martedì 29 ottobre 2019

IL CANALE NAVILE

BOLOGNA
(torna a Canale Navile seconda parte)



TERZA E ULTIMA PARTE


DA BENTIVOGLIO A MALALBERGO FINO ALLA LOCALITÀ PORTONI


Dopo Bentivoglio il Navile entra nell'oasi La Rizza, che tutela una porzione dell’estesa palude a nord dell’abitato, alimentata da molti canaletti e dallo stesso Navile.



 OASI LA RIZZA

Quest'area terriera fu conservata dai marchesi Pizzardi come riserva di caccia e pesca e in seguito destinata alla coltivazione di tabacco e, soprattutto, riso.
 Una volta abbandonate le risaie, alcuni stagni furono utilizzati per l’allevamento del pesce e altri bonificati.

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 Una parte delle vecchie risaie si è tuttavia progressivamente rinaturalizzata e l’oasi, visitabile e gestita dal Comune di Bentivoglio in concorso con altri soggetti pubblici e privati, è oggi un’importante zona umida, ricca di piante e animali tipici di questi ambienti e ospita anche un centro per la reintroduzione della cicogna bianca nella pianura bolognese.


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All’interno dell’Oasi vi sono punti di sosta e postazioni per l’osservazione.

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PEGOLA

Il Canale Navile prosegue fino ad interessare la località di Pegola, così chiamata perchè qui si effettuava il calafataggio, cioè l'impermeabilizzazione delle imbarcazioni.
Il toponimo Pegola deriva infatti dal latino pǐcǔla, diminutivo di pix picis (pece).

Canale-Navile-BOLOGNA
©google map - ©didascalie Monica Galeotti






Dal 1292 al 1314 il Senato Bolognese fece costruire quel tratto di Canale Navile che da Pegola doveva arrivare a Malalbergo, unendo in tal modo la cosiddetta Navigazione Superiore alla Navigazione Inferiore, che iniziava con il Canal Morto.

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Barconi alla Pégola, incisione Corty, dal "Grande libro dei Canali", ©Tiziano Costa.






IL PORTO DI MALALBERGO

Le due navigazioni hanno subìto, attraverso i secoli, modifiche complesse, attraverso manutenzioni dovute all'interramento e alla litigiosità fra Bologna e Ferrara sulla gestione delle acque.
Per semplificare diremo che:
-la NAVIGAZIONE SUPERIORE era quella da Bologna a Malabergo.
-la NAVIGAZIONE INFERIORE era da Malalbergo a Ferrara, iniziava con il Canal Morto e continuava attraverso le paludi.

Il passaggio fra la Navigazione Superiore e quella Inferiore, dal Navile al Canal Morto, comportava il trasbordo da un'imbarcazione all'altra, a volte occorreva un intero giorno.
Ragion per cui le persone che accompagnavano il carico si rifocillavano nelle osterie o, se arrivavano verso sera, passavano la notte nelle locande.
 Le merci, trasferite su barche a fondo piatto nel Canal Morto, venivano poi spinte a remi dai barcaioli.
Raggiunto il Po di Primaro si arrivava a Ferrara.
A Ferrara si passava su barche più grandi, spesso a vela, per arrivare a Venezia.

Nella mappa ottocentesca ho disegnato il Porto di Malalbergo prima della realizzazione del Sostegno del 1775.
Il Canal Volta alimentava il mulino con l'acqua che proveniva dal Navile.

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©Biblioteca Digitale dell'Archiginnasio - ©mappatura colorata di Monica Galeotti





IL SOSTEGNO DEL 1775

Nel 1775 a Malalbergo venne costruito il Sostegno, che permetteva alle imbarcazioni di proseguire il cammino senza il periodo di sosta.
Il Canal Morto venne completamente interrato e su quel suolo fu posato uno strato di sassi da cui derivò il nome "via Seliciata", poi diventata via Selciato.
Il tratto del Canale delle Parature prese il nome di Canale Navile.

Queste modifiche, per assurdo, provocarono la decadenza commerciale del paese, perchè eliminando la sosta venivano a mancare i ristori e i pernottamenti delle persone, oltre che il lavoro per i calafatai e altri artigiani.

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©Biblioteca Digitale dell'Archiginnasio - ©mappatura colorata di Monica Galeotti





IL NAVILE OGGI A MALALBERGO

È dal 1966 che il Navile è tombato ("inscatolato"nel cemento) da via Borgo Padova fino al Cimitero.
Nel corso degli anni anche il Canal Volta prese il nome di Canale Navile.
Il tratto che prima della costruzione del sostegno era il Canale delle Parature, poi in seguito chiamato anch'esso Canale Navile, venne interrato.
Nei primi anni del '900 i malalberghesi chiamavano "Canèl vèc" il ramo interrato e "al Canel" quello che alimentava il mulino.

Canale-Navile-MAPPATURA-Monica-Galeotti
©Biblioteca Digitale dell'Archiginnasio - ©mappatura colorata di Monica Galeotti





 MALALBERGO

Il primo nome fu Maletum, che deriva da malum, albero di melo.
Poi ci fu un malfamato albergo (o diverse locande malfamate) che qui si trovava fino al 1800 e la denominazione cambiò in Mal'Albergo.
 L'albergo permetteva il ristoro e il riposo ai naviganti e ai commercianti da e per Bologna.
Questo fino al 1857, perchè la visita di papa Pio IX lo trasformò in Buonalbergo, ma il Comune, dopo 3 anni, ripristinò l'antico nome:
Malalbergo, questa volta senza l'apostrofo.

Canale-Navile-Malalbergo






Entro in Malalbergo  cercando di percorrere il tratto di Navile oggi tombato.

Qui un'immagine con la Chiesa Parrocchiale e l'Oratorio prima del 1945, al punto 1 e 3 sulla mappa, con il Navile appena entrato a Malalbergo. La chiesa fu distrutta nel 1945 dai bombardamenti della Seconda Guerra. La nuova chiesa, costruita sullo stesso luogo, è del 1953.

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Una seconda immagine con la stessa veduta ma più recente della precedente. Si nota infatti un deciso interramento naturale del canale.

Canale-Navile-Malalbergo



Superata la chiesa si vede Palazzo Marescalchi. La foto è del 1932.

Canale-Navile-Malalbergo




Al foto confronto con i giorni nostri.
Via Selciato un tempo era il Canal Morto.

Canale-Navile-Malalbergo
©foto Stefano Garulli, indicazioni dell'autrice




Su via Selciato, al numero 3, si trova il Palazzo del Genio Civile, in evidente stato di abbandono.

Canale-Navile-Malalbergo




Il Palazzo del Genio Civile è seguito dal Palazzo della Gabella Grossa o Palazzo del Dazio o "Casermone".
Si trovano su via Selciato, un tempo Canal Morto.
Tra i due edifici, sullo sfondo, si intravede la Casa di Manovra del Genio Civile.
Fra i due edifici e la Casa di Manovra scorreva il Canale Navile, con il Porto e il Sostegno.

Canale-Navile-Malalbergo
 ©Stefano Garulli, indicazioni dell'autrice



Sulla parete di testa della Gabella Grossa, una lapide del 1583, anno di edificazione (il palazzo andava a sostituire o ingrandire la Gabella Grossa del 1300).
Dopo la decadenza delle attività commerciali del canale, fu sede della Gendarmeria Napoleonica e della Guardia Nazionale, per questo fu chiamato "Il Casermone".




La Casa di Manovra in stato di abbandono.

Canale-Navile-MalalbergoCanale-Navile-Malalbergo




In una foto di Giuseppe Pezzini scattata sul finire degli anni '60, le acque del Navile ancora allo scoperto.

Canale-Navile-Malalbergo-
©Giuseppe Pezzini, indicazioni dell'autrice






Oggi il Navile esce dalla tombatura in prossimità del Cimitero. 
Ecco il punto di uscita, alla destra della via Porrettana.

Canale-Navile-Malalbergo



DA MALALBERGO ALLA LOCALITÀ PORTONI

È bene specificare che la località si chiama "Portoni" e non "Due Portoni", come tanti scrivono.
Accedo quindi alla strada di servizio (via Valle) che divide il Canale Navile dal Canale della Botte, utilizzata per la manutenzione dei due corsi d'acqua.
Dopo circa 3 km da qui, il Navile affluisce nel fiume Reno oltre le Chiuse, presso la località Passo Segni.

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La prospettiva del Navile è suggestiva, tanto in estate...

Canale-Navile-Malalbergo





...quanto in autunno.

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Incontro una struttura di manovra.

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E un ramarro.

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La strada prosegue sull'argine destro del Navile.
Sull'argine sinistro un lungo pioppeto.

Canale-Navile-Malalbergo





Il Canale in prossimità Portoni è quasi ricoperto dalla vegetazione.

Canale-Navile-Malalbergo




Ed ecco la prima chiavica, con il vecchio impianto ormai in abbandono. 
Si trova ancora in territorio di Malalbergo.

Canale-Navile-Malalbergo







Canale-Navile-Malalbergo







Canale-Navile-Malalbergo





Subito dopo, il nuovo impianto, attivato in relazione al regime idraulico del canale.
Solo pochi metri ma ho sconfinato: questa chiavica si trova in territorio di Baricella.

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Superate le due Chiuse, dopo 200 metri circa il Navile si immette nel fiume Reno a PASSO SEGNI.



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Conclusioni

I VIAGGIATORI ILLUSTRI


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Barche di gitanti inizi del Novecento, dal libro "Canali e Aposa", ©Tiziano Costa.


Storicamente, partendo dal lontano 1438, si imbarcò al Porto del Maccagnano (Bova) papa Eugenio IV Condulmer, veneziano, che viaggiò fino a Malalbergo e a Ferrara.

In seguito papa Pio II Piccolomini con destinazione Mantova.

1456 - su richiesta dei magistrati bolognesi, Caterina de' Vigri fu inviata come badessa a Bologna per fondare un monastero simile a quello del Corpus Domini di Ferrara.
Il viaggio da Ferrara a Bologna fu compiuto sul Canale Navile, accompagnata da 12 suore professate, due converse e una terziaria, cioè sua madre Benvenuta.
Fu accolta al Porto di Corticella dal cardinal Bessarione.

1494 - Laura Bentivoglio in sposa a un Gonzaga di Mantova.

1502 - Lucrezia Borgia in sposa al signore di Ferrara.

1507 - papa Giulio II raggiunse il Castello di Bentivoglio dove si fermò una settimana per la caccia.

1543 - Paolo III Farnese che veniva da Ferrara.

Ma più di tutti fu sicuramente Giovanni II Bentivoglio a servirsi del Navile. Aveva infatti costruito il Castello per dedicarsi alla caccia.

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Il declino della navigazione sul Canale Navile iniziò a metà Ottocento, con la costruzione della ferrovia.
La navigazione continuò ancora a lungo ma ebbe un utilizzo sempre più locale. Gli ultimi barconi sono transitati nel 1948.

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Barca ormeggiata sotto il ponte di Corticella, da "Il Grande libro dei canali", ©Tiziano Costa.



Molte persone utilizzavano anche la restara, a piedi o in bicicletta, un po' come si vuole fare oggi, attraverso progetti comunali (che per mancanza di fondi lavorano lentamente) e le insistenze di gruppi di volontari che donano il proprio tempo libero e la loro manodopera con la passione di chi ha a cuore le sorti della propria città.


Trovo oggi il Navile un luogo attraente, anche se non così frequentato come meriterebbe, nonostante interventi di recupero lo abbiano reso fruibile alla cittadinanza.

 Esistono ulteriori progetti per la sua valorizzazione, ma si muovono lentamente; è auspicabile che si contempli il recupero dei sostegni e degli edifici annessi, di competenza statale.

Come scrive il sito di Italianostra.org: "Le conche di navigazione rimaste sul Canale Navile sono un patrimonio regionale importantissimo che testimonia l'antica navigazione interna padana, praticamente cancellata ovunque: Parma, Reggio Emilia, Modena, Cento, Faenza. Rimangono soltanto due conche sul Naviglio di Modena, ad Albareto e a Bomporto."

Il Canale Navile e le sue conche sono quindi un patrimonio storico della città, da preservare, da illustrare e da raccontare.

Canale-Navile-Malalbergo


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"E non pur io qui piango bolognese
anzi n'è questo luogo tanto pieno
che tante lingue non son ora apprese
a dicer "sipa" tra Sàvena e Reno;
e se di ciò vuoi fede o testimonio,
rècati a mente il nostro avaro seno."
(Dante Alighieri, Divina Commedia, Inferno, Canto XVIII)

La definizione di Dante dei bolognesi: coloro che stanno fra Sàvena e Reno.

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Canale-Navile-Malalbergo




La storia del Canale Navile mi ha dato un'ulteriore opportunità per apprendere la storia di Bologna e ha fatto riaffiorare ricordi adolescenziali della zona ortiva sul canale alla Beverara, ricordi intensi, forti, positivi.

Canale-Navile-Oasi-La-Rizza



Ringraziamenti 
-Ringrazio Dino Chiarini, studioso di storia locale, che abita a Malalbergo, figura indispensabile e chiarificatrice per capire le numerose modifiche occorse nei secoli all'antico porto scomparso di Malalbergo.
-Stefano Garulli per alcune fotografie. 
-Mauro Tolomelli dell'Associazione "Il Nostro Navile", che mi ha inviato un testo del prof. Carlo Lambertini, studioso del Navile.


LA PAGINA DELLE ACQUE DI BOLOGNA


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Bibliografia:
-Carlo Garulli e Valerio Montanari, "Castel Maggiore tra storia e memoria", ed. Pendragon, anno 2007.
-Tiziano Costa, "Il Grande Libro dei Canali", Costa Editore, terza edizione 2011.
-Tiziano Costa, "Canali e Aposa", Costa Editore, 2001.

Sitografia:




giovedì 17 ottobre 2019

PALAZZO RATTA - sede UDI - Unione Donne in Italia

via Castiglione, 24 - BOLOGNA

Bologna-UDI
Manifesto UDI per l'8 marzo 1954 (dal sito www.csmovimenti.org/lacittadelledonne)

L’Unione Donne Italiane, oggi Unione Donne In Italia, è un’associazione femminile di promozione politica, sociale e culturale. 


L’unione ha origine nel 1943, quando si riuniscono Gruppi di Difesa della Donna composti da donne antifasciste con lo scopo di sensibilizzare masse femminili contro l’occupazione militare. 

Nel 1944 a Napoli si pongono le basi dell’UDI con donne partigiane combattenti. 

Infine nel 1945 il gruppo si costituisce ufficialmente andando a creare la più grande organizzazione per l’emancipazione femminile italiana. 

L’UDI ha sede a Roma, con più di 1000 gruppi distribuiti in quasi tutte le regioni d’Italia. 

La sede di Bologna è a Palazzo Ratta, un palazzo senatorio del 1570 con una fronte porticata di epoca neoclassica e due cortili rinascimentali a loggiati.

Bologna-UDI




Il secondo cortile è del periodo tardo quattrocentesco.

Bologna-UDI



L’associazione si è concentrata sull’emancipazione femminile per il raggiungimento della parità di diritti attraverso la diffusione di una coscienza e un impulso ad una partecipazione più attiva alla vita politica e sociale. 

In primo luogo si lottò per il diritto al lavoro e il diritto al voto. Come sappiamo le donne poterono votare per la prima volta in Italia il 2 giugno 1946. 

Lo stesso giorno 21 donne elette faranno parte dell’assemblea costituente e 5 di loro, fra cui Nilde Jotti e Lina Merlin, faranno parte della Commissione per la Costituzione. 
La Costituzione Italiana del 1948 garantirà alle donne pari diritti e pari dignità sociale in ogni campo (Art. 3).

Bologna-UDI
In primo piano Nilde Jotti


Naturalmente fattori di costume, di mentalità e di arretratezza secolare ancora ampiamente presenti nel nostro paese, mantengono in vita la tradizionale subalternità della donna, soprattutto sotto il profilo dei suoi diritti.

La visita guidata alla mostra, intitolata "Voto alle donne: settant’anni da protagoniste", è stata curata e introdotta da Katia Graziosi, presidente dell’UDI bolognese. 

Bologna-UDI



Dagli anni '70 l'UDI ha condotto numerose battaglie per la riforma del diritto di famiglia, il divorzio, l’interruzione volontaria della gravidanza e per la modifica del testo di legge contro la violenza sessuale. 

Bologna-UDI





Bologna-UDI




L'Associazione conserva la Bandiera della Pace, realizzata nell'immediato secondo dopoguerra dalle donne dei Gruppi di Difesa, con gli avanzi di tessuti.

Bologna-UDI



ARCHIVIO STORICO

L’UDI dispone di un ricco archivio, di notevole interesse storico, composto di foto, volantini e manifesti, che mostra l’enorme sforzo che le donne hanno dovuto affrontare per sottrarsi all’ordine del patriarcato, agli usi e costumi e al senso comune. 

Bologna-UDI



Bologna-UDI




Bologna-UDI

L’archivio inoltre è confluito nell'ampio progetto di tutta la città di Bologna con una pagina web di consultazione intitolata "Una città per gli archivi". 

Un fondo di manifesti storici completa l'archivio.

Bologna-UDI




Bologna-UDI




L'Associazione segnala un bellissimo film documentario "Paura non abbiamo", di Andrea Bacci, anno 2017.
Racconta l'8 marzo 1955 di quattro donne bolognesi che distribuiscono mimosa davanti alla fabbrica della Ducati, e vengono arrestate e recluse a San Giovanni in Monte per 4 mesi.
La mimosa veniva giudicata un simbolo sovversivo, sinonimo della lotta per l'emancipazione femminile.


Fu l'UDI a prendere l'iniziativa di celebrare, l'8 marzo 1945, la prima giornata della donna in Italia e, con la fine della guerra, l'8 marzo 1946 fu celebrata in tutta Italia e vide la prima comparsa del suo simbolo, la mimosa, che fiorisce appunto fra febbraio e marzo, secondo un'idea di Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei.

Rendere la giornata della donna una vera festa e riflessione nazionale costerà, alle donne che hanno manifestato negli anni '50 e '60, grandi difficoltà e complicazioni perchè distribuire la mimosa era un gesto "atto a turbare l'ordine pubblico", mentre tenere un banchetto per strada era "occupazione abusiva di suolo pubblico".
Il clima migliorò solo negli anni '70 con il Movimento Femminista.

Il film si avvale di oltre 250 fotografie d'epoca, molte delle quali provenienti dall'archivio storico dell'UDI.



Pur avendo ottenuto da tempo il suffragio universale e pur avendo conquistato diritti attraverso tante battaglie, le donne sono ancora sotto rappresentate negli organi politici e di governo. 
Anche se alcune donne riescono ad emergere in ambito culturale o in carriere di prestigio, rimangono eccezioni che non annullano l’immagine della donna vista come "madre-moglie esemplare" nella casa,  preziosa collaboratrice nell’ufficio, insostituibile vicemadre nei nidi d’infanzia. 

C’è ancora tanto da fare per la parità di genere, lo capiamo ogni giorno attraverso i media con i casi di femminicidio, risultanza di una violenza esercitata sulle donne in nome di una ideologia patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione di genere. 

Bologna-UDI


UDI, associazione storica di donne, per le donne. 
Se hai bisogno di aiuto chiama 24 ore su 24

051 23 23 13

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Bibliografia:
-Corrado Ricci e Guido Zucchini, "Guida di Bologna", ed. Alfa 1968, ristampa ottobre 1976.
-Silvana Casmirri, saggio "L'unione Donne Italiane (1944 - 1948)",  Quaderni della FIAP n.28 - Capitolo II "La nascita dell'Unione Donne Italiane", Tipografia G. Proietti, Roma, aprile 1978.

-resoconto visita guidata organizzata durante le giornate FAI autunnali 2019, con relatrice Katia Graziosi, presidente dell'UDI bolognese.

Sitografia:
-Unione_donne_italiane-wikipedia
-Suffragio_femminile_in_Italia-wikipedia
-fiapitalia-wikipedia
-Giornata_internazionale_della_donna-wikipedia