giovedì 21 dicembre 2017

COMPLESSO DI SAN MICHELE IN BOSCO - Bologna - seconda parte

(torna alla prima parte)


EX CONVENTO, oggi ISTITUTO RIZZOLI


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 LA STORIA

In seguito alla soppressione napoleonica del 1797 il convento venne utilizzato prima come caserma, poi come carcere e poi come residenza del legato pontificio e del re d'Italia.
Nel 1888, come già visto, fu la sede dell'Expo Emiliana ed infine acquistato dal chirurgo Francesco Rizzoli per 55.000 lire, e donato alla Provincia di Bologna. L'ospedale fu inaugurato nel 1896.
I monaci olivetani tornarono ad officiare nella loro chiesa nel 1933.


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Il nuovo edificio a lato del complesso: la Palazzina Rizzoli.

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Dal 2007 la Fondazione Cassa di Risparmio ha assunto la gestione delle parti monumentali: la chiesa, il chiostro ottagonale, la Sala Vasari.
Questi luoghi visitabili entrano così a far parte del percorso Genus Bononiae Musei nella Città.

Entro nella parte monumentale dell'ex Convento.

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IL CHIOSTRO DI MEZZO

Costruito nel 1587, è semplice ed essenziale.
I vialetti si incrociano ortogonalmente in quattro aiuole richiamando il simbolo della croce.
Al centro si trova il pozzo, "fons salutis", ossia sorgente di salvezza.

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Oltrepassato il chiostro di mezzo, un lungo corridoio ci porterà al Chiostro Ottagonale.
Nel corridoio, significative e belle foto testimoniano il passato dell'Istituto, agli albori dello sviluppo della disciplina ortopedica in Italia.

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L'officina ortopedica è stata capace di progettare e realizzare dispositivi ortopedici per l'attività medica.
Molto attiva nel primo dopoguerra per i mutilati di guerra ed in seguito per le prime protesi da lavoro.

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©Officine Rizzoli - ©Monica Galeotti photo




La sala da ginnastica era in un vasto locale, attrezzata con 34 macchine per la ginnastica meccanica secondo Zander, alcune di esse azionate da un motore elettrico per i movimenti passivi.
Oggi il locale è stato frazionato in piccoli settori per la fisioterapia.

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©Officine Rizzoli - ©Monica Galeotti photo




La fotografia documenta una ragazza affetta da scoliosi. Il fotografo, oltre a documentare, ha ricercato anche un effetto estetico.

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La deviazione della colonna è messa in risalto da segni di matita.

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Questa ragazza, quindicenne, affetta da torcicollo congenito fu operata nel 1905 con una tenotomia a cielo aperto dello sterno-cleido-mastoideo nei suoi due capi, procedendo attraverso un'incisione delle parti molli di 6 cm lungo la clavicola.

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©Officine Rizzoli - ©Monica Galeotti photo




Gli fu quindi applicato per 10 giorni un gesso contenitivo, seguito da fasciatura imbottita. Dopo circa un mese fu dimessa con la raccomandazione di tornare periodicamente per eseguire cure chinesiterapiche con le macchine, massaggi al collo e trazioni manuali. Doveva tenere costantemente un peso nella mano sinistra per migliorare la posizione della spalla.

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©Officine Rizzoli - ©Monica Galeotti photo




Un dono in pollame dei cittadini di Castenaso ai malati poveri dell'Istituto, nell'anno 1945.

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©Officine Rizzoli - ©Monica Galeotti photo




Apparato a pendolo per la cura della scoliosi cervicale, 1912.

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©Officine Rizzoli - ©Monica Galeotti photo




Questa macchina chinesiterapica, ideata da Alessandro Codivilla nel 1906, fu realizzata da Augusto Lollini nelle officine Rizzoli.

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©Officine Rizzoli - ©Monica Galeotti photo





2- CHIOSTRO OTTAGONALE (o dei CARRACCI)

La storia dell'Istituto Rizzoli è miscelata a quella del convento; attraversato l'interessante corridoio fotografico infatti, entro nel
 Chiostro Ottagonale,
 detto dei Carracci, unico per la sua insolita architettura, dove Ludovico Carracci e i suoi allievi Alessandro Tiarini e Lionello Spada dipinsero, in 37 scompartimenti, la storia di San Benedetto e dei santi Cecilia e Valeriano.

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Di questa opera grandiosa non restano che pochi avanzi, esposti a totale, inevitabile rovina.

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Ma fu anche il genere di pittura scelto dagli artisti la causa della rapida rovina.

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3- SALA VASARI

Del convento la parte più conservata è la Sala Vasari, un tempo refettorio degli olivetani, interamente dipinta nel 1539 da Giorgio Vasari e i suoi scolari Cristofaro Gherardi e Stefano Veltroni.

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Dipinsero intorno alla sala le vedute dei conventi dell'ordine.

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4- MANICA LUNGA

Il corridoio dall'effetto cannocchiale.

Al secondo piano la lunghissima galleria di 162 metri chiamata "Manica Lunga", corridoio monastico su cui si affacciavano le celle dei monaci, oggi ambulatori del Rizzoli.

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Sul pavimento sono segnate le misure di lunghezza di alcuni edifici di Bologna.

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Della bottega di Innocenzo da Imola il bellissimo orologio dipinto "Vergine col bambino e San Michele che scaccia il demonio".
L'orologio scandiva la vita dei monaci.

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"Crocefissione", affresco attribuito a Bagnacavallo.

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Notevole, per quanto assai danneggiato, è il grande frammento d'affresco di Onofrio da Fabriano, rappresentante la vestizione di San Benedetto, 1463.
Trasportato nel corridoio monumentale, un tempo si trovava nel chiostro ottagonale.

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Il lungo corridoio è detto "IL CANNOCCHIALE DI BOLOGNA" o anche "ASTUCCIO DEGLI ASINELLI", perchè in grado di contenere la celebre torre.
Si tratta di un effetto ottico per cui nel punto più lontano dalla finestra la cima della Torre Asinelli appare grande, mentre rimpicciolisce mano a mano che ci si avvicina alla finestra.

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©Michele Nucci, Corriere di Bologna.



La meraviglia architettonica sta nel fatto che l'intero complesso è stato orientato con l'obbiettivo di mirare la torre Asinelli, già allora simbolo cittadino.

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Quindi perfettamente orientato nord-sud, ma con l'asse leggermente inclinata verso est per puntare la torre.

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San Michele in Bosco e la Torre degli Asinelli, uno sulla collina, l'altra nel cuore della città, 1400 metri di distanza in linea d'aria.
Sembrerà di poter toccare la torre con un dito.


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martedì 19 dicembre 2017

COMPLESSO DI SAN MICHELE IN BOSCO - prima parte

 BOLOGNA - piazzale di San Michele in Bosco

(torna al Parco di San Michele in Bosco)


Il complesso sorge sui primi colli bolognesi e domina la città.


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Per salire al panoramico piazzale si sale dalla via San Mamolo e a sinistra in via Codivilla, dove esiste un ampio parcheggio a lisca di pesce.
Poi a piedi dalla strada che porta al Rizzoli (via Pupilli) dove si accede alla parte monumentale dell'ex convento.
Oppure dal Parco di San Michele in Bosco, dove si arriva al Santuario.

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Dal piazzale antistante la chiesa si gode uno dei più bei panorami sull'abitato e sulla pianura di Bologna.
Nel corso dei secoli il belvedere è stato illustrato da dipinti e disegni e descritto da visitatori celebri come Stendhal che disse: "Una delle viste più estese dell'universo".

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Nel 2010 il restauro del sottostante parco, riportato alle forme tardo-ottocentesche, ha liberato il belvedere ostacolato dalle chiome degli alberi, permettendo nuovamente la vista sulla città.

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I fondatori di questo pregevole complesso monumentale furono i monaci di monte Oliveto, dell'Ordine Benedettino, qui stabilitisi nel 1364 sull'area di un cenobio testimoniato fin dall'inizio del XII secolo. 
Nel 1455 vi edificarono la chiesa, poi ricostruita nel 1523.

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Nel 1883, prima dell'invenzione dell'automobile, raggiungere San Michele in Bosco era facilitato da una tramvia a vapore che collegava la città con la chiesa. Il tratto urbano veniva percorso in 15 minuti e il biglietto aveva un costo di 15 centesimi.
Successivamente la tramvia a vapore arriverà per tappe a Casalecchio e a Vignola.

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Tramvia a vapore, 1883 - ©mondotram.freeforumzone.com



Nel 1888 fu realizzata una funicolare a cremagliera a doppio binario, che portava in soli 2 minuti 30 persone alla volta, dal viale sottostante (oggi via Codivilla) fino al piazzale della chiesa.
Fu creata in occasione dell'Expo Bologna di quell'anno, Esposizione Emiliana per l'Agricoltura e l'Industria, la Musica e le Belle Arti, realizzata a spese dell'ingegner Ferretti, in cambio dell'esclusiva di un ristorante posto nel piazzale di San Michele in Bosco, oltre ad una campagna pubblicitaria a spese del comune.

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La funicolare del 1888 - ©amarevignola.it




Il Complesso è molto vasto, ricco di storia e avvenimenti che ne hanno cambiato l'utilizzo nel tempo.
Da sinistra si distinguono:
- la CHIESA.
- l'EX CONVENTO e i suoi 3 chiostri, oggi occupati dall'Istituto Rizzoli.
- la nuova PALAZZINA RIZZOLI, collegata a margine. 

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San Michele in Bosco - ©eors2016.org



 La quantità degli artisti che vi operò è sbalorditiva: praticamente tutta la scuola bolognese di pittura, scultura e architettura.


LA VISITA AL COMPLESSO:

1- LA CHIESA DI SAN MICHELE IN BOSCO

2- CHIOSTRO OTTAGONALE

3- SALA VASARI

4- MANICA LUNGA

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1- LA CHIESA DI SAN MICHELE IN BOSCO

Iniziamo ad ammirare l'elegante facciata rinascimentale, con un portale in pietra d'Istria disegnato da Baldassarre Peruzzi.

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L'entrata, sotto il porticato laterale, è attraverso un portone dal notevole ornato di Andrea Formigine (1525).

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Ornato di Andrea da Formigine.

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INTERNO

L'interno è a una navata.
 L'area è suddivisa con una parte inferiore per i fedeli e il presbiterio un tempo riservato ai monaci, nettamente sopraelevato.
Preziosa la decorazione ad affresco del 1600 che riveste completamente le pareti, di vari autori.

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I quattro medaglioni ad affresco, come "Putti ai fianchi di un medaglione con un papa che implora l'immagine del bambino contro la peste", sono di Carlo Cignani, considerato il più grande pittore bolognese.

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Nel presbiterio rialzato la cupola emisferica e l'abside semicircolare, dove spicca

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"La glorificazione della vergine", di Domenico Maria Canuti (1681).

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Nella navata quattro Cappelle laterali.
La Cappella di San Carlo Borromeo, dipinta nel 1615 da Alessandro Tiarini, con episodi della vita del santo.
Qui è sepolto Vittorio Putti (1880-1940) che, insieme a Codivilla e Rizzoli, fu artefice dello sviluppo dell'ospedale ortopedico.

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Assai più grande delle altre, la Cappella di Santa Francesca Romana, eretta nel 1532 a spese della famiglia Cospi.

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Sull'altare della Cappella, il bel dipinto di Alessandro Tiarini "Santa Francesca Romana che tiene il libro fra le mani", 1614.
Accanto ad essa l'angelo custode e alla sua destra  un cesto di pane che fa riferimento alla carestia del 1402, quando la santa riuscì a moltiplicare il grano.

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Qui sono sepolti Francesco Rizzoli e Alessandro Codivilla.

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Le finestre sono ornate da spettacolari vetri colorati con il motto dei monaci benedettini olivetani "Ora et Labora", che sintetizza lo spirito del lavoro e della preghiera.

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SAGRESTIA

Vi si accede dalla sinistra del presbiterio ed è di per sè una chiesa autonoma, disposta parallelamente alla navata della chiesa.
E' formata da un'ampia aula rettangolare con un'impianto decorativo dove prevale il lavoro di Girolamo da Carpi.

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Suo è l'affresco che rappresenta la "Trasfigurazione di Cristo", 1526, di ispirazione raffaellesca (copia in parte della famosissima di Raffaello).

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"Trasfigurazione di Cristo", 1513, Raffaello.
La Pala d'Altare è conservata alla → Pinacoteca dei Musei Vaticani.

Musei-Vaticani-Pinacoteca




"Trasfigurazione di Cristo", Girolamo da Carpi, particolare.

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Di Girolamo da Carpi anche le figure dei santi alle pareti.

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La chiesa è aperta al pubblico tutti i giorni, dalle 9 alle 12 e dalla 16 alle 19.



                                               → La visita continua all'ex convento