martedì 28 febbraio 2023

SULLA TRACCIA DI NIVES

ERRI DE LUCA 


Un libro scritto a due voci, che dialogano e raccontano. 


NIVES MEROI

Nives è fra le maggiori alpiniste donne della storia.

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©enciclopediadelledonne/nivesmeroi

Insieme al marito Romano Bennet ha scalato tutti i 14 ottomila senza l’uso di ossigeno nè portatori sherpa ed è la prima coppia in assoluto a riuscire nell’impresa.

Singolarmente è la seconda donna al mondo a compiere questa impresa senza l’uso di ossigeno e la terza in assoluto.



ERRI DE LUCA
Enrico, detto Erri, è scrittore, giornalista, poeta e traduttore.

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©giornalesentire.it


Il suo curriculum, dal punto di vista letterario, politico e di teatro è sterminato.
Per vivere ha svolto diversi lavori manuali: operaio in fabbrica e muratore.

Ha studiato da autodidatta diverse lingue, fra cui il russo, lo swahili, l’yiddish, e l’ebraico antico, da cui ha tradotto alcuni libri della Bibbia.

Le sue opere vedono cinquanta libri di narrativa, quattro raccolte poetiche, diverse scritture per il teatro, il cinema e una dozzina di traduzioni.

È conosciuto anche nel mondo dell’alpinismo e dell’arrampicata sportiva, nel 2002 è stato il primo ultra cinquantenne a superare un 8b+ alla grotta dell’Arenauta di Gaeta. 
Si definisce un grande amante della montagna, passione trasmessagli dal padre che faceva parte del corpo degli alpini.

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Questo libro nasce dall’esperienza personale di una spedizione himalayana insieme a Nives, effettuata nel 2005, al tentativo di salita al Dhalaugiri, 8167 m.

La "traccia" è quella della montagna di Nives, Erri cerca di seguirla ma non può stare al passo perché Nives viaggia su un altro pianeta.
Erri infatti accompagna al campo base e scrive.
Nives, Romano e Luca Vuerich salgono per la cima, anche se il tentativo fallisce a 8100 metri ingannati da un palo piantato nella cima sbagliata.
La cima superiore si trovava lontana oltre due creste impraticabili.
Altri alpinisti, come colui che aveva piantato il palo sulla cima sbagliata, sarebbero scesi dicendo di averla raggiunta, ma questa tentazione per loro è da escludere.
Conquisteranno il Dhaulagiri l'anno successivo, nel 2006.
 Quando questo libro è stato scritto, la coppia aveva raggiunto la cima di sette dei quattordici ottomila.

Erri è esperto in salita, conosce la montagna e riconosce i suoi limiti e da questo coro a due voci nascono perle di saggezza. 


DOLOMITI 

Erri chiede a Nives: "Non so se sei salita sulla parete nord della Cima Grande di Lavaredo. Messa in mezzo fra la Ovest e la Piccola, fa un poco di arco, l’effetto è di stare in un teatro minerale dove pure il respiro fa rumore, risuona nell'acustica perfetta.

Cima Grande Lavaredo, parete nord - ©scuolaguidodellatorre


In montagna la terra si spalanca alla pioggia, alla grandine, alla neve, le montagne applaudono i fulmini con scariche di sassi.
I ghiaioni che stanno alla base delle Dolomiti sono un mare di applausi, di roccia spellata, bianca confetto, un calcare da nozze.
Ecco, sono un visionario.

Nives in questo caso è più "terrena": "Sei pieno di frasi che si sono incagliate nella testa, ci giri intorno, riesco a seguirti poco."
Pagina 26-27, (il sonoro)


AMMORE

Nives: "Di solito Romano arriva e mi aspetta.
Sulla cima del Lhotse è rimasto ad aspettarmi un paio di ore. Quando qualunque alpinista non vede l’ora di cominciare la discesa, anche per non raffreddarsi, lui è rimasto a 8500 metri col tempo che iniziava a peggiorare, è stato ad aspettarmi, certo che sarei prima o poi arrivata.
Non è sceso a vedere se per caso ero tornata indietro, se avevo rinunciato.
Era certo che sarei salita ha aspettato la sua Nives, per poterci toccare là sopra.
E questo non è solo amore, ma una fiducia smisurata. E se non è amore, deve essere qualcosa di altrettanto violento, scatenato, se non è amore ha la forza di una valanga.
Da qualche parte hai scritto che il napoletano raddoppia la emme di amore e così gli dà più peso. Mi piace, lo adotto per il nostro caso, il nostro ammore."
Pagina 54, (ammore)

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©ilcorriere



ROCCIA E NEVE 

Erri: "Le creste, le cornici di neve mi spaventano, come camminare sulle meringhe. Invece su roccia mi piace la linea che risale uno spigolo, esposto a due versanti.
Più della linea retta che percorre una parete senza girare ostacoli, amo la sagoma spezzettata che va lungo un bordo e metti i piedi sulla cucitura di due facce.
Di solito sono vie più facili di quelle in piena parete, però hanno più aria, più vuoto intorno ai fianchi.
Salire uno spigolo e andare su una spina dorsale, scalare vertebre."
Pagina 61, (il lanciatore di coltelli)

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Erri de Luca in parete, dal libro "Sulla traccia di Nives"



LA MERAVIGLIA E LO STUPORE DELLA MONTAGNA 

Erri: "Spostato in montagna ho ripreso l’impulso di stupirmi.
Lo stupore è uno scatto di gratitudine, in montagna lo imparo di nuovo e riesco a vedere mondo e facce sotto la luce radente delle apparizioni.
Ed ecco di nuovo le montagne, il collo si piega un po’ all’indietro, le pupille vanno verso il soffitto, se c’è sole la mano si mette a visiera sulla fronte.
 È il sommario "attenti" del corpo per lo stupore di trovarsi lì.
Pagina 75-76, (miracoli)



IL RESPIRO IN SALITA E IN DISCESA 

Nives: "Quando inizio a scendere, il fiato si rigira e fa un cambio di marcia.
In salita soffio sullo sforzo, nel punto del bisogno maggiore, quando i muscoli chiedono ossigeno.
In discesa respiro a passo terminato, un mezzo tempo dopo che in salita.
Pagina 80, (fiato)



IL RESPIRO IN MONTAGNA ESIGE MENTE SGOMBRA 

Erri: "Un prigioniero, in carcere per motivi politici, mi ha scritto: "Respira anche per me."
Non lo so fare, non ho polmoni sgombri.

Nives: "No, così non puoi salire. Qua devi pensare solo alla montagna e a te, non devi portare pesi oltre quello dello zaino e il tuo.
Questo è un posto che pretende tutto, devi lasciare a valle il tuo maltempo, ce n’è già abbastanza qua.
Ogni pensiero e sforzo è assorbito dal compitaccio che ci siamo dati, scalare questo bestione.
Guai a te se hai altri pensieri.
Sembra che ti passano solo per la testa, invece te li ritrovi nei polmoni a tagliare fiato, a strozzare il passaggio del sangue.
Se questa salita, ora e adesso, non è la sola cosa che ti importa, non ce la puoi fare.
Questo è un posto insaziabile, vuole tutto e spesso neanche basta."
Pagina 108, (maltempo)

Nives-Meroi-Erri-de-Luca
©milanoweekend/nivesmeroi


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Segnalo:
"Alé", docu-film di Marco Zingaretti, 2019, con la partecipazione di Erri de Luca.
Il film segue per sei mesi l'attività di arrampicatori non professionisti.
Anche Erri de Luca viene ripreso mentre arrampica e allo stesso tempo è la voce narrante del film.

Vi si trova soprattutto la sua filosofia di uomo amante della montagna.








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Note: "Sulla traccia di Nives", Erri de Luca, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2009; prima edizione 2005.

Il testo virgolettato l'ho riproposto con il rispetto del diritto di citazione.

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Nives Meroi, tigre di alta montagna - Minù, tigre di casa mia
 

giovedì 23 febbraio 2023

PALAZZO LAMBERTINI - LICEO MINGHETTI

 via Nazario Sauro, 18 - BOLOGNA


La dimora del conte Cesare Lambertini, fu costruita a partire dal 1570.
Per oltre un secolo ospitò il Teatro Taruffi.
In seguito la Loggia Massonica "Felsinea", cui aderiva Giosuè Carducci.
Dal 1908 il palazzo è sede del Liceo-Ginnasio Marco Minghetti. 


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FACCIATA
Il palazzo possiede una mole severa, articolandosi su tre piani e un mezzanino.

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Le finestre dei piani superiori hanno cornici bugnate, con un ricco fregio a volute di arenaria.

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LA STORIA 

(1570-1656) - PROPRIETÁ LAMBERTINI 
Cesare Lambertini era conte di Poggio Renatico. 
Nel 1570, oltre a dare il via alla costruzione (fece costruire piano terra e primo piano), il conte acquistò anche alcune case vicine per ricavarne scuderie e giardini, portando il confine della proprietà fino alla retrostante via Belvedere.

La famiglia Lambertini è molto legata alla storia della città di Bologna perché i suoi esponenti ricoprirono importanti cariche politiche e civili.
Inoltre diedero alla chiesa una celebre beata, Imelde, e uno dei papi più istruiti, Benedetto XIV.

Mentre erano in atto i lavori, nel 1572 Cesare Lambertini fu accusato dell’omicidio di Giuseppe Grassi, che lo aveva oltraggiato.
Grazie al suo rango riuscì a sfuggire alla pena capitale pagando 3000 scudi di ammenda ma, a causa di questa vicissitudine e il conseguente collasso economico, furono interrotti i lavori, che ripresero nel 1591 con Marcantonio Lambertini.



(1770-1826) - PROPRIETÀ TARUFFI 
In seguito alle proprietà delle famiglie Malvezzi e Leoni, nel 1770 l’edificio passò ai banchieri Filippo e Antonio Taruffi, colti e raffinati collezionisti di quadri e sculture. 
Questa famiglia rinnovò splendidamente il palazzo in stile neoclassico secondo la moda in voga in quegli anni.

Negli anni sessanta e settanta del Settecento infatti il gusto dominante era il Neoclassico, in Italia come in Europa, di cui il massimo teorico fu J.J.Winckelmann.


1826 - PROPRIETÀ ALBERTINI

1851 - PROPRIETÀ INNOCENZO BERTOCCHI
È in questo periodo che, nell'attuale Auditorium, è presente la loggia massonica Felsinea.
 Nel 1880 l'ingegner Bertocchi, attraverso la sua fondazione, sopraeleva di un piano l'edificio, ovvero il secondo piano.


1908 - LICEO MINGHETTI
Nel 1908 il palazzo fu acquistato dal Comune di Bologna e divenne sede del Liceo- Ginnasio Marco Minghetti, istituito nel 1898 (come il Liceo Galvani) e ospitato fino ad allora presso palazzo Tanari, in via Galliera.

È intitolato alla memoria di Marco Minghetti (così come l'omonima piazza a Bologna che gli ha dedicato un monumento), politico, diplomatico e giornalista, appartenente alla destra storica.

Fra il 1908 e il 1939 si interviene edificando il terzo piano dell'edificio e mezzanino.


Gli allievi modello Francesco e Gaetano Arcangeli, non dovettero mai pagare le tasse di iscrizione.
Francesco Arcangeli è stato uno dei più importanti storici dell’arte, inoltre poeta e critico letterario.
Laureatosi nel 1937 con Roberto Longhi (Docente di storia dell’arte di Pierpaolo Pasolini), gli successe nel 1967 nella medesima cattedra all’Università di Bologna.
Gaetano Arcangeli è stato un poeta.

Don Olinto Marella, fondatore della Città dei Ragazzi, in questo liceo insegnò storia e filosofia, dal 1937 al 1948.
Molto amato dai bolognesi, per tutti era Padre Marella. Per sostenere economicamente l’iniziativa della Città dei Ragazzi, case popolari per dare rifugio a giovani sbandati e senzatetto nel dopoguerra, faceva il mendicante nel centro storico di Bologna all’angolo fra via Caprarie e via Drapperie, dove oggi è stato posto un bassorilievo che lo raffigura.


Nel 1995 viene fondata l'Associazione dei Minghettiani, per recuperare la memoria storica del liceo.
Negli anni è stato realizzato un museo scientifico con gli antichi strumenti di laboratorio ritrovati nel deposito dell'istituto.
Inoltre sono stati restaurati gli arredi e le carte geografiche storiche.

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PIANO TERRA

La loggia al piano terra:

1- CORTILE INTERNO
2- AUDITORIUM
3- AULA DE NIGRIS
4- AULA CON MEDAGLIONI

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1- CORTILE INTERNO
Il cortile si apre nell'atrio, con tre archi di portico sorretti da colonne a capitelli dorici.

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Anche il primo piano possiede finestre con archi e colonnine, con capitelli ionici.
In totale sono nove archi, quindi tre gruppi da tre, il numero della trinità, con un ritmo quasi musicale di armonia ed eleganza.
Il palazzo è rinascimentale ma questo loggiato è decisamente di ispirazione romana.

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2- AUDITORIUM 
L’attuale Auditorium era lo spazio della Loggia Massonica Felsinea, fra il 1866 e il 1872.
La sala è stata restaurata.


Fu fondata da sette persone, fra le quali Giosuè Carducci, Maestro Venerabile.
Schierata su posizioni democratiche, vicine a quelle della loggia milanese di Antonio Franchi, ne fecero parte intellettuali e leader politici.
Nel 1868 la loggia fu esclusa dalla Comunione nazionale per le sue inclinazioni di sinistra e alcuni fratelli vennero espulsi: tra essi Ceneri e Carducci.


3- AULA LUCA DE NIGRIS
Il 3 ottobre del 2009 è stata dedicata un'aula al suo studente Luca de Nigris, scomparso dopo un lungo coma. In sua memoria è nata a Bologna la "Casa dei Risvegli", centro pubblico innovativo dedicato alla riabilitazione e ricerca nel campo delle Gravi Cerebrolesioni Acquisite (GCA).

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4- AULA CON MEDAGLIONI
Questa era una delle sale al piano terra dove i Taruffi probabilmente fecero alloggiare le loro collezioni.
Si trova fra il cortile interno e quello esterno, oggi aula scolastica.
Alle pareti tre medaglioni in stucco bicromo con colori classici, apollinei, che rappresentano le tre divinità principali dell'olimpo: Apollo, Atena e Afrodite.

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Si nota una ricerca armonica e ricchezza nei dettagli.

Apollo.

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Atena.

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Afrodite.

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PIANO NOBILE

1- LOGGIA E AREA DELL'EX TEATRO
2- CAPPELLA DEI TARUFFI

Salgo le scale di quello che era lo scalone d’onore.

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Al muro trova posto una lapide marmorea che ricorda una quarantina di allievi e professori del liceo che persero la vita durante i due conflitti mondiali.

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1- LOGGIA E AREA DELL'EX TEATRO
Qui al primo piano nel 1797 i Taruffi allestirono un teatrino con 44 palchi disposti in tre ordini, per l'esibizione privata di compagnie dilettanti.

In rosso il perimetro del teatro - ©liceo Minghetti/il teatro



Due anni dopo il teatro divenne pubblico, riconvertendolo all'opera in musica, con una predilezione per il genere buffo.
Purtroppo oggi non rimane nulla, il teatro copriva l'area delle attuali aule insegnanti, multimediale e informatica.

Dicono le cronache che lo spazio del teatro era "piccolo sì, ma galante". 
Tuttavia, a causa dei ridotti spazi e della poca remunerazione che ne conseguiva, nel 1805 venne chiuso.
I materiali e gli arredi ricavati dalla demolizione verranno comprati da Giuseppe Maiocchi, il quale li utilizzerà per allestire il pubblico Teatro Borgatti di Cento.

Ma torniamo allo scalone.
Qui al primo piano, all'epoca dei Taruzzi e del loro teatro, il palazzo finiva.
Di fronte allo scalone il portale di accesso all'ex area del teatro: la trabeazione vede l'iscrizione "CAES. LAM. POD. COM" ovvero CAESAR LAMBERTINUS PODII COMES, Cesare Lambertini conte del Poggio (Renatico), cui si deve la costruzione del palazzo.

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Nella loggia si notano le finestre con archi e colonne ioniche viste durante la visita al cortile interno.
Il soffitto ligneo architravato è ravvivato da decorazioni pittoriche di epoca seicentesca.

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Alle pareti degli spazi comuni sono state esposte tutte le carte scientifiche, naturalistiche e geografiche di rilevante valore storico.

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Carta geografica con i confini e le regioni dell'Impero Romano nel periodo della sua massima espansione, ed. Paravia, databile primo trentennio del Novecento.





2- CAPPELLA DEI TARUFFI
Questa cappella, un tempo voltata a cupola, è del 1789 e ben poco è rimasto: purtroppo nella ristrutturazione "barbarica" del 1908-1910 è stata demolita quasi tutta.

Si è salvata una iscrizione su una lapide dove un Taruffi fa una dedica a se stesso:
"A DIO OTTIMO MASSIMO IN ONORE DEL DIVINO SEBASTIANO MARTIRE CESARE TARUFFI RESTITUÌ LA CAPPELLA A QUESTO SPLENDIDO ASPETTO NELL' ANNO 1789".

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SECONDO PIANO

1- BIBLIOTECA SCIENTIFICA
2- SALA AFFRESCATA
3- SCALA SECONDARIA





1- BIBLIOTECA SCIENTIFICA
Il grande corridoio che si apre al secondo piano è occupato dalla Biblioteca Scientifica del liceo.

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2- SALA AFFRESCATA
Dal corridoio si accede all'aula affrescata.
Nel corso dei restauri del liceo nel 1993-97 sono stati ritrovati questi affreschi, che occupano la sommità delle pareti e il soffitto cassettonato.
Nel fregio non c'è un ciclo narrativo, ma paesaggi e scene di caccia.

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Il soffitto ligneo dipinto a sfondo verde è impreziosito con finte cornici dorate, conchiglie, fioroni e diamanti.
Per perdita di colore è stato più volte ridipinto e rimaneggiato ad acquerello.

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3- SCALA SECONDARIA
Un altro bel soffitto copriva un vano, oggi scala secondaria.
Pur mostrando rifacimenti è di alta qualità, con puttini e cornici a candelabre.

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Da questa scala osservo i pannelli intitolati ai caduti del liceo, sessione della mostra "Il Liceo Minghetti e la Grande Guerra", che si è tenuta nel maggio 2015, organizzata dai docenti e dagli studenti.

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TERZO PIANO

1- LE FINESTRE SU VIA NAZARIO SAURO
2- COLLEZIONE STRUMENTI SCIENTIFICI
3- SCALA ELICOIDALE




1- LE FINESTRE SU VIA NAZARIO SAURO
Da una finestra di una grande sala didattica riesco ad inquadrare una bella immagine sui tetti degli edifici circostanti.

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Si riconoscono la Cattedrale di San Pietro e la Chiesa dei Santi Gregorio e Siro.

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2- COLLEZIONE STRUMENTI SCIENTIFICI
Un'altra bella finestra è quella dell'aula che conserva alcuni strumenti scientifici recuperati dal deposito del liceo.

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L'esposizione si intitola "Dalla rana alla radio", cioè da Luigi Galvani a Guglielmo Marconi.

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Le onde sonore.

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Il grammofono e l'elettromagnetismo.

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La radio e il nastro magnetico.

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3- SCALA ELICOIDALE
Scendo e ritorno al piano nobile attraverso la scala elicoidale realizzata dal Vignola.
Questo tipo di scala era concepita per sfruttare gli spazi più angusti.
 Finisce al piano terra (non accessibile) e nei sotterranei dove vi erano gli spazi per la servitù.

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Arrivo al cortile esterno dove si trova l'edificio un tempo stalla con cavalli e carrozze, oggi ristrutturato e adibito a palestra dell'istituto.

Il cortile viene utilizzato generalmente per le foto di classe.
 
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Esco dal cortile e mi dirigo nuovamente in via Nazario Sauro costeggiando il fianco del palazzo per il quale, come si legge in "Cose Notabili..." di Giuseppe Guidicini, il 29 luglio 1570 furono concesse 8 once di suolo pubblico a Cesare Lambertini.

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Oggi l’edificio è soggetto alla tutela della Soprintendenza per i Beni Architettonici. 

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Curiosità:
Il liceo è citato nel romanzo "Il giardino dei Finzi-Contini", di Giorgio Bassani.

Nel 1994 vi è stato girato il film "Dichiarazioni d’amore", di Pupi Avati.

Nel 2017 sono state girate alcune scene del film "Dopo la guerra", di Annarita Zambrano, con Giuseppe Battiston e Barbara Bobuľová.

Nel 2019 è stato luogo di riprese del film "Mio fratello rincorre i dinosauri", di Stefano Cipani, con Alessandro Gassman e Isabella Ragonese.





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Note: la mia visita è stata effettuata il 16 ottobre 2022 durante le giornate FAI di autunno.

Sitografia:

Resoconto visita guidata del FAI.