venerdì 20 novembre 2020

LA RINASCITA DEL CANALE NAVILE

aggiornato 2021


Il Canale Navile si inserisce da tempo nella questione del verde pubblico di Bologna, città che possiede un piano regolatore fin dal 1955. 


Nel 1982 entra a pieno titolo nel progetto globale della riappropriazione del territorio con il disegno delle aste fluviali: Lungo Reno, Lungo Savena e Canale Navile, ancora oggi in fase di compimento. 


In realtà sono stati ben pochi gli interventi sul Canale Navile negli ultimi decenni, un canale quasi dimenticato dalla città, ma non da alcuni cittadini, che da anni si battono per liberare il canale dalla vegetazione dove in molti punti ha invaso completamente le sponde e i sostegni, per restaurare questi ultimi e le loro strutture, per restaurare le case di manovra e per farne un grande parco fluviale. 


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Il Canale Navile da molti è considerato quasi un fiume. 

Il suo letto infatti è interamente ricoperto da ciottoli di fiume portati nei secoli scorsi dai fiumi Panaro, Secchia e Reno, per lastricare il fondo. 


Nel 2016 è stata inaugurata una ciclabile di circa 9 km, dal Sostegno della Bova fino a Castello di Castel Maggiore e oltre. 


Le associazioni di volontari, nate sul territorio nel corso degli anni, si sono adoperate per mantenere alcuni tratti del canale puliti e per tramandarne la storia. 


Oggi però, anno 2020, è successo qualcosa di straordinario.


Mauro Tolomelli, portavoce dell’associazione "Il Nostro Navile", insieme ad alcuni cittadini, è riuscito a convincere a far mettere a bilancio le spese per i lavori di una manutenzione super straordinaria, dopo tre anni di "Campagna del Navile".


Il Comune di Bologna, in collaborazione con il Consorzio della Bonifica Renana e il Ministero dell'Ambiente, ha fatto partire i primi interventi a febbraio 2020.   

Ad aprile viene anticipata la secca annuale (normalmente gli ultimi 15 giorni di ottobre) e sono iniziati anche quelli di rimozione della melma sui fondali. 


 Il "restauro" del Navile interessa il tratto dal Sostegno della Bova a Corticella, ma le aspettative sono più ampie e ci si aspetta uno sconfinamento nel territorio di Castel Maggiore al Ponte di Vittorio.

©google map - ©Monica Galeotti mapping
©google map - ©Monica Galeotti mapping


 

La raccolta del fango depositato sul fondo è a buon punto, quindi perché non approfittare di una bella giornata di sole per monitorare la situazione dei lavori.


Magari dentro l’alveo (lo si potrà fare fino a che non venga ripristinato il flusso e solo in condizioni di sicurezza a cantiere fermo, fino a marzo, salvo limitazioni Covid).

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Ho percorso il Navile dal Sostegno del Battiferro al Sostegno Landi, in compagnia di Mauro Tolomelli, insostituibile relatore. 


Per prima cosa è necessario dire che il torrente Aposa, corso d'acqua naturale che attraversa il centro di Bologna, è stato oggetto di manutenzione straordinaria e le sue acque, che si immettono nel Navile, sono decisamente più pulite negli ultimi due anni. 

Purtroppo problemi ci sono ancora nel tratto del Canale delle Moline che si immette nel Navile alla Bova.


La pulitura degli argini ha portato in luce numerosi scarichi abusivi che sono stati ripetutamente segnalati e sono monitorati da cittadini e "Il Nostro Navile". 


Ma veniamo alle cose belle: 

IL SOSTEGNO DEL BATTIFERRO.

Le paratie del sostegno sono state revisionate quindi perfettamente funzionanti per una eventuale emergenza idrogeologica. 


Le porte vinciane del sostegno sono in manutenzione e saranno elettrificate, cioè comandate elettricamente. Bloccate da fango e detriti vari, torneranno in funzione dopo decenni.

 Nella foto le porte nel 2018, bloccate fin dagli anni '80.

 (✱ aggiornamento a piè di pagina).

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La vegetazione aveva nascosto anelli in ferro battuto inseriti a muro, nel punto dove un tempo attraccavano le barche per caricare o scaricare merci o persone.


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Questi anelli contenevano grossi tronchi di legno che servivano a riparo di urti o sfregamenti da parte delle imbarcazioni. 


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In poche parole erano parabordi, quelli che oggi sono generalmente in gomma rigida. 


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Una volta tolta la melma sul fondo dei sostegni si è scoperto che esso è costituito da mattoni. 

Quindi mattoni nei tratti dei sostegni e sassi di fiume nel resto del canale. 


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La vecchia pila da riso, in rovina e invasa dalla vegetazione da decenni, è stata presa in carico per la ristrutturazione da una società privata da gennaio 2021. 

La presa d’acqua dell’edificio è stata completamente ripulita. 


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SOSTEGNO TORREGGIANI

Il Sostegno Torreggiani ha rivelato la scoperta più clamorosa: 

non solo fondo costituito da mattoni, ma anche tronchi d’albero sistemati trasversalmente.


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I mattoni furono posti in verticale uno a fianco all’altro inframmezzati trasversalmente da tronchi di quercia, legno prezioso e resistente, come sostegno per stabilizzarli per impedire che la corrente li rimuovesse.


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Evitando conseguenti lavori di manutenzione si scongiurava la sospensione della navigazione e quindi di fermare tutta la città, quando il Navile era attivo per il commercio e per i passeggeri su acqua. 


Questo "escamotage" veniva effettuato nei sostegni di maggiore lunghezza, dove la tenuta dei mattoni poteva essere più critica: le travi si trovano anche al Landi e al Grassi.


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Nelle strutture murarie i mattoni sono distinguibili per appartenere ad epoche diverse: 1500, 1910 e, più moderni, dopo il 1930.


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Sempre qui al Sostegno Torreggiani, ma anche in altri punti nel canale, è venuto alla luce un lavatoio dove le lavandaie facevano il bucato.

Sarà ripulito e sistemato a dovere per essere tutelato e apprezzato come sito storico.


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SOSTEGNO LANDI

Anche il Sostegno del Landi sta iniziando a cambiare volto.


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Il Canale Navile è popolato da numerosa fauna, che proprio qui trova il suo habitat naturale, come il Germano Reale e l'Airone Cenerino. Oggi saluto la nutria Cesira che ha trovato una delle rare pozze d'acqua di questo periodo di secca.

Qui gli animali vengono riconosciuti e tutti hanno un nome.


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Non resta che stimolare le associazioni naturalistiche a Bentivoglio a darsi da fare per una raccolta firme, per fare in modo che i lavori proseguano da Corticella fino a Bentivoglio. 


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I volontari delle associazioni già citate hanno fatto la loro grande parte, per dare il via ai lavori di pulizia e sistemazione idraulica del canale.
Un progetto molto complesso, con il quale si è avviato un miglioramento della salubrità dell’ambiente e della riduzione del rischio idraulico. 

Quello che diventerà un grande parco fluviale è un bene culturale che appartiene a tutti. 


Per approfondire:









✱ le due porte vinciane del Battiferro sono tornate al loro posto a dicembre 2020, dopo essere state pulite e riverniciate. A febbraio 2021 sarà inserito il sistema elettrico.



 

domenica 15 novembre 2020

OASI DEI SAPERI

via Leone Pesci, 17 - Bologna



L'Oasi dei Saperi è un'area naturalistica e laboratorio ambientale didattico dell’ex Centro Avicolo di Corticella. 


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Un’area verde della città di Bologna, salvata nel 2003 dalla speculazione edilizia. 
Il merito va a un gruppo di cittadini, abitanti della zona, che sono andati a costituire una associazione di volontariato. 

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©oasi dei saperi



 

L’associazione ha creato nel luogo un laboratorio ambientale e storico destinato alla fruizione delle scuole e della cittadinanza. 
Si trova a nord della città di Bologna, con un'entrata difficile da intravedere, ma non difficile da raggiungere.

©google earth - ©Monica Galeotti mapping
©google earth - ©Monica Galeotti mapping




LA STORIA

Nel 1931 venne fondata una Stazione Provinciale di Avicoltura dal professor Alessandro Ghigi, rettore dell’Università di Bologna.
In seguito prenderà il nome di Centro Avicolo.

Il professor Ghigi ha vissuto tutta la sua vita (1875-1970) a → Villa Ghigi, oggi conosciuta come parco cittadino. 

Nel Centro Avicolo si tenevano studi e sperimentazioni su vari animali da cortile, fauna selvatica e anfibi.
Inoltre verrà costituito L’Istituto Nazionale di Apicoltura.

Con la graduale dismissione del centro avicolo, negli anni '90 l’area venne acquistata da un costruttore che progettò di demolire tutte le strutture e gli alberi secolari. 

I cittadini si batterono per mesi per far sì che l’area venisse salvaguardata.

La battaglia venne vinta ottenendo la tutela dalla Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici. 

Il Comune di Bologna decise di acquistare l’area e destinarla in gestione all’Associazione di volontariato Oasi dei Saperi, quell’insieme di cittadini che tanto si erano battuti per salvarla. 



LE AREE A TEMA

Sono andata a visitare l'oasi accompagnata da Mauro Trigari, presidente dell’associazione, grande appassionato (come tutti gli altri volontari che sono una dozzina), colui che per primo si accorse tanti anni fa che lo spazio e i manufatti storici del Centro Avicolo sarebbero stati smantellati. 

L’area si trova circondata da palazzi condominiali, come quelli che avrebbero occupato completamente lo spazio se i cittadini non si fossero opposti. 

Una visione dall’alto lascia individuare le aree a tema, mantenute con ciò che esisteva o create nel corso del tempo. 

©google earth - ©Monica Galeotti mapping
©google earth - ©Monica Galeotti mapping




I PERCORSI DIDATTICI

In ognuna di queste aree si inseriscono uno o più percorsi didattici proposti dall'associazione.

A seguire un itinerario che tocca i vari punti di interesse.

Entro nell'oasi.

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BOSCO DI GELSI

La prima tappa è l'area del gelseto, diventata rifugio di varie specie di uccelli, ricci, ghiri e scoiattoli.
La crescita naturale ha portato il gelso a produrre ramificazioni importanti, tanto da creare il luogo suggestivo, soprattutto per i bambini in visita didattica.
Per loro il bosco si chiama anche Bosco Magico, perchè qui vivono Elfi, Gnomi, Fate e Folletti e naturalmente l'albero di questo bosco, chiamato Nonno Gelso.

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Vengono effettuati solo interventi conservativi nella crescita spontanea delle piante, per mantenere la sicurezza in caso di visite, come in questo caso, dove un ramo troppo lungo e pesante avrebbe potuto cedere sotto il suo peso. 

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BOSCO DELLA SCIENZA

Percorro via dei Gelsi, ex viale d'accesso del Centro Avicolo, accompagnata da altre aree a libera evoluzione, cioè senza potature sistematiche ma interventi conservativi per preservare la crescita spontanea delle piante e degli alberi, che offrono riparo e rifugio a uccelli, ricci, ghiri e scoiattoli.

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A seguito della scelta del figlio del Professor Giorgio Celli di piantare un albero in ricordo del padre, nasce il Bosco della Scienza in occasione della Festa degli Alberi nel 2016. 
L'Associazione ha pensato ad un luogo che potesse ricordare illustri scienziati bolognesi, con la piantumazione di alberi da frutto antichi.

L'organizzazione della Festa degli Alberi, fino ad oggi, prevedeva un saluto agli alberi dell'oasi e una lettura di poesie e frasi celebri di nativi americani come celebrazione durante la piantumazione dei nuovi alberi.

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L'assegnazione del nome è avvenuta con estrazione di un biglietto, dove i bambini partecipanti avevano scritto il nome che volevano dare all'albero.
Vi è, ad esempio, un Melo Cotogno dedicato ad Alessandro Ghigi chiamato "Al".
Nella foto un Kako Vaniglia dedicato a Giovan Battista Ercolani chiamato "Margherita".

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È in programma la richiesta al Comune di Bologna di riconoscere l'area del bosco come toponomastica.


AULA STORICA

Le strutture recuperate che ospitano le aule didattiche sono tre.
Nella prima, destinata a vari laboratori, vi è conservata la documentazione storica.

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Materiali didattici come poster di piante e animali, cancelleria, lenti di ingrandimento.

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Sul retro una porzione di cassettiera (ricostruita) che un tempo occupava l'intero lato dell'edificio, dove i volatili entravano dall'interno, e i ricercatori, aprendo all'esterno, potevano selezionare e compilare statistiche.

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Il controllo delle uova nel 1955.

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©Collezione R. Gozza - ©Biblioteca Sala Borsa




IL TACCHINO LILLA DI CORTICELLA

Insieme all'allevamento, selezione e conservazione di polli, galline, faraone, anatre e colombi, qui a Corticella fu selezionato il Tacchino Lilla.
In fase iniziale era stato selezionato dal prof. Ghigi a Rovigo, nella Stazione Sperimentale di Avicoltura; si trattava di animali scelti a partire da un gruppo di colorazione blu (Slate).
 In seguito ne affidò la selezione ad una sua allieva, Anita Vecchi, che operava a Corticella.
In suo onore la razza prese il nome di Lilla di Corticella.

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Il Tacchino Lilla si era estinto ma, grazie alla collaborazione fra l'oasi e il professor Alen Guizzardi dell'Istituto Serpieri, è nato il progetto per riselezionarlo.
Quindi l'oasi è il luogo del primo nato e dove si è potuto riprodurre nuovamente.

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AULA DI APICOLTURA

Nell'area delle api un edificio per il laboratorio di apicoltura.
Al muro esterno sono appesi gli strumenti dell'antica civiltà contadina.

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Un tempo era la pulcinaia, oggi è l'edificio di riferimento quando si tiene la Festa del Miele nel mese di settembre (nello stesso giorno della vendemmia).

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All'interno telaietti, smielatori, materiali didattici e una mostra fotografica.
Le arnie, collocate all'esterno, sono visibili attraverso una grande vetrata.

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La vita naturale delle api prevede il letargo con i primi freddi. Il cambiamento climatico è diventato un serio problema per loro.
 Le giornate ancora calde di novembre inoltrato, provocano un disorientamento e, come impazzite, ronzano senza meta e senza cibo attorno alle arnie. 

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Le OSMIE o Api Solitarie.
Le osmie si differenziano dalle api perchè non vivono in società complesse in cui ogni individuo ha un ruolo diverso, ma ogni femmina depone le proprie uova e se ne prende cura.
Raccolgono il polline attraverso file di setole sull'addome e non sulle zampette posteriori.
Sono impollinatrici eccezionali perchè il loro volo è molto veloce e visitano migliaia di fiori ogni giorno.
Purtroppo, mentre un tempo avevano abbondanza di luoghi dove fare il nido (canne spezzate o crepe nei muri), oggi ne trovano sempre meno, perchè i canneti sono rari e le case di campagna ristrutturate.
Inoltre la campagna è intensamente coltivata e viene fatto uso di insetticidi potenti. Per questi motivi le Osmie sono in rapido declino.

Sul muro esterno dell'Aula di Apicoltura è inserito un nido artificiale per le Api Solitarie.

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BOSCO DEI NOCCIOLI
Mi dirigo verso il Bosco dei Noccioli e attraverso una zona ben curata, dove incontro papere e cigni neri.

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 Uno spazio con erbe officinali.

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 File di piccoli fabbricati in muratura un tempo usati come pollai.

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In uno di questi si è creato un laboratorio di bachicoltura, tecnica ormai scomparsa.

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La bachicoltura è l'allevamento del baco da seta per la creazione di bozzoli, da cui si ricava il filo della seta.
Nata in Cina, l'Arte della Seta costituì un fiorente mercato per secoli, a Bologna, Firenze e in Europa.
Con il secondo dopoguerra iniziò il declino, a causa della produzione di fibre sintetiche industriali.
Oggi la bachicoltura è riservata a pochissime aziende, che hanno una produzione artigianale di nicchia, e come esempio didattico.

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Il bosco dei noccioli è suggestivo, con i suoi alberi alti dai rami spioventi, tanto da creare un arco sopra il mio passaggio.
Il suo fusto cespuglioso, lasciato in forma libera, può arrivare a 7 metri e la raccolta delle nocciole viene effettuata in agosto e settembre.
Sono piante predilette dal tartufo bianco e dal nero di Norcia.

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In tutta l'area sono collocati nidi artificiali per uccelli, pipistrelli e mangiatoie per il nutrimento nei mesi invernali.

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IL MACERO
Il macero, già esistente nel XVII secolo, aveva la funzione di macerare la canapa, coltivata nelle nostre campagne. Le piante della canapa necessitavano di prolungati periodi di "ammollo" per poter essere lavorate.

Durante la permanenza del Centro Avicolo il macero fu trasformato in stagno per l'allevamento degli uccelli acquatici.
Prima che i cittadini di Corticella si opponessero alla trasformazione dell'area, era prevista la copertura.  
Oggi è uno stagno diventato habitat per Germano Reale e Rospo Smeraldino.

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Splendidi Cipressi Calvi (o di Palude) incorniciano il vecchio macero. Il loro portamento è piramidale e maestoso, può raggiungere anche i 40 metri di altezza.

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AULA DEL VINO, DEL PANE E DELLA CANAPA
L'ultimo edificio/laboratorio è preceduto da un forno in terra cruda, creato da artisti volontari, a forma di tacchino. 
La cottura del pane dà luogo ad un laboratorio, che ripercorre i processi di coltivazione e lavorazione: dal grano al pane.

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L'edificio è circondato da un largo prato dove, a settembre, viene organizzata la Festa della Vendemmia e i bambini vengono invitati a pigiare l'uva a piedi nudi.
Ad aprile la Festa dell'Imbottigliamento.

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All'interno, l'Aula del Vino, con le attrezzature per realizzare il percorso del vino.
Sono ben esposte le bottiglie, una per ogni anno di vendemmia.
 
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Le poche quantità di miele e vino prodotti dall'Associazione rendono questi beni molto preziosi, anche e soprattutto perchè realizzati in collaborazione con i ragazzi partecipanti.

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Nello stesso edificio l'Aula della Canapa, con un laboratorio legato al macero.
Nell'aula sono esposte le attrezzature usate in passato per la lavorazione e filatura della canapa, come telai e pettini. 

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AULA ALL'APERTO
Qui le insegnanti possono leggere sul leggìo mentre gli alunni ascoltano seduti su tronchi d'albero.

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ORTO BOTANICO
Nell'orto botanico vi sono diverse piante officinali e una bacheca con schede informative.
Spicca la grande pianta rampicante di Luppolo, famosa per la produzione della birra, con le sue belle infiorescenze.

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Le infiorescenze autunnali del Luppolo.

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L'Alchechengio (Physalis alkekengi), dal fiore arancio a forma di lanterna, qui ormai avvizzito a formare una ragnatela, con la sua bacca commestibile e buonissima.
Ogni altra parte della pianta non è commestibile.

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Il Mirtillo.

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A lato, un compost di rifiuti organici per fertilizzare il terreno.

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IL VIGNETO
Il vigneto è composto da otto filari di uva bianca di Montuni e Trebbiano, classici vitigni della pianura bolognese.
Quello del vitigno Montuni è un vino storico dimenticato, che in passato è stato molto presente, grazie alla sua ottima resistenza alle malattie della vite, ma anche per il suo vigore e la sua freschezza.

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All'inizio di ogni filare vi è una rosa. Non è un vezzo estetico, ma un'utile "sentinella".
La rosa infatti manifesta prima della vite l'attacco di parassiti, quindi aiuta gli agricoltori ad intervenire sul vigneto, prima che il problema diventi fatale per la vendemmia.

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La potatura è eseguita dagli studenti dell'Istituto Tecnico Agrario "A. Serpieri".

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LA MEMORIA NEGLI ALBERI
Alcune piante stanno per essere sistemate nell'oasi, per ricordare persone care, come questo bellissimo ulivo.

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Altre piante vicino alla vigna sono invece "ospedalizzate", cioè piante indebolite o quasi morte, che vengono "rianimate" cercando di farle tornare in salute.
In questo caso, il Nespolo Giapponese sembra ristabilito e in piena forma.

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Nel 2019 l'assessore Lepore, a seguito di una visita presso l'area, ha annunciato un investimento di circa 700mila euro entro il 2022, per ristrutturare i fabbricati degli anni '30 fatiscenti e di restaurare quelli in attività che ospitano i laboratori.
Lo spazio ha bisogno di essere salvato dalla rovina.


Ogni anno qui si accolgono 3.500 ragazzi delle scuole di Bologna e centinaia di studenti stranieri, con un calendario di visite pieno per mesi.
La situazione Covid ha rallentato il progetto di ricevimento delle scuole, che riprenderà appena possibile. 

L'oasi accoglie a braccia aperte chiunque abbia voglia di collaborare e donare un pò del suo tempo o della sua professionalità in campo naturalistico.

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L'Oasi dei Saperi è la dimostrazione che lottare per un'idea che sembra impossibile, con il coraggio, l'impegno e la perseveranza, si possono ottenere grandi risultati.
Tenacia e perseveranza sono grandi virtù: credere in un progetto e portarlo avanti, senza arrendersi allo sconforto, nonostante gli ostacoli all'apparenza insormontabili della speculazione edilizia.
È alla portata di tutti, basta crederci veramente.


"Anche se sapessi che domani il mondo andrà in pezzi, vorrei comunque piantare il mio albero di mele."
(Lutero)




Parchi e Giardini Bolognesi




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Bibliografia:
-resoconto visita guidata con Mauro Trigari, presidente dell'Oasi dei Saperi.

-targhe e plico informativo Oasi dei Saperi
-Repubblica Bologna, "A Corticella rinasce il cuore didattico dell'Oasi dei Saperi", di Valerio Varesi, 2019



Sitografia: