venerdì 27 gennaio 2023

RAGAZZI DI VITA

 PIER PAOLO PASOLINI


Non c'è una trama, un colpo di scena, una morale.
C'è la vita dei ragazzi di strada, nella Roma del Dopoguerra, una testimonianza reale di una parte della città di quegli anni.

Pasolini è immenso.
Descrive fattacci e movenze in romanesco.
Ed è come osservare uno schermo cinematografico con i corpi, le braccia, gli occhi, i movimenti precisi.
Intensità, intelligenza.

Pasolini sul Tevere a Ponte Sant'Angelo (1950 circa) - ©romaierioggi.it



La miseria dei ragazzi di borgata, con alle spalle famiglie squilibrate, disfunzionali, si unisce all'esperienza della strada che induce alla criminalità e costruisce la loro personalità.
Giocoforza la sensibilità infantile si traduce, con l'età adulta, in assenza di empatia.

Pasolini sul Tevere a Ponte Sant'Angelo (1950 circa) - ©romaieriooggi.it



È un affresco, un quadro in bianco e nero, dove prevalgono la polvere e la luce bianca, abbagliante del sole, la sofferenza del vivere e del sopravvivere.


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"Ragazzi di vita", Pier Paolo Pasolini, La Biblioteca di Repubblica, Bibliotex Barcellona 2002.
La prima edizione originale è del 1955 (Garzanti Editore).


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giovedì 19 gennaio 2023

LA TRAVERSATA DEL CATINACCIO parte seconda

 VAL DI FASSA

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IL PERCORSO DEL SECONDO GIORNO

RIFUGIO VAJOLET → PASSO PRINCIPE → PASSO ANTERMOIA → LAGO E RIFUGIO ANTERMOIA

Segnavia n.584,580,578.
Difficoltà: EE*
Dislivello: 565 m
Tempo: ore 6,25
Lunghezza: 16,3 km

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©escursione GPS Relive 3D - ©didascalie Monica Galeotti


Parto dal Rifugio Vajolet verso la prima tappa della giornata: Passo Principe.
 
Passo Principe separa le Cime di Valbona dal Catinaccio d’Antermoia il quale, con i suoi 3004 m, è la cima più alta dell’intero Gruppo del Catinaccio.

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Salgo attraverso la Valle del Vajolet in un paesaggio unico. Il sentiero è il 584.
Alle mie spalle il Passo delle Cigolade.

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L'intera valle e, in primo piano, Cima Catinaccio, Croda di Re Laurino e Torri del Vajolet (nell'immagine le Torri Settentrionali), che circondano il Rifugio Re Alberto.

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Mi avvicino a Passo Principe. Alla mia sinistra Cima del Vajolet.

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RIFUGIO PASSO PRINCIPE (2601 m)
Il rifugio è stato edificato in coincidenza con il passo, riparato dalle rocce di Valbona.

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 Ha una storia del tutto particolare.
La prima costruzione fu edificata in valle nel 1952 da Francesco Kofler di Campitello di Fassa, successivamente smontata e portata a spalle in quota e rimontata.

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Nel 2006 il rifugio è stato acquistato da Sergio e Daniele Rosi che lo hanno ricostruito interamente in due anni, compresi i mobili interni, riaprendo per la stagione estiva 2008.
Dispone di 25 posti letto.

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Mi avvio verso la seconda tappa dell’itinerario:
 Passo di Antermoia.
Dal rifugio la spettacolare parete sud del Catinaccio d'Antermoia dove il sentiero alla base viene delineato da un numeroso gruppo di croati di Pola.

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Ora il rifugio è alle mie spalle, stretto fra le rocce come un nido d'aquila.

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Mi fermo per fotografare queste splendide montagne, immortalate in una fredda e soleggiata giornata: un paesaggio lunare.

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PASSO DI ANTERMOIA (2770 m)
Ed eccomi al passo.
Collega la Valle del Vajolet con il Valon di Antermoia, entrambi nel più grande bacino idrografico della Val di Fassa.
Antermoia è anche il passo più alto del Gruppo del Catinaccio.

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A sud, cioè alle mie spalle, lascio le bellissime creste di Catinaccio, Re Laurino e Torri del Vajolet: da qui sembra di poterle toccare con un dito.

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A sud inoltre varie creste si susseguono sul crinale: culminano con i 2887 m. di Cima Scalieret.

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Proseguo scendendo lungo il Vallone di Antermoia, che inizia a quota 2621 m.

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Arrivo in fondo con ripidi zig-zag in circa 35 minuti.

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Mentre alle mie spalle lascio la maestosa parete nord del Catinaccio d'Antermoia.

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Dal fondo del vallone arriverò, in circa 15 minuti di rilassante camminata in piano, alla terza tappa: Lago di Antermoia e rifugio omonimo.

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Questo bellissimo lago, durante l'era glaciale, era collegato alla lingua del suo ghiacciaio che arrivava in prossimità dell'acqua.
Oggi, a differenza di quasi tutti i laghi di montagna di origine glaciale, che si prosciugano durante l'estate, il lago rimane alimentato dalle piccole sorgenti del Ruf de Antermoia, che scorre sottoterra.

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RIFUGIO ANTERMOIA  (2496 m)
Ancora pochi passi e sul finire del lago appare il rifugio Antermoia.

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Una sosta é d’obbligo, il rifugio è storico; riprendo le forze, assaporo il momento e osservo la traccia del sentiero ancora da percorrere delinearsi davanti a me.

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Il Rifugio Antermoia è gestito dalla SAT, Società Alpinisti Tridentini. 

Venne costruito nel 1911 dalla sezione di Fassa del DuÖAV (Club Alpino Tedesco Austriaco), che era in grado di ospitare una ventina di alpinisti.

Il primo gestore fu Luigi Cassan, dal 1911 fino alla Prima Guerra Mondiale. 

L’edificio venne abbandonato a se stesso e al termine del conflitto il territorio venne assegnato all’Italia e il rifugio, nel 1921, alla SAT. 

Nel 1962 il rifugio venne iscritto al CAI e nel 1981 subì una ristrutturazione a ampliamento con gli attuali 44 posti letto.

Dal '90 al 2016, la gestione è stata assegnata all’alpinista e guida alpina Almo Giambisi e vennero realizzati i pannelli fotovoltaici per il fabbisogno energetico.

Dal 2017 ad oggi viene gestito da Martin Riz, guida alpina e soccorritore per l’Aiut Alpin.
Martin è stato atleta della nazionale italiana di sci alpinismo, nel 2008 medaglia d'oro ai campionati mondiali di Port du Solei (Svizzera).
Nel 2010 è medaglia d'oro al Valor Civile per la tragica operazione di soccorso in Val Lasties.





Foto storica del rifugio, post 1962.

©Rifugio Antermoia




Dal rifugio prendo il sentiero CAI n.580.
Arrivo al Passo di Dona (2516 m), che collega il vallone dell'Antermoia con la verdeggiante Val di Dona.

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Abbandono i paesaggi rocciosi e lunari delle Dolomiti di Antermoia per passare ai verdi prati.
Un ultimo sguardo al rifugio che appare minuscolo. 

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Proseguo, i rilievi all'orizzonte sono quelli dei più noti gruppi dolomitici.
La Val di Dona è ondulata e verdissima, segnata dal suo torrente.

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Meta finale per me è la Val Duron che mi porterà a Campitello di Fassa, dove ieri ho lasciato l'auto.

Oltrepasso quindi le valli Dona e Udai, e scendo verso Passo Ciaregole e Rifugio Micheluzzi.

Davanti a me Sassopiatto e Sassolungo.

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La Val di Dona dal Passo delle Ciaregole, dove il sentiero diventa n.578.

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 "Atterro" in Val Duron dove due asinelli sono coccolati da bikers.

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La Val Duron è infatti il paradiso delle Mountain Bike.
Ma non solo.
La valle per lungo tempo ha significato il passaggio fra la Val di Fassa e l'Alpe di Siusi: era la prosecuzione della famosa Viel del Pan.
Separa il Gruppo del Sassolungo da quello del Catinaccio.

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La Val Duron.

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RIFUGIO MICHELUZZI
Il rifugio nasce verso la fine dell'800 come semplice stalla per gli animali, i quali rimanevano in alpeggio d'estate.
Oggi è il rifugio di riferimento della Val Duron.

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Rifugio Micheluzzi. Sullo sfondo i Denti di Terrarossa sull'Alpe di Tires.




Infine la larga carrareccia mi riporta a Campitello fra un bosco di pino cembro.

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Note:
-l'itinerario qui descritto è stato percorso personalmente l'11 settembre 2022 con Trekking Italia. Guida: Lauro Borsato.

-*per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi

   → Dolomiti Presentazione


-le 10 regole base per affrontare un’escursione in montagna

 → #prudenzainmontagna



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FOTO DI GRUPPO