lunedì 20 luglio 2020

40° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI USTICA

Rassegna

"ATTORNO AL MUSEO"

27 GIUGNO 1980-2020

Bologna



La rassegna, organizzata dai Parenti delle Vittime della strage, si tiene al Parco della Zucca, davanti al Museo per la Memoria, in via Saliceto 3/22.



Venerdì 24 luglio 2020 alle 21.15
sarà il prossimo appuntamento, con
A LOVE SONG,
una performance ideata da Simona Bertozzi e Marcello Briguglio.
Con:
-Simona Bertozzi, insieme a Daniele Albanese per la DANZA
-Angela Baraldi per la VOCE
-Daniela Cattivelli per la MUSICA.

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Simona Bertozzi, coreografa e danzatrice bolognese racconta l'ideazione del progetto:
"Pensare a un progetto per il quarantesimo anno della strage di Ustica ha fatto emergere, tra i molti riferimenti, una riflessione sul tempo.
Tempo percepito nella pienezza e nella rotondità di quattro decenni, quelli che, nell’esperienza di vita, rappresentano il passaggio dalla spensieratezza alla maturità, e il tempo sospeso, congelato e pesantissimo di una crescita negata. Di una postura mai acquisita nel compiersi della verità e la cui eco arriva potentemente dalle voci e dalle parole sussurrate dell’opera di Christian Boltanski, nel Museo per la Memoria di Ustica. Intrecciando queste suggestioni ho pensato che il progetto potesse compiersi come un canto d’amore: per la leggerezza delle serate estive, delle canzoni che escono dalle finestre spalancate, del “vento caldo dell’estate”… e d’amore dolente, spezzato… inabissato.
A love song prende forma nell’avvicendamento di presenze e azioni che, come i frammenti del DC-9, sembrano emergere da una distanza incolmabile. Canti, gesti reiterati e partiture danzate si susseguono per osmosi e scambio energetico, accostando leggerezza e vertigine, nutriti dal potenziale evocativo di alcune tra le canzoni più popolari dell’estate del 1980».


GLI ARTISTI:


SIMONA BERTOZZI - danzatrice e coreografa, ha vinto numerosi premi in Italia e all'estero.
Attraverso la sua Associazione Culturale Nexus lavora a Bologna.

DANIELE ALBANESE - la sua formazione è come ginnasta e ballerino classico. In seguito studia e lavora con grandi maestri e diventa coreografo di danza contemporanea e nel 2002 fonda la sua compagnia di danza Stalker, con lo scopo di indagare la danza come linguaggio, attraverso la ricerca sul corpo e il movimento.

ANGELA BARALDI - La bravissima Angela Baraldi non avrebbe bisogno di presentazioni. 
Negli anni '80 ha fatto parte del panorama underground bolognese, in seguito collabora con Dalla, Morandi, Bersani, Carboni, gli Stadio e Ron.
Dagli anni '90 ad oggi ha pubblicato otto album.
Recita a teatro e partecipa a numerosi film, fra i quali "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" e "Quo Vadis, baby?", di Gabriele Salvatores.


DANIELA CATTIVELLI - è sound artist e compositrice di musica elettroacustica.
Ha composto musica per il teatro e la danza, per compagnie italiane e artisti internazionali.
All'attività artistica affianca quella didattica, ha lavorato presso l'Accademia di Belle Arti di Bologna e attualmente presso il Conservatorio G.B. Martini di Bologna.

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L'ingresso alla serata è a offerta libera.
La prenotazione è obbligatoria sul sito www.attornoalmuseo.it o telefonando nei due giorni precedenti lo spettacolo, dalle ore 15.00 alle 18.00, e il giorno dello spettacolo, dalle ore 18.00 alle 20.00, al numero telefonico 348 4021862.

In occasione dell'evento
 osserva un'apertura straordinaria dalle ore 20.00 alle 23.00, con una visita guidata gratuita alle ore 20.00 a cura del Dipartimento educativo MAMbo.
La prenotazione è obbligatoria: tel. 051 6496611 oppure e-mail mamboedu@comune.bologna.it.
Numero max partecipanti: 7 persone.


giovedì 16 luglio 2020

MUSEO PER LA MEMORIA DI USTICA

via di Saliceto, 3/22 - Bologna



Il museo conserva i resti recuperati del velivolo DC9 ITAVIA e l'istallazione permanente "A Proposito di Ustica", dell'artista Christian Boltanski.


A ricordo, indagine e memoria delle 81 vittime del 27 giugno 1980: 77 passeggeri (di cui 13 bambini) e 4 membri dell'equipaggio.


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Il museo è stato fortemente voluto dall'Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, presieduta da Daria Bonfietti.




RICOSTRUZIONE CRONOLOGICA


L'aereo DC9 ITAVIA decolla dall'Aeroporto "Guglielmo Marconi" di Bologna alle 20.08, con due ore di ritardo.
Il volo è diretto a Palermo con un atterraggio previsto per le 21.13.
L'ultimo previsto contatto radio è delle 20.58.
Alle 21.04, alla chiamata per le operazioni di atterraggio, il DC9 non risponde.
Alle 21.25 si avviano le operazioni di ricerca.


Durante la notte le operazioni non danno risultati; all'alba un elicottero avvista a 110 km a nord di Ustica alcuni detriti in affioramento.

Verranno recuperati solo trentotto corpi.

Le indagini portano a quattro ipotesi:
-cedimento strutturale
-attentato con una bomba a bordo
-collisione in volo
-missile

Il cedimento strutturale è la prima ipotesi a cadere, ma il sospetto della cattiva manutenzione porta la compagnia Itavia a dichiarare fallimento nel 1981.

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Dal 1982 indaga solo la magistratura e sulla vicenda cala il silenzio fino al 1986.
Gioca enormemente il fatto che nel 1980, un mese dopo Ustica, ci fu la Strage alla Stazione di Bologna e giornali e opinione pubblica lì si concentrarono.



1986

 Un'inchiesta giornalistica, che indicava il DC9 vittima di un'azione militare, e un'iniziativa di Daria Bonfietti che crea il "Comitato sulla verità su Ustica", fanno sì che un gruppo di politici e intellettuali scrivano un appello al Presidente della Repubblica Cossiga per affrontare eventuali anomalie e sospetti.

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1988

 Nasce l'Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, per iniziativa di Daria Bonfietti, che nella strage perse un fratello.

L'intraprendenza della Bonfietti, che dà voce ai sospetti di depistaggio, muove l'opinione pubblica.
Questo porta a risultati concreti:
vi furono le campagne di recupero dell'aereo dai fondali di Ustica, a 3.700 metri di profondità, nel 1987 e nel 1991.
Il relitto fu ricomposto, ai fini delle indagini, in un hangar dell'aeroporto militare di Pratica di Mare (Roma).

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1989

La vicenda diventa oggetto d'indagine della Commissione Parlamentare Stragi, che arriva a segnalare comportamenti di militari italiani volti ad occultare ciò che era realmente accaduto.

Anche la Magistratura si attiene alla stessa opinione.


1992

I vertici dell'Areonautica Militare italiana sono incriminati per alto tradimento per aver omesso di riferire alle autorità politiche e giudiziarie le informazioni della possibile presenza di traffico militare e, abusando del proprio ufficio, forniscono alle autorità informazioni errate.

Gli imputati sono in seguito prosciolti per prescrizione nel 2004 e, nel 2007 assolti dalla Cassazione.



1999

È l'anno della sentenza del giudice Rosario Priore, il quale afferma che "l'incidente al DC9 era occorso a seguito di azione militare di intercettamento".
Nell'azione militare un missile ne aveva causato la caduta.

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2007

Da Pratica di Mare il relitto viene trasferito a Bologna e collocato nel Museo per la Memoria di Ustica, predisposto appositamente per ospitarlo.

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2008

In marzo la Magistratura riapre l'inchiesta dopo una dichiarazione del Presidente Francesco Cossiga, che indica nei francesi i responsabili della tragedia: avrebbero sparato un missile dalla portaerei Clemenceau, destinato ad un aereo libico dove si sarebbe trovato Gheddafi.

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2011

La giudice Paola Proto Pisani, ribadendo le conclusioni di Priore, condanna i Ministeri della Difesa e dei Trasporti per non aver salvaguardato le vite dei cittadini e per aver coperto la verità. 



2013

La Corte di Cassazione rende definitiva la condanna.
Si susseguono tutt'ora procedimenti in sede civile.

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CONCLUSIONI


Il depistaggio fu effettuato a macchia d'olio: furono compromessi i tracciati radar di Marsala, Licola, Grosseto, Poggio Ballone, Ciampino, Fiumicino, portaerei Saratoga.


Il fallimento delle indagini, durato decenni e dovuto ai depistaggi e all'inquinamento delle prove, ha portato a condurre la magistratura italiana a produrre numerose cartelle:
solo per il processo di primo grado si giunse a due milioni di pagine di istruttoria, 4.000 testimoni, 115 perizie, circa 80 rogatorie internazionali, 300 udienze e 300 miliardi di lire di spese processuali.

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Le tensioni politiche nazionali e internazionali nell'anno dell'incidente erano forti.
Nel 1980 infatti era ancora in atto la Guerra Fredda tra i blocchi.

Inoltre la Libia, con Gheddafi, si affacciava protagonista negli equilibri politici-militari internazionali.
La Libia, accusata di essere il motore del terrorismo arabo, fu coinvolta nella tragedia di Ustica, perchè si ipotizzò che un missile fosse destinato ad un aereo libico.

Per questi motivi, un episodio di guerra nei cieli italiani sarebbe stato opportuno non venisse rivelato; avrebbe causato ulteriori tensioni a livello internazionale e si diede il via all'opera di depistaggio condotta dall'Areonautica Militare Italiana.

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Dalla perizia tecnico-radaristica risulta che, fra difensori e attaccanti, 30 aerei supersonici militari sorvolavano la zona di Ustica il 27 giugno 1980, dalle 17:30 alle 21:15.
Avevano tutti il transponder spento per evitare di essere identificati dal radar.
Si trattava di un'esercitazione marina, come disse l'ammiraglio James H. Flatley nella sua prima versione, con una portaerei che raccolse i propri aerei (presumibilmente la portaerei Saratoga, nel golfo di Napoli).

Parla un testimone, Brian Samdlin, ex militare a bordo della portaerei Saratoga nel 1980.
Durante l'intervista rilasciata al giornalista Andrea Purgatori e trasmessa durante "Atlantide" nel dicembre 2017, afferma che il comandante della Saratoga James H. Flatley informava l'equipaggio che aerei F4 della Saratoga avevano abbattuto due MiG libici che apparentemente si apprestavano ad attaccarli, smentendo le dichiarazioni ufficiali rilasciate dal governo americano al giudice Rosario Priore.
Sandlin dichiara che la portaerei quella sera era al largo e che oltre metà dei caccia era decollato per una prova di forza con la Libia; due di questi erano tornati senza armamenti.
In zona era presente anche la portaerei francese Clemenceau per lo stesso motivo.





Fra le varie ipotesi dibattute in tutti questi anni questa è perciò quella accettata con valenza in sede penale e risarcitoria nel 2013.

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Il DC9 ITAVIA si sarebbe trovato sulla linea di fuoco di un combattimento aereo, venendo bersagliato per errore da un missile, sparato da un caccia NATO contro un MIG dell'aviazione libica.

Il coinvolgimento è internazionale, segnatamente francese, libico e statunitense.

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"A PROPOSITO DI USTICA" - Christian Boltanski



Nel 2006 arrivano a Bologna i resti del DC9 Itavia e, un anno dopo, viene inaugurato e aperto al pubblico il Museo per la Memoria di Ustica, il 27 giugno 2007, 27 anni dopo la strage.

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Il museo è stato realizzato ristrutturando un corpo di fabbrica di un complesso industriale edificato nel 1880.
L'edificio era adibito a scuderie dei cavalli che trainavano i primi tram.
Il progetto di restauro è stato affidato all'architetto Gian Paolo Mazzucato.

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L'allestimento del museo è opera del maestro Christian Boltanski.

Nato a Parigi nel 1944, il tema principale dei suoi lavori è riferito alla morte, alla memoria e alla perdita.

©wikipedia-Christian Boltanski nel suo studio, 1990 - ©photo by Bracha L. Ettinger





L'artista viene invitato dall'Associazione Parenti delle Vittime per creare una memoria alle ottantuno vittime della strage.

Boltanski crea un'istallazione permanente  suggestiva ed emozionante.
Ottantuno lampadine si accendono e si spengono pulsando la luce come fossero i cuori delle vittime.

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Lungo il perimetro dell'edificio ottantuno specchi neri inclinati verso l'aereo a simboleggiare gli oblò. Gli specchi riflettono l'immagine oscurata del visitatore, che può identificarsi ricordando la notte della tragedia. 

Dietro ad ogni specchio un altoparlante emette frasi sussurrate, pensieri universali, che sottolineano la casualità della tragedia, quindi rispecchiano anche le conversazioni dei passeggeri prima del disastro.

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Nove casse nere circondano la carcassa dell'aereo, dove Boltanski ha riposto gli oggetti personali delle vittime.
Prima di inserirli sono stati fotografati e impaginati nella pubblicazione "Lista degli oggetti personali appartenuti ai passeggeri del volo IH870".

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Il percorso del museo si conclude con una sala video, con proiezione di filmati a partire dalla tragedia fino alla costruzione del museo.


 





L'11 maggio 2018 Boltanski riceve dall'Università di Bologna la Laurea ad Honorem in Scienze Storiche e Orientalistiche.

Il 14 luglio 2021 ci ha lasciato.


Il museo, esistente per volontà dell'Associazione parenti delle Vittime della Strage di Ustica, è stato realizzato da:
-Ministero per i Beni e Attività Culturali
-Ministero della Giustizia
-Regione Emilia-Romagna
-Provincia di Bologna
-Comune di Bologna
-Fondazione Cassa di Risparmio Bologna
-Istituto Storico Parri Emilia-Romagna


L'ingresso è ad entrata gratuita con prenotazione obbligatoria → prenotazione


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Videografia:


Bibliografia:
-opuscolo "Museo per la Memoria di Ustica" - Bologna Musei


Sitografia:


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La rassegna per la Memoria:




domenica 12 luglio 2020

PIAZZA DEI CELESTINI

Bologna

E pensare che Ferdinando Guidicini, editore delle ristampe del libro "Cose Notabili della città di Bologna", di suo padre Giuseppe, per un errore di stampa non trascrisse questa piazza, presente nel manoscritto originale, conservato presso l'Archivio Arcivescovile di Bologna.


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Una negligenza che ha quasi predetto il futuro:
il grazioso spazio di questa piccola piazza infatti, è stato spesso trascurato dalle guide turistiche nei tempi moderni.
Solo negli ultimi anni è diventata famosa perchè vi si affaccia la casa in cui abitava Lucio Dalla.

L'opera dipinta sulla parete a fianco del balcone dello studio di Dalla, è stata realizzata in occasione di Artefiera 2013, dall'artista trevigiano Mario Martinelli.


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Sono quattro le vie che raggiungono la piazza.
Via d'Azeglio, che l'affianca.

Vicolo Spirito Santo, dove si trova Torre Catalani, una delle 22 torri medievali rimaste.

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Via Santa Margherita e via De' Fusari, che si inseriscono insieme.

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La piazza deve il suo nome ai Monaci Celestini, che occupavano la Chiesa di San Giovanni Battista, fin dal 1369.

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Attiguo è l'ex convento, oggi sede dell'Archivio di Stato, che conserva preziosi documenti delle vicende storiche della città e della provincia.


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CHIESA DI SAN GIOVANNI BATTISTA DEI CELESTINI


Fu costruita per desiderio della Famiglia Galluzzi, che donò il terreno, in onore dell'Ordine dei Celestini, fondato da papa Celestino V, chiamato a Bologna per l'occasione.

Le attuali forme dell'edificio sono rinascimentali, perchè fu ricostruita nel 1535 sul precedente edificio duecentesco.

Ulteriore e definitiva modifica avvenne nel 1765 per mano di Carlo Francesco Dotti e Francesco Tadolini, i quali intervennero nel campanile e nella facciata.

Nel fianco, in via d'Azeglio, vi è la lapide che ricorda essere stato qui sepolto Nicolò dell'Arca.

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GLI INTERNI


L'unica navata colpisce per le pareti e le volte interamente dipinte.

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Tutta la copertura a volta della navata ritrae le gesta di S. Pier Celestino, fondatore dell'ordine, dipinta da Giacomo Boni e Giacinto Garofolini, 1714.

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I due grandi busti in cotto a destra e a sinistra dell'entrata rappresentano Santa Scolastica e San Benedetto, opera del grande artista Giuseppe Mazza.


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Da destra:

1- "Apparizione di Cristo Risorto", di Lucio Massari.
Il Cristo si mostra alla Maddalena.
L'ornato in macigno intagliato è forse del Formigine.

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2- "Transito di San Giuseppe", copia del dipinto originale di Marcantonio Franceschini.

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3- "Beata Vergine di Pompei", di Orfei
Copia della Madonna del Rosario di Sassoferrato (Chiesa di Santa Sabina, Roma).

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4- "Sant'Anna, San Gioachino e Maria Bambina", di Anna Maria Crescimbeni, 1829.

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Madonna votiva.

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Dietro l'altare "Madonna e Santi" (Celestino, Luca e Giovanni Battista), di Marcantonio Franceschini, 1687.
Incorniciano in alto le statue dell'ancona, Virtù e Putti, di Giuseppe Mazza.

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La volta del presbiterio, 1688, è di Giovanni Antonio Burrini e Giovanni Enrico Hafner.

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Le pareti del presbiterio sono dipinte in affresco in cornu Evangelii, dal decoratore Giacomo Zanardi e il figurinista Giuseppe Monti, 1727.

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5- "Il Sacro Cuore di Gesù appare a Santa Margherita", di Giuseppe Rivani, 1928.

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6- "San Mauro che risana gli infermi", di Anna Mignani in Grilli, sec. XIX.

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7- "L'Arcangelo San Raffaele che accompagna il giovane Tobia", di Gianbattista Bertusio, 1644, scolaro di Lodovico Carracci.
Il quadro si trovava nella chiesa soppressa di S. Michele Arcangelo, detta del Ponticello.

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8- "La Beata Irene che toglie le frecce dal corpo di San Sebastiano", del Mastelletta.

La cornice è in legno dorato.
Il Mastelletta era della scuola dei Carracci, apprezzatissimo da Guido Reni.

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La Chiesa dei Celestini colpisce per la bellezza delle sue decorazioni, opere d'arte effettuate nei secoli dai maggiori artisti bolognesi.

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Oggi Piazza dei Celestini è diventata una meta per omaggiare un altro artista, questa volta contemporaneo, che ha scritto fra le più belle pagine della musica italiana: Lucio Dalla (laurea honoris causa in Disciplina delle Arti, Musica e Spettacolo, Alma Mater Bologna).

Una panchina che non c'è più, una casa visitabile, una musica che resta.

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4 marzo 2016 - La panchina di Dalla è opera dello scultore catanese Carmine Susinni




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Bibliografia:
-legende Chiesa dei Celestini
-Corrado Ricci e Guido Zucchini, "Guida di Bologna", Ed. Alfa, 1976


Sitografia: