venerdì 22 settembre 2023

DA PASSO LAVAZÈ A PASSO PAMPEAGO

Val d'Ega


Un sentiero facile che attraversa il bosco e collega i due passi.


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COME ARRIVARE

Il punto di partenza è Passo Lavazè (vedi mappa).

Il sentiero attraversa il bosco sul versante ovest della Pala di Santa. 
È un'escursione agevole lungo un percorso quasi sempre ombreggiato.


ITINERARIO

Segnavia n. 9
Difficoltà: E
 Tempo: ore 1,40 andata
ore 1,10 ritorno
Dislivello: 180 m
Lunghezza complessiva: 9 km

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©escursione GPS Relive 3D - ©didascalie Monica Galeotti




Trovo l'inizio della strada sterrata del sentiero, vicino a Malga Daiano.

Procedo tenendomi a sinistra con il segnavia n.9una pista forestale che si inoltra nel bosco verso nord, sul versante occidentale della montagna.

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All'inizio, il sentiero è quasi in piano. 

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Il percorso è un saliscendi tranquillo e ho l'opportunità di fotografare i funghi del sottobosco.

La Russula.

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L'Amanita phalloides, mortale, il più pericoloso esistente in natura.

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Il re Boletus, comunemente Porcino.

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La Piantaggine a cuscinetto.

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A un tratto il bosco scompare, trascinato via dalla furiosa tempesta Vaia del 2018.

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In discesa, giungo a una spaziosa strada forestale: in questo punto è facile commettere un errore.
Questa strada è stata realizzata per la raccolta del legname caduto dopo la tempesta, si inerpica leggermente prima di terminare nel bosco.
Il sentiero n. 9, invece, continua la sua discesa nel bosco oltre questa strada.

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Quando mi trovo a soli 10 minuti da Passo Pampeago il sentiero inizia a salire gradualmente fino a raggiungere una pista da sci:
 è il tratto più monotono e meno piacevole dell'escursione.

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Risalgo fino a notare un segnavia che conduce a Passo Pampeago, situato a quota 1996 metri.

Il punto di riferimento del passo è il cippo commemorativo del dottor Max Wispauer, medico e farmacista, residente a Singapore e proprietario terriero a Cardano (Bz) che, nel 1911, all'età di 52 anni, spirò nelle braccia di sua moglie in questo luogo.
La scritta è incisa nel granito rosa in caratteri gotici.

Passo Pampeago separa la sudtirolese Val d'Ega dalla trentina Val di Fiemme.

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In questo paesaggio fantastico, esaltato dal massiccio del Latemar, nella mia giornata purtroppo velato dalle nuvole, vi sono alcune installazioni artistiche che catturano l'essenza di questo ambiente unico.

Il "Serpente bianco Schleifitti su legno di abete rosso", di Moritz Brunner, opera ideata il 27.07.2023 per l'evento Culturinarika.

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"Due maschere - buono e cattivo", di Patrick Obkircher, in occasione di Culturinarika 2023.

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"Eye to the Dolomites", di Harry Thaler, una grande struttura sferica realizzata in legno di larice, con un diametro superiore a 4 metri, che evoca l'immagine di un gigantesco occhio.
Fa parte dei sentieri tematici del "Latemarium".

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Quando mi trovo al suo interno, invece di vedere le nuvole, dovrei poter ammirare il Latemar.

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Sul legno è incisa una citazione di Reinhold Messner: "Le Dolomiti non sono certo le montagne più alte della terra, ma sono senza dubbio le più incantevoli".

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Torno a Passo Lavazè seguendo lo stesso tragitto dell'andata.

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Note:

-l'itinerario qui descritto è stato effettuato personalmente il 5 agosto 2023 consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.


-carta topografica Tabacco - Val di Fiemme Lagorai Latemar 014 - 1:25.000


-per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi

 → Dolomiti presentazione


-le 10 regole base per affrontare un’escursione in montagna

 → Prudenza in montagna




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Bibliografia:

-cartellonistica in loco



sabato 16 settembre 2023

VECCHIA PARROCCHIALE DI GRIES

 via Martin Knoller,  5 - BOLZANO

Il territorio di Gries fu per molti secoli il vigneto dei vescovi di Frisinga.
Tra il XIV e il XV secolo il suo nome era Keller, che significa "cantina" in tedesco.


 È in questo periodo che, nel terreno dell'ex maso Lofferer (abbattuto nel 1908 per costruire l'attuale scuola elementare), appartenente al capitolo del Duomo di Frisinga, fu eretta la parrocchiale, con le sue eleganti e sobrie forme tardo-gotiche, andando a costituire il più antico nucleo di Gries.


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Oggi, Gries è un quartiere di Bolzano, ma la sua annessione è avvenuta di recente, precisamente negli anni che hanno preceduto la Seconda Guerra Mondiale.

Fino a quel momento, Gries aveva avuto il suo status di municipalità autonoma.

Mentre Bolzano era rinomata come città-mercato, Gries svolgeva un ruolo di primo piano come centro turistico. Competeva con Merano nell'accogliere visitatori interessati al turismo climatico, alle piacevoli passeggiate tra i vigneti e ai trattamenti termali offerti dai bagni di zolfo.




La vecchia parrocchiale di Gries non è sempre aperta al pubblico, gli orari di accesso sono limitati a causa dell'attenzione dedicata alla sua conservazione.

 Questa precauzione è comprensibile quando si considera che al suo interno sono custoditi due dei più grandi capolavori artistici della regione: un crocifisso romanico e l'imponente altare a scrigno realizzato da Michael Pacher.

Mi dirigo verso la chiesa seguendo un breve vialetto pedonale alberato.

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Si trova leggermente separata dalle abitazioni e circondata dal suo piccolo cimitero, mantenuto con la stessa cura tipica di tutti i cimiteri tirolesi.

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Fra le lapidi di questo cimitero storico spicca la croce in ferro battuto della famiglia Aufschnaiter, del 1740.

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Di fronte alla chiesa si estendono i vigneti.

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Entro in chiesa.

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Mi dirigo immediatamente verso destra, attratta dal maestoso altare realizzato in legno da Michael Pacher.

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Michael Pacher nacque nei pressi di Brunico circa nel 1430 ed è considerato il più grande artista dell'Alto Adige. Il suo primo incontro con le tendenze artistiche dell'epoca avvenne durante un viaggio a Padova, da cui acquisì il gusto per la scultura realistica, dimostrando abilità nel modellare con maestria i drappeggi attorno alle figure umane.

Successivamente, intraprese un lungo viaggio in Germania alla ricerca delle tecniche del realismo tedesco, con influenze notevoli dal mondo fiammingo. Questa ricerca lo portò a sviluppare un'arte potente e coinvolgente.

L'altare della parrocchiale di Gries , realizzato dopo il suo ritorno dalla Germania a partire dal 1471, riflette il pieno sviluppo artistico raggiunto da Pacher. Quest'opera rappresenta il culmine di un genere tipicamente tirolese, l'altare ligneo a scrigno.

Nonostante non sia giunto fino a noi in condizioni complete, l'altare si trova in uno stato di conservazione molto buono.

Il soggetto principale è l'incoronazione di Maria da parte della Santissima Trinità.

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 Una serie di angeli dipinti su tavola, anche se estranei a Pacher, sembrano sostenerla come una sorta di quinta, ed è all'interno di questo spazio che emerge la raffigurazione della colomba, simboleggiante lo Spirito Santo.

Inoltre, a connettere la composizione alle figure, ci sono sei angeli. Due di essi sostengono le vesti di Maria, mentre gli altri, posizionati tra le colonnine di delimitazione, suonano strumenti a corda e a fiato.

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Le figure più straordinarie, però, si trovano ai lati dell'altare. A sinistra, San Michele appare come un giovane guerriero, radiante di forza e determinazione. Con la sua spada, si prepara a trafiggere un essere maligno, un drago-demonio.

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Dall'altro lato, c'è un Sant'Erasmo benedicente, vestito con abiti sontuosi ma con una barba leggermente trascurata. Rappresenta l'immagine di un pastore d'anime di montagna.

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Delle ante si sono conservati solo due dei quattro rilievi a intaglio:
"Annunciazione"

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e "Adorazione dei Magi".

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Il pannello posteriore dell'altare mostra con alta probabilità delle tavole realizzate dallo stesso Pacher.

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È la complessità a determinare il fascino di quest'opera. Per l'altare di Gries, Michael Pacher lavorò circa quattro anni, dal 1471 al 1475. L'opera gli venne commissionata dalla municipalità di Bolzano.



L’altra opera conservata nella chiesa é un crocifisso risalente al Duecento. Sebbene primitivo nella sua concezione, questo crocifisso è straordinariamente espressivo.

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La sua storia è avvolta nel mistero; intorno al 1930, adornava una delle case lungo Via dei Portici, la via centrale di Bolzano. Successivamente, fu trasportato nella chiesetta di Gries .

Ciò che sorprende è che non si trova nulla di simile né nell'arte tirolese dell'epoca né nelle regioni circostanti. L'unico punto di riferimento contemporaneo sembra essere quello francese.

Si possono formulare solo due ipotesi: potrebbe trattarsi dell'opera di un artista isolato, emergente in un contesto culturale altrimenti modesto, oppure potrebbe essere stato parte di un lungo viaggio, un evento del tutto insolito per quel periodo.

Per Gries, del resto, l'anomalia è la norma.
La piazza centrale di ciò che oggi è un quartiere di Bolzano conserva ancora chiaramente l'atmosfera di un borgo autonomo. Il suo aspetto è dominato dall'imponente presenza del Convento dei Benedettini, che richiama le maestose mura di un castello.

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Attualmente, questo convento è abitato dai Benedettini di Muri, un centro svizzero, e ancora oggi si dedicano alla coltivazione delle vigne per la produzione del pregiato vino rosso Lagrein della conca bolzanina, seguendo così le antiche tradizioni risalenti ai tempi di Keller.







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Note:
dal 1° luglio al 30 agosto la parrocchiale è aperta dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 12.
Durante il resto dell'anno gli orari sono diversificati a seconda del periodo, conviene sempre telefonare per informarsi.



Bibliografia:
-Fabio Amodeo, "Miracolo a Gries", Bell'Italia n. 2 Speciale Dolomiti, dicembre 1988, Editoriale Giorgio Mondadori.


Sitografia:

sabato 9 settembre 2023

RIFUGIO TARAMELLI

Valle dei Monzoni - Pozza di Fassa (TN)



Torquato Taramelli è stato un geologo italiano: a lui é dedicato il mitico rifugio della Val Monzoni.
Il rifugio infatti fu costruito nel 1904 per motivi di studio geologico.


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Perché "mitico" rifugio? Per me lo è a causa dei ricordi degli anni '70 e '90.
 Credo si possa comunque definire così per tutti coloro che hanno frequentato o frequentano le Dolomiti della Val di Fassa. È l'ultimo rifugio rimasto costruito nella tipica struttura a cubo dei primi del '900.


COME ARRIVARE

La passeggiata classica e più conosciuta per arrivare al rifugio prevede un tempo di 1 ora 30 minuti e prende avvio dalla Valle di San Nicolò (Cappella del Crocifisso), laterale della Val di Fassa. 
In questo percorso, nel periodo estivo e da diversi anni, vi è un servizio di navetta che raggiunge Malga Monzoni, andando a coprire la prima ora di camminata.
In pratica quello che era un largo sentiero oggi è diventato una strada asfaltata e percorrerla a piedi non è entusiasmante.

Io sono arrivata al Rifugio Taramelli partendo da → Passo delle Selle, percorrendo in discesa la Valle delle Selle e una parte della Val Monzoni.



ESCURSIONE DAL RIFUGIO PASSO DELLE SELLE AL RIFUGIO TARAMELLI


Segnavia n. 604
Difficoltà: E
 Tempo: 1 ora all'andata in discesa
1,45 ore al ritorno in salita
Dislivello totale: 495 m
Lunghezza complessiva: km 5

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©escursione GPS Relive 3D - ©mappatura Monica Galeotti





Parto dal Passo delle Selle (2528 m) e scendo lungo la conca più alta della Valle delle Selle. 

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Quando alle mie spalle vedo il Rifugio delle Selle a questa distanza, trovo nel prato lattine arrugginite della Prima Guerra, probabilmente contenevano il cosiddetto "rancio" del soldato.

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Come ricordano le linee guida del Trentino, considerato oggi un grande parco della memoria della Grande Guerra 1914-18, i reperti che vengono trovati sulle montagne non devono subire danni né essere raccolti, in quanto sono testimoni silenziosi dell'epoca bellica, 
costituiscono un inestimabile patrimonio culturale e una testimonianza storica accessibile a tutti.

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Raggiungo il bellissimo Lago delle Selle (2232 m).

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Sul fianco destro la Catena di Crapela.

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Supero il lago e mi fermo ad ammirare il maestoso massiccio del Catinaccio all'orizzonte.

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Continuo la discesa in Val Monzoni su un pendio notevolmente più ripido, consapevole di ciò che mi attenderà al ritorno: l'ardua salita!

Il panorama è fantastico: le cime di questa vallata, con Punta Vallaccia e il rifugio omonimo.

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Ed ecco, molto più in basso, apparire il Rifugio Taramelli.

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IL RIFUGIO TARAMELLI (2046 m)

L'idea di erigere un rifugio nel cuore della Valle dei Monzoni, notevole dal punto di vista geologico, risale al 1903. In quell'anno, la Società Alpinistica Trentina (SAT) prese la decisione di costruirlo al fine di accogliere i rinomati studiosi partecipanti al Congresso Geologico Internazionale che si sarebbe tenuto a Vienna l'anno successivo.

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Il socio Garbari offrì 2000 corone e il terreno fu acquistato dal Comune di Pozza di Fassa al costo di 915 corone. Normalmente, per la costruzione dei rifugi, il terreno veniva donato, ma in questo caso, a causa dell'intervento di un funzionario filo-austriaco del Comune di Pozza, dovettero pagarlo. 
La SAT, infatti, in quegli anni, quando il Trentino era ancora parte dell'Impero Austro-Ungarico, era nota per le sue forti simpatie patriottiche verso l'Italia.

Costruito in pochi mesi, il rifugio venne inaugurato il 9 agosto 1904 con una festa di grande risonanza, alla quale partecipò anche Torquato Taramelli, illustre geologo dell'Università di Pavia, veterano garibaldino della battaglia di Bezzecca e socio onorario della SAT.

Il giorno dell'inaugurazione: il ballo davanti al rifugio - ©rifugiotaramelli.it



Il pranzo dell'inaugurazione:
 Taramelli, con baffi e occhiali, seduto vicino al parroco - ©rifugiotaramelli.it



Taramelli (1845-1922), professore di Mineralogia e Geologia all'Università di Pavia, di cui fu anche rettore, fu il fondatore dell'Istituto Geologico Italiano.




Tra i suoi contributi più significativi spiccano la creazione della Carta geologica d'Italia e i suoi studi avanzati in sismologia.

Il gruppo di geologi al quale apparteneva diede origine alla cosiddetta "nuova geologia", che innalzò il livello della geologia italiana ai vertici europei.

Inoltre, il minerale taramellite prende il nome da Taramelli in riconoscimento dei suoi notevoli contributi.


Durante la Prima Guerra Mondiale, essendo situato sulla linea del fronte, il rifugio fu impiegato come quartier generale austriaco e come ospedale da campo. 
Come si è già visto a Passo delle Selle, ancora oggi, si possono trovare numerose tracce dei camminamenti e delle fortificazioni militari.

1916: il rifugio trasformato in ospedale durante la Prima Guerra - ©rifugiotaramelli.it



In seguito alla Seconda Guerra Mondiale, il rifugio fu gestito per un periodo dal Museo Tridentino di Scienze Naturali, grazie alla sua rilevanza scientifica.

Una svolta nella storia del rifugio avviene nel 1961, quando la sua gestione viene affidata alla SUSAT, la sessione universitaria della SAT. In quel periodo, la SUSAT organizzò corsi di divulgazione geologica sotto la guida del professor Leonardi per tre anni consecutivi. Grazie al successo come punto d'incontro tra geologi e studenti alpinisti, il rifugio divenne la casa in montagna della SUSAT.

Fu in questo contesto che al Rifugio Taramelli fu inaugurata la tradizione, che continua ancora oggi, delle gestioni settimanali operate dai soci volontari della SUSAT.

Oggi, dopo aver approfondito la sua storia, comprendo il motivo per cui nel 1975 ho trovato studenti universitari volontari a gestire il rifugio, mentre ci preparavano la polenta, mescolandola all'interno di un paiolo.
E il pranzo a base di polenta e salsiccia è una tradizione ancora oggi.

Per la serie "foto dei ricordi": mia sorella Paola, io e mamma Teresa al Rifugio Taramelli, anno 1975.

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©foto Paolo Galeotti


2023: il rifugio al foto confronto.

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1975

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©foto Paolo Galeotti


2023





Dal Rifugio Taramelli, ritorno seguendo la stessa strada dell'andata che mi condurrà nuovamente a Passo delle Selle. Da lì, proseguirò fino alla seggiovia Costabella e al Passo San Pellegrino, dove ho lasciato l'auto questa mattina.

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Ho spesso avvistato le marmotte da lontano e ascoltato i loro fischi, ma questa è stata la prima volta in cui le ho viste e registrate così da vicino.
Era un'intera famiglia: due adulti e quattro cuccioli, mentre giocavano tra di loro.

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Questa esperienza ha suscitato in me molte emozioni, ha fatto riaffiorare felici ricordi del passato, mi ha permesso di scoprire la storia del rifugio e, infine, mi ha regalato lo spettacolo delle marmotte.
Grazie al Rifugio Taramelli!









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Note:
-l'itinerario qui descritto è stato percorso personalmente il 31 luglio 2023 consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.

-carta topografica Tabacco - Val di Fassa e Dolomiti Fassane 06 - 1:25.000

-per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi → Dolomiti presentazione

-le 10 regole base per affrontare un’escursione in montagna → Prudenza in montagna




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Sitografia:

-rifugiotaramelli.it



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FOTO DEI RICORDI 1996
Rifugio Taramelli da Valle San Nicolò.

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Monica e nonna Franca








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Cartolina acquistata al Rifugio Taramelli 1975.






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