La laguna settentrionale di Venezia vede moltissime isolette.
Insieme a Burano e Torcello, Murano è fra le più visitate, ed è famosa per la sua tradizione dell’arte vetraria.
In genere un paio di giorni sono consigliati per la visita alle tre isole.
A Murano gli artigiani veneziani lavorano il vetro fin dal X secolo.
La sua particolare storia inizia però nel XIII secolo quando, a causa della pericolosità dovuta agli incendi che questo tipo di lavorazione poteva causare, l’intera industria del vetro fu trasferita sull’isola.
A Murano la lavorazione diventa una vera e propria specializzazione con la tecnica della soffiatura, unica nel suo genere.
Nascono i maestri soffiatori, custodi di tecniche segretissime.
Nel XV secolo la produzione di Murano era di estrema eccellenza e per secoli ebbero il monopolio nella produzione degli specchi.
A contrastare lo strapotere del vetro veneziano arrivò il cristallo di Boemia.
Fu quello il periodo in cui le regole per tutelare l’arte del vetro si inasprirono.
Nel 1441 nacque la Mariegola, un complesso di norme che consentiva di esercitare il mestiere soltanto ai muranesi e nel 1605 fece la sua comparsa il Libro d'Oro dove apparivano i nomi degli appartenenti alla "Magnifica comunità di Murano", ottenerne l'iscrizione non era semplice e solo gli iscritti potevano esercitare nelle vetrerie.
Le figure dei maestri vetrai diventarono
talmente preziose che, nel caso decidessero di lasciare la città, erano dichiarati colpevoli di tradimento e condannati alla pena capitale.
IL PERCORSO
1- FONDAMENTA DEI VETRAI
2- MUSEO DEL VETRO
3- CHIESA DEI SANTI MARIA E DONATO (DUOMO DI MURANO)
4- FORNACE
Parto da Venezia dalle Fondamenta Nove e sbarco con il vaporetto a Murano Colonna in circa 10 minuti di viaggio.
Al momento dello sbarco numerosi impiegati delle fornaci aperte al pubblico invitano ad accedere con un'offerta di gratuità.
È facile rimanere infastiditi da questo tipo di proposta, che nasconde la procura di un affare, ma è bene sapere che sono autorizzati dal Comune per ottenere la visibilità delle vetrerie.
È interessante vedere un maestro vetraio al lavoro e, alla fine del mio percorso, deciderò di entrare casualmente nella prima fornace che mi ispirerà.
1- FONDAMENTA DEI VETRAI
Oggi gli artigiani-artisti del vetro si trovano soprattutto lungo Fondamenta dei Vetrai, una passeggiata lungo il Rio dei Vetrai dietro cui sorgono le fornaci.
I loro laboratori sono contrassegnati dall’insegna "Fornace", che segnala un livello di prodotto di qualità superiore; in questo caso la definizione significa che si differenzia, si distingue e non può essere copiato altrove.
Lungo il passeggio posso ammirare i calici di Cesare Toffolo.
Le alghe marine mosse dalla corrente del mare di Davide Penso (glass seaweed).
Oltrepasso il ponte Vivarini (detto ponte Longo) sul Canal Grande di Murano e mi dirigo verso il Museo del Vetro.
Proprio così: anche Murano possiede il suo Canal Grande; d’altronde se guardo la cartina la sua forma sembra ripetere quella del Canal Grande veneziano.
2- MUSEO DEL VETRO
Il museo purtroppo ha un’apertura ridotta (dal giovedì alla domenica dalle 12 alle 16) e non sono riuscita a visitarlo; qui l’arte del vetro fa bella mostra di sé, con preziosissimi pezzi.
Fu fondato nel 1861 dall’abate Vincenzo Zanetti e contribuì al risorgere di Murano.
Le vetrerie di Murano infatti subirono una profonda crisi a seguito dell’affossamento della Repubblica di Venezia durante la cessione all’Austria.
Grazie al museo si recuperò il passato con la storia del vetro.
Il resto lo fecero alcuni appassionati, come il fiorentino Angelo Salviati che a Murano fondò una vetreria che formò maestri fondamentali per la ripresa delle attività vetrarie.
Ammiro il palazzo che lo ospita, l’antico palazzo Giustinian, che dal 1659 fino alla sua soppressione ospitò la sede del vescovado di Torcello.
3- BASILICA DEI SANTI MARIA E DONATO
Arrivo dal canale a Campo San Donato e vedo l’abside con le sue nicchie e le sue colonne: che meraviglia.
Questa però non è la sua facciata, la facciata è nascosta e si trova sul retro.
Prima di entrare osservo questo capolavoro architettonico: l’abside esterna è a pianta semicircolare con finto porticato a nicchie e colonne binate, abbellita e resa rara da una grande ricchezza di elementi decorativi.
Il campanile, una torre quadra a tre sezioni, ha una caratteristica forma ad archetti e lesene delle costruzioni veneto-bizantine.
La cella campanaria, a trifore e coronamento ad archetti, è mancante della cuspide conica terminale.
Ai piedi del campanile il Monumento a Caduti, realizzato nel 1927 dallo scultore muranese Napoleone Martinuzzi.
Colpisce il contrasto notevole con la facciata, che è semplicissima; sul portone d’ingresso un rilievo marmoreo rappresenta San Donato e un devoto, una scultura della fine del 1300.
L’entrata è libera.
Nel VII secolo in origine si trattava di una modesta cappella dedicata al culto di Maria.
Nel 1125, dopo che per opera del Doge Domenico Michiel era stato recuperato il corpo di San Donato, ebbe il nome del santo. Le ossa furono portate da Cefalonia insieme ad altri tesori d’oriente dopo lo sfascio dell’Impero Bizantino.
L’edificio subirà modifiche nei secoli successivi, soprattutto XVIII secolo.
La chiesa custodisce capolavori: il primo è il mosaico pavimentale in stile bizantino risalente al 1140 circa.
È composto da tasselli di marmo e paste vitree colorate, e alterna pattern geometrici con raffigurazioni di animali di derivazione persiano-sasanide, come le coppie di pavoni che si abbeverano. Il calice da cui si nutrono i pavoni è simbolo della grazia divina.
"Aquila Christi"
Rappresenta la rigenerazione. Tiene fra gli artigli un piccolo uccello, simbolo della debolezza umana che lei risolleva.
Posso ammirare questo pavimento grazie ai significativi restauri compiuti fra il 1973 e il 1976, grazie ai fondi del "Save Venice" di New York.
Il pavimento è stato interamente staccato a pezzi, restaurato e poi rimesso a posto dopo la costruzione sottostante di un grande bacino impermeabile in cemento armato, che difende la basilica dalle alte maree che ne aggredivano i mosaici.
I mosaici di questa pavimentazione sono di due tipi: TESSELLATUM e SECTILE.
Il mosaico TESSELLATUM è costituito da piccole tessere di forma quadrata, usato soprattutto per le figure simboliche tipiche dei bestiari medievali, allegorie dei vizi e delle virtù umane, come appena evidenziate.
Il mosaico SECTILE è invece costituito da piccole lastre di marmo tagliate geometricamente, per rappresentare il simbolismo religioso.
Quest'ultimo stile di mosaico è rappresentato nell'altro capolavoro di questa chiesa: il mosaico della madonna nell’abside, la "Vergine orante", risalente al XII secolo.
Si ammira messa in evidenza dal bagliore delle tessere di vetro dorato del fondo, prodotte dalle fornaci dell’isola.
In modo singolare dietro all’altare sono appese le leggendarie ossa di drago.
Secondo una leggenda il drago fu ucciso da San Donato, i cui resti mortali sono conservati come reliquie.
In questa basilica l’arte è di ispirazione platonica con il quadrato come figura geometrica che rappresenta la dimensione umana, racchiusa nei suoi limiti, il cerchio che rappresenta il divino, per l’assenza di un inizio e di una fine.
4- FORNACE
La presentazione della lavorazione del vetro è, come dicevo, finalizzata ad una aspettativa di acquisto, questo è chiaro, ma è una buona occasione per osservare l'abilità dei maestri vetrai.
Dopo aver visitato il Duomo continuo la passeggiata sul Canal Grande lungo Fondamenta Navagero.
Trovo l'occasione per entrare nella Vetreria Ducale, al numero 76.
L’ambiente è quello di un affascinante laboratorio industriale.
In questo caso vengono mostrate le realizzazioni di un bicchiere e di un cavallino rampante.
È un tipo di oggettistica comune, esposta copiosamente in ogni negozio di souvenir di Murano e di Venezia.
Ma bisogna saperlo fare, è un’arte!
Gli strumenti del mestiere sono la canna di acciaio (per prelevare dal forno il bolo di vetro fuso e per soffiare il vetro), le forbici e le pinze.
Gli strumenti vengono utilizzati quando il pezzo è malleabile, cioè fra i 700° e i 900°.
È stato bello esserci.
Mi avvio verso il vaporetto al Faro di Murano: lo intravedo, ci sono quasi.
È dalla Stazione Faro che i vaporetti portano alle isole più lontane.
Per me direzione
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→ VENEZIA
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Bibliografia:
-Bell'Italia n. 5, Speciale Isole di Venezia, settembre 1990, Editoriale Giorgio Mondadori:
"Murano in fiore", di Giuseppe Grazzini, pp.78-81.
"Il più trasparente dei segreti", di Cristina Pauly, pp.82-91.
"Prima l'abside", di Leopoldo Petragnoli, pp.92-99.
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