giovedì 26 settembre 2019

CATINACCIO - seconda parte

Dolomiti

(torna a Catinaccio prima parte)

DAL RIFUGIO CIAMPEDIE AL RIFUGIO VAJOLET


Dolomiti-Catinaccio





Difficoltà*:
-Dal rifugio Ciampedie al rifugio Gardeccia: T
-Dal rifugio Gardeccia al rifugio Vajolet: E

Dislivello: 300m.
Tempo di percorrenza :ore 1,30.

Dolomiti-Catinaccio
©google earth - ©tracciato Monica Galeotti





E' possibile arrivare al Ciampedie dal Rifugio Paolina, proseguendo per il Vajolet nella stessa giornata.
 (vedi Catinaccio prima parte).

Se invece la si vuole prendere con più tranquillità,
dal centro del paese di Vigo di Fassa si accede alla funivia che porta al Rifugio Ciampedie.
Al Ciampedie si arriva anche con la seggiovia Vajolet da Pera di Fassa, in tre tratte ma più economica.
La spianata nella quale si trova il rifugio è una grande area verde dalla quale, nei mesi invernali, partono numerose piste da sci.

Catinaccio-Dolomiti





Il Ciampedie è un rifugio storico e bellissimo, ragion per cui distende la sosta caffè sul panorama del comprensorio di Fassa.

Catinaccio-Dolomiti





Alle spalle, il Gruppo del Sella, che nel Triassico era un’unica e grande barriera corallina.

Catinaccio-Dolomiti




A fronte, la Cima del Catinaccio (2981 m) e i Dirupi di Larsec che si affacciano sulla valle del Vajolet, lungo la quale mi dirigerò.

Catinaccio-Dolomiti





Lasciato alle spalle il Ciampedie lungo una breve discesa, mi inoltro nel bosco.

Catinaccio-Dolomiti




Nel bosco c'è il Sentiero delle Leggende, un sentiero quasi pianeggiante, dove vari cartelli raccontano la leggenda del Re Laurino.

Catinaccio-Dolomiti




In breve tempo raggiungo affacci sempre più ravvicinati con la roccia dolomitica del Catinaccio e le Torri del Vajolet.

Catinaccio-Dolomiti




Osservo attentamente e, dopo 10 minuti di passeggiata nel bosco, posso scorgere la meta dei Rifugi Preuss e Vajolet.
Il teleobiettivo me li regala, distano da qui all'incirca 1 ora e 20 min.

Catinaccio-Dolomiti





Dal Ciampedie in circa 35 minuti raggiungo il Rifugio Gardeccia.


Catinaccio-Dolomiti





Proseguo, la salita è un largo sentiero.

Catinaccio-Dolomiti





Dal Gardeccia al Vajolet/Preuss vi sono 45/50 minuti.

Catinaccio-Dolomiti






L’ultimo tratto è più ripido, ma sempre largo e sicuro.

Catinaccio-Dolomiti





I due rifugi storici Vajolet e Preuss si trovano nella località detta "Porte Neigre", sotto le torri del Vajolet.
Il Vajolet è stato costruito nel 1897. E' aperto da maggio a settembre con 130 posti letto.

Catinaccio-Dolomiti



A poca distanza, sopra uno sperone roccioso sul vallone del Vajolet, si trova il piccolo Rifugio Preuss, 8 posti letto.

Catinaccio-Dolomiti




Il rifugio fu costruito negli anni 20 del Novecento per iniziativa della guida e alpinista Tita Piaz, ed è intitolato all'alpinista austriaco Paul Preuss, precursore dell'arrampicata libera e grande amico di Tita.

Catinaccio-Dolomiti




Tita Piaz era soprannominato "Il diavolo delle Dolomiti", per l'arditezza di molte sue imprese.
Piaz salì al Vajolet e alla torre Winkler per l'ultima volta nel 1947, cinquant'anni dopo da quel lontano 1897 quando, non ancora ventenne, aveva raggiunto in solitaria la vetta per la prima volta, impresa che gli diede la fama.

Dolomiti-Tita-Piaz

 Morì nel 1948 in seguito ad una grave caduta a Pozza di Fassa, dovuta alla rottura dei freni della sua bicicletta.

Quassù si rende omaggio con una targa, un pò segnata dal tempo, all'inizio della salita verso le torri.

Catinaccio-Dolomiti



Dietro di me la salita al Rifugio Re Alberto, situato a quota 2621 m, alla base delle Torri del Vajolet (ore 1,15).
Fu sempre Piaz a promuovere la costruzione del rifugio nel 1933, ristrutturando un vecchio riparo in legno già presente sul luogo, anche se dovette condurre una lunga battaglia legale per l'accusa (falsa) di abuso edilizio.

Catinaccio-Dolomiti



Dietro ai rifugi Vajolet e Preuss vi è il sentiero che porta al Rifugio Passo Principe (ore 0,45).

Catinaccio-Dolomiti

Non è un caso che queste montagne siano iscritte nella lista del patrimonio mondiale: il Gruppo del Catinaccio è straordinario dal punto di vista paesaggistico e geologico.
Come scriveva John Murray nel famoso "Red Book" del 1837 (la prima guida di viaggio nelle Dolomiti in lingua inglese): “Un paesaggio di sublime grandiosità che può essere compiutamente apprezzata solo da chi le ha viste”.



                        → gli altri Itinerari Dolomitici




Note:
-l'itinerario qui descritto è stato percorso personalmente consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.

-carta topografica Tabacco - Sciliar Catinaccio Latemar 029 - 1:25.000

-*per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi  Dolomiti presentazione



Bibliografia:
-Arturo Tanesini, "Il diavolo delle Dolomiti Tita Piaz", ed. L'Eroica Milano, 1941. Dallo stesso libro sono tratte le foto qui pubblicate di Tita Piaz.

Sitografia:



sabato 21 settembre 2019

CATINACCIO - prima parte

Dolomiti

(torna a Dolomiti presentazione)



Catinaccio-Dolomiti




Il gruppo del Catinaccio (Rosengarten in tedesco) fa parte del SISTEMA DOLOMITICO NUMERO 7 UNESCO, insieme al gruppo dello Sciliar e del Latemar.

 Il Sistema numero 7 si inserisce fra la Val d'Ega, la Val di Fassa e la Val Gardena.


Catinaccio-Dolomiti
©dolomitiunesco


Il nome Rosengarten non è la traduzione di Catinaccio: i due nomi sono entrambi originari, in quanto la catena funge da confine linguistico fra il mondo ladino e quello germanofono.

"Ciadenac", in ladino, costituisce anche la base della forma italiana e si riferisce alla ghiaia dolomitica tipica di questa catena, mentre il nome tedesco Rosengarten, giardino di rose, usato dal versante della val d’Ega, è riferito alla leggenda di re Laurino, che racconta in chiave leggendaria il fenomeno dell’enrosadira (che letteralmente significa diventare di colore rosa), effetto particolarmente spettacolare in questa catena montuosa.

Catinaccio-Dolomiti
©wikipedia, il Catinaccio dalla Val d'Ega


 Conoscere il Catinaccio:

DAL RIFUGIO PAOLINA AL RIFUGIO VAJOLET.

Può essere effettuato in una sola giornata con una buona andatura.

catinaccio_tracciato_monica_galeotti
©google earth -©tracciato Monica Galeotti




Lunghezza: Km 7 circa.
Tempo di percorrenza (solo andata):
 -ore 3,15 attraverso Passo delle Cigolade (diff. EE)*
-ore 3,30 attraverso Rifugio Ciampedie (diff. T)*

Oppure (solo andata):
-prima giornata, ore 0,45 rif. Paolina → rif. Roda di Vael
-seconda giornata, ore 1,45 rif. Ciampedie → rif. Vajolet

In primo luogo dirò che per arrivare alla seggiovia Paolina non ho viaggiato su una strada qualunque perchè ho percorso la prima parte della Grande Strada delle Dolomiti, realizzata fra immense fatiche nei primi anni del secolo del 1900.
Una strada che parte da Bolzano e la Val d'Ega e arriva a Cortina d'Ampezzo, attraverso Vigo di Fassa, Canazei, il Passo Pordoi e il Passo Falzarego.


Il Passo di Costalunga segna la demarcazione fra i due grandi massicci dolomitici, Latemar e Catinaccio, ed è anche il confine fra Alto Adige e Trentino.

Catinaccio-Dolomiti




La Grande Strada fu promossa da Theodor Christomannos, un viennese di origine greca che si era stabilito a Merano, sua patria d’adozione.
Fu tra i grandi promotori del primo turismo dolomitico. Comprese l'importanza di una strada che non servisse solo da accesso alle singole valli, ma che fosse in grado di collegare tutta l'area dolomitica.
Christomannos è ricordato con un monumento, che si vedrà più avanti lungo il sentiero sul Catinaccio.

Dolomiti-Christomannos
©turiseum.it


Percorro quindi la Val d'Ega verso il Passo e incontro il

 LAGO DI CAREZZA.

Le sue acque sono blu o verde scuro a seconda della stagione e della giornata.
Lo scenario è quello della Catena del Latemar, che si specchia nelle acque del lago insieme agli abeti secolari della foresta Latemar, oggi in parte distrutta dalla tempesta Vaia dell'ottobre 2018.

Catinaccio-Dolomiti




 Ma non è così facile osservare questo spettacolo della natura.
D'inverno il lago è ghiacciato coperto di neve, nelle estati secche può ridursi a una pozza.
La sua massima bellezza viene raggiunta nelle stagioni di mezzo, in primavera durante il disgelo o durante l’autunno, che spesso è la stagione più bella dell’anno.
Il Lago di Carezza deve la sua fama alla strada che lo sfiora, che però gli provoca un continuo rischio ecologico, per l’elevato numero dei turisti.
Per questo nella sua area è proibito tutto, tranne guardare e fotografare.

Catinaccio-Dolomiti




Oltre all’idea della grande strada, Christomannos ideò l’Hotel Carezza, che si trova 1 km dopo il lago, uno dei primi grandi alberghi di montagna.
Quello di oggi è una ricostruzione, perché l’albergo fu devastato da un incendio nel 1929. Inoltre oggi solo una piccola parte è adibita ad albergo, quasi tutto è stato trasformato in residence: un destino comune a molti alberghi 
della belle époque, pressoché ingestibili con i costi attuali.


©residencegrandhotelcarezza
Catinaccio-dolomiti





Ancora 700 metri dall'hotel ed ecco il parcheggio della seggiovia Paolina-Catinaccio.
 Salgo al rifugio.

Catinaccio-Dolomiti-




Il rifugio possiede una terrazza che regala, nelle giornate limpide, una grande vista sulla catena del Latemar, le cui torri si specchiano nelle acque del Lago di Carezza.

latemar





Dietro il rifugio parte il sentiero Masarè sul Catinaccio.
Una breve salita e poi un percorso quasi pianeggiante intorno alla cresta del Masarè, una grande balconata naturale che offre panorami fantastici.

Catinaccio-







Catinaccio-Dolomiti








Catinaccio-Dolomiti






Ed è lungo questo balcone che sorge il monumento a Christomannos.

Catinaccio-Dolomiti








Catinaccio-Dolomiti





Una grande aquila, fusa nel 1959 su modello di Maria Delago.

Catinaccio-Dolomiti








Catinaccio-Dolomiti








Catinaccio-Dolomiti





Proseguo a mezzaluna intorno alla cresta del Masarè: la Val d'Ega lascia il posto alla Val di Fassa e inizia a stagliarsi in lontananza il massiccio del Sella.

Catinaccio-Dolomiti




In breve arrivo ai due rifugi che sorgono uno di fronte all’altro: il Rifugio Roda di Vael e la Baita Pederiva.

 Catinaccio-Dolomiti






Catinaccio-






Il Rifugio Roda di Vael prende il nome dalla cima che lo sovrasta; sullo sfondo la Cima Sforcella.

Catinaccio-Dolomiti





La Cima Sforcella sembra una grossa mano che ti saluta.

Catinaccio-Dolomiti






Decido di fare una piccola deviazione panoramica (10 minuti) lungo il sentiero che dalla Baita Pederiva costeggia il crinale del cocuzzolo roccioso del Ciampaz.

Catinaccio







Lungo il sentiero mi volto indietro e si delinea al completo la Cresta Masarè e il Roda di Vael.

Catinaccio-Dolomiti






 Al termine del crinale prati verdi in discesa verso la Val di Fassa e panorami superbi su fiori e luoghi.

Catinaccio-Dolomiti





Come ad esempio il Fiordaliso Vedovino (Centaurea Scabiosa).

Catinaccio-Dolomiti





La Campanula Alpina.

campanula




Il Rododendro.

rododendro





La Genzianella Campestre minore (Gentianella Campestris). Vive dai 1000 fino ai 2700 m di quota e in alcune zone delle Alpi è specie protetta.

Catinaccio-Dolomiti




La Stella Alpina (Leontopodium, Edelweiss in tedesco).

Catinaccio-Dolomiti







A destra Soraga e Moena.

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A sinistra Pozza di Fassa.

Catinaccio-Dolomiti





Infine la mole del Sella e la spianata del rifugio Ciampedie.

Catinaccio-Dolomiti



Di ritorno al Roda di Vael si può proseguire verso il Vajolet attraverso due sentieri:
-il n. 541 attraverso Passo delle Cigolade (più breve, 5 km, ore 2,30, difficoltà EE)
-il n. 545 attraverso Rifugio Ciampedie (più rilassante, ore 2,45, difficoltà T)

Catinaccio-Dolomiti



Oppure, in una seconda giornata, partire dal Rifugio Ciampedie con la funivia di Vigo di Fassa.



         → dal Rifugio Ciampedie al Rifugio Vajolet 



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Note:
-l'itinerario qui descritto è stato percorso personalmente consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.

-carta topografica Tabacco - Sciliar Catinaccio Latemar - 029 - 1:25.000

-*per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi  Dolomiti presentazione


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Bibliografia:
-"Per un pugno di Myosotis", Bell'Italia n. 12, ed. Mondadori 1987.
-"Speciale Dolomiti", Bell'Italia speciale numero due, ed. Mondadori 1988.
-"Lo specchio del cielo", Bell'Italia n. 27, ed. Mondadori 1988.


Sitografia: