giovedì 27 agosto 2020

CORNO BIANCO

Dolomiti


(torna a Dolomiti presentazione)




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Il Corno Bianco è una delle due cime che abbracciano Passo Oclini; fa parte del SISTEMA DOLOMITICO NUMERO 8 UNESCO.


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©dolomitiunesco




Questa montagna è famosa per essere, nel versante nord-ovest, spaccata in due dal Torrente Bletterbach, il quale ha formato nel tempo una profonda gola a cui ha dato il nome, dalla quale è possibile osservare la stratificazione geologica dolomitica con i diversi livelli rocciosi.
Il percorso della gola è stato ampiamente illustrato nella pubblicazione → Il Bletterbach.


Il Corno Bianco dal Rifugio Torre di Pisa, lato est.

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Il Corno Bianco lato ovest, con la spaccatura causata dal torrente Bletterbach.

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Oggi, partendo sempre dai 1989 m. di Passo Oclini, percorro il Corno Bianco non verso il Bletterbach, cioè verso il basso, ma verso la cima, 2317 m.



IL PERCORSO AD ANELLO SUL CORNO BIANCO


-Dislivello: 328 m.

Tempo di percorrenza: 
-ore 0,50 da Passo Oclini alla cima, sentiero H (diff. E)
-ore 0,20 discesa, dalla cima alla cresta del Bletterbach (diff. EE)
-ore 0,50 discesa, dalla cresta del Bletterbach a Passo Oclini (diff. E)

Tempo totale: ore 2.

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©google earth -©tracciato Monica Galeotti



Il sentiero H (segnavia 5) mi porterà alla cima in circa 50 minuti senza particolari difficoltà.

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Nel primo tratto prativo incontro bellissimi asinelli al pascolo.

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La cima dolomitica è circondata da un bosco di Pino Mugo, il cosiddetto mugheto.

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Raggiungo il mugheto.

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Mi volto e posso ammirare il Corno Nero sull'altro versante, che fa da contraltare, da tempi immemorabili, al Corno Bianco.


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Incontro la bella ma velenosa pianta di Aconito Napello (Aconitum napellus L.).
Le sue foglie sono palmate e ha fiori di colore blu-viola.

 Come il mugheto, vive bene nella boscaglia d'altura, fino e oltre 2000 m.

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La velenosità delle foglie è inferiore a quella dei tubercoli, ma è bene non toccare la pianta a mani nude in quanto è tossica anche per contatto con la pelle.

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L'ultimo tratto è più ripido.

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LA CIMA - 2317 m



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Dalla cima un panorama spettacolare a 360°.

Il lato ovest mi regala la Valle dell'Adige e la Catena del Brenta.

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Il lato est regala tutta la catena del Sistema Numero 7: Sciliar-Catinaccio, Latemar.



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Con il teleobiettivo riesco ad individuare il Rifugio Torre di Pisa sul Latemar.

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Al lato nord-ovest l'orrido del Bletterbach, attraversato dal torrente omonimo.

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Mi allontano dalla cima per affrontare, in discesa, un breve ma più difficoltoso tratto (diff. EE), in parte attrezzato: quello che separa la cima del Corno Bianco dalla cresta del Bletterbach.


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Cresta del Bletterbach.


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Sul finire della cresta riesco ad avere una buona visione d'insieme.

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Il Corno Bianco con le sue bianche rocce, costituite da banchi carbonatici (Formazione di Contrin) e il bacino che si apre sul Bletterbach: misura 600-700 metri.

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Più in basso i depositi di spiaggia, carbonati e ambienti di rampa terrigeni (Formazione di Werfen), sui quali si sono depositati i conglomerati dovuti a una fase erosiva.

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All'altezza dell'indicazione Monumento Naturale Bletterbach, ha inizio il sentiero che introduce nuovamente nella macchia boschiva di mugheto e ritorna in difficoltà E. 

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In 50 minuti sarò a Passo Oclini.

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Il Pino Mugo è stato inserito nell'elenco delle piante officinali spontanee: dai rametti non ancora lignificati viene estratto l'olio essenziale di mugolio.
Cresce sulle montagne fra i 1500 e i 2700 m (ha il suo "optimum" fra i 1600 e i 2300 m, ossia nel piano subalpino).

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È una pianta pioniera e stabilizzatrice di terreni sterili e pietrosi. Frammentando il manto nevoso invernale contribuisce a proteggere i fondovalle dalle slavine.
Offre riparo e rifugio di molte specie animali, come il gallo forcello e il camoscio. Quest'ultimo si nutre dei germogli e degli aghi nelle stagioni più ingrate.

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Il territorio di questo tratto di sentiero è panoramico e rilassante. Incontro qualche fiore di montagna.

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Il Tarassaco (Taraxacum Officinale)
Comunemente conosciuto come Dente di Leone o Cicoria selvatica, possiede un'infiorescenza giallo-dorata fra le più conosciute. Evolve in seguito nel particolare "soffione".

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Il Cardo Dentellato (Carduus Defloratus)
Una bellissima pianta perenne.

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Il sentiero si ricongiunge ad anello al tratto iniziale, alla base del mugheto.

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Note:
-l'itinerario qui descritto è stato percorso personalmente il 5 agosto 2020 consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.

-carta topografica Tabacco - Sciliar Catinaccio Latemar - 029 - 1:25.000


-per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi ↦ Dolomiti presentazione

Sitografia:


giovedì 20 agosto 2020

LATEMAR (Rifugio Torre di Pisa)

Dolomiti

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Rifugio-torre-di-pisa-latemar
Cimon del Latemar 2846 m, la montagna più alta del Gruppo del Latemar.






Il gruppo del Latemar fa parte del SISTEMA DOLOMITICO NUMERO 7 UNESCO, insieme al gruppo del Catinaccio e dello Sciliar. Il Sistema numero 7 si trova fra la Val d'Ega e la Val di Fassa.


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©dolomitiunesco





Il Sistema 7 dal Corno Bianco, Passo Oclini.

Rifugio-torre-di-pisa






Il nome Latemar significa probabilmente "cresta sul Lago di Carezza", dal ladino "Lac-te-mara".
Si è già visto infatti come le torri del Latemar si specchino nel bellissimo lago:
 vedi Catinaccio prima parte.
Altre fonti attestano il toponimo ad un maso omonimo già dal 1100.

©www.dolomitiunesco-©didascalie rosse Latemar Monica Galeotti



Percorso sul Latemar:

il RIFUGIO TORRE DI PISA m 2671 


Rifugio-torre-di-pisa

Dal Passo di Pampeago la Seggiovia Latemar mi porta al Rifugio Zischgalm.

Tempo di percorrenza (solo andata) e difficoltà:
-ore 0,15/20 da Rif. Zischgalm a Passo Feudo (diff. T)
-ore 1,15/30 da Passo Feudo a Rifugio Torre di Pisa (diff. E)

Dislivello: 680 m
Km: 2,2

Rifugio-torre-di-pisa-tracciato-Monica-Galeotti
©google earth-©tracciato Monica Galeotti

A Passo Feudo si può arrivare anche con due impianti di risalita da Predazzo:
-telecabina Predazzo-Gardonè
-seggiovia Gardonè-Passo Feudo



PAMPEAGO

Grandi parcheggi assicurano il posto auto, poi salgo alla Seggiovia Latemar.

Rifugio-torre-di-pisaRifugio-torre-di-pisa





 Dalla seggiovia si delinea la grande montagna del Latemar:
possiede poche aree boschive e le cime della sua cresta sono di colore chiaro, formate da roccia calcarea del Triassico Medio e da dolomia.
È un atollo fossilizzato perfettamente conservato.

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Scesa dalla seggiovia salgo per il primo tratto (tratteggiato in bianco), in prossimità della Zischgalm.

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È un sentiero largo con difficoltà Turistica (T).
In 15 minuti sono a Passo Feudo.

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BAITA PASSO FEUDO

La baita coincide con l'omonimo passo e si trova in un bel punto panoramico, molto frequentata anche per il facile accesso.

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Un prospetto in direzione Valle dell'Adige mostra la catena del Brenta e dell'Adamello in lontananza.

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Passo Feudo coincide anche con l'inizio del sentiero
n. 516 che porta al Rifugio Torre di Pisa.
Il sentiero mi porterà al rifugio in ore 1,15.

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Salgo in mezzo a prati di Arnica.

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Il rifugio si delinea subito, ma ci vuole tempo per arrivare.

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Dall'ultimo tratto prativo osservo in lontananza il Corno Bianco e il Corno Nero che abbracciano → Passo Oclini.

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L'ultimo tratto è sulla roccia dolomitica, abbastanza ripido ma si affronta: il rifugio appare sempre più vicino.

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Si notano in mezzo alle rocce bianche dei filoni scuri di porfido, resti dell'esplosione del vulcano.
Milioni di anni fa la lava ha scavato delle gallerie nella roccia dolomitica per poter uscire.

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Il sentiero a tratti è sassoso e a tratti roccioso.

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Il RIFUGIO TORRE DI PISA è l'unico del gruppo Latemar e si trova sulla Cima Cavignon a 2671 m.

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Un notevole panorama si apre pochi metri dietro il rifugio: le creste sembrano intergalattiche, come se ci si trovasse in un pianeta misterioso, e subito si distingue quella roccia che dà il nome al rifugio, la Torre di Pisa, alta 40 m.

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Altri sentieri spettacolari dipartono da qui, come il 516B che arriva al Bivacco Latemar (ore 1,40)
o il 516-18 che arriva alla Ferrata dei Campanili, Bivacco Mario Rigatti (ore 2,40).
La ferrata viene classificata come moderatamente difficile, quindi per persone esperte ed allenate.

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La Ferrata dei Campanili riguarda quelle famose Torri del Latemar che si specchiano nel Lago di Carezza in Val d'Ega, e che da questa parte impediscono la vista del Catinaccio che si trova appena dietro.

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Spettacolare e logica conseguenza del percorso al Rifugio Torre di Pisa, sarebbe l'itinerario ad anello con ritorno alla Zischtgalm.
Si prosegue per attraversare la Forcella dei Camosci (sentiero n 18 in quota e in discesa) e si continua a scendere con i sentieri 22 e 23.

Purtroppo ho dovuto rinunciare al percorso ad anello causa maltempo e tornare a ritroso in un tempo più breve.
In ogni caso c'è stato il tempo per un meritato e meritevole minestrone di verdura e una zuppa di gulasch.

Rifugio-torre-di-pisaRifugio-torre-di-pisa





L'affascinante panorama interno del Latemar, meraviglia della natura.

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N.B attenzione agli orari di chiusura degli impianti se si usufruisce della seggiovia.








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Note:
-l'itinerario qui descritto è stato percorso personalmente il 2 agosto 2020 consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.

-carta topografica Tabacco - Sciliar Catinaccio Latemar 029 - 1:25.000

-per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi ↦ Dolomiti presentazione


Sitografia: