martedì 25 gennaio 2022

TORCELLO

VENEZIA


L’isola è stata uno dei più antichi e prosperi insediamenti della laguna, un tempo metropoli bizantina di 20.000 abitanti.


La predominanza di Venezia e il mutare delle condizioni ambientali che determinarono una serie di epidemie di malaria, ne produssero il declino. 
Oggi si contano appena 11 residenti. 

Rimane il preziosissimo patrimonio archeologico che ne fa un luogo turistico molto frequentato: la Basilica di Santa Maria Assunta, fondata più di 1000 anni fa, è il monumento bizantino-romanico più antico della laguna.

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LA STORIA 

Sull’origine del nome vi sono varie ipotesi, alcune collegano Torcello al mondo rurale (torculum "torchio") altre presumono una derivazione da turricellum, "piccola torre".

I pochi abitanti di Torcello discendono dagli antichi abitanti di Altino, un’antica città romana sulla terraferma, oggi un piccolo borgo agricolo facente parte del Comune di Quarto d’Altino, in provincia di Venezia.
Altino possiede uno dei musei archeologici più importanti della regione ed è di interesse nazionale. 

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©google earth - ©mappatura Monica Galeotti




Gli abitanti di Altino si trasferirono sull'isola dopo la caduta della loro città in mano longobarda.
A questo punto inizia la vera storia di Torcello. 
Siamo nel 638, quando il vescovo bizantino di Altino, Paolo, si rifugiò dalla terraferma nell’isola per proteggersi dalle invasioni barbariche e vi trasferì alcune sacre reliquie. 

Da quel momento sino all’XIV secolo Torcello fu un importante centro urbano con un governo e ricco di centri religiosi: nove chiese e due abbazie.

Vi era anche una importante industria della lana, che importavano dal Nord Europa, la tingevano di rosso e la lavoravano.

A partire dal XV secolo però la vicinanza competitiva di Venezia, l’aria malsana, le pestilenze e l’impaludamento di questa zona determinarono un declino inesorabile, gli edifici andarono in rovina e furono smantellati per fornire materiale da costruzione per Murano e Venezia.

Scomparsa la città, la diocesi di Torcello venne trasferita a Murano, nel palazzo che oggi ospita il museo del vetro, e sopravvisse fino alla sua soppressione nel 1818.

Nella seconda metà del 1800 si cominciò la bonifica dell’area. 



IL PERCORSO 


1-PONTE DEL DIAVOLO
2-LOCANDA CIPRIANI
3-PIAZZA TORCELLO
4-BASILICA DI SANTA MARIA ASSUNTA
5-CHIESA DI SANTA FOSCA
6-TRONO DI ATTILA


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©google earth - ©mappatura Monica Galeotti


La linea 9 del vaporetto, che parte ogni mezz’ora da Burano, mi porta all’approdo di Torcello.

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Seguo il sentiero Fondamenta Borgognoni lungo il Canale Maggiore, la via d'acqua che collega la laguna al piccolo centro storico dell'isola: in 10 minuti arriverò alla cattedrale.

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1-PONTE DEL DIAVOLO

Scavalca il Canale Maggiore ed è caratteristico in quanto ricalca le fattezze degli antichi ponti di Venezia, cioè senza parapetto.

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Risale al XV secolo e sembra che "Diavoli" fosse il soprannome di una famiglia locale, come il Ponte Chiodo a Cannaregio, l'altro ponte senza parapetto, che deve il suo nome alla nobile famiglia Chiodo che lo possedeva. Ma rimane un'ipotesi.

È stato restaurato nel 2009.



2-LOCANDA CIPRIANI

La Locanda Cipriani è legata al ricordo dello scrittore Ernest Hemingway.

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Hemingway era venuto per la prima volta a Venezia nel 1948 e da allora aveva iniziato a tornarci regolarmente, fino al 1954.
Diceva: "Come si può vivere a New York quando ci sono Venezia e Parigi?"

Alloggiava al Gritti Palace a Venezia e poi si era trasferito nella Locanda Cipriani di Torcello per lavorare senza distrazioni al suo nuovo libro.

Ricorda Giuseppe Cipriani: "Alle 10 si ritirava nel suo appartamento a scrivere, voleva in camera sei bottiglie di Amarone.
Gli duravano tutta la notte; la mattina le trovavamo vuote".

E spesso era vuota anche la camera perché Hemingway era andato a caccia di anatre nei canneti della laguna.

Giuseppe Cipriani ed Ernest Hemingway a Torcello - ©touring magazine.it



Fu in quel periodo che scrisse il romanzo "Di là dal fiume e tra gli alberi", ambientato proprio in questi luoghi.
Pubblicato nel 1950, il romanzo non ottenne un grande successo, ma rappresentò il ritorno alla scrittura dopo 10 anni.

Facilmente riconoscibile in un personaggio del romanzo (la Renata), Hemingway si era realmente innamorato della giovane nobildonna veneta Adriana Ivancich. 
Nonostante Hemingway vietò la pubblicazione del libro in Italia per almeno due anni, la love story fece scandalo, perchè lo scrittore viveva la relazione mentre soggiornava nei luoghi veneziani insieme alla moglie.
Il romanzo sarà pubblicato in Italia nel 1965. 


Alla locanda sono passati in tanti: Carlo e Diana, la regina madre, i reali del Belgio e Giscard d’Estaing. 

Oggi è gestita da Bonifacio Brass, figlio di Carla Cipriani e Tinto Brass, e nipote del famoso Giuseppe,  quest'ultimo fondatore dell’Harry's Bar di Venezia, dell'Hotel Cipriani alla Giudecca e creatore del cocktail Bellini e del piatto tipico Carpaccio.

Ai muri sono appese le foto delle celebrità e, al primo piano dell’edificio, vi sono cinque camere.

La più richiesta naturalmente è quella dove ha soggiornato il celebre scrittore.
Viene prenotata con largo anticipo da una clientela prettamente anglo americana, soprattutto giornalisti e scrittori.

La camera ha una libreria incassata nel muro piena di libri in tutte le lingue, ogni ospite ne lascia uno prima di partire; tutto è rimasto come negli anni '50, il colore giallo e gli arredi.

Qui in tanti arrivano in barca o con le pilotine.

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3- PIAZZA TORCELLO

Tutto ciò che rimane delle antiche 11 chiese dell'isola sono la Basilica e la Chiesa di Santa Fosca in quello che viene definito il nucleo centrale dell'isola di Torcello.

La piazza è uno slargo fra campagna e monumenti.

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4- BASILICA DI SANTA MARIA ASSUNTA

Nei conventi e monasteri di Torcello si insediavano i figli delle famiglie ricche, anche quella del doge, che vi mandò il figlio Orso Orseolo.
Divenuto vescovo, Orseolo, nel 1008 fece restaurare la costruzione più antica presente nell’isola e in tutta la laguna, la Basilica di Santa Maria Assunta.

In seguito al declino dell’isola, restò Cattedrale fino al 1818, come già visto, e poi passò sotto la curia veneziana, si ridusse a parrocchiale e fu privata delle sue reliquie.

È stata in seguito restaurata nel 1894.

LA FACCIATA
La facciata è composta di 12 lesene, collegate in alto da archetti a tutto sesto.
Possiede un nartece (il corto atrio a colonne che precede la chiesa stessa), struttura tipica delle basiliche bizantine e paleocristiane dei primi 6-7 secoli del Cristianesimo. Fu ampliato e modificato nel XII secolo.
Antistante al nartece, il battistero circolare di cui restano solamente le rovine.

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Il campanile è nel prato con canna a lesene e cella campanaria a quadrifore.

La facciata esterna della basilica, così essenziale, nasconde all’interno bellissimi mosaici, realizzati con la foglia d’oro, che veniva usata nella produzione del vetro.

I mosaici sono stati creati fino al 1200.

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INTERNO
Entro dalla porta laterale destra.
L’entrata è a pagamento, euro 5, e non è possibile fotografare.
Le seguenti foto sono state prese dal web. 

L’interno è diviso in tre navate da 18 colonne di marmo greco, con capitelli in stile corinzio.

Al centro dell’abside l’altare maggiore racchiude le spoglie di Sant’ Eliodoro, primo vescovo di Altino.
Nell'iconostasi sono allineati i santi.



Nel catino absidale il mosaico della Vergine Odigitria, XII secolo, immersa su sfondo oro.
La luce dorata scende al di sotto sugli apostoli che poggiano su un prato fiorito (serie latina, cioè con Giacomo il Minore e Taddeo al posto di Marco e Luca).

La Vergine è slanciata in un maphorion (il manto usato per coprire il capo e le spalle) blu intenso e scuro. 



La controfacciata è interamente occupata da un mosaico in stile veneto-bizantino.
La parete è divisa in 6 fasce: le prime 2 trattano il mistero della morte di Cristo e le successive 4 raffigurano il Giudizio Universale.

Attraverso le storie riprodotte dai mosaici del Giudizio, i credenti vengono ammoniti al fine di persuaderli a condurre una vita eticamente giusta di fronte a Dio.

La concezione è che al termine della loro vita Dio li giudicherà in base alle loro azioni compiute, e destinerà a ciascuno il Paradiso oppure l'Inferno.

Qui bisognerebbe essere muniti di cannocchiale per decifrare i vari episodi.

© sito tropter.com




In alto, nel timpano, la Crocifissione, semplice con la sola presenza di Maria e di San Giovanni Evangelista.

Al di sotto l'Anastasi (rappresenta la resurrezione di Cristo e la discesa agli inferi), con un Cristo imponente che calpesta il demonio e le porte degli inferi. 
Ai suoi fianchi il corteo dei salvati dal Limbo, in primis i progenitori Adamo ed Eva, poi Davide e Salomone, quindi il resto del corteo, scortato ai lati da due imponenti angeli (di restauro moderno).






A seguire Deesis, cioè il Cristo giudice (nel mosaico dentro una mandorla di luce) fra la Madonna e San Giovanni Battista, in atto di preghiera per i peccatori.
A lato la Corte Celeste dei 12 apostoli.




Ancora sotto, l'Etimasia, che è il tema della preparazione, con l'adorazione di un trono vuoto dove Cristo si siederà al suo ritorno sulla terra per il Giudizio Universale.




Al centro, sopra l'antico portone d'entrata, la Psicostasia, cerimonia dell'antica religione egizia, la "pesatura" del cuore o dell'anima, cui veniva sottoposto il defunto prima di accedere all'aldilà: l'angelo Michele pesa le anime e i demoni cercano di far pendere la bilancia dalla loro parte rovesciandovi i peccati.
Nella lunetta la Vergine Orante prega per lavare il peccato invocando la misericordia divina.



Alla sinistra e alla destra del portone il Paradiso e l'Inferno concludono il racconto del mosaico.

Sinistra: i beati e il Paradiso.



Destra: i dannati e l'Inferno.


Questa chiesa fa capire quanto sia stato forte il legame fra l'Oriente, Ravenna e Venezia.

È il più imponente ciclo di mosaici insieme a quello di Santa Maria Maggiore a Roma.



5- CHIESA DI SANTA FOSCA

Sul fianco della basilica rimane questa chiesa, il martyrion (greco antico, martyrium in latino), chiesa tipica dell’arte bizantina, costruita sulla tomba di un martire o sul luogo in cui era avvenuta la sua morte e dedicata al suo culto. 
Come la basilica, fu restaurata dal vescovo Orso Orseolo. 
L'edificio è dotato di un portico che la circonda sui cinque lati.
Il tutto è sovrastato da cupola circolare.

Si può osservare come la Basilica di Santa Maria Assunta, insieme al battistero e al martyrion, costituisse la tipologia tripartita, caratteristica dei complessi religiosi coevi.

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È dedicata al culto delle martiri Fosca e Maura, due sante provenienti da un’antica città vicino a Tunisi. 
All’interno vi sono custodite le reliquie fin dal XII secolo. 
L'architettura è a croce greca, a tre navate con absidi.

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Oggi è anche meta di sposalizi dei ricchi veneziani e di persone provenienti tutto il mondo, che poi si spostano alla Locanda Cipriani.

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Sul lato opposto delle chiese si trova
un piccolo cortile con statue che mi colpisce, appartenente ad un negozio di arredi d'arte.

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6- TRONO DI ATTILA

Sembra che il re degli Unni non si sia mai seduto su questo scranno, quando arrivò nel V secolo.
In realtà era usato dai tribuni dell'isola per amministrare la giustizia, quando l’isola era abitata da una popolazione dedita alla pesca, alla caccia e alla raccolta del sale.

La fotografia souvenir è di rito, non ho resistito.











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Videografia:

Podcast:


Bibliografia:
-Bell'Italia n. 5, Speciale Isole di Venezia, settembre 1990, Editoriale Giorgio Mondadori, "Da qui all'aldilà", di Giovanni Antonio Cibotto, pp.110-117.


Sitografia:


martedì 18 gennaio 2022

BURANO E MAZZORBO

VENEZIA


Burano è l’isola celebre per i suoi merletti, che un tempo ornavano i colli e i polsini dell’aristocrazia europea.


Per via dello stile elaborato e della costosa manodopera questi preziosi merletti sono caduti via via in disuso dal dopoguerra fino ad oggi.
Vi sono ancora alcune merlettaie che continuano a mantenere viva questa tradizione, ma perlopiù la vendita è di importazione con capi fatti a macchina.

Oggi Burano viene visitata prevalentemente per i colori accesi delle sue case, a volte con i panni stesi ad asciugare.

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Mazzorbo invece è un’isola verdeggiante, poco abitata, collegata a Burano da un ponte di 60 m. 
È il posto ideale per il pranzo. 


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VERSO BURANO


1 - ISOLA MADONNA DEL MONTE (vista dalla laguna)
Dalla stazione Faro di Murano ho preso la linea 12 che mi sta portando a Burano in 30 minuti. 

Lungo il canale per Burano, quasi arrivata perchè scorgo il campanile storto della sua chiesa, vedo un piccolo isolotto con un rudere abbandonato:
è la piccola Isola Madonna del Monte.

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Fin dal 1300 esisteva un monastero che nel tempo, a causa della povertà del luogo e delle poche persone rimaste, fu soppresso, poi di nuovo utilizzato a metà del '600 come luogo di eremitaggio e di nuovo abbandonato. 
Nel 1712 l’isola venne recuperata dal veneziano Pietro Tabacco che vi fece erigere una chiesa dedicata alla Madonna del Rosario, detta comunemente Madonna del Monte, da cui l’odierno toponimo.
Soppresso nuovamente nell’epoca napoleonica, il complesso fu raso al suolo verso la metà dell’800.

All’inizio del '900 vi fu eretta una polveriera utilizzata sino alla Seconda Guerra Mondiale.

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Oggi l’isola è nuovamente abbandonata, rimangono le mura perimetrali della ex polveriera ridotte a scheletri, seminascoste da un boschetto di robinie. 

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Ci sono proposte di recupero non ancora realizzate, e allora c'è da sperare che il degrado non diventi irreversibile.



Passata l'Isola Madonna del Monte il vaporetto si inserisce stretto fra Isola Mazzorbo e Isola Mazzorbetto.
Per Mazzorbo l'unica fermata si trova davanti alla Trattoria Maddalena, dove a pranzo mi fermerò.
Ora proseguo per Fermata Burano.

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©google earth - ©mappatura Monica Galeotti





IL PERCORSO 
1- ISOLA MADONNA DEL MONTE (vista dalla laguna)
2- VIALE MARCELLO
3- CAMPO PESCHERIA
4- MUSEO DEL MERLETTO 
5- CHIESA DI SAN MARTINO
6- MAZZORBO

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2 - VIALE MARCELLO
Scesa dal vaporetto imbocco viale Marcello.

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©google earth - ©mappatura Monica Galeotti




Le case colorate dell’isola mi circondano e, quando arrivo sul canale, lo scenario è da cartolina, quasi irreale.


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Proseguo diritto, fin sull’altra sponda dell’isola, dove un caseggiato a forma di parallelepipedo multicolore a tinte forti chiude questo capo terminale: è Riva della Pescheria Vecchia.
Da sempre qui a Burano i proprietari delle case hanno potuto scegliere il colore della propria abitazione, mentre oggi lo fa la Soprintendenza.

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3 - CAMPO PESCHERIA

Il ponticello chiamato Tre Ponti mi permette di attraversare verso sinistra il Canale della Pescheria Vecchia e sono sulle Fondamenta della Pescheria, lungo il Rio di Mezzo.
Da qui si gode forse il paesaggio migliore dell'isola.

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Arrivo a Campo Pescheria, occupato da numerosi tavoli con bancali in pietra d’Istria, usati per l’ex mercato del pesce all’aperto.

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Sulla sinistra del piazzale sono attratta da una perfetta casa di colore giallo stretta fra due file di altre case colorate: sembra piantata per caso al centro, come fosse arrivata da cielo.

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4- MUSEO DEL MERLETTO

Il museo, restaurato nel 2011, ha sede nello storico palazzetto del Podestà di Torcello.
Dal 1872 al 1970 è stato sede della storica Scuola del Merletto.

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L'allestimento offre una panoramica della storia del merletto, una forma d'arte che è sopravvissuta per secoli.
Oltre a essere arte della sensibilità femminile, fatta ad ago e fuselli, fu un lavoro molto redditizio.
La sua storia inizia a metà del 1400, ma il boom è durante il Rinascimento: le "buranelle" producono merletti che ornano i re, come Luigi XIV che indossa un collare di merletto bianco, e merletti che ornano gli angoli dei fazzoletti da mano delle donne aristocratiche.
Nel '600 il merletto di Burano diventa così costoso che la Francia promuove una produzione locale per arginare le eccessive spese della Corte del Re Sole.
Nel 1800 il merletto lagunare viene abbandonato:
Venezia fa fatica a competere con i più economici merletti di Francia, Belgio e Spagna; inoltre, dopo le rivoluzioni americana e francese il merletto viene considerato odioso simbolo dell'aristocrazia.
Viene istituita una scuola all'interno di quello che oggi è il museo, ma non basta, il declino è inesorabile.


Il museo si trova in piazza Baldassarre Galuppi insieme alla Chiesa di San Martino.



5- CHIESA DI SAN MARTINO

Già all’arrivo dalla laguna avevo notato il campanile storto di Burano, ora che gli sono vicina mi rendo conto di quanto sia marcata la sua pendenza.

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La chiesa, XVI secolo, conserva una "Crocifissione", di Gianbattista Tiepolo, 1725, opera giovanile, e la Madonna di Kazan, con meravigliosi smalti, capolavoro russo del XIX secolo.

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Madonna di Kazan - ©parrocchia San Martino di Burano




6- MAZZORBO

Da piazza Baldassarre Galuppi proseguo lungo la via omonima per fare ritorno a Viale Marcello.
Mi dirigo verso Mazzorbo, isola collegata a Burano attraverso un lungo ponte.

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Appena giù dal ponte trovo la Tenuta Venissa, un’area completamente murata dove viene coltivata l’uva Dorona, una varietà autoctona della laguna di Venezia.

Il vigneto fa da sfondo al ristorante, alla trattoria e alle camere, il tutto gestito dalla famiglia Bisol, che ha recuperato questa antica vigna.
Le mura medievali sono state rifatte nel 1727 e circondano un'area coltivata di circa 2 ettari.

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L'isola è tranquilla, poco abitata, e gli edifici hanno gli stessi colori di Burano.

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Mazzorbo è un posto incantevole e decido di fermarmi "Alla Maddalena" per un piatto di spaghetti alle vongole, una trattoria che ha un delizioso pergolato esterno.

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Fatti i dovuti calcoli, fra relax, visite e tempistiche, mi avvio nuovamente verso Burano per prendere il vaporetto direzione Torcello.

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Dalle 9,30 alle 17,45 la linea 9 si prende dall'approdo A (precede di poco gli approdi B e C, da e per Burano, vedi seconda mappa a inizio pagina).
È l'unica che effettua la breve traversata di 5 minuti per Torcello (ogni 30 minuti).

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→ VENEZIA



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Bibliografia:
- Bell'Italia n. 5, Speciale Isole di Venezia, settembre 1990, Editoriale Giorgio Mondadori, "I colori della vita", di Gastone Geron, pp.60-69.


Sitografia: