lunedì 30 maggio 2022

CALANCHI DI SANT'ANDREA

Ozzano dell’Emilia - Bologna



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Anche questo percorso, come tutti i principali e interessanti del parco, è raggiungibile da una strada che si stacca dalla via Emilia verso le colline, in questo caso da Ozzano dell’Emilia, e dista dalle mura di Bologna 30-35 minuti. 


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©google earth - ©mappatura Monica Galeotti





IL PERCORSO DEI CALANCHI DI SANT’ANDREA 
(o dell’ABBADESSA)


Sentieri CAI 801A - 801B
Difficoltà E 
Tempo di percorrenza: 2 ore
Lunghezza: 6,5 km
Dislivello: 222 m

Nota: nelle stagioni umide e piovose, abbondante presenza di fango.

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©escursione GPS Relive 3D - ©mappatura Monica Galeotti



Il percorso è ad anello e interessa un’area calanchiva piuttosto estesa.

I punti di interesse:
1- CHIESA DI SANT’ANDREA
2- VILLA MASSEI
3- PASSO DELLA BADESSA
4- AGRITURISMO DULCAMARA
5- VILLA TORRE
6- PIEVE DI PASTINO


Da Ozzano dell’Emilia, attraverso le indicazioni stradali, raggiungo la Chiesa di Sant’Andrea in circa 8 minuti, dove trovo un comodo parcheggio.

1- CHIESA DI SANT’ANDREA

Questa semplice chiesa, già esistente nel XI secolo, venne profondamente modificata tra la fine del '700 e l'inizio dell'800.

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All’interno sono conservate le reliquie della Beata Lucia di Settefonti, fondatrice del ramo femminile dell’Ordine dei Camaldolesi.

Ecco che compare un’altra donna importante della Bologna del passato, donna che dà il nome ai calanchi di questo percorso, chiamati appunto Calanchi della Abbadessa o di Sant'Andrea.

La sua figura è in bilico fra storia e leggenda.

LA LEGGENDA DELLE SETTEFONTI

Storia d’amore fra la Badessa Lucia e Rolando e le Settefonti zampillanti.


Nella Bologna del 1100 era nota la bellezza di Lucia, Badessa del Monastero Camaldolese di Settefonti.

La più antica raffigurazione
(1370 circa)
©nellevallibolognesi


Il conte bolognese Diatagora Fava, detto Rolando, che aveva avuto modo di vederla, si fece trasferire nella zona di Ozzano e, secondo la leggenda, ogni mattina percorreva a cavallo il sentiero sui calanchi che conduceva al convento dell’amata.


La chiesa sorgeva lungo il crinale non lontano dalla Pieve di Pastino. 

Lucia cercò di combattere il turbamento provocato da quelle visite con preghiere e penitenze.
Quando Lucia accettò di incontrarlo, entrambi confessarono il loro amore, ma lei, votata al sacrificio dei voti, lo pregò di non tornare mai più.

Rolando partì crociato per la Terrasanta mentre Lucia, ormai malata, morì.

In Palestina fu fatto prigioniero e incatenato come schiavo.
 Nella sua cella gli apparve in sogno Lucia ad annunciargli la propria morte.

Al risveglio si trovò libero presso la tomba dell’amata e il suo pianto provocò la ripresa dello zampillare delle Settefonti, che si erano seccate alla morte di Lucia.

Oggi su questo sito, ad indicare dove sorgeva il Monastero di Settefonti, è stato posto un pilastrino (seicentesco).




Delle fonti non rimane traccia, l'ultima è stata interrata in tempi relativamente recenti per evitare la continua processione di gente che andava a bagnarsi gli occhi.
Fin dal '600 infatti le persone con gravi malattie agli occhi andavano a Settefonti nella speranza di una guarigione, per intercessione della beata.
I proprietari terrieri si lamentavano che i loro campi venivano calpestati e dicevano:"Vadano in farmacia a comprarsi il collirio!"; così anche l'ultima fonte è stata chiusa.

Nella Chiesa di Sant’Andrea, dove riposa il corpo di Lucia, sono conservati anche i ceppi della prigionia di Rolando.



2- VILLA MASSEI

Circondata da un romantico parco, la villa fu ristrutturata dai Conti Massei nel primo Ottocento in stile neogotico.
Sembra un castello medievale.
Oggi ospita eventi e cerimonie nuziali.

Percorro l'inizio del sentiero CAI 801A costeggiando lo storico parco della villa.

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Poco dopo il sentiero si inoltra in un fitto arbusteto spontaneo.
Solo qualche decennio fa la zona era coltivata.
Dopo l'abbandono dell'agricoltura la vegetazione prende il sopravvento trasformando l'area in un intrigo di spine, fiori colorati e bacche.

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Incontro il bel fiore della Poligala Comosa.

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3- PASSO DELLA BADESSA

É da quel lontano medioevo che, fra storia e leggenda, lo stretto calanco percorso dal Cavaliere Rolando ogni giorno per vedere la sua amata Lucia prende questo nome.

Dal punto di vista naturalistico invece questo è il cuore dei calanchi.
Mi trovo sul fondovalle del Rio Centonara e l'imponente formazione dei calanchi si mette in mostra.

La roccia è nuda e lascia trasparire il suo passato geologico.
Sono frequenti frane e solchi di erosione.

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Nelle argille si osservano minerali e impronte di cinghiali e caprioli.
Intorno un manto di Sulla (Hedysarum coronarium).

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La Sulla è una pianta erbacea perenne dalla corolla rosso porpora e fiorisce verso la fine della primavera da aprile a giugno.

L’Italia è l’unico paese dell’Unione Europea dove la Sulla viene coltivata negli avvicendamenti colturali, in alternanza ad esempio al grano e all’orzo.

Oltre ad essere pianta foraggera infatti, migliora il terreno e la fertilizzazione dello stesso perché ha la capacità di fissare l’azoto. 

Dal punto di vista botanico è altrettanto importante perché capace di colonizzare terreni argillosi e pesanti.
Meglio di qualsiasi altra leguminosa, resiste alla siccità e si adatta alle argille calcare o sodiche fortemente instabili e, col suo grosso e potente fittone, riesce a stabilizzare e ridurre l’erosione delle argille dei calanchi e delle crete.

È considerata anche ottima mellifera, visitata dalle api per il polline e il nettare, così che il miele di Sulla è fra i più apprezzati.

In cucina vengono usate foglie e fiori per insalate crude miste e per preparare frittate e zuppe.

In erboristeria è nota per le proprietà astringenti, vitaminizzanti e contro il colesterolo.

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Oltrepasso il Rio Centonara e proseguo fino a raggiungere un bivio.

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Il bivio è il punto di congiunzione del percorso ad anello.
Prendo a destra perchè alla mia sinistra il sentiero lo farò di ritorno in discesa.

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Risalgo una ripida dorsale argillosa, pericolosa dopo le piogge.

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In cima posso ammirare, questa volta dall'alto in posizione panoramica, l'ambiente dei calanchi.

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Trovo macchie di arbusti:
anche in mezzo ad un percorso che riguarda il mondo asciutto delle argille posso trovare una zona umida, ed un fungo, che sembrerebbe essere un prataiolo, è qui a testimoniare.

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L’ambiente umido è importantissimo per gli anfibi, gli insetti, i mammiferi e gli uccelli che popolano l’area.

Questo boschetto anticipa l'ingresso nell'agriturismo Dulcamara.

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4- AGRITURISMO DULCAMARA

Da sempre questo bio-agriturismo offre ristorazione, ortaggi, frutta e una fattoria didattica.

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5- VILLA TORRE

Uscita dalla Dulcamara mi allungo a Villa Torre poco più in alto.
La villa è diventata Centro Visita del Parco, per informare ed educare al turismo ambientale dei Parchi del Bolognese.
Vi è inoltre un percorso museale "Da mare a mare", dedicato alla geologia del territorio.
È aperta solo la domenica.

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Dalla villa scendo per la strada asfaltata di via Tolara sino a incontrare, sulla sinistra, i resti dell'antica Pieve di Pastino.

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6- PIEVE DI PASTINO

Dell'antica pieve non restano che rovine, fra le quali si distingue il semplice oratorio.

Il nome, secondo una leggenda, deriva da un precedente tempio pagano dedicato a Pan.

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I muri del vicino edificio rurale cinquecentesco sono stati costruiti utilizzando materiali della vecchia pieve, inserendo anche blocchi di selenite ed elementi decorativi.

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Da qui una sterrata, indicata con segnavia CAI 801B, mi riporta al fondovalle del Rio Centonara, in corrispondenza del bivio incontrato all'andata.

Lungo la discesa incontro due pozze d'acqua che il parco conserva e tutela per la riproduzione di anfibi rari e minacciati.

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Raggiungo infine nuovamente la Chiesetta di Sant'Andrea sul far della sera, mentre il tramonto sui calanchi rende ancor più suggestivo il mio passaggio.

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Il 3-4-5 giugno 2022 ad Ozzano si terrà la Sagra della Badessa, la festa ispirata a Lucia di Settefonti, con rievocazioni medievali e menù a tema.

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Bibliografia:
- Tiziano Costa, "Donne da prima pagina nel passato di Bologna", Costa Editore, 2017, pp. 24-27
- pieghevole "Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa", a cura del Centro Villa Ghigi, 1993 e 2020.


Sitografia:


lunedì 16 maggio 2022

MADONNA DEL CAMPANELLO

Palazzo Strazzaroli o de’ Drappieri,
Piazza di Porta Ravegnana, 1C - BOLOGNA 



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Situato davanti alle torri Asinelli e Garisenda, Palazzo Strazzaroli venne costruito fra il 1486 e il 1496 per la Corporazione dei Drappieri, detti Strazzaroli.


Proprio davanti al palazzo infatti i drappieri, con le loro strutture in legno chiamate trabacchi, vendevano le lane e le stoffe.


Il palazzo è davvero bello e originale, meriterà una pubblicazione dedicata.

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In questa circostanza voglio evidenziare una curiosa tradizione che a Bologna non tutti conoscono:
la Madonna del Campanello.


Nella nicchia che sormonta il balcone centrale in arenaria (aggiunto nel 1620 con il restauro dell'edificio sempre ad opera dei Drappieri) si trova una statua della Vergine con Bambino, di Gabriele Fiorini (autore del "Il Cristo Morto" sopra il portale del Monte di Pietà e di decorazioni a Palazzo Zani, Sala del Consiglio).

Nessuno la nota perché è sempre coperta da una tenda rosso vermiglio.

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La tenda viene sollevata solo quando la Madonna di San Luca entra in città per sostare una settimana nella Cattedrale di San Pietro.

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Insieme alla sollevazione del tentaggio viene suonata la campanella che si trova sulla sinistra, ecco perché la Madonna è detta del campanello.

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Nel mese di maggio quindi non c’è solo la Madonna di San Luca a proteggere la città ma anche la Madonna del Campanello. 


A dir la verità questa non è l'unica occasione:
 la Madonna viene scoperta anche in occasione degli "Addobbi", ma questo avviene ogni 10 anni.

La Festa degli Addobbi è nata a Bologna nel 1566 grazie al cardinale Gabriele Paleotti, il quale riorganizzò la chiesa bolognese per promuovere il culto.

L'addobbo sotto le due torri - Pietro Pietra (1885-1956)
©Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna




Il cardinale Girolamo Boncompagni a metà del '600 diede un assetto definitivo al calendario, interessando cinque parrocchie per cinque diversi giorni della settimana con turno decennale.

 In questa occasione le strade interessate alla processione, cioè tutte quelle del rione coincidente con la parrocchia, venivano "addobbate" mettendo drappi alle finestre, gli zindalèn, ed esponendo lungo il percorso ghirlande di fiori.

La festa arrivò nel '700 ad avere un aspetto sfarzoso, con statue e dipinti che ornavano cortili e portoni.

Diventò anche un pretesto per dare una rinfrescata al quartiere, ridipingendo muri e sistemando strade e marciapiedi.

Inoltre ha sempre avuto, oltre a quello religioso, una connotazione privata, decisamente materiale, con pranzi e cene aperti a parenti e amici.
Fra le tante offerte, d'obbligo era la torta di riso, chiamata torta degli addobbi.

Bologna, via dei Mille angolo via Marconi, giugno 1959, Augusto Govoni Romeo e famiglia, vendita torta per Decennale Addobbi.
©Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna




Dopo una interruzione durante le soppressioni napoleoniche, gli Addobbi furono ripristinati nel 1817 dal cardinale Oppizzoni, ma non ebbe più gli sfarzi del secolo precedente e oggi risulta ormai desueta.

Con il secondo dopoguerra sono sorte molte nuove parrocchie e la Decennale (aggiornamento del 2013) ha ripreso corpo risolvendosi oggi con dieci parrocchie, centrali e periferiche.
La prossima Festa degli Addobbi sarà quindi nel 2023.


La torta di riso invece, con molto più vigore, si è tramandata nel tempo e rimane uno dei dolci più apprezzati della tradizione bolognese.



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Bibliografia:
- Serena Bersani, "Forse non tutti sanno che a Bologna...", Newton Compton Editori, anno 2016, pp. 187-193.
- Corrado Ricci e Guido Zucchini, "Guida di Bologna", ed. Alfa 1968, ristampa 1976, p.82

Sitografia:


lunedì 9 maggio 2022

QUI PASOLINI

PERCORSO URBANO
(aggiornato 2023)

A Bologna viene celebrato a 100 anni dalla nascita (1922 - 2022) uno dei più grandi intellettuali del Novecento: Pier Paolo Pasolini.

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Nell'incipit del poema autobiografico "Poeta delle ceneri" Pasolini scriveva:
"Sono nato nel 1922 in una città piena di portici".
E a Bologna, oltre ad esserci nato, trascorse 7 anni della sua vita, dal Liceo Galvani fino agli anni dell'Università.

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La città gli dedica:
 1 - la mostra "Folgorazioni Figurative"
 (1 marzo - 16 ottobre 2022)
 al Sottopasso di Piazza Re Enzo

2 - la mostra "100 colpi / Pasolini a Villa Aldini"
(12 maggio - 30 settembre 2022)
 pensata e realizzata da Archiviozeta in collaborazione con Cineteca di Bologna e Cinemazero.
Bellissime foto, molte delle quali inedite, di Deborah Imogen Beer, fotografa ufficiale sul set di Salò.
Mostra affiancata da un ricco programma, con letture e proiezioni sempre a cura di Archiviozeta.


 3 - una rassegna cinematografica curata dalla Cineteca

4 - spettacoli teatrali

5 - incontri pubblici

6 - infine un percorso urbano attraverso 10 installazioni in 10 luoghi significativi della sua permanenza a Bologna.
Esiste una cartolina con le tappe sul sito culturabologna.it, senza un ordine organizzato.

Personalmente ho creato un itinerario ideale disegnando su Google Earth i 10 luoghi.


LE TAPPE


1- PALAZZO D'ACCURSIO
2- PORTICO DELLA MORTE
3- LICEO GALVANI
4- CASA NATALE
5- PORTICO DEI SERVI
6- UNIVERSITÀ
7- EX GAM
8- CINETECA
9- STADIO RENATO DALL'ARA
10- VILLA ALDINI


©google earth - ©mappatura Monica Galeotti



1- PALAZZO D'ACCURSIO
Piazza Maggiore, 6

Il palazzo del Comune di Bologna è l’ideale punto di inizio di questa mostra a cielo aperto, perché è affacciato sulla Piazza Maggiore che Pasolini attraversa da bambino, da adolescente e poi da adulto.

Su Piazza Maggiore si affaccia anche la Basilica di San Petronio, sulla cui scalinata Pasolini gira alcune scene finali del film "Edipo re" (1967).

L’ingresso principale di Palazzo d’Accursio vede esposto il bellissimo ritratto in bianco e nero realizzato nel 1975, anno della sua tragica morte, da Dino Pedriali.

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Nel Cortile d’Onore un altro scatto realizzato da Pedriali all’interno della Torre di Chia a Soriano nel Cimino, provincia di Viterbo, che Pasolini aveva acquistato nel 1970.

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In via Rizzoli 4, a pochi passi dal palazzo, vi era la sede della rivista Officina, fondata nel 1955 dallo stesso Pasolini assieme agli amici Roberto Roversi e Francesco Leonetti, un’esperienza durata quattro anni.




2- PORTICO DELLA MORTE
via de' Musei, 5

Durante la sua adolescenza a Bologna Pasolini ricorda i pomeriggi passati sotto il portico dell’ex Ospedale di Santa Maria della Morte, detto comunemente Portico della Morte, adiacente a Piazza Maggiore.

L'Ospedale, che oggi ospita il Museo Civico Archeologico, era un antico centro assistenziale tardo medievale dove venivano portati i moribondi, i condannati a morte e i cadaveri dei giustiziati, che erano pure presi in carico dai medici dello Studio (Archiginnasio), per le loro analisi anatomiche.

Per Pasolini il portico era luogo del cuore perché qui ha sede la storica libreria Nanni, con espositori all’esterno sotto il porticato in cui, racconta il poeta, trascorse tanti pomeriggi sfogliando i libri a poco prezzo e dove maturò la sua passione letteraria.

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In una pagina de "I quaderni" dichiara di avere comprato qui i suoi primi libri "ed è stato bellissimo, perché non si legge mai più, in tutta la vita, con la gioia con cui si leggeva allora."

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La cugina Graziella Chiarcossi racconta che quello di Pasolini con i libri era un rapporto fisico, riguardo le pieghe, gli appunti, le sottolineature sulle pagine, anche con le unghie quando non aveva a portata di mano una penna.

L'immagine sulla vetrina della libreria vede Pasolini a passeggio per via Rizzoli assieme all'amico Luciano Serra, anch'egli poeta, conosciuto sui banchi del Liceo Galvani.

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3- LICEO GALVANI
via Castiglione, 38

Nel 1936 la famiglia di Pasolini si trasferisce nuovamente a Bologna e Pier Paolo si iscrive al Liceo Galvani, nella classe V ginnasiale D, dove conclude nel 1937 il Ginnasio iniziato a Scandiano, vicino a Reggio Emilia.

Il Liceo ha sede nell'antico Collegio Gesuita di Santa Lucia, adiacente all'ex Chiesa di Santa Lucia, sconsacrata, oggi utilizzata come Aula Magna dell'Università di Bologna.

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Nella primavera del 1939 frequenta la II liceale C e ottiene la licenza, sostenendo anticipatamente e in maniera brillante, nella sessione autunnale, l’esame finale.

Al Galvani Pasolini coltiva amicizie fondamentali, come quella con Luciano Serra e Renzo Renzi.
Alcuni suoi insegnanti saranno fondamentali nel suo percorso umano e artistico:
-Alberto Mocchino, professore di italiano, latino e greco ma anche grande appassionato di cinema (sono proprio le novelle proposte a scuola da Mocchino che Pasolini sceglierà poi per il suo Decameron).
-Evangelista Valli, docente di filosofia, noto per le sue posizioni fieramente antifasciste.
-Antonio Rinaldi, giovanissimo supplente di storia dell’arte, che aveva destato nella classe un vivo interesse leggendo agli allievi una poesia di Rimbaud "Il battello ebbro" come lezione civile e voce di libertà.

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Il Liceo Galvani costudisce al suo interno la bellissima Biblioteca Galvani Pasolini, restaurata nel 2019, nell’ex Oratorio dei Gesuiti costruito nel 1707 al primo piano della sagrestia della Chiesa di Santa Lucia.




4- CASA NATALE
via Borgonuovo, 4

Pasolini nasce in questa casa il 5 marzo del 1922, nel quartiere Santo Stefano.
All’epoca era una foresteria militare, suo padre Carlo Alberto infatti era ufficiale di fanteria, mentre la madre Susanna Colussi una maestra. 

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Il padre era nato nel 1892 a Bologna, figlio di Argobasto dei Pasolini dall’Onda, nobile famiglia ravennate, mentre la madre era originaria di Casarsa, in Friuli.

Avendo abbracciato la vita militare il padre già nel 1923 si trasferisce a Parma, poi a Conegliano, Casarsa, Sacile, Cremona, Reggio Emilia, per poi ritornare a Bologna nel 1936 (abiterà in via Nosadella) dove Pierpaolo trascorre gli anni della formazione, forse i più belli della sua vita, come già ricordato.

A conferma di questo l’amico Roberto Roversi scrive che Pierpaolo nei confronti di Bologna conservò intatta "la vicenda di un tempo mai inquinato dal maleficio della non-speranza".

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La casa di via Nosadella 48, Bologna.



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Targa inaugurata il 2 novembre 2022, inserita in occasione dei 100 anni dalla nascita a Bologna.



A Bologna Pasolini non si fermerà più stabilmente ma ritornerà a più riprese. 
In un articolo del 1969 sul settimanale il tempo scrisse: "Cos’ha Bologna, che è così bella? L’inverno col sole e la neve, l’aria barbaricamente azzurra sul cotto.
Dopo Venezia, Bologna è la più bella città d’Italia, questo spero sia noto".

Oggi l'edificio è sede del Comando Regionale Emilia-Romagna della Guardia di Finanza.

Nel 2004 sulla facciata della sua casa natale è stata apposta la targa commemorativa.




5- PORTICO DEI SERVI
Strada Maggiore

Il Portico dei Servi, insieme a Piazza Maggiore, é il luogo in cui sono ambientate le scene finali del film "Edipo re", girato fra aprile e luglio del 1967.

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Il film è autobiografico in chiave mitica:
"Racconto la storia del mio complesso di Edipo. Il bambino del prologo sono io, suo padre è mio padre, ufficiale di fanteria, e la madre, una maestra, è mia madre.
Racconto la mia vita mitizzata, naturalmente, resa epica dalla leggenda di Edipo."
Franco Citti, Edipo, è un giovane suonatore cieco di flauto, accompagnato nella sua peregrinazione dall’amico Anghelos, interpretato da Ninetto Davoli.

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La città di Bologna è significativa per l’ambientazione dell’epilogo della tragedia.
"La vita finisce dove comincia", sono le ultime parole pronunciate da Citti/Edipo, a chiudere il cerchio fra nascita e morte.

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6- UNIVERSITÀ
via Zamboni, 38

Pasolini si iscrive all’Università di Bologna, Facoltà di Lettere e Filosofia, nel 1939.
La sede, fino al 2012, era nello storico Palazzo Riario.

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Qui ritrova l’amico Luciano Serra e conosce Francesco Leonetti, Roberto Roversi, Fabio Mauri, Giovanna Bemporad. 

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Francesco Leonetti, Pasolini e Luciano Serra, Bologna 1940.




Gli studenti si muovono nell’ambiente dell’epoca, cioè quello fascista e lui stesso partecipa a Littoriali e raduni sportivi organizzati dal partito; ai tornei di calcio studenteschi del 1941 è capitano della squadra di Lettere.

Gli stimoli culturali sono molti: con gli amici Leonetti, Roversi e Serra fonda nel 1941 la rivista "Eredi", omaggio ai maestri della poesia moderna, da Montale a Luzi a Sereni. 
La rivista non arriverà mai alla stampa per le disposizioni ministeriali sul consumo della carta, ma gli aspiranti poeti decidono di stampare i primi volumetti di poesia a loro spese.

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Grazie all’aiuto di Mario Landi, libraio di piazza San Domenico, nel 1942 esce "Poesie a Casarsa", con la dedica al padre, e ottiene incoraggiamento da Gianfranco Contini.
La gioia è tale che, ricorda l’amico Serra, "Pasolini ballò e saltò sotto i portici".

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Nello stesso anno vede la luce la rivista "Il Setaccio", cui lavorano Pasolini e Mauri, e si affrontano argomenti come letteratura, cinema, teatro e politica.

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"Il Setaccio",  rivista mensile della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) bolognese,
anno III, n.1 nov. 1942,
anno III, n. 5, marzo 1943.
Dalla mostra "Folgorazioni Figurative", Sottopasso Re Enzo, Bologna - ©Centro Studi-Archivio Pier Paolo Pasolini, Cineteca di Bologna.





All’università il corso di Roberto Longhi , "Fatti di Masolini e Masaccio", lo stimola intellettualmente e chiede a lui la tesi di laurea ma Pasolini, nel 1943, viene chiamato al fronte e catturato dai tedeschi.

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Riesce a scappare dopo l’8 settembre ma durante la fuga perde la tesi già abbozzata e, tornato all’università dopo un periodo di soggiorno a Casarsa, decide di cambiare relatore rivolgendosi a Carlo Calcaterra, titolare della cattedra della Facoltà di Lettere.

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Si laurea nel 1945 con una tesi su Giovanni Pascoli.


Pochi mesi dopo l’amato fratello Guido, nome di battaglia "Ermes", viene ucciso dai partigiani garibaldini, nei fatti legati all'eccidio di Porzûs (tragico e controverso episodio), che auspicavano l’adesione del Friuli alla Jugoslavia di Tito.


Si chiude la pagina di Bologna, luogo di formazione intellettuale, di maestri, amicizia e poesia.

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"Una visione apocalittica, certamente, la mia. Ma se accanto ad essa e all'angoscia che la produce, non vi fosse in me anche un elemento di ottimismo, il pensiero cioè che esiste la possibilità di lottare contro tutto questo, semplicemente non sarei qui, tra voi, a parlare."

(Pier Paolo Pasolini, estratto di un intervento orale alla Festa dell'Unità di Milano, 1974. La stesura scritta venne riportata dalla redazione di Rinascita, poi in Scritti Corsari, 1975)





7- EX GAM (Galleria d'Arte Moderna)
Piazza della Costituzione, 3

La Galleria d’Arte Moderna di Bologna è stata fondata nel 1926 con sede a Villa delle Rose, in via Saragozza.
 
Nel 1975 si trasferisce nel nuovo spazio di Piazza della Costituzione, un compatto volume in cemento armato progettato dall’architetto Leone Pancaldi, con una superficie espositiva di 2700 m quadri.

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In occasione dell’inaugurazione Pasolini viene chiamato dall’amico fraterno Fabio Mauri, conosciuto ai tempi dell’università e diventato un apprezzato artista, per dare vita ad una performance intellettuale.

Il 31 maggio 1975 Mauri sistema Pasolini in esterno davanti al portone su un alto sedile.

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Sulla sua camicia bianca viene proiettato "Il Vangelo secondo Matteo", suo film del 1964, Leone d’argento alla 25ª mostra del cinema di Venezia.

©Antonio Masotti - 31 marzo 1975


Il film aveva scatenato un aspro dibattito con accuse di vilipendio alla religione. 

Il sonoro altissimo e sproporzionato rispetto alle dimensioni ridotte dello schermo umano Pasolini, accresce il voluto straniamento, del pubblico e dello stesso Pasolini, il quale è costretto a restare immobile per le oltre due ore del film e a subire sul suo corpo gli effetti della sua opera.

Il fotografo Antonio Masotti immortala la performance in 15 fotografie che diventano iconiche.

Pasolini morirà nel novembre dello stesso anno.

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8- CINETECA
Piazzetta Pasolini

La Cineteca di Bologna, nella nuova struttura di via Azzo Gardino, all’interno della Biblioteca intitolata a Renzo Renzi, è il sorprendente contenitore della figura di Pierpaolo Pasolini. 

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Il Fondo Pier Paolo Pasolini nasce nel dalla volontà di Laura Betti, grande attrice bolognese, unita a lui da un profondo legame di amicizia, tanto da definirlo "l’uomo della mia vita".
Il Fondo nasce a Roma nel 1975, dopo la morte del poeta, dove rimane per più di vent'anni, in piazza Cavour.

In seguito l'attrice creò presso la Cineteca di Bologna il Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini nel quale trasferì, tramite donazione, tutta la documentazione del Fondo.
Il trasferimento da Roma a Bologna causò notevoli attriti fra l'attrice e l'amministrazione capitolina.

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Laura muore nel 2004 e il fratello, Sergio Trombetti, ha voluto che si istituisse anche il Fondo Laura Betti con fotografie, testi e oggetti personali dell’attrice.

Oggi la Cineteca è il luogo in cui si conserva la gigantesca produzione di Pasolini, in ambito letterario, cinematografico e teatrale.

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Sono a disposizione per la consultazione 1500 volumi e una vasta bibliografia critica sull’opera, la vita e la figura di Pasolini, con articoli di giornali quotidiani e periodici, datati dal 1943 all’anno in corso, volumi monografici, una raccolta iconografica di migliaia di fotografie, una sezione audiovisiva che raccoglie registrazioni video e audio, infine tutti i film di Pasolini in vari formati e diverse edizioni italiane e straniere.

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9- STADIO RENATO DALL'ARA
via De Coubertin

Ad Enzo Biagi quando lo intervistò chiedendogli cosa avrebbe voluto diventare se non avesse fatto il regista e lo scrittore, Pasolini rispose "Un bravo calciatore, perché il calcio è uno dei grandi piaceri, dopo la letteratura e l’eros".

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Fin da ragazzo coltiva questo piacere, durante gli anni del liceo ai Prati di Caprara, dove il Bologna Football Club aveva stabilito il proprio campo da gioco dal 1909 sino alla fine del 1910 e rimane tifoso del Bologna per tutta la vita.

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Come scrisse nel 1973 su Paese Sera, da tifoso del Bologna soffriva molto per la sua squadra.
Stiamo parlando del Bologna degli anni '30, che "faceva tremare il mondo", con Dall'Ara, Schiavio e Biavati, verso il quale nutre una venerazione: "Non ho mai visto niente di più bello degli scambi fra Biavati e Sansone. Che domeniche allo stadio comunale!".

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La Torre di Maratona del Littoriale/Stadio Dall'Ara, entrata di via De Coubertin.




In un sonetto di "Roma 1950" celebra la sua passione in versi:
"E io so come sia terso in questo ottobre
il colle di San Luca sopra il mare
di teste che copre il cerchio dello stadio".

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Nel 1963 riesce a realizzare il sogno di incontrare i giocatori del Bologna, che nel 1964 vinceranno lo scudetto.
All’epoca stava realizzando il film-inchiesta "Comizi d’amore", indagine sul rapporto fra gli italiani e il sesso. 
Approfitta quindi per intervistare anche i giocatori: Pascutti si schermisce mentre Bulgarelli risulta più estroverso, tanto che Pasolini gli propone di interpretare una parte ne "I racconti di Canterbury", ma l’invito viene declinato.

Bulgarelli non diventerà una comparsa o interprete di un film, ma rimarrà per Pasolini un idolo.




10- VILLA ALDINI
via dell'Osservanza, 37

Pasolini nato a Bologna, per ironia della sorte torna nel 1975, anno della sua morte, per girare quello che sarà il suo ultimo film, "Salò o le 120 giornate di Sodoma".

Gira alcune scene a Villa Aldini, costruita su un colle che domina Bologna.

Le scene vengono girate nello spiazzo antistante la villa, così la bellezza dell’edificio fa da contraltare alla tragica narrazione, che prende in prestito il romanzo di De Sade come metafora della sopraffazione del dominio nazista attraverso l’orrore del potere, della violenza e del sesso.

Nel film alcuni ragazzi fatti prigionieri vengono portati in questo luogo dopo il rastrellamento di sadici nazifascisti e subiranno torture fisiche e psicologiche.

La foto sul cancello d’ingresso alla villa fu scattata da Debora Berr, fotografa inglese di scena, l’unica ad essere ammessa sul set blindato.

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PASOLINI CONTINUA CON LA MOSTRA FOTOGRAFICA

"FOLGORAZIONI FIGURATIVE"


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Sitografia: