sabato 23 aprile 2022

ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE 21 e 25 aprile 2022

 






Con le bandiere delle brigate partigiane, esposte alle finestre di Palazzo d’Accursio, il 25 aprile alle 10:15 vi sarà il tradizionale alzabandiera in Piazza Nettuno e deposizione delle corone al Sacrario dei Caduti. 

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Intorno alla commemorazione ufficiale, un nutrito programma per celebrare questa festa: la passeggiata partigiana, dall’Istituto Storico Parri al Sacrario dei Caduti e il Pratello R’Esiste, con presentazioni di libri, teatro e canti partigiani.

Il programma completo è → qui.



Per la Festa di Liberazione 2022 lIstituzione Bologna Musei ha voluto contribuire con la digitalizzazione e consultazione ad accesso libero dei quotidiani
 "Il Resto del Carlino",
 "Corriere dell'Emilia" e
 "Giornale dell'Emilia"
 del 1945 e del primo semestre 1946.

Contributo Istituzione Bologna Musei in occasione del 77° anniversario della Liberazione 
Prima pagina del quotidiano "Giornale dell'Emilia", 6 giugno 1946.



Grazie alla collaborazione con la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, le testate sono integralmente consultabili ad accesso libero sul portale storiememoriadibologna.it/archivio/giornali


Il 19 aprile 1945 uscì l’ultimo numero dei "Il Resto del Carlino" sotto il controllo della Repubblica Sociale Italiana.

Cancellato lo storico nome per decisione del Comando alleato, per espressa volontà del Psychological Warfare Branch, l’ufficio dei comandi alleati creato per chiudere la stampa legata al regime fascista e occuparsi dell’opinione pubblica dei territori liberati, venne fondata una nuova testata che dal 22 aprile al 15 luglio 1945 uscì con il nome di "Corriere dell’Emilia" e il sottotitolo "Quotidiano della Valle Padana".

Contributo Istituzione Bologna Musei in occasione del 77° anniversario della Liberazione 
Prima pagina del quotidiano "Corriere dell'Emilia", 22 aprile 1945.




Contributo Istituzione Bologna Musei in occasione del 77° anniversario della Liberazione 
Prima pagina del quotidiano "Corriere dell'Emilia", 23 aprile 1945.




Contributo Istituzione Bologna Musei in occasione del 77° anniversario della Liberazione 
Prima pagina del quotidiano "Corriere dell'Emilia", 24 aprile 1945.




Il 17 luglio 1945, il PWB concesse autonomia alla redazione che si costituì in cooperativa e assunse il nome di "Giornale dell’Emilia. Quotidiano indipendente della Valle Padana", pubblicato fino al 3 novembre 1953.

Contributo Istituzione Bologna Musei in occasione del 77° anniversario della Liberazione 
Prima pagina del quotidiano "Giornale dell'Emilia", 8 agosto 1945.



Contributo Istituzione Bologna Musei in occasione del 77° anniversario della Liberazione 
Prima pagina del quotidiano "Giornale dell'Emilia", 4 giugno 1946.




In seguito ai risultati di un referendum fra elettori, il 4 novembre il "Giornale dell’Emilia" riprese lo storico nome di "Il Resto del Carlino".



Il progetto di digitalizzazione e valorizzazione si aggiunge alle risorse digitali già disponibili nello stesso punto di accesso costituito dal sito www.storiaememoriadibologna.it, con particolare riferimento alle precedenti annate 1939-1944 dello stesso quotidiano "Il Resto del Carlino" e alle decine di migliaia di documenti, testi, immagini e materiali multimediali che ricostruiscono, in modo dinamico e avvincente, la storia e la memoria di Bologna. 
Gli eventi, i luoghi e le vicende dei protagonisti del biennio che vide la conclusione del secondo conflitto mondiale e la nascita della Repubblica Italiana, rivissuti nel portale in dinamica connessione, sono ora anche inquadrati secondo il racconto che ne fece il principale giornale locale, e posti così in relazione con le più ampie vicende nazionali e mondiali, così come furono sentite, comunicate e vissute a Bologna. 

Così è ad esempio per la cronaca dei giorni memorabili della Liberazione:
 
https://www.storiaememoriadibologna.it/files/giornali/1945_04_17_carlino.pdf 

Per la bomba atomica su Hiroshima che pose fine alla seconda guerra mondiale:
 
https://www.storiaememoriadibologna.it/files/giornali/1945_08_08_carlino.pdf 

Per le doppie elezioni che nel 1946 sancirono la nascita della Repubblica e la formazione dell'Assemblea che avrebbe redatto la nostra Costituzione
 
https://www.storiaememoriadibologna.it/files/giornali/1946_06_01_carlino.pdf 

Il portale web storiaememoriadibologna 
è stato avviato nel 2014 dal Museo civico del Risorgimento con lo scopo di creare una memoria di Bologna e della sua area metropolitana accessibile agli utenti web in maniera dinamica, rendendo disponibile un ricchissimo database multimediale nel quale migliaia di schede di luoghi, episodi e persone della storia bolognese degli ultimi due secoli si possono connettere tra loro. 

Lo scenario dedicato alla Resistenza
 www.storiaememoriadibologna.it/la-lotta-di-liberazione-1943-45 offre le informazioni sui luoghi, i caduti, le battaglie, le brigate partigiane, i monumenti in ricordo ed in omaggio ai tanti protagonisti dell'insurrezione contro il nazifascismo.
 
Negli ultimi anni l'impegno nel racconto del valore della libertà si è intensificato con la costante implementazione di nuovi contenuti, contribuendo a configurare il portale come fonte documentale di primaria importanza per la ricerca e l'approfondimento sulle vicende della Resistenza. 

Il sito web contiene le schede biografiche di ognuno dei 23.822 combattenti per la libertà di Bologna e Area metropolitana: donne e uomini che a vario titolo hanno partecipato alla lotta di Liberazione tra 1943 e 1945. Ognuno di questi protagonisti maggiori e minori è legato alle 104 organizzazioni (fra brigate, partiti politici, sindacati, etc.) di cui faceva parte, ai 344 eventi e ai 117 luoghi che li vide protagonisti e a volte vittime e ai 4766 files multimediali che sono stati fino ad oggi reperiti per illustrarne al meglio le vicende: foto, audio, documenti testuali o video.
 

Grazie all'architettura del portale, ogni singolo Comune dell'area metropolitana può essere facilitato nel proporre celebrazioni online dando evidenza, attraverso l'utilizzo di un semplice link dalla propria homepage, alle storie dei suoi concittadini e alle vicende che hanno interessato il suo territorio. 


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martedì 19 aprile 2022

LUNGO UN NASTRO DI SFOGLIA

Personalissimo viaggio nell'Emilia-Romagna 
della pasta ripiena e dei brodi 

ANGELO VARNI



Angelo Varni nasce a Sasso Marconi (Bologna) nel 1944.
E' ordinario di Storia Contemporanea presso l'Università di Bologna e Direttore della Scuola Superiore di Giornalismo.


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Oltre alle numerose cariche ricoperte nel corso della sua lunga vita, attualmente è presidente del Centro Nazionale di Studi Napoleonici e direttore della "Rivista di Studi Napoleonici", del cui comitato scientifico è tutt'ora membro.
 Presiede l'Istituto per la Storia di Bologna e il Centro Imolese di Storia del Lavoro in età contemporanea.
 È direttore responsabile della rivista di storia online "Storia e Futuro"; presidente del Comitato scientifico della casa editrice Bononia University Press; direttore del Sistema museale dell'Università di Bologna e direttore del Museo di Palazzo Poggi.
Infine è presidente dell'Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della regione Emilia-Romagna (Palazzo Bonasoni).

Con queste credenziali si può ben capire che il territorio della sua regione dal punto di vista storico lo conosce bene.

Nel "Lungo un nastro di sfoglia" (2015), metafora della via Emilia da Piacenza a Rimini, l’autore si sofferma su alcuni luoghi, dei quali riporta brevemente la storia, ma soprattutto approfondisce sulla metodologia delle varianti di pasta ripiena che, ben riconoscibili nelle differenti, famose, a volte brevettate ricette di ogni città, diventa pressoché impossibile elencare le innumerevoli varianti casalinghe:
ogni area di pianura, ogni quartiere, ogni famiglia si può dire abbia la propria ricetta, spesso tramandata da generazioni. 

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Il tortellino di casa mia




Nelle diverse proporzioni, seppur minimamente, gli ingredienti sono assemblati in maniera diversa.

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Monica e il tortellino di casa - foto Arianna Bianchi





Le località toccate sono: Castell’Arquato, Parma, Carpi, Gualtieri, Bologna, Casola Valsenio, Forlimpopoli, Comacchio, Cesenatico e Sant'Arcangelo di Romagna.

Varni nel 2019 si occuperà ancora di cibo con il libro "Bologna a tavola con la storia", dove si chiede se il DNA di Bologna può essere contenuto in una fetta di mortadella o in un tortellino, partendo dall’appellativo che viene dato alla città: dotta e grassa. 

Tornando alla via Emilia, nel suo personale viaggio in regione, racconta la pasta ripiena nel piacentino che prende il nome di "anolino", a Reggio Emilia "cappelletto", da Modena a Rimini "tortellino".

Il tortellino di Modena e Bologna, due città che da sempre si contendono la ricetta originale ottiene un risultato per entrambe veramente eccellente. 

Ho trovato interessante il tortellino di Imola, città di confine fra Emilia e Romagna. 
Imola appartiene a Bologna ma gli imolesi si sentono un po’ romagnoli.

Il tortellino nella zona di Modena e Bologna è "piccolo o piccolissimo, con il suo ripieno di carni, di mortadella, di prosciutto crudo, di parmigiano reggiano, di uova e di noce moscata."¹

Il tortellino in Romagna, superato il fiume Sillaro, è più grande e, nelle proporzioni, contiene più formaggio.

Ecco allora che nell’imolese "l’involucro di sfoglia si fa più grande, pur mantenendo il ripieno di carne a testimonianza di una duplice eredità di confine che ne definisce la fisionomia."¹ 

Un compromesso fra Emilia e Romagna.
 
Che bellezza, e quanta storia risiede nel cibo.


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©2015 Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna

©2015 Bononia University Press

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¹testo del libro virgolettato con diritto di citazione.

lunedì 11 aprile 2022

PALAZZO BONASONI

via Galliera, 21 - BOLOGNA




Quello che vediamo è un edificio in stile rinascimentale della metà del 1500, sorto su case medievali.
Oggi ospita l'IBC, Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della regione Emilia Romagna.

 
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A seguire l'excursus storico delle famiglie che si sono succedute nella proprietà del palazzo:

PROPRIETÀ CACCIANEMICI DELL'ORSO

Le primissime case medievali appartenevano a questa
importante famiglia, tanto da essere ricordati nello stradello confinante, via dell'Orso. 

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Presero parte alla vita pubblica di Bologna promuovendo nel 1256 il Liber Paradisus, il testo di legge con cui si proclamò l’abolizione della schiavitù e la liberazione dei servi della gleba.

La famiglia passò alla storia con Venedico, indicato come ruffiano da Dante Alighieri nelle
Malebolge (XVIII canto dell’Inferno), per avere offerto la sorella al marchese di Ferrara Obizzo d’Este: 
"I' fui colui che la Ghisolabella condussi a far la voglia del marchese".
In realtà Venedico fu un abile diplomatico, si distinse come podestà e mise pace fra le fazioni cittadine.


PROPRIETÀ FAMIGLIA VILLANOVA 

Questa famiglia ne entrò in possesso nel 1399, vi innalzarono un portico, oggi non più esistente, sulla via dell’Orso.


PROPRIETÀ FAMIGLIA SCARDOVI 

Nel 1454 i nuovi proprietari chiusero il colonnato ed eressero il muro che si vede tuttora.

A fine secolo completarono la facciata su via Galliera con il portico con capitelli all’antica, simili a quelli del Baraccano, decorati con motivi ornamentali ispirati ai disegni che Amico Aspertini, talentuoso pittore bolognese, aveva eseguito a Roma.

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PROPRIETÀ FAMIGLIA BONASONI 

È nel '500 che si consolidano le fortune delle grandi famiglie bolognesi, grazie all'investimento dei capitali accumulati con la mercatura, l'attività bancaria, l'industria tessile e lo Studio.

A metà del 1500 l’edificio fu acquistato dalla famiglia che dà ancora il nome al palazzo, per aver effettuato gli interventi architettonici più rilevanti.

Erano originari di San Giovanni in Persiceto, Castello d’Argile e Carpi.
Cittadini bolognesi dal 1472, si erano distinti con Giovanni d’Antonio, docente di diritto canonico all’università, e con Galeazzo, conte palatino dal 1544 per nomina di Carlo V d’Asburgo.

Il palazzo venne fatto ristrutturare da Antonio Morandi detto il Terribilia, con una affinità molto evidente alla facciata dell'Archiginnasio, sempre dello stesso.

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Pellegrino Tibaldi dipinse un importante fregio nel salone principale con le vicende della guerra di Troia, attualmente controsoffittato.

Di Tibaldi rimangono altri decori:
-un fregio, purtroppo molto scolorito, di una loggia passante in origine aperta.
-le decorazioni in arenaria dei due portali monumentali che si trovano all’ingresso (nel mio giorno di visita ha rappresentato il portone di uscita) e al piano nobile.


Nei secoli successivi i frequenti passaggi di proprietà (famiglia Tanari 1609-1615, Volta e Grati) non ne favorirono la conservazione.


GLI INTERNI

Entro nel palazzo e salgo l'elegante scalone per accedere al piano nobile.

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Ed ecco il portale in arenaria di Pellegrino Tibaldi.

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Figure alchemiche e chimere si fronteggiano sulla cimasa. 

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PROPRIETÀ FAMIGLIA RANUZZI

Di questa proprietà (fino al 1704) rimane un affresco sul soffitto di un piccolo corridoio di snodo al piano nobile, un dipinto interessante anche se di non chiara leggibilità, dove paesaggi si alternano a cavalli alati che alludono a Pegaso.

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PROPRIETÀ FAMIGLIA SCARANI

Il palazzo venne acquistato dagli Scarani nel 1804.

Tutte le stanze del piano nobile, oggi adibite ad uffici dell'IBC, presentano soffitti splendidamente decorati e affrescati.

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STANZA A GROTTESCHE

Le geometrie sulla volta di un salottino richiamano lo stile dei Compartimenti di Camere, di Antonio Basoli.

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Esempio dei Compartimenti di Camere, opere a stampa con fine didattico realizzate da Basoli, docente, ornatista e scenografo bolognese.



Basoli si misura con varie tipologie decorative, per soddisfare il gusto di una clientela colta e alla moda, dalla stanza egizia a quella a grottesche, come quella di questo salottino, dipinto probabilmente da suoi collaboratori.

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È presente un camino e due grandi finestre che si affacciano su via Galliera e Palazzo Felicini.

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Il bel camino è ornato con un decoro riportato anche sulla cimasa della porta.

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SALA VERDE

Le muse sono protagoniste di questa decorazione, pregevole esempio del gusto storicista dell’epoca, sempre ad opera di collaboratori del Basoli.

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 Nello stesso decoro si ripropone l’illusione delle stampe in bianco e nero fissate all’intonaco (già sperimentato dal Basoli in Palazzo Gozzadini).

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SALA ROSSA

Si attribuisce a Girolamo dal Pane la bella Sala Rossa o della Musica.
Vi sono dipinti Putti musicanti e figure di alcune Muse.
 
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Dalle finestre del piano nobile vedo il cortile interno e il vicolo retrostante il palazzo.
 Mi appresto a scendere.

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IL CORTILE INTERNO

Questo spoglio cortile si avvale della bella statua risalente al 1873 collocata in una nicchia, Concordia o Venere, realizzata dallo scultore Carlo Monari e proveniente dallo smantellato monumento Poggi alla Certosa.

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Successivamente agli Scarani subentrarono diverse proprietà: Zucchini, Bevilacqua, Zerbini 1931, Pellegrini Quarantotti infine i Gamberini che curarono il restauro dell’edificio.


Esco dal secondo portone, decorato da Pellegrino Tibaldi, già menzionato a inizio pagina (epoca Famiglia Bonasoni).

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Il portone mi lascia sul retro del palazzo nello stretto Vicolo Quartirolo e si chiude qui la mia visita a Palazzo Bonasoni, un'altro tassello importante per la conoscenza dei monumenti della città di Bologna.

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Bibliografia:
-foglio illustrativo FAI.

-resoconto visita guidata giornate FAI di primavera 2022.


Sitografia: