lunedì 21 dicembre 2020

LIBERTY A BOLOGNA

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 Bologna possiede molti edifici liberty dislocati in varie zone della città. 

Lo Stile Liberty, o Arte Moderna, fuori dall'Italia è conosciuto come Art Nouveau, ed è ispirato alla natura.


È stato un movimento artistico e filosofico nato in Francia, che si sviluppò fra la fine dell’Ottocento e il primo decennio del 1900.
È comunemente accettata l'idea che il Liberty italiano nasca nel 1895 con la creazione della rivista Emporium.

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Lo stile influenzò, oltre alle arti figurative e applicate, anche l’architettura, con decorazioni naturalistiche floreali.
Il ferro battuto, affinato, diventa "leggero". 

La sua massima diffusione si è avuta durante l’ultimo periodo della cosiddetta Belle Epoque, periodo storico che ebbe fine all’inizio della prima guerra mondiale. 



Le aree principali di interesse:


1- ZONA SARAGOZZA

2- CENTRO STORICO

3- ZONA VIALE CARDUCCI

4- OSPEDALE GOZZADINI

5- VIA MATTEOTTI


Fuori Bologna:


6- BENTIVOGLIO 

7- BUDRIO


©google map - ©Monica Galeotti mapping
©google map - ©Monica Galeotti mapping





 Illustrerò le aree attraverso tre itinerari.


 Il primo itinerario:


1- ZONA SARAGOZZA

A Bologna la prima lottizzazione liberty si trova appena fuori Porta Saragozza, in un'area compresa fra via Saragozza e via Andrea Costa, ed è ancora oggi il luogo della città dove questo stile è più consistente, case costruite dal ceto alto borghese nell'arco di sei anni: dal 1904 al 1910. 

Si tratta di una serie di villette unifamiliari dotate di appariscenti decorazioni floreali con cancelli e balconi in stile liberty. 
Sono opera dell’architetto Paolo Sironi (1858-1927) a cui fu commissionato il lavoro, facente parte del progetto della citè-jardin (piano di ampliamento del 1889).

La via dove questi edifici sono più numerosi si chiamava via Sironi, in onore del suo architetto, mentre oggi si chiama via Audinot.


Vi sono molte abitazioni in questa zona, ho valutato le più interessanti.

 Il percorso:

a- via Audinot, 9 e 3
b- via Audinot, 21
c- Via Audinot, 25
d- via Audinot, 27
e- via Audinot, 29
f- via Audinot, 33
g- via Audinot, 37
h- via Breventani, 43
i- via Foscolo, 7

©google map - ©Monica Galeotti mapping
©google map - ©Monica Galeotti mapping





a- via Audinot, 9 e 3
All'inizio di via Audinot, al civico 9, uno degli edifici più noti a Bologna per il Liberty:
VILLA SULFLOWER
 decorata con i girasoli, è di Paolo Sironi, 1905.

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L'abitazione è sormontata da una torretta dove prevalgono i motivi dei girasoli.
Le parti in ferro delle terrazze sono particolarmente accurate.

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Via Audinot, 3.

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b- via Audinot, 21

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c- via Audinot, 25.

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d- via Audinot, 27 - anno 1905.

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e- via Audinot, 29 - anno 1905 - Paolo Sironi.

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f- via Audinot, 33.

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g- via Audinot, 37.

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h- via Breventani, 43
VILLA ELENA

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L'attiguo parco Vittorio Melloni un tempo era il giardino privato di Villa Elena.

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i- via Foscolo, 7
Mi dirigo verso il centro storico su via Ugo Foscolo, dove alla mia destra si estende il Liceo Righi e alla mia sinistra il Dipartimento Universitario di Scienze Neurologiche (area dell'ex Ospedale Psichiatrico Roncati), che possiede una cornice Liberty notevole.

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Per approfondire :


Sitografia:






venerdì 11 dicembre 2020

MEMORIALE DI SABBIUNO

 via Pieve del Pino - Sabbiuno di Montagna

Bologna


Il Memoriale di Sabbiuno è un monumento in memoria di 100 partigiani uccisi dai nazifascisti fra il 14 e il 23 dicembre 1944. 
Si trova a circa 9 km dal centro cittadino.





 

È stato realizzato nel 1973 dal Gruppo Architetti Urbanisti "Città Nuova", un interessante pensiero utopico in architettura, autori anche del Monumento alle Cadute Partigiane di Villa Spada, del Sacrario ai Caduti in Piazza del Nettuno e il Monumento Ossario ai Caduti Partigiani al Cimitero della Certosa. 

Nel 1974 viene creato un parco pubblico nell’area circostante, proposto dal Comitato per le Onoranze ai Caduti di Sabbiuno e dall’Anpi provinciale. 


LA STORIA 

I partigiani provenivano dal carcere di San Giovanni in Monte, vennero assassinati dai nazifascisti sul ciglio dei calanchi e i loro corpi gettati nella valle sottostante. 

Questi prigionieri erano stati rastrellati nella zona nord-est di Bologna fra Anzola, Calderara di Reno e Amola di Piano, dove aveva base un distaccamento della 7a GAP e della 63ª Brigata “Bolero”. 

In questa zona molte famiglie offrivano riparo, nella propria casa o nel fienile, al movimento partigiano. 

Il 7 e il 15 novembre, con la Battaglia di Porta Lame e lo scontro della Bolognina, ci fu una conseguente violenta controffensiva tedesca che spinse i partigiani a uscire dalla città. 

Si trovarono quindi sempre più scoperti e, grazie alle indicazioni di fascisti infiltrati, i rastrellamenti iniziarono nella zona di Anzola: vennero portati via dalle case coloniche uomini e ragazzi. 

Il 5 dicembre il rastrellamento si ampliò ad Amola di Piano, dove i tedeschi andarono a colpo sicuro, rastrellando anche persone che passavano sulle strade e parenti dei partigiani. 

Ovunque bruciarono le abitazioni, razziando denaro, animali e frumento. 

Vennero ammassati nelle scuole comunali, poi trasferiti al carcere di San Giovanni in Monte, senza cibo per giorni, torturati, interrogati.

Il carcere, sovraffollato e considerato non sicuro, portò alla decisione dell’eliminazione fisica per gruppi. 

Il 14 e 23 dicembre vi furono i due trasferimenti: nel primo gruppo vennero fucilati quelli considerati più pericolosi, i gappisti noti che avevano partecipato alla Battaglia di Porta lame. 

A queste date si aggiunse quella del 22 dicembre dove molti incarcerati vennero spediti in carri bestiame verso il Brennero e poi verso Mauthausen-Gusen. 



Il ritrovamento e il riconoscimento.

Calò il silenzio fino al dopoguerra quando, il diciannovenne partigiano Bruno Tura (nome di battaglia Vladimiro), rientrato da un campo di concentramento, raccontò quello che aveva visto a Sabbiuno il 14 dicembre 1944, prima di essere deportato in Germania. 

Il 3 agosto 1945 Tura salì ai calanchi assieme ad un cronista del "Giornale dell’Emilia" e ad un fotografo.
Si iniziò così a documentare il ritrovamento di decine di salme in avanzato stato di decomposizione.

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Furono trovate lungo il calanco, luogo delle due stragi, ma anche isolate in cinque località diverse nella zona di Sabbiuno. 

Il numero reale dei caduti non si è potuto stabilire perché molti corpi vennero trascinati dall’acqua o sepolti dagli smottamenti. 

Per questo il 2 giugno 1973, giorno dell’inaugurazione del monumento, venne simbolicamente indicato con 100 il numero dei morti. 


IL SACRARIO

I Partigiani passarono le ultime ore nella casa colonica Croce. 
La casa comprende due edifici colonici accorpati:
quello più antico ha il tetto a tre acque, un piccolo portico e il forno per il pane: custodisce la mostra fotografica e l’aula didattica. 
Quello più recente è l’abitazione del custode. 

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Da Cà Croce parte una lunga fila di massi di arenaria provenienti dal Bacino del Brasimone, donati dalle cooperative e trasportati gratuitamente.
La fila rappresenta il percorso dei partigiani verso il calanco. 

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Sulle pietre sono incisi i nomi delle 53 vittime identificate.

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47 restarono senza nome. 

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Il muro in cemento con una serie di mitragliatrici puntate, simboleggia lo schieramento dei soldati tedeschi e il momento dell’esecuzione. 

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Dal ciglio del calanco un filo spinato rosso raggiunge una croce bianca, luogo dove i corpi si arrestarono dopo la caduta. 

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Sul luogo posso ascoltare la ricostruzione dell’eccidio, cliccando un pulsante; si apre con il discorso sulla Costituzione di Pietro Calamandrei, tenuto nel 1955 a studenti di Milano, con parole che lasciano il segno: "la Costituzione Italiana potrà diventare una realtà politica democratica se le nuove generazioni sentiranno il dovere di andare in pellegrinaggio in tutti i luoghi dove i fratelli sono caduti per restituire agli italiani dignità e libertà.
Nelle montagne della guerra partigiana, nelle carceri dove furono torturati, nei campi di concentramento dove furono impiccati, ovunque abbiano sofferto e versato il loro sangue per colpa del fascismo, ivi è nata la nostra Costituzione".

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Bruno Zevi descriverà il sacrario come "il più convincente e significativo" monumento ai caduti della lotta partigiana europea.





LE ONOREFICENZE

Il 7 agosto 1945, quattro giorni dopo il ritrovamento di Sabbiuno, in Piazza Maggiore ben 20.000 persone assistettero al funerale di quattro partigiani. 

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Articolo dal "Giornale dell'Emilia", 8 agosto 1945.



Due di loro sono noti per avere eroicamente liberato 240 detenuti politici dalle carceri di San Giovanni in Monte il 9 agosto 1944 e per aver attaccato per due volte, 30 settembre e 18 ottobre, il comando tedesco all’Hotel Baglioni. 

I loro nomi sono Dante Drusiani "Tempesta" e Vincenzo Toffano "Terremoto". 
A loro la medaglia d’oro al valor militare. 

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Dal "Giornale dell'Emilia".



Quassù al sacrario arrivano spesso ragazzi con il motorino, parcheggiano, guardano un po’ e se ne vanno.
Anch’io lo facevo quando avevo vent’anni, senza approfondirne la storia. 
In fondo, con il sacrario collocato sul crinale, il panorama dei calanchi è magnifico. 

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Quei partigiani caduti più di settant’anni fa avevano la stessa età dei ragazzi che oggi salgono con i motorini: 18-26 anni. 

Oggi che ho rivisitato il sacrario, la storia di quei partigiani uccisi arriva in profondità e non posso fare a meno di immedesimarmi nei loro pensieri, nella loro vita, un'empatia che emoziona. 

In sintonia con gli architetti della Città Nuova, i quali aspiravano a questo tipo di considerazione verso chi avrebbe visitato il sacrario: "perché nessuna cosa conclusa poteva contenere tanta ricchezza umana".

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Ogni anno, in una domenica compresa fra il 14 e il 23 dicembre, il Comitato per le Onoranze ai Caduti di Sabbiuno organizza una commemorazione ufficiale sul luogo del memoriale. 

Quest'anno 2020, a causa delle restrizioni dovute all'emergenza sanitaria, l'evento è stato riservato unicamente ai rappresentanti delle istituzioni civili, militari, religiose e dell'ANPI locali.





Bibliografia:

-"Sabbiuno", parchi e giardini bolognesi, a cura del Centro Villa Ghigi, maggio 1992.

-Piero Calamandrei, "Questa nostra Costituzione", ed. Bompiani 1995.



Sitografia:

-www.storiaememoriadibologna/memoriale-sabbiuno

-www.comunebologna/monumento-sabbiuno

-www.comunedibologna/bruno-zevi-sacrario-sabbiuno-l'espresso-5-agosto-1973

-www.straginazifasciste/sabbiuno-di-paderno-pdf

mercoledì 9 dicembre 2020

ALIGHIERO BOETTI

In occasione degli ottant'anni dalla nascita di Alighiero Boetti, una delle più grandi figure dell’arte italiana e internazionale del '900, mercoledì 16 dicembre 2020 sarà visibile in chiaro,
in anteprima assoluta, il documentario lanciato da Sky Arte
 “Alighiero e Boetti. Sciamano e Showman”. 


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Alighiero Boetti - ©Lara Facco P&C




Un’anteprima lanciata in “Museovisione” sui siti internet di sei tra i più importanti musei d’arte contemporanea italiani: 
per Bologna il MAMbo, 16 dicembre dalle 10 alle 18. 

Alighiero Boetti
Alighiero Boetti - ©Lara Facco P&C




UNA BREVE BIOGRAFIA 

Alighiero Boetti nasce a Torino il 16 dicembre 1940. 
Proviene da una famiglia nobile e benestante, ma dopo la separazione dei genitori vive del lavoro della madre, violinista diventata ricamatrice.

Approda all’arte come autodidatta dopo aver abbandonato gli studi universitari. 

Assieme ad altri artisti prende parte al gruppo Arte Povera, per poi distaccarsene. 

Alighiero Boetti
Alighiero Boetti - ©Lara Facco P&C



Negli anni '70 nascono i suoi capolavori con un grande fermento creativo, ma la consacrazione arriva tardi, fra gli anni '80 e '90. 

Muore di tumore al cervello a 54 anni nel 1994. 

Alighiero Boetti
Alighiero Boetti - ©Lara Facco P&C





LE SUE OPERE NEI MUSEI

Innumerevoli sono le mostre personali e collettive in Italia e nel mondo dal 1967 al 2012. 

Alighiero Boetti
Alighiero Boetti - ©Lara Facco P&C


In diversi musei italiani le sue opere sono permanenti, come al MAMbo di Bologna (1968-Arte Povera) e a → Punta della Dogana a Venezia (fontana in bronzo-autoritratto).



IL DOCUMENTARIO "ALIGHIERO E BOETTI. SCIAMANO E SHOWMAN". 

il titolo ritorna al nome che l’artista cambia agli inizi degli anni 70, Alighiero e Boetti, un dualismo di intenti che replicherà in molti dei suoi lavori.

Alighiero Boetti



Il documentario riprende le testimonianze dei familiari, degli amici e degli storici dell’arte, come Angela Vettese. 
Sommate alle immagini di repertorio, il film ripercorre la vita e il percorso artistico di Boetti. 

Alighiero Boetti
Alighiero Boetti - ©Lara Facco P&C




Alighiero Boetti
Alighiero Boetti - ©Lara Facco P&C




Per il MAMbo sarà visibile il 16 dicembre 2020 all’indirizzo:




"ALIGHIERO E BOETTI. SCIAMANO E SHOWMAN"
INTRO