martedì 3 giugno 2025

REGGIO EMILIA presentazione


Circondata e oscurata da mete più celebri, questa città custodisce tesori rinascimentali e contemporanei, che meritano di essere scoperti.


Cartolina postale di reggio Emila del 1975 con scorci del centro storico e colori tipici dell'epoca.
Cartolina inviata da nonna Alma e ricevuta a Bologna nel 1975.



DOVE SI TROVA REGGIO EMILIA

Si trova nella Pianura Padana, lungo l'asse della via Emilia, che la attraversa da sud-est a nord-ovest.
Il centro storico ha la tipica forma a esagono della città romana, con i viali di circonvallazione che ricalcano le antiche mura.
Il torrente Crostolo lambisce la città scorrendo da sud a nord: nasce nell'Appennino reggiano, costeggia il centro storico e prosegue fino a Guastalla, dove si immette nel Po.

Mappa aerea di Reggio Emilia, con il perimetro delle mura e il torrente Crostolo.
Reggio Emilia da Google Earth - ©didascalie Monica Galeotti



LA STORIA IN BREVE

Nel 175 a.C., Marco Emilio Lepido avviò la costruzione della Via Emilia, stabilendo accampamenti a distanza regolare. Così nacque Reggio Emilia, a metà strada tra Modena e Parma.

 Dopo le invasioni barbariche e il dominio longobardo e carolingio, la città  prosperò come libero comune, ma presto passò sotto il controllo di varie signorie, tra cui Visconti (1335-1371), Gonzaga (1409-1434) ed Estensi (1434-1859).

Nel 1597, con lo spostamento della capitale estense a Modena, perse importanza.

Nel 1797, qui nacque il Tricolore italiano, simbolo dell'identità nazionale. I reggiani si distinsero nei moti risorgimentali fino all'Unità d'Italia.

 Nel Novecento è protagonista della Resistenza e, nel dopoguerra, si sviluppa come centro agricolo e industriale.

Diventa un modello per l'educazione infantile con l'esperienza di Reggio Children.

 Oggi la città guarda al futuro con un forte sviluppo infrastrutturale e una crescente rilevanza artistica.



L'ECCELLENTE ENOGASTRONOMIA

Non si può andare a Reggio senza aver assaggiato l'erbazzone, una torta salata ripiena di bietole, immancabilmente proposta nei bar e nei ristoranti cittadini.

L'erbazzone, piatto tipico reggiano a base di erbe, legato alla cucina contadina.
Erbazzone del panificio Melli - Foto Monica Galeotti.



Senza entrare nei dettagli, che esplorerò negli itinerari, mi basterà elencare alcune specialità:
parmigiano reggiano, gnocco fritto, cappelletti, tortelli di zucca, tortelli verdi, dolce della duchessa, Lambrusco e Spergola, il bianco di Scandiano.

Tortelli verdi reggiani, con ripieno di erbe e ricotta, specialità tradizionale, conditi con burro fuso.
Tortelli verdi del ristorante Canossa - foto Monica Galeotti



Questa è la città in cui sono nata e dove ho vissuto nei miei primi sei anni di vita.
Vi sono tornata molte volte fino al 1979, cioè finché è vissuta mia nonna Alma, e poi, incredibilmente, da pochi anni, ho riscoperto Reggio Emilia insieme a mia sorella Paola e mia cugina Barbara, risalendo le tracce della mia storia familiare.

Foto personale: Monica Galeotti in braccio alla mamma sul terrazzo di casa a Reggio Emilia nel 1964.
Con mamma Teresa sul balcone di via Catalani, 3, Reggio Emilia 1964 - foto Paolo Galeotti.



Per cogliere l’essenza di Reggio, due giorni sono il minimo indispensabile, tre o quattro permettono una visita più approfondita, la città offre molto più di quanto si possa immaginare.

In questo articolo propongo quattro itinerari, passando dai suoi luoghi più significativi, pur sapendo che c'è molto altro da scoprire: tre nel centro storico e uno nella prima periferia, affiancati da un elenco di edifici storici esplorati nel dettaglio.
I link a questi edifici sono presenti anche all'interno dei percorsi.

L'esplorazione si estende al territorio appenninico legato a Matilde di Canossa e alla Pietra di Bismantova.

Cartina del centro storico di Reggio Emilia, insieme a una rivista aperta, cartoline, appunti scritti a mano, biro e pennarello.




→ PRIMO PERCORSO (la Via Emilia) ↳ A BREVE!


→ SECONDO PERCORSO (centro storico Zona Sud)


→ TERZO PERCORSO (centro storico Zona Nord)


→ QUARTO PERCORSO (prima periferia, in auto)








lunedì 26 maggio 2025

ANTIGUA ROFERA A LANZAROTE

L’Antigua Rofera de Teseguite è un insieme di rocce vulcaniche residue, modellate nel tempo non solo dagli agenti atmosferici come vento, sole e pioggia, ma soprattutto dall'attività estrattiva dell'uomo.

Antigua Rofera di Lanzarote, cava abbandonata dove veniva estratta la pietra vulcanica, oggi segnata da profondi tagli nella roccia.

Su Google maps il luogo è indicato anche come Stratified City, Città stratificata, ma questa definizione è impropria: nessuno sull'isola lo chiama così.

Piuttosto viene chiamato "Los Roferos" o "Valle del Picon", ma il nome più corretto è Antigua Rofera de Teseguite.

Camminarci in mezzo è come attraversare un paesaggio lunare.

Veduta dell'Antigua Rofera di Lanzarote, cava abbandonata, segnata da profondi tagli nella roccia.


Dove si trova

Non è facilmente individuabile su una cartina turistica, spesso non è segnalata: l’Antigua Rofera si trova lungo una strada secondaria, la LZ-404, che collega Guatiza (dove si trova il Jardín de Cactus) a Teseguite.

Non vi sono cartelli che indichino il parcheggio, ma lo si può riconoscere dalle prime formazioni rocciose, ben visibili dalla strada.

Mappa di Google Earth con indicazioni personalizzate da Monica Galeotti per localizzare l'Antigua Rofera a Lanzarote.
Antigua Rofera da Google Earth – ©didascalie Monica Galeotti.


Consigli per la visita

Meglio indossare scarpe chiuse e comode.

È importante fare attenzione e rispettare l’ambiente: si tratta di un luogo naturale e non sorvegliato.

Purtroppo alcuni visitatori si arrampicano sulle rocce per scattare foto, ignorando la fragilità di queste formazioni naturali.

Modellate dagli agenti atmosferici, sono destinate a mutare nel tempo, ma la noncuranza accelera il loro deterioramento.

Veduta dell'Antigua Rofera di Lanzarote, resti di una cava di pietra vulcanica.


Origine geologica

Dal punto di vista geologico, il paesaggio si è formato a partire da antichi coni vulcanici, la cui estroflessione ha creato una complessa stratificazione di rocce, tunnel, cavità.

Ma ciò che si vede oggi è anche il risultato di secoli di attività umana.

Veduta dell'Antigua Rofera di Lanzarote, resti di una cava di pietra vulcanica, con geometrie incise nella roccia.

Per capire meglio il luogo, è utile chiarire alcuni termini:

il picon è la cenere/ghiaia vulcanica composta da piccole pietre porose, molto diffusa a Lanzarote e nelle altre isole Canarie.

Viene utilizzato per il giardinaggio e nei vigneti, dove uno strato di picon copre il terreno per proteggerlo dall’essiccazione, trattenere l’umidità e assorbire quella presente nell’aria.

Nella foto seguente, ad esempio, il picon ricopre il giardino della Casa del Palmeto di Cesar Manrique, ad Haria. 


Sebbene in tutte le Canarie questo materiale sia chiamato picon, a Lanzarote si preferisce il termine rofe.

Di conseguenza, una cava da cui veniva estratto prende il nome di rofera e chi lo estraeva era detto rofero.

I roferos, gli scavatori di rofe, hanno lasciato un paesaggio segnato, quasi scolpito, fatto di tagli netti nella roccia, pareti verticali e cunicoli.

Sullo sfondo si stagliano i vulcani Montaña de Guenia (384 m) e Montaña Tinamala (318 m).

Veduta dell'Antigua Rofera di Lanzarote e il vulcano Montana de Guenia sullo sfondo.


Veduta dell'Antigua Rofera di Lanzarote e il vulcano Montana Tinamala sullo sfondo.



Veduta dell'Antigua Rofera di Lanzarote e il vulcano Montana Tinamala sullo sfondo.




Veduta dell'Antigua Rofera di Lanzarote, resti di una cava di pietra vulcanica, oggi luogo silenzioso.



Veduta dell'Antigua Rofera di Lanzarote, resti di una cava di pietra vulcanica, oggi luogo desolato.



Esplorare questo luogo significa lasciarsi guidare dalla curiosità: ogni angolo offre prospettive nuove, da osservare o fotografare con rispetto.

Veduta dell'Antigua Rofera di Lanzarote, resti di una cava di pietra vulcanica, memoria di un tempo passato.


Perchè racconta la geologia dell'isola, ma anche la fatica di chi, per generazioni, ha saputo ricavare risorse essenziali da una terra dura e lavica.

Veduta dell'Antigua Rofera di Lanzarote, resti di una cava di pietra vulcanica.



_____________________


LANZAROTE PRESENTAZIONE


JARDIN DE CACTUS


_______________________



NOTE:

-L'itinerario descritto è stato effettuato martedì 25 febbraio 2025.

-Tutte le foto sono di Monica Galeotti.
La mappa è tratta da Google Earth, con didascalie personalizzate a cura dell'autrice.



RIFERIMENTI:

Siti web: