mercoledì 25 marzo 2020

PALAZZO GRASSI - Venezia

Ramo Grassi, 3247


Inaugurati nel 2006 e 2009, Palazzo Grassi e Punta della Dogana sono i due musei di arte contemporanea della Pinault Collection a Venezia, tutti e due sul Canal Grande.


Palazzo-Grassi-VeneziaPunta-della-Dogana-Venezia

Palazzo-Grassi-Venezia


I due palazzi alternano mostre collettive e monografiche.
Il biglietto d'entrata li comprende entrambi.

Appassionato d'Arte, François Pinault è uno dei più grandi collezionisti di arte contemporanea, con più di tremila opere, dal XX al XXI secolo.
La sua visione è quella di voler condividere la sua passione con il maggior numero di persone.

LA STORIA DI PALAZZO GRASSI

Conosciuto anche come Palazzo Grassi-Stucky, è un edificio in stile neoclassico veneziano, si trova nel Sestiere San Marco, esattamente a fronte di Cà Rezzonico.

Palazzo-Grassi-Venezia



Fu ultimato nel 1772, anno della morte di Paolo Grassi.
Nel 1840 la famiglia Grassi era estinta e la proprietà passò a varie famiglie fino al 1908, quando passò all'industriale svizzero Giovanni Stucky e a suo figlio Giancarlo, proprietari del → Molino Stucky alla Giudecca.
 A loro si devono migliorie architettoniche e impiantistiche di rilievo.

Dopo essere passato attraverso altre varie proprietà, viene acquistato dalla famiglia Agnelli nel 1983, che ne affida la ristrutturazione all'architetto milanese Gae Aulenti, allora all'apice della notorietà, diventando uno dei centri espositivi più prestigiosi d'Europa.
In seguito alla morte di Gianni Agnelli, avvenuta nel 2003, il gruppo Fiat decide di separarsi da Palazzo Grassi.

 Dal 2005 appartiene all'attuale proprietario, l'imprenditore francese François Pinault.

Pinault è un grande collezionista di opere d'arte contemporanee, che decise l'acquisto per potervi esporre la sua collezione privata, affidando all'architetto giapponese Tadao Andō il rinnovamento della struttura, compreso il piccolo teatro a fianco, oggi sede di eventi culturali.


GLI ESTERNI


Le due facciate principali si contraddistinguono, facendo risaltare il palazzo per mole e candore.
Questo fa supporre quanto la famiglia Grassi tenesse a dimostrare la propria influenza e ricchezza.

Il fronte principale è rivestito interamente in pietra d'Istria; le finestre hanno un aspetto lineare.

Palazzo-Grassi-Venezia



La facciata laterale imita nello stile la principale, con un portale di ispirazione romana.

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GLI INTERNI
La ristrutturazione di Tadao Andō è all'insegna del minimalismo, una ristrutturazione che richiama veramente l'attenzione.
I pavimenti, per i quali l'artista ha usato linoleum grigio, ricopre gli antichi marmi intarsiati.

Palazzo-Grassi-Venezia





 L'imponente scalone è rivestito da semplice marmorino bianco.

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In cima, al primo piano, le pareti sono affrescate da gruppi di figure, che si affacciano da finte balconate, dipinte da Michelangelo Morlaiter.
Rappresentano eminenti personaggi veneziani vestiti secondo la moda del Settecento.

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Sul soffitto Fabio Canal dipinse "La Gloria della Famiglia Grassi".

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Dalla finestra di Palazzo Grassi, il Canal Grande.

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LE MOSTRE


La collezione Françoise Pinault è una delle cinque collezioni d'arte moderna e contemporanea più grandi del mondo.

È costituita da pitture, sculture, fotografie e video appartenenti a movimenti artistici che vanno dall'Arte Povera alla Pop Art.

Le opere vengono esposte a rotazione a Palazzo Grassi e Punta della Dogana a Venezia e, in un futuro molto prossimo anche all'ex Borsa di Commercio di Parigi, attualmente in restauro.



"Cows by the Water", ALBERT OEHLEN


Nel 2018, anno della mia visita a Palazzo Grassi, Albert Oehlen è stato il protagonista assoluto dell'esposizione.
Nato nel 1954 a Krefeld, Germania, vive e lavora in Svizzera.
Ha esposto in musei di tutto il mondo: Avana, Bilbao, New York, Vienna, Bonn, Parigi, Napoli.

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©New Museum - New York


La mostra, che presentava 85 opere, può essere considerata una metafora del suo lavoro dove contaminazione, improvvisazione, ripetizione ed armonia diventano gesti pittorici.

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L'impianto d'illuminazione è costituito da 1800 faretti orientabili e regolabili, fissati a travi d'acciaio cave, che ospitano anche gli apparecchi di video sorveglianza, i rilevatori di presenza e le luci di emergenza: è stato così possibile evitare di danneggiare i preziosi soffitti.
Le opere, sistemate su pareti autoportanti create da Tadao Andō, non mettono in ombra i soffitti affrescati. 
La gamma cromatica dominata da bianco e grigio conferisce alle sale l'atmosfera serena necessaria alla contemplazione delle opere esposte.


All'angolo: "Gatto Titan con Animale da Laboratorio", 1999, Starstedt, New York
e "I 7", 2009, Sammlung Friedrichs Bonn. ©Albert Oehlen.

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"Senza Titolo", 2011, olio su tela, ©Albert Oehlen.
Monica Galeotti©photo.

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"Autoritratto con tavolozza", 2005, olio-su-tela, ©Albert Oehlen.
 Monica Galeotti©photo.

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I quadri si accompagnano a un rumore di fondo sonoro: rock o jazz, che l'artista ascolta mentre lavora. Ispirata talvolta dal metodo d'improvvisazione teorizzato da Lawrence D. "Butch" Morris, cornettista e compositore afroamericano, la pittura di Oehlen esplode come il rock, poi si distrae e perde il filo con il Jazz.


"Senza Titolo", 2005, installazione (letto, tappeto, biancheria da letto, giradischi, piccolo sistema HI-FI, dischi 33 giri, vari effetti personali), ©Albert Oehlen. 
Monica Galeotti©photo.

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All'interno di "Senza Titolo", 2005, installazione: "Forme e Suoni", 1996, olio su tela, ©Albert Oehlen. Monica Galeotti©photo.

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Le tinte di Oehlen sono spesso rossastre, marroncine o a grisaille.

"Come Dio la roccia prima doveva aver ragione", 1984, ©Albert Oehlen.
Monica Galeotti©photo.

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"F N 33", 1990, ©Albert Oehlen.
Monica Galeotti©photo.

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"F N 42", 2010, ©Albert Oehlen.
Monica Galeotti©photo.

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La serie degli Alberi si limita al rosso e al nero, ma si lancia in tratti complicati.


"Senza Titolo (Albero88)", 2017, ©Albert Oehlen.
Monica Galeotti©photo.

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"Senza Titolo (Albero 27)", 2015, ©Albert Oehlen.
Monica Galeotti©photo.

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Palazzo Grassi, Pinault Collection, restauro Tadao Andō.

©Discover Palazzo Grassi




vedi anche → Punta della Dogana


Venezia e i suoi Sestieri


gli altri Diari di Viaggio




Bibliografia:
-guida pieghevole Albert Oehlen-Cows by the water, Pinault Collection, Palazzo Grassi.
-Italics. Arte italiana fra tradizione e rivoluzione,1968-2008 PDF

Sitografia:
-www.palazzograssi.it
-www.wikipedia



martedì 17 marzo 2020

OASI FLUVIALE DEL MOLINO GRANDE

via Tomasella, 7, Idice (San Lazzaro di Savena) - Bologna



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Il Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa si estende per quasi 5.000 ettari, situato per la maggior parte nei territori di San Lazzaro e Ozzano, nel bolognese, istituito nel 1988.
Nello stesso anno si è creata l'OASI FLUVIALE DEL MOLINO GRANDE, una piccola porzione del Parco Regionale, gestita dalla sezione del WWF di San Lazzaro.


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Dista circa 10 km dalla città.

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Il WWF tutela un lembo di bosco igrofilo, cioè che vive bene in ambiente umido, solitamente lungo le sponde dei corsi d'acqua.

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Questo piccolo bosco infatti si trova lungo le sponde del Torrente Idice, in prossimità dei ruderi di un vecchio mulino.

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L'accesso è consentito solo con prenotazione e visita guidata.
Qui illustrerò un tratto dell'oasi, quella da cui si accede dall'entrata principale di via Tomasella e termina al lago (da nord verso sud).

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L'Oasi è di particolare interesse per la presenza di piante monumentali e la nidificazione di rare specie di uccelli.
I mammiferi presenti sono la volpe, l'istrice, il riccio, lo scoiattolo e il cinghiale.

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All'entrata diversi cartelli di segnalazione e storia del parco.

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Il facile sentiero sul Torrente Idice, permette di attraversare la vegetazione lasciata libera di crescere da quel lontano 1988.

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LE FARFALLE IN INVERNO


Se alcune crisalidi di farfalle trascorrono l'inverno appese a ramoscelli o all'interno di foglie arrotolate, altre aspettano la primavera al riparo di un tronco d'albero.

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LE SABBIE GIALLE

Si notano depositi di spiaggia delle "sabbie gialle", il cui affioramento si trova sulla sponda sinistra dell'Idice. È una parte della stratigrafia del passato, insieme alle argille e ai gessi.
Le sabbie gialle sono la stratificazione più recente, perchè le rocce sono progressivamente più recenti da monte verso valle.

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I testi ci dicono che le sabbie sono databili all'incirca a 7-8000 mila anni fa (parte inferiore del Pleistocene medio).
I depositi affioranti rivelano sedimenti quali increspature da onda ("ripples") e depositi ghiaiosi fluviali.

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I funghi in natura crescono dappertutto e qui li troviamo sulla sponda del torrente.

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Un albero circondato da radici di edera. Si potrebbe pensare all'edera come pianta parassita che soffoca l'albero e fa morire la pianta. In realtà non è così, svolge un ruolo ecologico importante per l'ambiente boschivo e ce lo spiega il sito → "I Colori del Vento".

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Al termine del sentiero, un laghetto, visualizzabile da un punto di osservazione, in doveroso silenzio per non disturbare la fauna acquatica.

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Il laghetto è stato concesso in comodato gratuito, dai proprietari al WWF.

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L'Oasi fluviale, immersa nel silenzio, è un luogo ideale per rilassarsi, a pochi passi dalla città.



Parchi e Giardini bolognesi


Cerca Bologna






Bibliografia:
-plico informativo WWF San Lazzaro, "Oasi del Molino Grande".



Sitografia:
-www.WWF

lunedì 9 marzo 2020

PALAZZO DUCALE - Venezia

(torna a Venezia sestiere San Marco parte seconda)


aggiornato dicembre 2021

Palazzo Ducale a Venezia, sede del potere veneziano per sette secoli, oggi ospita il Museo Civico di Palazzo Ducale.


Venezia-palazzo-ducale



Un pò di storia.

Anticamente si chiamava Palazzo Dogale, perchè sede del Doge, colui che deteneva il potere assoluto nella città di Venezia.
Vi abitava il Doge, ma era anche sede delle Magistrature Veneziane.
Fondato dopo l'815, fu più volte colpito da incendi e in seguito ricostruito.

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Oggi è un grande Museo Civico, con molte stanze, mancanti degli arredi e delle opere che contenevano perchè ogni Doge, quando se ne andava, portava via ciò che gli apparteneva.
Alle pareti e ai soffitti però vi sono capolavori realizzati dagli artisti più famosi di Venezia, una vera e propria galleria d'arte.

Tutto ciò che si vedrà saranno decorazioni e dipinti entrati oggi a far parte della storia dell'arte, con la funzione celebrativa della Serenissima Repubblica di Venezia.
I dipinti raffigurano quindi battaglie, allegorie e gesti di devozione cristiana.

Palazzo-ducale-venezia-



Gli esterni

Il palazzo si sviluppa su tre ali, con due facciate principali:
1- verso Piazza San Marco
2- verso il molo e l'acqua della laguna.
La terza facciata è la meno visibile ed è quella dove si trova il Ponte dei Sospiri.

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Lo stile delle facciate è gotico, in pietra bianca d'Istria e marmo rosa di Verona.

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La facciata verso il molo è la più antica e possiede il balconcino della Sala del Maggior Consiglio, salone principale di tutto il palazzo.

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La Facciata verso Piazza San Marco fu costruita successivamente, nel 1424, prendendo a modello la facciata precedente.
Qui è impossibile non notare l'antico ingresso monumentale al palazzo:

LA PORTA DELLA CARTA

Fu realizzata nel 1443 da Giovanni e Bartolomeo Bon.
Si chiama 'della carta' perchè vi venivano affisse le leggi della Repubblica.
L'apparato scultoreo è ricchissimo.

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La porta conduce al cortile interno e direttamente alla Scala dei Giganti e oggi corrisponde all'uscita del museo.
In un angolo del palazzo,  proprio davanti alla porta, si trovano I Tetrarchi.

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Durante la visita alla piccola chiesa di São Cristóvão de Rio Mau, nel comune di Vila do Conde, distretto di Porto, in Portogallo, il grande narratore Josè Saramago trova una pertinenza:
 "Nella chiesa il viaggiatore si sente come se si trovasse all’interno di una macchina del tempo. E certamente viaggia anche nello spazio. Uno di questi capitelli, che secondo gli esperti riproducono scene della Canzone di Orlando, rimanda il viaggiatore a Venezia come in un lampo.
Nel Palazzo dei Dogi c’è una scultura in porfido che chiamano I Tetrarchi, egizi o siri. 
Sono venuti da lontano questi armigeri, quattro guerrieri in atteggiamento fraterno, forse di cameratismo militare, ma con un sottile tocco di umanità.
Stringono l'impugnatura della spada, mentre la mano libera si posa, pacifica, sulla spalla del compagno.

Questi tetrarchi di Rio Mau sono molto più guerrieri che uomini.
Sono uomini d’arme nel vero senso della parola.
Eppure la somiglianza, o, se si preferisce, l'eco, è irresistibile. Il viaggiatore si meraviglia, scommetto che mai nessuno ci ha pensato, ed è soddisfatto di se stesso."¹/²

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 L'entrata attuale del palazzo si trova nella facciata verso il molo, dove osservo le eleganti colonne, ornate da capitelli raffiguranti le corporazioni veneziane dei mestieri.
Entro nel palazzo.

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Il Cortile Interno.

Il cortile è cinto da tre portici con quattro ordini di logge.
Il quarto lato del cortile, frontale all'entrata, confina con la Basilica di San Marco, ed è occupato dal Porticato Foscari.

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Incantevole la piccola facciata dell'Orologio, con sculture antiche di epoca romana.

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Superato il Porticato e l'Arco Foscari, antico accesso di Porta delle Carte, vi è il monumentale Scalone dei Giganti, oggi inaccessibile al pubblico.

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I Giganti sono le statue di Marte e Nettuno, opera del Sansovino e rappresentavano la potenza e il dominio di Venezia sulla terraferma e sul mare.
Era il luogo deputato all'incoronazione ducale.

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Il Piano delle Logge.

Il Cortile si collega al Piano delle Logge (primo loggiato) tramite la Scala dei Censori. 
E dalle logge un primo scorcio sulla laguna.

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La Scala d'Oro.

Dal Piano delle Logge si utilizza la Scala d'Oro per accedere ai due piani superiori, progettata da Jacopo Sansovino, ideale prosecuzione della Scala dei Giganti.

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Questa scala d'onore deve il suo nome agli stucchi e alle dorature con foglie d'oro zecchino, realizzati da Alessandro Vittoria.
Si sale con il naso all'insù e si rimane a bocca aperta.

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Il Primo Piano Nobile.

In quest'area si trovano:
1- l'Appartamento Ducale
2- la Sala del Maggior Consiglio.

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1- l'Appartamento Ducale è composto da una serie di stanze un tempo destinate al Doge.
Oggi ospita mostre temporanee a rotazione.

2- la Sala del Maggior Consiglio.

È la sala principale del palazzo, un tempo sede della massima Magistratura Veneziana, il Maggior Consiglio, che aveva il compito di promuovere le leggi e incaricare i principali organi dello Stato.

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La sala è gigantesca:
53,50 metri di lunghezza, 25 di larghezza e 15,40 di altezza.
Non possiede colonne di sostegno e questo è stato possibile per via di un sistema particolare di travature e capriate.
La sala poteva contenere fino a 2000 persone.

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Alle spalle del Trono del Doge si trova il gigantesco dipinto di Jacopo e Domenico Tintoretto:
"Il Paradiso", del 1588, 22 metri di lunghezza per 7,30 di altezza.

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Fra i numerosi pannelli del soffitto si nota "L'Apoteosi di Venezia", del Veronese, anno 1582.
Venezia viene incoronata dagli angeli sotto lo sguardo di divinità, dignitari e dame veneziane affacciate al balcone.

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Lungo le pareti un fregio circonda l'intera sala:
sono i ritratti dei primi 76 Dogi della storia veneziana.

Fra questi spazi ci si potrà divertire a trovare un drappo nero.
Servì a cancellare il ritratto di Marin Fallier, un doge destituito e decapitato per tradimento nel 1355.

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Il secondo piano nobile.

Vi sono le sale istituzionali:
1- Sala delle Quattro Porte
2- Sala dell'Anticollegio
3- Sala del Collegio
4- Sala del Senato
5- Sala del Consiglio dei 10
6- Sala della Bussola
7- l'Armeria

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1- Sala delle Quattro Porte

Era una sala con funzione di anticamera per gli ambasciatori che attendevano udienza dal Doge.

Gli affacci. 

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Il meraviglioso soffitto a botte possiede decorazioni a stucchi di Giovan Battista Cambi, detto il Bombarda.

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Alle pareti "Il Doge Antonio Grimani in adorazione davanti alla Fede", di Tiziano, 1576.

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"Ambasceria a Enrico III", di Andrea Vicentino.

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2- Sala dell'Anticollegio

Fungeva da anticamera d'onore per le ambascerie straniere che attendevano di essere ricevute dal Collegio.

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Alle pareti quattro dipinti mitologici del Tintoretto, ma anche il celebre dipinto "Il Ratto di Europa", del Veronese, 1580.

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3- Sala del Collegio

Per ricevere gli ambasciatori la sala doveva essere particolarmente sontuosa per colpire.
Il soffitto, fra i più belli del palazzo, vede uno dei più celebri capolavori di Paolo Veronese:
"Venezia fra la Giustizia e la Pace", 1575.

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4- Sala del Senato


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Nel soffitto un'altra celebrazione di Venezia del Tintoretto e del figlio Domenico:
"Il Trionfo di Venezia", 1584, dove la città è rappresentata da Apollo, Marte e Mercurio, e alla base si elevano mostri marini per offrire doni e riconoscimenti.

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5- Sala del Consiglio dei 10

Era in pratica la sala dei servizi segreti, suprema magistratura dello Stato.
Sul podio semicircolare prendeva posto il Consiglio e si discuteva delle indagini e dei processi contro i nemici dello Stato.

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Nel soffitto:
"Giunone offre a Venezia il Corno Ducale", con la Dea che sparge ducati d'oro sulla città.

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6- Sala della Bussola

Era uno spazio dedicato alle funzioni della giustizia.
Un'anticamera per coloro che erano stati convocati dal potente magistrato.

La tela centrale del soffitto è una copia il cui originale si trova al Louvre:
"San Marco che scende ad incoronare le tre virtù teologali", del Veronese.

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Nel pannello in legno che ricopre il muro si nota una feritoia: è la cassetta in cui venivano infilate le denunce anonime dei cittadini.

Palazzo-ducale-sala-della-bussolaPalazzo-ducale-sala-della-bussola


Da questa sala si prosegue all'Armeria poi, attraverso il Ponte dei Sospiri, alle Prigioni Nuove.




7- l'Armeria

Quattro sale costituiscono un piccolo museo di armi di diversa provenienza, con all'incirca 2000 pezzi.

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Interessante un archibugio a 20 canne, dieci più lunghe e dieci più corte, del XVII secolo, che potrebbe essere considerato l'antenato della mitragliatrice.

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Il Ponte dei Sospiri


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Fu costruito nel 1614 per unire Palazzo Ducale ad un nuovo edificio: il Palazzo delle Prigioni Nuove.

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Quando gli spazi di Palazzo Ducale si rivelarono troppo stretti per ospitare il gran numero dei prigionieri, si creò la necessità di costruire delle 'prigioni nuove'.

All'interno del ponte vi sono due corridoi paralleli separati da un muro, che portano rispettivamente a sale diverse.

Il ponte fu così chiamato in epoca romantica alludendo al fatto che i prigionieri, quando venivano condotti alle prigioni, sospiravano nel vedere per un istante la laguna.

Ed è così che più o meno la vedevano, con l'isola di San Giorgio in lontananza.

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Le Prigioni Nuove

Le Prigioni Nuove erano divise in Pozzi e Piombi.
I Pozzi erano le prigioni più umide e malsane, in quanto collocate a livello dell'acqua, destinate ai prigionieri di condizioni inferiori.

Nella foto le grate dei Pozzi, sotto al Ponte dei Sospiri.

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I Piombi erano invece i piani alti dell'edificio.
Qui venivano rinchiusi i prigionieri nobili, i ricchi e i religiosi.

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Il prigioniero più celebre fu Casanova, rinchiuso nel 1756, condannato a cinque anni per aver sedotto delle religiose e aver tentato di diffondere la massoneria.
Leggendaria la sua evasione: riuscì a convincere una guardia di essere un funzionario rimasto chiuso di notte all'interno del palazzo.

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L'edificio smise di funzionare nel 1919.

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Con il biglietto di ingresso al Palazzo Ducale si può accedere alle sale descritte e alle prigioni dei Pozzi.
Un percorso aggiuntivo a pagamento con visita guidata aggiunge gli uffici del Consiglio dei 10 e le prigioni 'alte' dei Piombi.




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Bibliografia:
-¹Josè Saramago, "Viaggio in Portogallo", 1990, Einaudi Editore 1999, pag. 79.
-²Josè Saramago, "Manuale di pittura e calligrafia", 1983, Feltrinelli Editore 2011, pp. 107-108.
-Bell'Italia n. 93, gennaio 1994, Editoriale Giorgio Mondadori.

Sitografia: