lunedì 30 ottobre 2023

ERIK KESSELS, RAED YASSIN e HEINRICH ZILLE - BIENNALE FOTO/INDUSTRIA 2023

BOLOGNA




4 - ERIK KESSELS
Palazzo Magnani
via Zamboni, 20


©creativecloud/KesselsKramer


Erik Kessels è un artista olandese poliedrico, essendo designer e curatore d'arte. La sua passione speciale è la fotografia e, per coltivarla, colleziona fotografie provenienti dai mercati delle pulci, fiere e negozi dell'usato. Successivamente, le ri-contestualizza e le pubblica attraverso la sua casa editrice KesselsKramer Publishing.

Ciò che rende Erik un fotografo unico è che non utilizza una macchina fotografica. L'editoriale del "Guardian" ha scritto che la sua vera ispirazione proviene dalle storie raccontate nelle fotografie, piuttosto che dagli scatti stessi.

Tra i suoi lavori più noti figurano la rivista "Usefull Photography" e il progetto "In Almost Every Picture”, inaugurato nel 2002, una serie di libri fotografici che ricostruiscono le vite di intere famiglie o persone attraverso una narrazione basata esclusivamente sulla sequenza di immagini.

Carlo e Luciana sono i protagonisti del 17º volume di questo progetto a lungo termine.



LA MOSTRA
"Carlo e Luciana"


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Questa serie di fotografie mette in primo piano una coppia di coniugi di Vignola, in provincia di Modena, i quali intraprendono avventure in giro per il mondo, catturando i loro viaggi fotografandosi costantemente.

Come succede in tutte le altre serie del progetto "In Almost Every Picture", le immagini vengono rivisitate e reinterpretate, acquisendo così una nuova dimensione e significato.

Carlo e Luciana si sono conosciuti in giovane età e hanno trascorso tutta la vita insieme. Carlo lavorava in un negozio di articoli per il fai da te, mentre Luciana era una casalinga. La loro connessione con l'artista Erik Kessels è naturalmente la fotografia: sin dai primi anni della loro relazione, si fotografavano reciprocamente nello stesso luogo con lo stesso sfondo, all'epoca in bianco e nero.

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Questo rituale è diventato significativo molti anni dopo, quando Carlo è andato in pensione e la coppia ha iniziato a viaggiare per il mondo. Anche se visitavano luoghi diversi, mantenevano il medesimo schema: raramente si facevano fotografare insieme, preferendo ritrarsi separatamente nello stesso punto. Per loro, la fotografia rappresentava un gioco e un rituale, e Kessels ha raccolto queste immagini in una serie che ispira riflessioni sul significato della fotografia nella società e sul valore delle immagini.

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Sergio Smerigli, amico della coppia e proprietario del laboratorio in cui sviluppavano le loro foto, ricorda che conservavano ogni immagine dei loro viaggi, considerandole testimonianze della loro presenza nel mondo. Kessels ha preservato con attenzione e cura queste immagini, che vanno al di là di considerazioni estetiche o semantiche.

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5 - RAED YASSIN
Palazzo Vizzani
via Santo Stefano, 43


©onassis.org



Raed è un artista e musicista originario di Beirut, nato nel 1979. Ha ottenuto la laurea presso l'Istituto di Belle Arti di Beirut nel 2003 e ha sviluppato la sua pratica artistica attraverso vari mezzi, tra cui video, suono, fotografia, testo, scultura e performance. Il suo lavoro esplora narrazioni personali inserite nel contesto della cultura di massa e del consumo.

Ha trascorso periodi come artista residente ad Amsterdam e Londra e ha ricevuto l'Art Price nel 2012. Oltre alla sua carriera artistica, Raed è un musicista, organizzatore del festival di Beirut e fondatore di un'etichetta musicale indipendente chiamata "Annihaya." Attualmente, divide il suo tempo tra Berlino e Beirut, continuando a creare opere innovative che esplorano le connessioni tra la sua espressione artistica e la cultura contemporanea.



LA MOSTRA
"Ghost Karaoke"
(Il karaoke dei fantasmi)


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"The Absent Album", (L'album assente, 2010-2015) è un album di 100 fotografie che ritraggono scene da film egiziani e servono a ricostruire la storia familiare di Raed, poiché le sue foto personali sono state distrutte durante la guerra civile in Libano.

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 Le Polaroid utilizzate in questo progetto, invece di catturare momenti familiari, riproducono costantemente ciò che viene trasmesso in tv, sfidando il carattere intimo di tali immagini.

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"Karaoke", 2015 (VHS, super 8 trasferito su supporto digitale, 22')
Il karaoke è un'esperienza che evoca ricordi grazie ai classici musicali, collegando il passato con il presente.

Nel 2015, l'artista ha creato un cortometraggio che riflette su un episodio della sua infanzia, quando aveva cantato con sua madre nel sud del Libano, evidenziando un trauma causato da un suo errore musicale e risate del pubblico.
Quest'opera fonde narrazione ed elaborazione, affrontando i ricordi dolorosi attraverso l'arte, esplorando temi di gioco, memoria, tradizione, relazioni familiari e perdita. Inizia con l'esperienza personale di Raed e si estende a un'analisi dei mezzi utilizzati per documentarla, spesso attraverso materiali analogici come video e fotografia.

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 "Tonight" (Stasera, 2008-2010), videoinstallazione a un canale, 16' loop.
Ritrae una famiglia che guarda il pubblico, evidenziando l'assenza del padre, ed è un riferimento personale, poiché il padre di Raed è stato assassinato quando era bambino.

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"The Sea Between My Soul", (Il mare tra la mia anima, 2020), videoinstallazione a un canale, 58'.
È una performance video in cui le memorie personali di Raed diventano una rappresentazione collettiva. Questa opera mescola rock, teatro dell'assurdo e il Mar Mediterraneo come palcoscenico di una tragedia umana.

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Animali tassidermizzati sono gli unici personaggi in una narrazione in continua trasformazione, in cui il gioco rappresenta l'unico mezzo illusorio di fuga in un mondo grottesco e irrazionale.

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"The Company of Silver Specters" (La compagnia degli spettri d'argento, 2021-in corso), rappresenta un altro progetto legato alla dispersione dell'intero archivio di fotografie familiari di Raed. 

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Per affrontare questo trauma, l'artista ha collezionato immagini provenienti da altre famiglie e le ha rivestite con veli di pittura colorata, rivelando solo le silhouette dei soggetti.

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 In un gesto che combina recupero e cancellazione, Raed ha trasformato i ritratti in opere astratte e misteriose.

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6 - HEINRICH ZILLE
Casa Saraceni
via Farini, 15


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Heinrich Zille, autoritratto, 1892, stampa ai sali d'argento.



Rudolf Heinrich Zille (Radeburg 1858 - Berlino 1929), è stato un illustratore, fotografo e litografo tedesco. 

Nel 1872 terminò la scuola e intraprese un'apprendistato in litografia, guadagnando fama grazie ai suoi umoristici disegni caricaturali delle persone di Berlino, pubblicati nel settimanale satirico tedesco, Simplicissimus.

Fu pioniere nel rappresentare la difficile realtà sociale della città, con abitazioni sovraffollate in mezzo all'industrializzazione metropolitana, spaziando dalla periferia povera alle classi operaie più avanzate.

"Kartoffelstehen" (bottega delle patate), litografia del 1916
©Di Heinrich Zille - Pubblico dominio, commons.wikimedia


Heinrich, nonostante non si considerasse un vero artista dicendo che il suo lavoro non era talento ma un lavoro difficile, fu promosso da Max Liebermann che lo introdusse alla Secessione Berlinese nel 1903, esponendo i suoi lavori in mostre prestigiose e incoraggiandolo a vendere i disegni.
In seguito, Heinrich abbandonò il suo lavoro come litografo per dedicarsi interamente alla vendita delle sue opere.

La fama di Heinrich crebbe tra il pubblico berlinese verso la fine degli anni '20. Nel 1921, la Alte Nationalgalerie acquisì alcuni dei suoi disegni, nel 1924 ricevette un'onorificenza dall'Accademia delle Arti, e nel 1925 venne realizzato un film basato sulle sue storie da Gerhard Lamprecht. Al suo 70º compleanno, Berlino celebrò maestosamente il suo contributo.



LA MOSTRA
Berlin Funfair
(Parco divertimenti di Berlino)


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Heinrich, celebre come illustratore e grafico, fu riconosciuto come fotografo solo nel 1966, 37 anni dopo la sua morte, quando fu scoperta una collezione di stampe d'epoca e negativi su vetro, nel suo vecchio appartamento a Berlino. La sua opera fotografica, precedentemente sconosciuta, iniziò a ricevere attenzione a livello internazionale a partire dalla metà degli anni '70.

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Nel 1988, il celebre fotografo Michael Schmidt è stato incaricato di ingrandire quei negativi, e ha utilizzato carta fotografica ORWO della DDR, preservando il bordo nero del negativo, tonalizzando con il selenio. Ha reinterpretato l'opera di Zille secondo la sua visione estetica. Le fotografie acquisiscono un carattere avanguardistico grazie a elementi come le figure viste da dietro e l'ombra del fotografo, che coinvolgono l'osservatore, facendolo entrare nella fotografia diventando parte di un mondo ormai scomparso.

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Senza titolo (Al baraccone di uno spettacolo), 1900, stampa ai sali d'argento.




Nelle caotiche fiere berlinesi del 1900, Heinrich fotografa la vivace realtà di queste attrazioni.
 Le persone si divertono tra teatri, giostre e birrerie per sfuggire alla monotonia del duro lavoro.

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Senza titolo (Al baraccone di uno spettacolo), 1897, stampa ai sali d'argento.



Heinrich adotta angolazioni e tagli innovativi, creando un'estetica unica in un'epoca dominata dalla fotografia commerciale. Il suo interesse è puramente artistico, non mira alla vendita delle sue foto.

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Senza titolo (Carrozzone di un giostraio con cavalli), 1900, stampa ai sali d'argento.




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Senza titolo (Giostra), 1900, stampa su carta al collodio.




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Senza titolo (Giostra), 1900, stampa su carta al collodio.




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Senza titolo (Giostra), 1900, stampa su carta al collodio.




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Senza titolo (Giostra), 1900, stampa su carta al collodio.




Tutte le stampe ai sali d’argento sono state realizzate da Michael Schmidt (1945-2014).

In alcune foto delle fiere organizzate a Berlino intorno al 1900, sono presenti persone provenienti da paesi colonizzati, ma queste immagini non sono mostrate qui per evitare di perpetuare la rappresentazione di pratiche discriminatorie.



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Bibliografia:
-pannello informativo mostra "Carlo e Luciana".
-pannello informativo mostra "Ghost Karaoke".
-pannello informativo mostra "Berlin Funfair".


Sitografia:


mercoledì 25 ottobre 2023

BIENNALE FOTO/INDUSTRIA 2023 - DANIELLE UDOGARANYA e LINDA FREGNI NAGLER

BOLOGNA



 2 - DANIELLE UDOGARANYA
Palazzo Paltroni
(Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna)
Via delle Donzelle, 2


©safeinourworld



Danielle Udogaranya, nota come Ebonix, è un'artista britannica, creatrice di contenuti, esperta di gaming e 3D autodidatta. Si impegna a creare avatars digitali per rappresentare le persone trascurate nel mondo virtuale.

Mossa dalla frustrazione per la mancanza di diversità e rappresentazione nei giochi come The Sims, celebre gioco di simulazione, ha imparato da sola la modellazione 3D e ha creato capelli, abbigliamento e accessori che riflettevano la sua visione di rappresentazione.

Attraverso i suoi progetti di creazione di contenuti, Danielle è diventata una fervente sostenitrice della diversità e della rappresentanza nei videogiochi. Ha ricevuto riconoscimenti su piattaforme come Apple, BBC, e altri. Nel 2020, è stata la prima donna britannica nera a diventare partner di Twitch e ha fondato Black Twitch UK, una piattaforma per promuovere gli streamer neri britannici. Questo ha portato alla creazione del primo team di streamer neri su Twitch nel Regno Unito.

La missione di Danielle è creare spazio e aumentare la rappresentanza positiva per neri, donne e non uomini nell'ambito dei videogiochi. La rappresentanza è il fulcro del suo lavoro e ha guidato come relatrice molte delle sue campagne e attività di consulenza.





LA MOSTRA
Seeing me, seeing you, seeing us


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Questi contenuti hanno rapidamente attirato l'attenzione della comunità dei giocatori, portando Danielle a collaborare proprio con The Sims per introdurre oltre 100 tonalità di pelle, capelli afro e unghie. I suoi progetti hanno segnato un cambiamento generazionale nel mondo dei giocatori, offrendo a tutti la possibilità di creare un Sims che li rappresenti.

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Questo universo virtuale ha un ruolo complesso che mescola attivismo, design e produzione artistica, creando ritratti realistici attraverso avatar.

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 Il lavoro di Danielle riflette il mondo reale e promuove l'auto-riflessione senza paura. La mostra presenta un futuro luminoso e dinamico, offrendo un'istantanea di un presente intriso di futuro.

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Qui scopriamo che l'attivismo sociale che si batte per l'inclusione ora si riflette anche nel mondo digitale, dove si stanno combattendo lotte tutt'altro che passeggere.

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3- LINDA FREGNI NAGLER
Palazzo Boncompagni
via del Monte, 8


©italianacademy.columbia


È nata a Stoccolma e vive a Milano, dove si è diplomata nel 2000 all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Ha esposto in numerose mostre personali e collettive, fra queste la 55ª biennale di Venezia.
Nel 2007 ha ricevuto il New York Prize della Columbia University. Nel 2008 ha vinto la residenza della Dana Foundation di Parigi.
Dal 2010 al 2015 ha insegnato fotografia all’Accademia Carrara di Bergamo; dal 2015 insegna fotografia al master dell’Accademia di Belle Arti di Brera e dal 2017 al master in Photografy and Visual Design alla Nuova Accademia delle Belle Arti a Milano.



LA MOSTRA
Playgrounds
(Parchi giochi)

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Playgrounds rappresenta uno dei primi progetti fotografici di Linda. Avviato nel 2006, questo lavoro consiste in una serie di fotografie di parchi giochi scattate di notte, sia a New York, dove ha avuto inizio, che in Italia, dove l'artista vive e ha continuato la sua ricerca.

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Airplane, South Hampton, NY, 2007.




La particolarità di queste fotografie è che sono scattate in analogico con l'uso di un banco ottico.
Sono catturate nell'oscurità e la pellicola deve rimanere esposta per lunghi periodi di tempo, senza che Linda abbia una comprensione precisa di ciò che è incluso nell'inquadratura, rendendo la posa un processo di pura attesa, a volte con inquadrature parzialmente casuali. La scoperta del soggetto e dei suoi dettagli avviene durante lo sviluppo del negativo.

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"Wonder Wheel", Coney Island, NY, 2007




Attraverso questa disciplina, l'artista mantiene per sé una parte del senso di sorpresa e meraviglia che i parchi giochi suscitano nei bambini, il suo pubblico privilegiato, e lo trasferisce agli osservatori attraverso una rappresentazione che si discosta dall'idea convenzionale di questi luoghi.

Nelle immagini dei parchi giochi mancano infatti due elementi chiave: il colore e l'energia dei giovani utenti che li popolano. Privati della loro funzione originaria, i parchi giochi diventano quasi architetture estranee, abbandonate, con un'atmosfera diversa e più cupa rispetto alla loro allegria consueta.

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"La grande roue pour les petits", Valais, Switzerland, 2005.




In "Playground," Linda non solo utilizza la fotografia come mezzo espressivo ma la esplora profondamente. Sperimenta con la luce, riducendo la sua intensità e osservando le reazioni dei materiali.
Questa foto ad esempio è stata catturata con un'esposizione di due ore, rendendo necessario abitare questo parco giochi di notte.

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"Atlantide", Metaponto, Matera, 2006.


Il progetto omaggia le origini della fotografia, quando le esposizioni erano lunghe e qualsiasi movimento risultava invisibile, per i materiali fotosensibili ancora molto lenti.

Ricorda un'iconica immagine di → Louis Daguerre del 1838, che ritraeva una strada parigina deserta, trasformando il reale in una visione surreale.

 Linda segue questa tradizione, creando immagini che sfidano gli osservatori, trasformando il reale in un'esperienza visionaria.



Le foto al centro della meravigliosa Sala del Camino di Palazzo Bentivoglio sono realizzate con una tecnica altrettanto singolare.

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Il soggetto è il gioco, l'artista parte con una fotografia, che può essere una sua creazione o presa dagli archivi. Successivamente, prende una carta da lucido e ricopia manualmente il soggetto, isolandolo dal contesto circostante. Questa carta viene poi utilizzata come negativo nella stampa. Nella camera oscura, lo pone sopra una carta fotosensibile e regola i tempi di esposizione per ottenere il risultato desiderato.

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Senza titolo (Castello di carte), 2023.





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Bibliografia:
-pannello informativo mostra "Seeing me, Seeing you, Seeing us".
-pannello informativo mostra "Playgrounds".

-resoconto visita guidata organizzata dalla Fondazione MAST.


Sitografia: