concessa una licenza straordinaria di 30 giorni.
In questi 30 giorni Alma e Pietro concepiscono il loro primogenito Mario, e riescono a sposarsi.
L'estratto di matrimonio rilasciato dal Comune di Viano attesta che si sono sposati il 27 novembre 1939.
Pietro aveva i capelli corti e lisci, un viso ovale con mento regolare, una fronte alta e una bocca proporzionata: era davvero affascinante.
Nonna era bellissima.
Questa è una plausibile foto del giorno del loro matrimonio, sebbene non ne sia certa.
Dal 2 dicembre torna in Val d'Aosta e vi rimane 3 mesi; poi, il 28 febbraio 1940 ritorna a casa per 3 mesi.
Il 7 giugno, Pietro scrive che ha ricevuto l'ordine di non rivelare la sua posizione.
Chiede ad Alma di scrivere a nome del battaglione e di inviargli francobolli.
Afferma: "Non devi mettere Castellamonte nè Aosta, siamo in un posto dove ci sono solo monti e neve".
Il 10 giugno 1940 l'Italia fascista di Benito Mussolini dichiara guerra a Francia e Inghilterra ed entra nel secondo conflitto mondiale al fianco della Germania nazista.
La Val d'Aosta diventa teatro di guerra e il Battaglione Verona di Pietro viene inserito nella 2ª Divisione Alpina "Tridentina", guidata dal generale Luigi Reverberi, e partecipa insieme a questa grande unità.
Dall'11 al 26 giugno 1940 prende parte alle operazioni belliche lungo la frontiera alpina occidentale contro la Francia (Battaglia delle Alpi Occidentali), attestandosi nella Valle della Dora Baltea e al Passo del Piccolo San Bernardo.
Il 21 luglio 1940 nascerà Mario, a Scandiano.
Nonna Alma aveva 26 anni e nonno Pietro 25.
Pietro tornerà a casa il 2 agosto 1940: vede suo figlio Mario quando ha 12 giorni di vita.
Qui sono ritratti dietro un cartone nell'ottobre del 1940.
Il 28 ottobre 1940 l'Italia dichiara guerra alla Grecia e la Divisione Tridentina, di cui Pietro fa parte, deve raggiungere quel territorio di guerra.
Pietro si imbarcherà a Brindisi per l'Albania con la Brigata Verona, quando Mario avrà appena 3 mesi.
Sbarcherà a Durazzo il 13 novembre.
Da questa data fino al 23 aprile 1941 parteciperà alle operazioni di guerra svoltesi alla frontiera greco albanese, fra le montagne e le pianure lungo il sud dell'Albania e la regione settentrionale della Grecia.
Ritornerà in Italia imbarcandosi a Durazzo il 1 luglio 1941 e sbarcando a Bari il 2 luglio.
Il 22 luglio Pietro riuscirà finalmente a tornare a casa in licenza straordinaria per 25 giorni.
Era stato 8 mesi e 9 giorni lontano e durante questo periodo Alma gli aveva inviato un commovente fotomontaggio con il piccolo Mario.
La foto originale.
Dal mese di aprile 1941vengono istituiti campi militari dell'Armata Italiana nella zona fra Merano, Rivoli e Asti, per formare il Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR) che parteciperà nel contesto dell'offensiva tedesca nota come Operazione Barbarossa.
Nell'agosto del 1941 Pietro viene mandato ad Asti, e Alma quando può lo raggiunge.
Nelle foto successive ci sono i commilitoni di Pietro e altre persone di cui forse era ospite Alma, la quale è incinta di mia mamma Teresa.
Alma e Pietro
Nel frattempo, a Faggiano di Rondinara, il piccolo Mario viene accudito dalla nonna Desolina, mamma di Alma e da altri componenti della famiglia.
In basso chinata Filomena Sforacchi detta Cucca, sorella di Alma (durante il periodo della Resistenza, sarà qualificata come "patriota", nome di copertura "Luisa").
Il 17 maggio 1942 Pietro scrive da Asti preoccupato perché:
"Mi ha reso triste e malinconico la notizia che si deve partire al più presto e non si sa dove andremo. Il giorno della partenza preciso non si sa, ma è vicino, tu non puoi immaginare il dolore che si prova, sapendoti te in tale stato e sapere di dover partire e di non essere sicuro, non potere venire a casa per la nascita della nostra seconda anima".
Mamma Teresa nascerà il 24 maggio, 7 giorni dopo.
Nel luglio del 1942, venne formata l'8ª Armata Italiana in Russia, conosciuta come ARMIR, che sostituì il precedente e più modesto Corpo di Spedizione Italiano in Russia (CSIR).
"Eravamo in tanti, questa volta, tre divisioni (la Tridentina, la Julia e la Cuneense): nove reggimenti di alpini e tre di artiglieria, e i servizi; tanti lunghi treni, con tanti muli." (M. Rigoni Stern, "Ritorno sul Don").
Il 28 luglio, Pietro partì da Asti verso la Russia con il 58° Battaglione Verona, incluso nella Divisione Tridentina, come parte dell'8ª Armata dispiegata lungo il fiume Don.
L’11 agosto 1942 scrive:
"Mia carissima moglie, di nuovo questa sera rivolgo il mio pensiero verso quell’orizzonte che ho guardato ma lo vedo allontanarsi sempre più, e ora non mi sento capace di trovare il punto giusto per poter sfogarmi. Magari si potesse vedere l’ombra di qualche immagine, l’immagine della mia cara moglie e dei miei cari figli, ma nulla vedo e gli occhi si stancano e si gonfiano di lacrime pensando e odiando quella ruota che tanto ha girato per combinarmi qua, dove nulla puoi più.
Non mi resta che un pensiero, quello sarà eterno su di te, vivo o morto, io sono uomo e sono tuo marito e lo sono anche da lontano, ti voglio bene anche da lontano, forse più che da vicino, solo devi fare ciò che faccio io e che ho sempre fatto, fai che io possa stare tranquillo, capisci cosa voglio dire? Lo spero mia cara tu devi sempre pensare il bene su di me, devi fare conto che io sia sempre la tua penombra, pensa che sono in guerra, cercherò di salvare la pellaccia, ti raccomando non star male che sto abbastanza bene.
Fra poco dovrò partire per andare in combattimento ma vedrai che saprò essere forte da potere vincere e ritornare vittorioso. Adesso mia cara ti manderò soldi come ti ho detto, tu pagherai ciò che devi pagare poi mi raccomando… E ogni cosa che comperi voglio che… . Adesso come ti ho detto ti manderò soldi. Ieri ti ho scritto una lettera che cammina per terra, una cartolina, anche quella verrà per via terra, poi ti ho scritto un’altra lettera per via aerea e l’ho imbucata. E dopo m’ hanno detto che per via aerea senza francobollo non vengono, allora io pronto ti mando anche questa che ho trovato i soldi, così ti può arrivare presto, così potrai tranquillizzarti e poi riceverai le altre dove sentirai altre cose. Vorrei spiegarti e comprenderai che ansia. Spero mi avrai compreso bene in tutto, mi raccomando di curarti bene tu e i bimbi, saluta i tuoi e a te tanti tanti bacioni e stretti abbracci, pure i bimbi chi vi pensa ogni minuto, tuo marito anche da lontano Pietro. Attendo tue nuove".
Le ultime notizie dalla Russia.
Cartolina postale arrivata a Rondinara il 23 novembre 1942:
P.M. 201 - 8 novembre 1942
"Mia cara moglie tre giorni fa ti ho scritto una cartolina dove ti ho dato la notizia che mi trovo alla sussistenza e così sono ancora qui e spero rimanerci. Però non ho ancora incominciato a fare il pane perché non vi sono ancora i forni, spero presto arrivino. Non ti posso scrivere di più perché non ho carta, spero questa ti giunga così potrai sapere di me. Scrivimi con indirizzo nuovo che ti ho mandato e che ti mando, dai il mio indirizzo a tutti perché non posso scrivere a tutti. Io sto bene così spero di te e dei bambini però sto male perché non ho ancora ricevuto posta da te da 15 giorni, l’ultima tua lettera era in data del 14/10/1942. Spero mi mandino il forno, come arriva ti scriverò e ti dirò l’esito. Mi raccomando mandami ciò che ti ho detto scrivi con posta aerea che l’hanno aperta di nuovo. Mandami carta, ti mando tanti tanti bacioni e stretti abbracci a te i bimbi, chi ti pensa ogni minuto tuo marito Pietro attendo tue nuove."
P.M. 201 - 12 novembre 1942
"Mia cara moglie mi perdonerai se proprio non ti scrivo come ti scrivevo prima ma io non posso fare miracoli, come sai. Spero che ti siano arrivate le mie cartoline dove ti ho detto che non ero più in compagnia ma che mi avevano mandato, cioè mi hanno mandato alla sussistenza e ora mi trovo qui dove non si soffre la fame e non si è al pericolo, quello è il più necessario, però si soffre molto freddo perché qui è già arrivato a 28° sotto zero il freddo, ma peraltro bisogna che mi accontenti e che preghi che ci possa rimanere sino a fine guerra o almeno a fine inverno perché essendo in linea ci si congela come se n’è già congelati.
Ho dovuto tagliarmi la barba perché si gelava e mi saltava via la pelle, per scrivere mi tocca tenere l’inchiostro sopra il fuoco perché si congela a minuto per minuto.
Immagina tu quanto freddo bisogna soffrire, non importa soffrire questo, basta potere salvare il telaio e ritornare fra le braccia di chi tanto mi attende.
Tu stai su, coraggio che io sto molto bene e spero arrivare a star meglio quando incomincerò a fare il pane o a lavorare da calzolaio come mi hanno promesso.
Più avanti ti spiegherò come vanno le cose, quello che mi dispiace è che non ho ancora ricevuto tue notizie e non posso sapere nulla di voi, non posso sapere se mi hai spedito il pacco. Io spero di ricevere il pacco così mi metto la maglia, poi ti prego mandami tutto ciò che ti ho chiesto se non me l’hai ancora mandato non mandarmi roba da mangiare, ma mandami i guanti di lana.Ti scrivo questo messo foglio perché me l’hanno prestato ma io non ho più nulla, solo cartoline.Scrivi per via aerea che l’hanno riaperta, ti mando tanti tanti tanti bacioni e stretti abbracci a te i bambini, chi ti pensa sempre tuo marito Pietro, 1000 baci.”
Il 10 dicembre 1942 Alma riceve la seguente cartolina postale arrivata a Rondinara:
Il signor Alberto chiede notizie di Pietro.
"Egregia signora.
Non ho più avuto notizie di suo marito da che lasciai il lavoro ad Asti.
Desidererei sapere qualcosa nei suoi riguardi, come si trova … e se sta bene.
Certo lei sarà preoccupata dato il suo trasferimento lontano, ma speriamo che presto abbia tutto a finire e tornerà fra la sua famiglia.
Se crede sapermi dire qualcosa in merito le sarò grato, non dimenticherò mai le sue gentilezze ad Asti.
Nel dicembre 1942 la Tridentina e l'intero ARMIR rimasero accerchiati durante l'avanzata russa e si ritirarono insieme alle Forze dell'Asse dal 16 gennaio 1943.
Il fronte russo si estendeva sulle città di Postojali, Malakejewa, Arnautowo e Nicolajewka.
A Postojali il 19 gennaio 1943 l'esito sarà amaro: 436 morti del 6° Reggimento e la decimazione di uno dei suoi battaglioni, il Verona.
Il 26 gennaio 1943 la terribile battaglia di Nicolajewka vide i russi asserragliati in questo villaggio per bloccare la fuga dalla grande sacca del Don.
Vi fu la vittoria italiana, ma dopo la battaglia, che vide protagonista il corpo d'armata alpino della Divisione Tridentina, dei suoi 61.000, solo 13.400 riuscirono ad uscire dalla sacca, con altri 7500 feriti o congelati.
La Campagna tragica di Russia dimostrò l'incapacità militare del governo fascista, abile solo a mandare allo sbaraglio le sue truppe.
Gli alpini erano male equipaggiati e a corto di rifornimenti; molti di quelli sopravvissuti morirono di stenti e di freddo cercando di fare ritorno dalla steppa ghiacciata.
Pietro venne dato per disperso.
Aveva 27 anni.
Tra gli alpini che riusciranno a fare ritorno, si ricordano Mario Rigoni Stern e Giulio Bedeschi.
Nell'agosto del 1943 Alma riceve dall’esercito la liquidazione del marito per dicembre 1942 e gennaio 1943.
Sei anni dopo, nel 1949, riceverà la pensione di guerra a partire da febbraio 1943, fino al compimento della maggiore età dei figli.
Nel febbraio del 1943, Mario aveva 2 anni e 6 mesi, e Teresa 9 mesi.
IL PERIODO PARTIGIANO DI ALMA
Dopo un anno e mezzo dalla morte del marito, Alma si avvicina alla causa della Resistenza e il suo periodo di staffetta e partigiana si estende per nove mesi, dall'8 agosto 1944 al 25 aprile 1945.
All'epoca, mia madre Teresa aveva due anni, mentre suo fratello Mario, mio zio, ne aveva quattro.
Purtroppo, non dispongo di foto di quel periodo con Alma, ad eccezione di alcune molto sfuocate che mostrano i figli accuditi dalla famiglia a Faggiano di Rondinara.
Desolina, mamma di Alma, con in braccio Teresa, e Mario.
Questo viaggio alla scoperta del passato di Alma (e di conseguenza di mio nonno Pietro) ha preso il via nel novembre 2019, quando un caro amico mi ha inviato vecchie foto.
Quel momento ha risvegliato in me ricordi di vecchie fotografie della mia nonna.
Scrivendo a quest'amico sul lontano passato partigiano di Alma, ho iniziato a formulare domande.
Fino ad allora, non avevo mai pensato di fare ricerche, le ritenevo inutili; sapevo che mia nonna era stata partigiana, ma non avevo altre informazioni a riguardo. Era possibile scavare più a fondo? Cosa avrei potuto scoprire sul nonno disperso? La data approssimativa della sua morte?
Il momento era giunto, e da lì hanno avuto inizio le mie ricerche. Nel maggio 2020 sono andata personalmente all'Archivio Istoreco di Reggio Emilia e ho fotografato il primo fascicolo di uno dei numerosi faldoni della 76ª brigata.
Successivamente, ho cercato di raccogliere dati ed eventi tramite l'archivio online Istoreco.
Poi il sito dell'ANPI, e ho acquistato libri, nel tentativo di ricostruire la storia di nonna Alma nel modo più accurato possibile, nonostante siano trascorsi quasi ottant'anni da quegli eventi.
Le informazioni sul suo operato provengono soprattutto dal preziosissimo libro "Partigiane e Patriote della Provincia di Reggio nell’Emilia", di Avvenire Paterlini, edito nel 1977, alle pagine 471-472.
Alma racconta che durante quel periodo lavorava alle Poste come "procaccia" da Viano a Reggio Emilia.
Questo lavoro era il suo mezzo per mantenere sé stessa e i suoi figli.
Nell'amministrazione postale di un tempo, la procaccia era colui o colei che si occupava di trasportare la corrispondenza tra gli uffici postali quando mancavano i servizi pubblici di trasporto; Alma aveva la funzione di portalettere rurale con il carretto e il cavallo.
Il ruolo di procaccia facilitava la sua attività partigiana, consentendole di circolare liberamente in qualsiasi zona.
Appartenente alla 76ª Brigata SAP Angelo Zanti (il quale venne fucilato il 13 gennaio 1945), era comandata da → Paride Allegri, noto come Sirio, ma aveva contatti anche con il maestro Bruno Lorenzelli (presidente del CNL di Scandiano), con "Amalfi" di Scandiano e con "Athos" (Codeluppi Gino, intendente di battaglione a Viano, il cui scopo era l'approvvigionamento della montagna).
Obbiettivo primario degli intendenti di zona e di settore della 76ª Brigata era quello di raccogliere armi, munizioni e viveri e di trasferirli ai magazzini clandestini dislocati nella pianura, dai quali sarebbero poi stati prelevati e trasportati in montagna, per il sostentamento delle forze partigiane.
Si trattava dunque di una struttura ausiliaria, formata sia da uomini che da donne, non mobilitati in permanenza ma impegnati quando necessario come portatori e staffette, struttura nota inizialmente con il nome di "Gruppi sportivi", ribattezzata nel marzo del 1944 "Organizzazione paramilitare" e dal 1° giugno di quello stesso anno denominata SAP.
Alma partiva alle sei del mattino munita del suo tesserino speciale, raccoglieva la posta clandestina affidatale, la occultava in una tasca apposita nella borsa della posta e la trasportava a Villa Canali (una zona di Albinea) da Burni.
Quest'ultimo la consegnava ad altre staffette che la portavano a Campioli Cesare (fondatore del CNL e futuro sindaco di Reggio Emilia).
Accanto al carrettino e al cavallo, Alma aveva sempre con sé un bambino molto sveglio e abile come suo assistente, anche se non ricorda il suo nome: capiva tutto e non proferiva mai parola.
Il suo impegno, però, andò oltre questo:
a Rondinara, nascondeva provviste alimentari.
Gabbi, noto come "Enrico", l'intendente delle forze partigiane nella zona, le ordinava ciò che occorreva, e Alma, dopo avere acquistato a Reggio, distribuiva la merce.
A casa aveva un pò di tutto, quasi come un deposito di generi alimentari e materiale a disposizione dell'intendenza della brigata.
Le seguenti foto non sono molto nitide, ma si distinguono i casolari e la stalla, con la paglia alle finestre, dove viveva la numerosa famiglia degli Sforacchi e dove Alma nascondeva i generi.
Filomena con in braccio Mario, 1942-43.
Alle spalle del piccolo Mario, Fedele, fratello di Alma, e Filomena con la bicicletta, 1942-43.
Dalle circolari della 76ª brigata leggo che nell'autunno del 1944 l'intendenza si concentrò sull'organizzazione del rifornimento di viveri e munizioni per le formazioni montane, essendo rimasta libera la via che da Scandiano portava a Viano, Rondinara, Baiso e oltre.
I contadini dimostrarono sostegno offrendo generosamente cibo, ma ci furono anche incomprensioni, soprattutto tra i ceti più ricchi, focalizzati sulla difesa dei loro beni.
La questione del rifornimento delle truppe partigiane in zone montane scarsamente produttive fu risolta grazie alla solidarietà delle masse contadine, essenziale per garantire un sostentamento duraturo alle bande partigiane.
In una serata in cui, a causa di vari impegni in città, si era trattenuta più del solito, Alma incontrò "Amalfi" che era venuto a cercarla temendo che i fascisti l'avessero arrestata; un evento del genere avrebbe rappresentato un pericolo per lei e per gli altri.
Una mattina, partita come sempre presto, si trovò faccia a faccia con numerosi fascisti e soldati tedeschi lungo il suo percorso.
Senza perdere la calma, con sangue freddo, proseguì il viaggio, utilizzando l'ingegno per voltare il calessino, sempre con la scusa di recarsi a ritirare la posta.
Dopo aver percorso alcuni chilometri, in una curva, avvistò i partigiani e prontamente li avvisò del pericolo imminente nel rimanere in quel punto preciso.
Grazie al suo avvertimento, i partigiani si spostarono in una zona più sicura. Qui incontrò Giovanni Ferretti, alias "Corradi", il quale la ringraziò.
Per un certo periodo, il professor Mario Novellini "Van Gogh", comandante di brigata, incaricato dei collegamenti delle forze partigiane nella zona, rimase nascosto presso di lei.
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Dopo la guerra, Alma ha perseverato nel suo impegno per crescere e sostenere i due figli.
Inizialmente, sembra abbia continuato a svolgere il ruolo di postina e successivamente ha lavorato come bidella presso la scuola di Reggio Emilia.
Le foto la ritraggono presso le scuole Soglia (probabilmente oggi Scuola Primaria Pascoli, in viale Isonzo).
Nella seguente è insieme ai figli Teresa e Mario; l'orario scolastico le permetteva di gestirli in autonomia.
Negli anni '40 e '50, Alma vive un periodo caratterizzato da impegno e sacrificio; Mario frequenta il Pio Istituto Artigianelli, un'istituzione che offriva una formazione professionale adeguata ai ragazzi provenienti da famiglie svantaggiate.
Non mancano i momenti passati insieme: in questa foto si trovano alla Fiera di San Giuseppe a Scandiano nel 1949.
A Marina di Pisa in colonia nel 1951.
Nel 1957 Alma abita in viale Piave, 37 a Reggio Emilia, in un appartamento ricavato da una soffitta.
Scene di vita quotidiana in viale Piave.
Alma nel 1957.
Nel 1962 Teresa si sposa e rende omaggio a suo padre Pietro, davanti al cippo che lo ricorda insieme ad altri caduti, a Rondinara, a fianco della Cà Bassa.
Mamma Teresa e papà Paolo.
Il primo nome in alto appartiene a Sforacchi Nello, detto "Pantera", ucciso nei pressi del cippo l'8 marzo 1945.
Recentemente ho scoperto che era il cugino di Alma.
Nello era figlio di Ildebrando Sforacchi, il fratello di Fulgenzio, padre di Alma.
Negli anni '60 riesce ad acquistare una casa in via Pastrengo, 10, con le agevolazioni del suo stato di vedova di guerra, un mutuo con una cifra mensile bassa, simile a un affitto.
Io Monica, nel terrazzo di via Pastrengo, 1965.
Dopo essere andata in pensione, ricordo di un dolce di mandorle, che le veniva regalato puntualmente dalla maestra Alda Battaglia ogni volta che si incontravano, a ricordo degli anni passati insieme a scuola.
A quei tempi le bidelle non erano solo portinaie, si occupavano anche degli alunni.
Negli ultimi anni della sua vita, Alma conosce Gualtiero, un signore gentile e discreto.
Alma muore il 29 novembre 1979 di cancro al seno.
Alma e Gualtiero, 1977.
Anche i figli di Alma, Teresa e Mario, ci hanno lasciati.
Teresa è venuta a mancare nel 1995, mentre Mario è deceduto nel 2022.
Durante il suo funerale, dopo trent'anni, ho avuto l'opportunità di rivedere i miei cugini Barbara e Andrea, e abbiamo riunito e rinnovato i nostri legami.
Loro non sapevano affatto del passato partigiano di Alma.
Per una straordinaria coincidenza, nel corso del 2024, mentre stavano sistemando vecchi oggetti a casa di Mario, hanno rinvenuto l'Attestato di Benemerenza e una Croce al Merito di Guerra conferiti alla nostra nonna dal Municipio di Scandiano nel 1965, in occasione del 20º anniversario della Resistenza.
L'attestato è firmato dal sindaco Amleto Paderni, detto "Ermes", comandante partigiano della 76ª Brigata SAP.
Il Comune di Scandiano, in collaborazione con l'ANPI, ha inaugurato nel 2021 il Percorso Staffette Partigiane Scandianesi, a Fellegara, realizzato dai giovani del territorio.
Lungo il tragitto, è stato eretto un anfiteatro con i nomi di 44 donne che a Scandiano ebbero il riconoscimento di Partigiane e Patriote, tra cui figura anche il nome di Alma.
Vinicio Capossela è residente a Scandiano da alcuni anni e, durante la biciclettata su questo percorso il 25 aprile 2022, ha visto dipinti questi nomi.
Così è nato il brano "Staffette in bicicletta", incluso nel suo ultimo album intitolato "13 Canzoni Urgenti" (2023), dedicato all'eroica azione di quelle donne che combattevano una "guerra alla guerra", cioè non si limitavano al contrasto del conflitto in corso, ma affrontavano l'oppressione e la violenza attraverso azioni mirate a promuovere pace, giustizia e libertà.
La canzone è eseguita in collaborazione con Mara Redeghieri, e i nomi menzionati nel testo corrispondono a quelli delle partigiane commemorate sul muro dell'anfiteatro di Scandiano.
LE DONNE PARTIGIANE: PILASTRI INVISIBILI DELLA RESISTENZA
Come è stato ripetutamente sottolineato nei libri che hanno trattato il tema del contributo delle donne nella Resistenza – contributo che, va notato, è stato riconosciuto solo molti anni dopo – molte di loro, quelle che non hanno intrapreso una carriera politica o parlato nelle scuole per testimoniare, hanno mantenuto il silenzio, persino con i propri familiari, come è accaduto a me, a mia sorella, ai miei cugini.
Questo silenzio non derivava da una mancanza di riconoscimento dell'importanza della loro azione, ma piuttosto da un senso di urgenza e necessità di agire senza enfatizzare troppo la loro partecipazione.
Non per questo il loro contributo poteva passare inosservato: la loro partecipazione è stata volontaria, nessuna di loro era stata costretta a collaborare con la Resistenza.
Lidia Menapace, che è stata partigiana, politica e ordinaria di lettere all’Università cattolica di Milano, disse durante il convegno "La donna reggiana nella resistenza", Reggio Emilia 5 aprile 1965:
"Perché è difficile anche solo fornire agli storici gli elementi sulla storia della donna italiana nella Resistenza sui quali essi costruiranno la loro interpretazione? È difficile perché la storia della donna italiana nella Resistenza in gran parte è una storia nascosta, nascosta per lo stesso obbligo della clandestinità, ma anche per un particolare atteggiamento che spesso le donne hanno assunto, quello cioè di partecipare alla lotta della Resistenza con una totale naturalezza, quasi con l’impressione e l’intima convinzione di non aver fatto se non quello che si doveva fare, una cosa altrettanto doverosa come la cura dei propri familiari. E di conseguenza come nascosta era stata l’azione, nascosto è stato in gran parte anche il ricordo di questa azione."
Carla Fontanesi, sindacalista e consigliera comunale del PCI a Scandiano dal '75 all'85, ha colto appieno questo concetto, attraverso la sua analisi del coinvolgimento delle donne nella Resistenza a Scandiano.
Il titolo della sua ricerca coincide con la conclusione del brano "Staffette in bicicletta" di Capossela:
"Non mi sembra d'aver fatto granché..."
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RINGRAZIAMENTI:
. ringrazio Valda Busani, ex sindaco di Scandiano (1980-1985) e collaboratrice dell'ANPI di Scandiano, per avermi chiesto di condividere i ricordi di Alma.
Personalmente appassionata alle storie di queste donne, Valda cerca di raccogliere e trasmettere tali racconti, specialmente durante gli incontri nelle scuole.
. grazie a Giulia Saccani, del partito Democratiche Scandiano, che ha condiviso il ritratto in pillole di Alma, inserito nel progetto intitolato "La Storia Siamo (Anche) Noi: Ritratti di Donne Scandianesi". Un omaggio a tutte quelle donne che, lontane dalle celebrazioni ufficiali, si sono impegnate per sé stesse, per le loro famiglie e per la comunità locale.
Sono grata per questo contributo, poiché gli obiettivi del progetto sono significativi: uno sguardo introspettivo sulle esperienze femminili per riaffermare il ruolo delle donne nella società e un impegno esterno per promuovere una rappresentazione accurata del genere femminile nella narrazione storica.
.grazie all'ARCHIVIO ISTORECO di Reggio Emilia, attraverso il quale ho avuto l'opportunità di esplorare sia l'ARCHIVIO DELLA RESISTENZA (per Alma) che gli ALBI DELLA MEMORIA (per Pietro).
L'Archivio della Resistenza è stato fortemente voluto dall'ANPI di Reggio Emilia, che ha anche finanziato il suo processo di riordinamento e catalogazione. La maggior parte dei documenti è stata donata dalle associazioni partigiane negli anni '70 e '80, con ulteriori contributi da parte di privati.
Gli Albi della Memoria sono un progetto informatico collaborativo, mirato a conservare la memoria del Novecento di Reggio Emilia e della sua provincia.
Non è un semplice database: è accessibile online anche nell'originale cartaceo.
LA CREAZIONE DI QUESTO MONUMENTO DIGITALE CONDIVISO CONSENTE A MIGLIAIA DI STORIE DI RIEMERGERE E DIVENTARE PATRIMONIO COLLETTIVO.
NOTE:
nell'elenco dei miei sogni, benchè io non creda in una vita ultraterrena o in un paradiso ipotetico, vorrei orchestrare l'incontro di Alma con tutte quelle donne coraggiose che, come lei, hanno partecipato alla causa, abbracciandosi tutte insieme in un grande girotondo di gratitudine,
e l'incontro di mio nonno Pietro, disperso nei gelidi venti della Campagna di Russia nel 1943, con due luminose anime della letteratura come Mario Rigoni Stern e Giulio Bedeschi.
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