sabato 30 novembre 2019

PALERMO



PALERMO

Palermo è una città da scoprire, bellissima e contrastante. Le infrastrutture insufficienti, i palazzi scrostati, le strade dissestate, confermano problemi nell'amministrazione politica. In contrapposizione chiese con meravigliosi mosaici bizantini, cupole arabe, teatri storici e mercati popolari ormai celebri.


I monumenti storici "raccontano" i diversi periodi che hanno contraddistinto la storia della città.
Palermo è stata fenice, romana, barbara, araba, normanna, spagnola, borbone.
In particolare, per il suo passato arabo-normanno, è stata inserita dall'UNESCO nella Lista dei Patrimoni dell'Umanità.

Palermo può essere la base per brevi gite in luoghi poco distanti dalla città, come Monreale e Mondello.

PALERMO



La città è divisa in 8 circoscrizioni, suddivisioni amministrative che presiedono 25 quartieri i quali, a loro volta, sono suddivisi in 55 unità di primo livello, cioè aree caratteristiche più piccole.

La I circoscrizione è la più piccola ed è quella del centro storico.
Corrisponde alla totale estensione della città nel XVIII secolo.
Il centro storico è suddiviso in 4 unità di primo livello, dette anche mandamenti.

Questi 4 mandamenti sono il concentrato dei più importanti luoghi storici della città:
- ALBERGHERIA
- CAPO
- KALSA
-LA LOGGIA

PALERMO




 Non si può che iniziare a visitare la città dall'incrocio dei QUATTRO CANTI.

L'elegante incrocio tra Corso Vittorio Emanuele (l'antico asse principale Cassaro) e via Maqueda costituisce il cuore della città vecchia.
La denominazione ufficiale è piazza Vigliena ma è meglio conosciuta come i Quattro Canti.

PALERMO-Quattro-Canti



L'incrocio è circondato da quattro facciate curvilinee che salgono verso il cielo azzurro (mi piace dare per scontato che a Palermo ci sia sempre il sole).

PALERMO-Quattro-Canti




Sono state costruite all'inizio del Seicento dall'architetto di corte Giulio Lasso e sono il simbolo barocco dei vicerè spagnoli e della rivoluzione urbanistica che diede un nuovo volto a Palermo.

PALERMO-Quattro-Canti



Ogni facciata è divisa in tre ordini decorati con statue:
- dorico in basso, con statue che rappresentano le Quattro Stagioni,
- ionico al centro, con quattro sovrani spagnoli,
- composito in alto, con quattro sante palermitane.
Negli attici lo stemma reale affiancato da quelli del vicerè e del Senato.

PALERMO-Quattro-Canti



I miei 4 giorni a Palermo sono stati magnifici:
 andrò a descrivere i quattro mandamenti del centro storico, il Duomo di Monreale e la spiaggia di Mondello.

PALERMO



PALERMO

Albergheria

Capo

Kalsa

La Loggia





I DINTORNI








Bibliografia:
-Bell'Italia n. 79, novembre 1992, Editoriale Giorgio Mondadori.






martedì 26 novembre 2019

BIENNALE FOTO/INDUSTRIA - YOSUKE BANDAI e STEPHANIE SYJUCO

(torna ad Anthropocene - Biennale di Foto/Industria parte prima)



10 - YOSUKE BANDAI

Museo della Musica
Strada Maggiore, 34

© Yosuke Bandai. Courtesy of TARO NASU, Tokyo
© Yosuke Bandai. Courtesy of TARO NASU, Tokyo

Yosuke Bandai nasce a Tokyo, dove vive e lavora, nel 1980.
La sua indagine come artista si basa principalmente sulla fotografia, spaziando dal cinema agli oggetti scultorei.
Al suo attivo numerose mostre personali e collettive a Tokyo, New York e Parigi.




LA MOSTRA

A Certain Collector B



Foto-Industria-Bologna-2019-Yosuke-Bandai





In una sala affrescata al piano terra del Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, una griglia circolare bianca di metallo espone 70 immagini a colori che illustrano piccole, effimere sculture realizzate con rifiuti raccolti per strada.

Foto-Industria-Bologna-2019-Yosuke-Bandai








Foto-Industria-Bologna-2019-Yosuke-Bandai




Sono state realizzate assemblando brandelli inutili di immondizia, poi scannerizzati e presentati come fotografie.

©Yosuke Bandai - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Yosuke-Bandai





©Yosuke Bandai - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Yosuke-Bandai





Sono indicatori minimi del bisogno di costruire dell'uomo, la questione rifiuti come impegno sociale portata su un piano metafisico e poetico.

©Yosuke Bandai - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Yosuke-Bandai





Con questo lavoro Bandai idealizza un salvataggio di rifiuti destinati alla sparizione, sottraendoli all'oblio con un estremo gesto di riciclaggio.
Non solo: riproducendoli con lo scanner e poi con stampa fotografica (anzichè esporli direttamente), li sottrae allo scorrere del tempo perchè rende impossibile il deterioramento, rendendoli immortali.

I rifiuti del quotidiano non possiedono più alcuna funzione, lasciando all'osservatore un vuoto che si può riempire di personale carica irrazionale, visionaria.
Diventano totem dell'inutilità.

©Yosuke Bandai - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Yosuke-Bandai






I rifiuti sono oggetto di attenzione e dibattito nel contesto della Tecnosfera, tema centrale della Biennale Foto/Industria di quest'anno.

©Yosuke Bandai - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Yosuke-Bandai




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11 - STEPHANIE SYJUCO

MAMbo
via Don Minzoni, 14

amt.parsons.edu ©

Nasce a Manila, nelle Filippine, nel 1974. Attualmente vive e lavora a San Francisco come artista ed educatrice concettuale.
Opera nella fotografia, nella scultura e nell'istallazione, passando da supporti fatti a mano di ispirazione artigianale, all'editing digitale.
Esplora il contrasto fra autentico e contraffatto, affrontando le preoccupazioni politiche sulle questioni del lavoro e dell'economia nel sistema capitalista.


I suoi lavori sono stati esposti in diverse sedi a New York e a San Francisco.

Su di lei:
- appare come protagonista nell'episodio n. 3 "San Francisco Bay Area", stagione 9, di "Art in the 21st Century", una serie educativa che si concentra sull'arte visiva e sugli artisti contemporanei.



LA MOSTRA

Spectral City



Foto-Industria-Bologna-2019-Stephanie-Syjuco







Si tratta di un'istallazione video su grande schermo.

Foto-Industria-Bologna-2019-Stephanie-Syjuco




Parallelamente viene proiettato il film "A Trip Down Market Street" del 1906 dei Miles Brother, pionieri del cinema muto, ed è da qui che l'artista Stephanie trova ispirazione.
I Miles Brother avevano montato la macchina da presa sulla parte frontale di una Cable Car, la tranvia (oggi monumento storico) che serve la città di San Francisco, dando agli spettatori l'impressione di trovarsi a bordo, riprendendo il centro della città.

©Stephanie Syjuco - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Stephanie-Syjuco




Il film rimane come patrimonio e testimonianza storica perchè, pochi giorni dopo le riprese, il grande terremoto di San Francisco cancellò gran parte degli edifici presenti sulla pellicola.

©Stephanie Syjuco - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Stephanie-Syjuco


Testimonianza storica ma anche oscuro presagio di catastrofe imminente.

Stephanie Syjuco parte da questa correlazione per la realizzazione della sua opera.
Ripercorre lo stesso itinerario del film del 1906 con il software di Google Hearth.

©Stephanie Syjuco - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Stephanie-Syjuco





Google cancella ogni presenza umana, la città è completamente deserta e distorta.

©Stephanie Syjuco - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Stephanie-Syjuco





 E appare proprio come dopo una catastrofe.

©Stephanie Syjuco - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Stephanie-Syjuco




La riflessione è sullo spazio pubblico e sulla continua costruzione e ricostruzione della città.

©Stephanie Syjuco - Monica Galeotti©photo

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la pagina della Biennale di Foto/Industria



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-pieghevole Foto/Industria


Sitografia:



sabato 23 novembre 2019

BIENNALE FOTO/INDUSTRIA 2019 - LUIGI GHIRRI e DÉLIO JASSE

(torna ad Anthropocene - Biennale di Foto/Industria parte prima)



8 - LUIGI GHIRRI

Palazzo Bentivoglio - sotterranei
via del Borgo di San Pietro, 1

Biennale-Foto-Industria-Bologna-2019-Luigi-Ghirri

Nasce a Scandiano (Reggio Emilia) nel 1943.
Alla fine degli anni '50 si trasferisce a Modena dove consegue il diploma di geometra nel 1962.
Agli inizi degli anni '70 le prime serie di lavori, tra cui Kodachrome, Colazione sull'erba e Atlante.
Nel 1979 partecipa alla Biennale di Venezia, dove espone immagini di Colazione sull'erba.

Attraverso la Biennale e altre mostre private, raggiunge la notorietà. Arrivano committenze pubbliche e private, che gli permetteranno di vivere della sua arte.

Ghirri immortala l'habitat e i cambiamenti della sua provincia di origine: le strade, le piazze, le periferie di Modena e Reggio Emilia e le spiagge della Romagna.

Negli anni '80 si fa promotore di numerose iniziative e mostre collettive che indagano le trasformazioni dell'ambiente contemporaneo, reinterpretando l'architettura e il paesaggio italiano.
Le più importanti:
- "Iconicittà" a Ferrara nel 1980.
- "Viaggio in Italia" a Bari nel 1984, insieme a Gianni Leone e Enzo Velati.
La mostra diventa un libro con testi di Quintavalle e un diario di viaggio di Gianni Celati.
- "Esplorazioni sulla via Emilia. Vedute nel paesaggio", realizzata a Bologna nel 1986 e allestita in numerose altre sedi italiane e straniere.

Parallelamente inizia l'attività di docenza. La più importante è certamente quella presso l'Università del progetto, scuola di design a Reggio Emilia.

È autore di copertine di numerosi album per la RCA, come Lucio Dalla, Gianni Morandi, Luca Carboni, CCCP Fedeli alla Linea.

Ghirri ha fotografato lo studio del pittore Giorgio Morandi in via Fondazza a Bologna e la casa di Grizzana negli anni 1989/1990, a distanza di più di vent'anni dalla sua morte.
Nascono scatti di spessore, da cui nasce il volume "Atelier Morandi", 1992.

Su di lui:
- il brano "L'uomo delle pianure" dei Modena City Ramblers.
- il documentario "Strada provinciale delle anime", di Gianni Celati.


I suoi paesaggi sono sospesi, non realistici, spesso privi di figure umane, ma mai privi dell'intervento dell'uomo sul paesaggio.

Fotografa coraggiosamente a colori in un'epoca in cui solo il bianco e nero aveva valore artistico, prende le distanze dall'atteggiamento snobistico della cultura "alta", ma anche dall'accettazione passiva di un modello, destinato a prendere piede nei decenni successivi.
Il suo infatti è un approccio anti-ideologico, come testimonia lui stesso:
"La mia intenzione non è quella di testimoniare la banalità quotidiana, di sottolinearne il kitsch. È piuttosto un desiderio di conoscenza, di decifrazione".

Luigi Ghirri muore prematuramente a 49 anni nel 1992, nella sua casa di Reggio Emilia.



LA MOSTRA

Prospettive Industriali



Foto-Industria-Bologna-2019-Luigi-Ghirri




Come molti suoi colleghi, Luigi Ghirri gestisce il lavoro artistico insieme alle committenze per lavori commerciali.
Riesce tuttavia ad inserire la sua poetica, con tono sobrio e pacato, senza la sola celebrazione del prodotto.

Questo è evidente nelle quattro commissioni selezionate per questa mostra, che sono anche i principali incarichi della sua carriera:
Ferrari, Costa Crociere, Bulgari e Marazzi.

Foto-Industria-Bologna-2019-Luigi-Ghirri





Ferrari



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Nella seconda metà degli anni '80 Ghirri collabora con Ferrari. 
Fotografa tutti i reparti di produzione:
uffici dei progettisti e assemblaggio alle officine meccaniche.

©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo

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Ghirri riesce ad inserire poetica artistica nel bicolore delle fotografie all'officina, che rimandano al bianco e nero della cultura fotografica "ricercata".

©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo

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©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo

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Sono presenti anche gli album di provini originali.

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  Lavorazione del pellame.

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Il processo di trasformazione per immagini.

©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo


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Costa Crociere


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A inizio anni '90 Ghirri fotografa in particolare la grande nave Costa Classica, finita di costruire nel 1991 a Marghera.
La nave batteva il record di superare la stazza lorda del transatlantico Rex del 1931.

©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo


Foto-Industria-Bologna-2019-Luigi-Ghirri





Anzichè concentrarsi su questo, Ghirri basa il suo lavoro sul dentro e fuori, interno ed esterno.

©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo


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Bulgari



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Per Bulgari Ghirri documenta i lavori di preparazione dello show room che apre nel 1989 a New York al numero 703 di Fifth Avenue.

©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo


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©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo

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Fotografa gli schizzi e i disegni dell'architetto Sartogo a Roma.

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©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo

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Il marmista a Vicenza produce i preziosi rivestimenti per la facciata e le parti interne.
L'officina in cui vengono preparate le parti in metallo è a Verona.

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L'ebanista è a Camerino dove Ghirri fotografa gli oggetti come natura morta.

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Marazzi




©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo

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©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Luigi-Ghirri





Per l'azienda di ceramiche di Sassuolo lavora negli anni '70 e '80.
Ghirri diceva: "Per creare queste immagini ho pensato al fatto che la ceramica è un oggetto su cui si vengono a posare altri oggetti, mobili, gesti, ombre delle persone. Questo lavoro è la ricostruzione di alcune stanze della mia memoria".

©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo


Foto-Industria-Bologna-2019-Luigi-Ghirri






©Luigi Ghirri - Monica Galeotti©photo

Foto-Industria-Bologna-2019-Luigi-Ghirri





Il lavoro di Luigi Ghirri, considerato internazionalmente fondamentale nella fotografia degli ultimi cinquant'anni, è stato recentemente presentato all'interno di importanti istituzioni di tutto il mondo, tra cui il MAXXI di Roma, il Folkwang Museum di Essen, il Museo Reina Sofia di Madrid, l'Istituto Moreira Salles di São Paulo.

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9 - DÉLIO JASSE

Palazzo Paltroni
via delle Donzelle, 2

Biennale-Foto-Industria-Bologna-2019-Delio-Jasse
Museo-Colecao-Berardo-©-Lisbona-Délio-Jasse

Nato nel 1980 a Luanda, in Angola, è portoghese d'adozione.
Ha sviluppato fin da giovanissimo un grande interesse per le tecniche di stampa alternative come il cianotipo, platino/palladio e il Van Dick Brown che combina intelligentemente con la fotografia.

Dopo le prime mostre a Lisbona, nel 2009 ha vinto il premio Anteciparte e nel 2015 è stato selezionato per il Padiglione Angola della Biennale di Venezia.

Vive e lavora fra Lisbona, Luanda e Milano.




LA MOSTRA

Arquivo Urbano



Foto-Industria-Bologna-2019-Delio-Jasse




Sono presenti in questa esposizione tre serie dedicate alla rappresentazione di Luanda, capitale dell'Angola, sua terra d'origine, Sem Valor (2019), Arquivo Urbano (2019), e Darkroom (2013).


L'Angola ha vissuto un periodo di ricchezza economica e sociale, dopo vent'anni di guerra civile, fino al collasso nel 2014 per il crollo del prezzo del petrolio.

Jasse indaga e fa riflettere sul futuro di questo paese con la fotografia, partendo da immagini che riguardano il passato coloniale, messe a confronto con le nuove costruzioni attraverso la tecnica della sovrapposizione.


Sem Valor (2019)
Le immagini selezionate dall'archivio di Jasse  sono stampate a mano con un lungo processo che sfrutta la luce solare e successivamente timbrate utilizzando una foglia d'oro.
L'oro delle scritte contrasta con le gravi difficoltà degli ultimi anni.

©Délio Jasse - Monica Galeotti©photo


Foto-Industria-Bologna-2019-Delio-Jasse









Foto-Industria-Bologna-2019-Delio-Jasse









Foto-Industria-Bologna-2019-Delio-Jasse






Arquivo Urbano (2019)


Questa serie è fondata sulla sovrapposizione di due fotografie in trasparenza che danno vita a una terza rappresentazione surreale e inquietante.

©Délio Jasse - Monica Galeotti©photo


Foto-Industria-Bologna-2019-Delio-Jasse









Foto-Industria-Bologna-2019-Delio-Jasse





Darkroom (2013)


La stessa sovrapposizione appare nelle immagini di diapositive proiettate contemporaneamente su tre schermi.

Foto-Industria-Bologna-2019-Delio-Jasse



Le serie fanno riferimento alla crescita senza sosta e senza regole di Luanda, città che sta diventando una delle grandi megalopoli globali, abitata da 5 milioni di persone che dovrebbero triplicare entro un decennio e rimanda all'incertezza del futuro delle città africane.



la pagina della Biennale di Foto/Industria



YOSUKE BANDAI al Museo della Musica e STEPHANIE SYJUCO al MAMbo.





Bibliografia:
-pieghevole Foto/Industria 2019.


-resoconto visita guidata per Luigi Ghirri a Palazzo Bentivoglio, organizzata durante la Biennale Foto/Industria 2019.


Sitografia:
-www.wikipedia/luigi-ghirri
-www.agenda.comune-bologna/delio-jasse-arquivo-urbano

Videografia:
-"Strada provinciale delle anime", di Gianni Celati.