giovedì 25 gennaio 2018

IL DITTAMO



aggiornato 2022

Attraverso l'illustrazione di un progetto possiamo comprendere quale sia il lavoro svolto dall'Orto Botanico Universitario di Bologna, veicolo di studio e di operosità.


Fra il 2011 e il 2015 è stato portato a termine il progetto DITTAMO fra: l'Orto Botanico,
e il Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa al Farneto.
E' stato finanziato dalla Comunità Europea per la biodiversità e la salvaguardia.



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Il Dittamo a Villa Ghigi.






IL DITTAMO

 È una specie erbacea perenne che cresce in Europa e in Asia e può vivere anche una trentina d'anni, ha fusti alti fino a 1 metro, con bellissime infiorescenze che compaiono nelle colline bolognesi tra aprile e maggio.
In regione è localizzato nella fascia collinare emiliana, mentre è rarissimo in Romagna.

Le sue spettacolari infiorescenze sono composte da fiori a cinque petali, bianchi venati di porpora o più raramente completamente bianchi, dai quali sporgono i lunghi stami.

© www.terredelcarso




I FRUTTI

 Sono capsule stellate contenenti piccoli semi neri e lucidi che a maturità vengono dispersi dalla pianta sino a quattro metri di distanza (singolare meccanismo operato dalla pianta senza l'ausilio di agenti esterni come il vento e gli animali).

©Chiara Lelli


Viene anche chiamato Frassinella, perchè la forma delle sue foglie ricorda quella del frassino; e anche Limonella, perchè le sue foglie sfregate hanno un intenso profumo simile a quello del limone. Essendo così profumato è utilizzato come erba officinale e medicinale e produce oli essenziali.

LA SUA SCOMPARSA

Si tratta di una specie rara e protetta e sono diversi i fattori che hanno determinato la quasi scomparsa del dittamo:
-la progressiva espansione dei boschi a scapito di prati e pascoli.
-la diminuzione delle visite degli impollinatori, bombi e api solitarie, con i quali si è instaurato un rapporto preferenziale.

©www.tuttotisane.it


Una relazione tanto stretta fra pianta e insetto può rivelarsi un serio problema:
a loro volta infatti gli impollinatori selvatici sono diminuiti a seguito del cambiamento del clima, della distruzione dell'habitat, dall'uso di pesticidi, dall'inquinamento.
Questo succede in varie zone del pianeta e la sopravvivenza di api e bombi è minacciata.

© www.transportmuseumassociation.org


Contrariamente alle api, i bombi sono capaci di termoregolazione e si adattano anche a climi freddi e instabili.

©www.verdepieno.com



IL PROGETTO COMUNE PER LA REINTRODUZIONE DEL DITTAMO


Nel Parco Regionale Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa si sono incrementati i suoi impollinatori, ricostituendo così un equilibrio fra piante e insetti. 
Gli insetti impollinatori, i bombi, vengono prelevati in natura, allevati nella sede del CRA-API, e reintrodotti in quantità più significative.
Per le api solitarie invece sono stati collocati diversi tipi di nidi, come strutture in legno con ripiani e fasci di canne e legni forati, terra e sabbia, gusci vuoti di chiocciole.
Inoltre sono stati eseguiti tagli selettivi di alberi e arbusti per mantenere le radure prative dove cresce il dittamo. A distanza di qualche anno l'aumento della luminosità nel sottobosco ha favorito la ripresa vegetativa delle piante e la loro fioritura.

©www.sotospeakabout





Una piccola popolazione di dittamo è stata ricreata al Parco Villa Ghigi, all'interno di una piccola area recintata, utilizzata per informare sulla salvaguardia della biodiversità a livello locale.

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Il Dittamo a Villa Ghigi.






Nel 2011 sono state prelevate alcune zolle dall'area del Farneto e nel Parco dei Gessi e Calanchi dell'Abbadessa, dove il dittamo cresce spontaneo.
In questo angolo del parco si può così ammirarne la fioritura ogni anno.

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Il Dittamo a Villa Ghigi.





PIANTA LETTERARIA

Il dittamo viene citato in letteratura innumerevoli volte.
Trovo sia curioso ed emozionante esplorare fra le opere degli autori, letterati e poeti, che ne hanno scritto.

LUDOVICO ARIOSTO fa curare la ferita nel petto di Medoro ad Angelica con il dittamo, nell'Orlando Furioso canto XIX.

TORQUATO TASSO nella Gerusalemme Liberata canto XI, invia un angelo a cogliere il dittamo sul Monte Ida per curare la gamba di Goffredo, colpito da una freccia di Clorinda.

VIRGILIO ne parla nel 12° e ultimo libro dell'Eneide. Enea viene colpito al ginocchio da una freccia e "...qui la madre Venere, turbata dall'immeritato dolore del figlio, colse sull'Ida cretese il dittamo, stelo dalle rigogliose foglie e chiamato da fiori purpurei;(...) E tutto il sangue stagnò nella profonda ferita.

PIETRO METASTASIO ne scrive per il teatro in Opere Scelte volume quarto, nel brano intitolato Le Grazie.

VITTORIO ALFIERI nella favoletta in rima Le Mosche e l'Api, 1789.

ALESSANDRO MANZONI in Carme in morte di Carlo Imbonati.

GABRIELE D'ANNUNZIO nelle Laudi, libro terzo di Alcyone, 54 Ditirambo IV ("... i monti e tutta quanta l'isola selvosa con le vigne col dittamo e col miele ardere i quel sorriso vidi per mezzo ai cigli miei morenti").

VAMBA (LUIGI BERTELLI), l'autore del famoso Giornalino di Gianburrasca, fa uno scherzo a zia Bettina facendole credere che il dittamo cresce a dismisura dal piccolo vaso, mentre è lui che falsamente con un bastoncino lo fa "crescere".

 




UMBERTO ECO ne Il Nome della Rosa: frate Severino definisce il dittamo in fiore come una pianta che provoca ebrezza nel giardiniere che la tocca, come se avesse bevuto del vino.  

J.K.ROWLING in Harry Potter.
L'essenza di dittamo guarisce e cicatrizza: tre gocce su una ferita aperta sono in grado di fermare l'emorragia.

Infine GIOVANNI PASCOLI gli dedica una poesia:
IL DITTAMO
"Dittamo nato all'umile finestra, 
donde pel Corpusdomini sorrisi
alla soave tra fior di ginestra
e fiordalisi

processione; io so di te, che immensa
virtù possiedi ne' chiomanti capi,
cespo lanoso ed olezzante, mensa
ricca dell'api.

Te, con la freccia tremolante al dosso
cerca nei monti il daino selvaggio,
farmaco certo - di lui segue un rosso
rigo il viaggio -

Dittamo blando per la mia ferita
l'avete, o balze degli aerei monti
dove nell'alto piange la romita
culla dei fonti?

Bianche ai dirupi pendono le capre;
l'aquila passa nera e solitaria;
sibila l'erba inaridita; s'apre,
sotto il piè, l'aria."


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Elenco delle fonti consultate/utilizzate per la ricerca.

Bibliografia:
plico informativo PP-ICON progetto dittamo

Sitografia:








lunedì 22 gennaio 2018

ORTO BOTANICO

via Irnerio, 42, Bologna


Bologna-Orto-botanico




L'Orto Botanico si trova in via Irnerio nel cuore della zona universitaria. L'entrata è gratuita ed è aperto tutti i giorni.


Orto-Botanico-bologna





E' gestito, insieme all'erbario, dall'Università di Bologna, e occupa una superficie di circa 2 ettari.

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LA STORIA

Fondato nel 1568 da Ulisse Aldrovandi, è uno dei più antichi d'Europa, anche se la sede attuale è dei primi anni del secolo scorso.
Inizialmente infatti l'orto si trovava a Palazzo d'Accursio, in un cortile che corrisponde approssimativamente alla Sala Borsa, ed era costituito da una serie di aiuole per mostrare agli studenti di medicina "i semplici", cioè le piante da cui si preparavano i medicamenti dell'epoca.

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In seguito, nel 1587, fu ingrandito e ospitato anche in un edificio a Porta Santo Stefano, nell'attuale via San Giuliano (che diventerà abitazione invernale del prefetto della Gabella, l'antica dogana di Bologna, e oggi rimane casa privata).

Bologna-Orto-botanico





Solo nel 1803 il giardino viene spostato definitivamente dove si trova oggi quando, a seguito delle riforme napoleoniche, l'Università acquistò un'ampia area agricola fra Porta Mascarella e San Donato, comprendente anche la Palazzina della Viola.
Vengono quindi riunite le collezioni di Palazzo d'Accursio e di Porta Santo Stefano.

Nei primi anni del 900 subisce un periodo di trascuratezza e viene coperto da un fitto bosco naturale.
Verrà gradualmente ristrutturato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

Il giardino si divide in due zone all'aperto, divise dalla palazzina del Museo Botanico che accoglie
l'ERBARIO.
L'erbario conserva una ricca collezione di piante pressate, essiccate e successivamente montate su fogli di carta, raccolte a partire dal XVI secolo con un patrimonio stimato in circa 110.000 esemplari.

L'entrata è riservata ai visitatori per motivi di studio scientifico previo appuntamento.

La Palazzina dell'Erbario, di E. Collamarini, 1916.

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Davanti alla Palazzina dell'Erbario incontriamo:
- un giardino ornamentale, prospicente via Irnerio, con alberi imponenti come il ginko biloba, la sequoia e la magnolia grandiflora, e una fontana.

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Dietro la Palazzina:
- un giardino con la ricostruzione di una foresta di latifoglie, un giardino roccioso e uno stagno.
Qui sono collocate le Serre e l'Orto dei Semplici.

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Le serre, contengono piante grasse, piante carnivore e tropicali, fra le quali molte specie rare e minacciate di estinzione.

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La pianta carnivora Sarracenia possiede un imbuto in grado di intrappolare insetti, ed enzimi per digerire le prede. Gli insetti sono attratti sia da una secrezione nettarina sia da una combinazione di colori e profumi.

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LA COLLEZIONE DELLE SUCCULENTE

E' la più importante dell'Orto Botanico e una delle più complete d'Italia.

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La serra è intitolata al Prof. Giuseppe Lodi, che iniziò la collezione nel 1922 e per decenni contribuì ad ampliarla.
Il primo esemplare è stato un Echinocactus grusonii: quando Lodi lo acquistò in Liguria era minuscolo, un centimetro e mezzo, oggi il suo globo spinoso ha un diametro di oltre mezzo metro.


La pianta è nota come cuscino della suocera, appartiene alla famiglia dei cactus e deriva dal greco echinos, porcospino, per via delle numerosissime spine che ricoprono il fusto.
Proviene dal Messico.

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L'esposizione della serra comprende due grandi aiuole, suddivise secondo un criterio geografico:
in quella quadrata le specie di origine americana, in quella rettangolare le provenienti dal continente africano, dal Madagascar e dalle Canarie.
Le Cactacee globose o allungate (i celebri cactus), ad esempio, costituiscono una famiglia originaria delle Americhe.

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Le succulente, note a tutti come "piante grasse", hanno la capacità di immagazzinare acqua per sopravvivere a lunghi periodi di siccità.
Ma per rispondere al medesimo problema hanno evoluto caratteristiche anatomiche molto diverse fra loro: fusti carnosi, foglie carnose o spine, superfici pelose o radici molto sviluppate.
E' proprio questa varietà che colpisce estimatori e appassionati e questa serra è stata inaugurata nel 1988 in occasione del IX Centenario della fondazione dell'Università di Bologna, pensata per l'esposizione al pubblico.

Fra le tante, la pianta grassa Gymnocalycium, della famiglia dei Cactus, originaria del Sudamerica.

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L'ORTO DEI SEMPLICI

 È il giardino con le erbe medicinali, da cui tutto partì a Palazzo d'Accursio.

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IL PICCOLO STAGNO

 Circondato da piante che amano l'acqua, alcune hanno radici e fusti sommersi.
Gli ambienti palustri, un tempo diffusi nella Pianura Padana, ora sono ridotti in numero e dimensioni.
Ciò ha determinato la totale scomparsa o la rarità di molte specie un tempo comuni. Così alcune di esse sono diventate specie protette per legge.

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 IL GIARDINO ROCCIOSO

 Le piante del giardino roccioso sono a crescita lenta, perenni, non necessariamente di origine alpina o montana, accumunate selettivamente da un ambiente scarso di acqua.

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Il lavoro dell'orto botanico è rivolto principalmente all'attività didattica dell'Università, con funzione di aula all'aperto, ma anche alle scuole di ogni ordine e grado.

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L'Orto svolge attività di ricerca in campo botanico e di tutela e propagazione di specie rare.
Un esempio recente di progetto universitario è stato quello per la conservazione del Dittamo e dei suoi impollinatori.

La sua storia è bellissima ed è la protagonista della prossima pubblicazione ↝ Il Dittamo




Elenco delle fonti consultate/utilizzate per la ricerca.

Bibliografia:
-C. Ricci e G. Zucchini, Guida di Bologna, edizioni Alfa Bologna, 1976.
-Emilia Romagna, Touring editore, 2010.
-Informazioni situate all'interno del parco.
-pieghevole "Orto Botanico", a cura del Centro Villa Ghigi, serie Parchi e giardini bolognesi n. 13, allegato a "La Repubblica", maggio 1992.
-"I luoghi del conoscere - i laboratori storici e i musei dell'università di Bologna", a cura della Banca del Monte di Bologna e Ravenna in occasione del IX Centenario, 1988.

Sitografia:



mercoledì 17 gennaio 2018

MAST

via Speranza, 42, Bologna


MAST significa Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia. E' un centro espositivo realizzato dall'imprenditrice e filantropa Isabella Seragnoli.


Bologna-MAST




Si trova nella prima periferia di Bologna, adiacente la sede della storica G.D., oggi Coesia.
La G.D. fu fondata come fabbrica di motociclette nel 1923 in viale Aldini e, dopo la guerra, venne riconvertita in azienda di packaging ed ha sede in via Battindarno.

Si è poi evoluta nel tempo con nuovi business acquisiti dal 1980 al 2013:
18 aziende entrate a far parte della holding di famiglia, con 98 unità operative in 32 paesi.
Dal 2002 Isabella Seragnoli detiene il 100% della proprietà del gruppo che dal 2005 ha assunto la denominazione Coesia S.P.A. e controlla tutte le attività operative.

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Consapevole del ruolo etico e sociale dell'imprenditore, Isabella Seragnoli è da sempre impegnata non solo nella crescita del gruppo ma anche nella "Corporate Philanthropy", donazioni benefiche e risorse a organizzazioni senza scopo di lucro.
Delle numerosissime iniziative realizzate sono da menzionare in campo sociosanitario:
l'hospice a Bentivoglio, l'hospice Bellaria e l'hospice Casalecchio, centri di assistenza gratuita per pazienti oncologici non guaribili. Il reparto di oncologia pediatrica e l'istituto di ematologia e oncologia medica del policlinico Sant'Orsola, a Bologna.

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In campo artistico Isabella crea il MAST, che si occupa di diverse attività, in primo luogo per offrire servizi ai lavoratori del gruppo industriale e allo stesso tempo servizi a disposizione del territorio e del cittadino.
Aperto nel 2013, promuove un processo culturale atto a stimolare nelle nuove generazioni l'interesse verso la meccanica, la tecnologia, l'imprenditorialità e il senso di appartenenza a un territorio fra i più virtuosi in Italia.
In concomitanza con l'apertura del MAST si è dato il via alla prima edizione di Foto/Industria, biennale di fotografia industriale.

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All'esterno sculture monumentali:
la rossa "Old Grey Beam" di Mark di Suvero (similare a "K-piece" all'ingresso del bellissimo museo Kröller-Müller a Otterlo in Olanda).

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"Reach" di Anish Kapoor, istallata permanentemente nella salita di entrata nell'ottobre 2017.
Una grande superficie a specchio dove si riflettono il cielo e la città.

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"Amor" di Robert Indiana, famoso in tutto il mondo per la medesima scultura "Love", sempre con la o rovesciata (ricordo l'immagine di copertina del romanzo Love Story di Erich Segal, ispirata all'opera di Indiana).

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All'interno dell'edificio diverse attività.

PIANO TERRA

-un ristorante aziendale.
-un centro wellness.
-un asilo nido e una materna,
 cui ha collaborato Reggio Children, la fondazione di Reggio Emilia che ha ricevuto riconoscimenti da tutto il mondo per la pedagogia più avanzata.
L'asilo ospita prevalentemente figli di lavoratori del gruppo Coesia.


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PRIMO PIANO



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1- Gallery tecnologica.


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Si apre in un'area didattica, di gioco, che descrive la tecnologia meccanica e il mondo del lavoro. Le immagini cambiano trimestralmente.

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Si può giocare a incartare una caramella con il famoso procedimento meccanico della G.D.

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2- Gallery fotografica (spazi espositivi a ingresso gratuito) 
L'area espositiva della Gallery è anche la sede principale della Biennale di Foto Industria.

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3- Caffetteria

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4- Auditorium
Realizzato con tecniche d'avanguardia in grado di modulare l'acustica, in base all'evento proposto (cinema, teatro o danza). 400 posti.

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SECONDO PIANO

5- Academy
Dedicata all'innovazione tecnologica, per la formazione tecnica e manageriale.

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Naturale concludere con la frase di Ivano Dionigi alla consegna della laurea ad Honorem all'imprenditrice nel 2015: "Isabella Seragnoli è una figura esemplare."

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