mercoledì 14 novembre 2018

CANALE DEL CAVATICCIO

Bologna

(torna a Bologna Underground: il Canale di Reno in secca)


Canale-del-Cavaticcio-Bologna



Il Cavaticcio, ramo del Canale di Reno, prende inizio, in sotterranea, nel punto in cui via Riva Reno incrocia via Marconi.


Il significato del nome non è certo:
l'Accademia della Crusca traduce il temine cavaticcio come fango o terriccio estratto da uno scavo, quindi probabilmente si chiama così perchè è stato scavato.

Fino all'inizio degli anni '30 del Novecento il canale era ancora completamente scoperto.

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Dopo circa 150 metri dal suo inizio, il Cavaticcio alimenta → la Centrale Idroelettrica di Largo Caduti del Lavoro.
La Centrale sfrutta un salto di circa 14 metri, dove la turbina istallata trasforma la potenza della corrente idraulica in potenza elettrica; per approfondire l'argomento rimando al sito → "Associazione Amici delle Vie d'Acqua e dei Sotterranei di Bologna".

La velocità dell'acqua creata dall'antica cascata (dove oggi c'è la turbina della Centrale Idroelettrica), andava ad alimentare diversi opifici che si trovavano lungo le rive del canale: mulini, cartiere, magazzini, depositi e tante altre attività che sfruttavano la forza idraulica.


L'antica cascata.


Canale-del-Cavaticcio-Bologna
©genusbononiae
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©genusbononiae




E la centrale idroelettrica con la sua turbina, che ha preso il suo posto.


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Si capisce quindi come il Cavaticcio, nel tempo, sia stato interamente tombato e le tante case medievali che lo circondavano, demolite.
Nella foto il canale negli anni '30 sta per essere tombato. Si tratta del primissimo tratto del canale che passa sotto via Marconi (all'epoca via Roma) e si dirige verso la cascata.

la tombatura del Cavaticcio-1931-primo tratto
©collezioni Genus Bononiae - indicazioni dell'autrice



Il canale, dopo essere passato sotto la Piazzetta Caduti del Lavoro, scorre sotto
 il PARCO DEL CAVATICCIO,
 creato nel 1983. 
Su tale parco, lungo circa 500 metri, si trovava un vero e proprio polo industriale formato da diversi opifici.

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Terminata l'area verde vi è uno specchio d'acqua artificiale, mentre il canale Cavaticcio continua a passare sotterraneo.

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Lo specchio d'acqua richiama la memoria di quello che fu il Canale e il Porto di Bologna.
Sembra incredibile, ma è tutto vero, a Bologna esisteva un porto, inaugurato nel 1550.
A dire il vero di porti Bologna → ne aveva cinque, ma questo fu il più redditizio, in attività fino ai primi anni del XX secolo.

Nelle foto il Porto ieri (anni '30) e oggi, nello stesso punto, a distanza di quasi 80 anni.


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Si può notare come le vecchie case centrali (con l'Osteria della Barca), fra il terrapieno a destra e il canale a sinistra, siano state demolite.

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©collezionigenusbononiae



Jacopo Barozzi da Vignola ebbe l'incarico di costruirlo.
Le barche partivano dal porto e trasportavano merci e passeggeri verso Ferrara e Venezia.
Si trattava di una flotta di 50 imbarcazioni, in grado di trasportare, a metà del 1700, circa 23.000 tonnellate di merci, con un migliaio di viaggi all'anno.

Il progressivo abbandono del trasporto via nave a favore di quello su ruota, e l'avvento dell'energia elettrica, posero fine al polo industriale e commerciale che si era sviluppato intorno ai canali bolognesi.

Oggi quest'area si è trasformata in un grande complesso culturale chiamato
 MANIFATTURA DELLE ARTI,
 nata per rivitalizzare tutta la zona che si affaccia sull'antico Porto di Bologna, e si estende su un'area di 100mila metri quadrati.

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Pian piano nel tempo vari edifici sono rinati attraverso una grande opera di restauro e sono stati restituiti alla città:

1- la Reale Manifattura Tabacchi, che oggi ospita la CINETECA DI BOLOGNA.

2- la Cartiera Molino Tamburi, oggi sede del Dipartimento Universitario di Filosofia e Comunicazione, in via Azzo Gardino, con a fronte le antiche case operaie che ora ospitano residenze pubbliche.

3- l'ex Forno del Pane, aperto nel 1917 dal Sindaco Zanardi per offrire alimento ai poveri durante la Grande Guerra, oggi sede del MAMbo.

4- l'ex Macello, che oggi ospita il CINEMA LUMIERE.

5- la SALARA, che oggi ospita il CASSERO.

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La Manifattura delle Arti fu voluta dalla giunta del Sindaco Walter Vitali alla fine degli anni '90 e inaugurata da Guazzaloca nel 2003.

Se ci affacciamo alla balconata di via Don Minzoni, di fianco al MAMbo, avremo una bella prospettiva sull'ex porto dall'alto. 

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La balconata si trova nel punto in cui si trovava la Dogana del Porto. La struttura è stata pensata infatti per riprodurre l'angolo che aveva il vecchio edificio, sulla cui facciata c'era una Madonna con Bambino, opera del '600 di Camillo Mazza, ora in cima allo scalone di Palazzo d'Accursio.
Alla Dogana si pagava il dazio, i cui proventi pagavano i professori dello Studio (la futura Università).
Prima che, purtroppo, fosse demolita, era la popolare "cisa di lavander", "chiesa dei lavandai", così chiamata per la somiglianza con un edificio sacro, utilizzata come magazzino dalle lavandaie del Canale di Reno.

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Edificio della Dogana - ©Genus Bononiae




La "Madonna con Bambino" della scomparsa Dogana, oggi in cima allo scalone di Palazzo d'Accursio.

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La Dogana fu demolita insieme al Porto, nel 1934, per realizzare l'attuale via Don Minzoni.


Il letto d'acqua artificiale, che riproduce il vecchio Porto di Bologna, è un parco dell'acqua cittadino e, profondo circa 30 cm, garantisce la massima sicurezza in qualunque stagione dell'anno.
Con un sistema di pompe, l'acqua viene fatta scorrere per evitare il ristagno che, specialmente d'estate, creerebbe disagio.
Di questo letto si occupa il Comune di Bologna, mentre del Canale Cavaticcio sotterraneo si occupa il Consorzio dei Canali.

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Sotto al belvedere, nella pavimentazione del cortile del MAMbo, la "Stella" di Gilberto Zorio.

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Un pò nascosti dietro al MAMbo i tre "Totem" di Arnaldo Pomodoro, un tempo in piazza Verdi. 

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I "Totem" di Arnaldo Pomodoro in Piazza Verdi negli anni '70 - ©bologna.repubblica.it





Di fronte, nel terrapieno (Giardino John Klemlen), la Ruota di Giuseppe Maraniello.


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"La Ruota", Giuseppe Maraniello, particolare.



 Alla base del terrapieno è stata ricavata una gradinata.
Sullo sfondo è riconoscibile l'ex Macello/Lumiere.

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Nella parte sinistra del terrapieno la statua-provocazione dello scultore Daniele Rossi dedicata a Freak Antoni, leader degli Skiantos, scomparso nel 2014.
Seduto sul water, come in una celebre foto, con dei propulsori che lo possono lanciare nello spazio.

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Rimangono anche due angoli di fondamenta a ricordare quella casa che era la "base" partigiana di via del Macello, da cui ebbe inizio la Battaglia di Porta Lame il 7 novembre 1944.

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In mezzo al letto d'acqua è stata collocata una fontana, di Mimmo Paladino.

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Insomma, un vero Museo di Scultura all'aperto la Manifattura delle Arti.




LA SALARA

Manca un'ultima tessera all'ex porto di Bologna, e si tratta della tessera più importante perchè degli edifici che qui si affacciavano è l'unico ad essersi salvato ed essere arrivato fino ai giorni nostri: la Salara.

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Alla sinistra del canale, era l'antico magazzino del sale, edificato alla fine del 1700 per via delle scorte sempre maggiori che il primo magazzino, costruito insieme al Porto nel 1550, non riusciva più a contenere.
Il sale arrivava dalle → Saline di Cervia.

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Il magazzino, una costruzione a pianta quadrata, era costituito da un unico vano con quattro pilastri.
Una volta completato, le sue dimensioni risultarono insufficienti e fu elevato di un piano, per consentire anche lo stivaggio del grano, cui seguì la costruzione di quattro contrafforti per ogni lato dell'edificio.
Oggi in questo piano elevato vi sono gli uffici del Cassero.

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La Salara infatti ospita il Circolo Arcigay di Bologna, un tempo a Porta Saragozza.
(vedi → Bologna Fotografata)

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Il Parco del Cavaticcio oggi viene spesso usato per concerti o festival.

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©post-meridiem.it



Inevitabile soffermarsi sull'ex zona portuale del Cavaticcio, per l'importanza che aveva un tempo e quella di oggi, con la Manifattura delle Arti, un esempio unico in Italia e fra i più importanti in Europa, sia per la grandezza che per la proposta culturale. 
Ma il Canale non finisce qua.
Il Canale Cavaticcio prosegue infatti fuori dalle mura della città e va ad unirsi al Canale delle Moline nel punto chiamato Sostegno della Bova, visibile da via Bovi Campeggi.

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E dalla Bova ha inizio il Canale Navile, anche se anticamente il Navile prendeva il nome a partire da questa zona chiamata oggi "Cavaticcio", l'antico Porto di Bologna.

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                              → il Canale Navile prima parte 





Bibliografia:
-Giuseppe Guidicini, "Cose notabili della città di Bologna, ossia storia cronologica dei suoi stabili, sacri, pubblici e privati", Forni Editore Bologna 1869. Pdf
-foglio informativo del FAI, giornate di autunno 2018.
-"Acque nascoste a Bologna", a cura di Bologna Welcome, pieghevole.
-Barbara Baraldi, "1001 cose da vedere a Bologna almeno una volta nella vita, Newton Compton Editori, 2017.
-Tiziano Costa, "Il Grande Libro dei Canali di Bologna", Costa Editore, terza edizione 2011.
-Tiziano Costa, "Canali e Aposa", Costa Editore, anno 2001.

Sitografia:
-www.originebologna
-www.pressreader/corriere-di-bologna/marina-amaduzzi-18-agosto-2010
-www.bibliotecasalaborsa/generatore-idroelettrico


Videografia:
-"Dedalus, il Cavaticcio Bologna Sotterranea", al minuto 2:15 Fabio Marchi sui Porti di Bologna.





domenica 4 novembre 2018

BOLOGNA UNDERGROUND: passeggiata sotterranea nel Canale di Reno in secca

(torna al Canale delle Moline)


Come già visto, i canali di Bologna, derivati dalle Chiuse di Casalecchio e San Ruffillo, per circa due/tre settimane all'anno vengono messi in secca per le opere di manutenzione.


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Attraverso una visita guidata, il percorso in oggetto parte da Largo Caduti del Lavoro e arriva al Guazzatoio (da quest'ultimo punto ha preso inizio il percorso della precedente pubblicazione).
 Nella mappa il percorso è tratteggiato in azzurro.

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Già sappiamo quindi che il Canale di Reno, entrato in città alla Grada, prosegue interrato in via Riva Reno e, in corrispondenza di via Marconi, si biforca. Il ramo sinistro diventa Canale del Cavaticcio.
Il Canale del Cavaticcio dopo circa 150 metri dal suo inizio, nel sottosuolo di Largo Caduti del Lavoro, possiede una centrale idroelettrica istallata dal Comune nel 1994.
E' esattamente da qui che inizia il percorso guidato tradotto in immagini.

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I due fabbricati coperti da graffiti sono l'accesso alla centrale idroelettrica.

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Si scende verso la turbina.

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La turbina della centrale fornisce 8.200.000 KW di energia pulita all'anno (equivalenti al consumo domestico di 8.000 persone), sfruttando il salto dell'acqua, 14 metri, utilizzato già dal 1221 per azionare mulini e opifici.
E' attiva da novembre ad aprile.
Esistono sul territorio anche: la centrale della Canonica a Casalecchio attiva per 10 mesi e la centrale della Grada in corso di ultimazione.

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Sale di controllo per la misurare e controllare la potenza dell'acqua.

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Lasciamo la centrale e iniziamo il percorso sotterraneo che ci condurrà in questa prima parte verso via Riva Reno nel punto in cui attraversa via Marconi.


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Nessun topo, dice la guida, perchè quando l'acqua è presente non c'è aria sufficiente per la loro stanzialità. Solo qualche pesciolino rimasto intrappolato nelle pozzanghere.

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Non vi sono nemmeno odori 'strani', perchè la rete fognaria, realizzata in età moderna, prende altre vie.
Fino agli anni 80 del Novecento i canali hanno costituito un recettore di tutti i tipi di scarichi civili, in assenza, e poi carenza, di un efficiente sistema di pubblica fognatura.
Nei trent'anni successivi ad oggi, i canali principali sono stati liberati, nel tempo, dalla funzione di fognatura.

Oggi il sistema artificiale del canali risponde a due funzioni opposte:
1- la funzione di gronda, ovvero di raccolta e smaltimento delle acque piovane, supportando il sistema di pubblica fognatura.
Funzione importantissima oggi più che mai per via del cambiamento climatico, caratterizzato da piogge sempre più rare e concentrate.
2- la funzione di mantenimento di acqua nei periodi di siccità, al fine di assicurare un equilibrio ambientale, igienico e sanitario.
Tale minimo deflusso funzionale riduce la necessità di interventi di soccorso e assicura le acque di buona qualità alle principali irrigazioni a nord della città. 

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Attraversata via Marconi all'incrocio con via Riva Reno, incontriamo il ponte medievale di via Nazario Sauro.

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Poco oltre siamo alla base di Palazzo Gnudi, il palazzo costruito sull'acqua, e a ciò che resta di un antico lavatoio.

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L'impianto idrico a bocca tarata era il sistema vecchio stile, dove molta acqua andava sprecata. Oggi il sistema è con i contatori.

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Sempre alla base del palazzo una finestra si apre sul locale "Millenium", Circolo Arci nato nel 1991.

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Ecco Palazzo Gnudi in un disegno di Antonio Basoli del 1833, dove chiaramente si vede la parte del Canale di Reno che a quel tempo scorreva scoperta. 
Interessante la regola della concessione del 1558 per la costruzione di Palazzo Gnudi sopra il canale:
il Senato impose che la copertura del canale fosse almeno un metro e mezzo più alta del pelo dell'acqua, per permettere il passaggio degli abeti che arrivavano dalla montagna trasportati dalla corrente e raggiungevano via Falegnami, dove appunto i "maestri di legname" li utilizzavano.

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Palazzo Gnudi, acquatinta di Antonio Basoli - ©collezioni.genusbononiae



Superato Palazzo Gnudi arriviamo sotto Piazza della Pioggia (dove risiede ben visibile la Chiesa della Madonna della Pioggia).
Da qui parte la Canaletta del Maglio (una delle 12 canalette che si dipartono dal Canale di Reno), che prosegue sotto via Avesella, poi via Montebello, via del Mille, via Milazzo, via Boldrini e viale Pietramellara, dove poi si immette nel Canale delle Moline.

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Una sezione triangolare di ponte, probabilmente di epoca romana, in corrispondenza di via Galliera.

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Da qui l'alveo prosegue, sorprendentemente allo scoperto, incuneato fra le case di via Falegnami e via dell'Orso.

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Sottopassa via Indipendenza.

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Infine riemerge al Guazzatoio di via Augusto Righi,

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con la Finestrella di via Piella in notturna.

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Le visite guidate organizzate dal Consorzio dei Canali, servono sì ad apportare migliorie per la manutenzione e l'illuminazione, ma anche per aumentare il livello di percezione dei bolognesi sui benefici generati dalle chiuse, sul territorio e la comunità.

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L'itinerario di questo tratto di canale si è concluso in bellezza con una luna piena che la foto non ha reso al meglio, ma la poca luce e l'alto rapporto di focale del mio scatto hanno reso l'immagine come un dipinto.


                        → il Canale del Cavaticcio





Bibliografia:
-Report di sostenibilità 2015-2016 GACRES srl Gestione Acque Canali Reno e Savena pdf
-Tiziano Costa, "Il grande libro dei canali", Costa Editore 2011
-Pieghevole "Bologna Città d'Acque", a cura di Stefano Pezzoli, Cecilia Ugolini e Sergio Venturi, Editrice Compositori 1998.

-resoconto visita guidata Associazione "Amici delle vie d'Acqua e dei Sotterranei di Bologna".

Sitografia: