mercoledì 30 giugno 2021

PERCORSO DI CIAGNANO (Calanchi di Monte Arligo)

Ozzano dell'Emilia - BOLOGNA




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Le zone di maggiore interesse individuate nel Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa sono marcate da percorsi segnalati.

Questi percorsi sono tutti raggiungibili da strade che si staccano dalla via Emilia verso le colline.
Il percorso di Ciagnano è raggiungibile da Ozzano dell’Emilia.

Dista dalle mura di Bologna (Porta Maggiore) circa 35 minuti. 
Una volta raggiunto l'abitato di Ozzano ho percorso nell'ordine:
via Mazzini, via Galvani, via San Cristoforo, via Poggio, parcheggio Poggio di Sotto.

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©google earth - ©mappatura Monica Galeotti



Il sentiero parte proprio di fronte alla piccola area di sosta Poggio di Sotto, quasi invisibile, lungo via Poggio. 

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IL PERCORSO DI CIAGNANO
(Sentiero Natura Calanchi di Monte Arligo)


Sentiero SN3 - Difficoltà E
Tempo di percorrenza: 45 minuti
Lunghezza: 1,8 km
Altitudine: 86 m

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©relive - ©mappatura Monica Galeotti

Il percorso ad anello, senza nessuna difficoltà, scende nel bosco che riveste il versante sinistro della piccola valle dove scorre il Rio Ciagnano. 

Di fronte la visuale delle creste calanchive che vanno dal Passo dell'Abbadessa al rilievo di Monte Arligo. 
 

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Lungo il sentiero si individuano particolarmente quattro ecosistemi:
1- IL CAMPO ABBANDONATO 
2- IL BOSCO
3- IL RIO
4- IL CALANCO



1- IL CAMPO ABBANDONATO
Ho trovato erba molto alta all'inizio del percorso, tanto che ho creduto di avere sbagliato, ma le indicazioni dell'ente parco sono evidenti, e ho fatto bene ad addentrarmi perchè poco dopo il sentiero pulito entra nella boscaglia.

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Tutto il sentiero attraversa una porzione di territorio che riassume i caratteri delle aree pedecollinari di queste zone, coltivate fino alla metà del secolo scorso.
Un tempo vi era il vitigno pregiatissimo dello Saslat di Ciagnano, un'uva bianca che oggi è stata recuperata nella Romagna interna.¹

Nel secondo dopoguerra le aree sono state progressivamente abbandonate ma vi sono le tracce dello storico passato.

Dirigendomi verso il basso calpesto quel pendio coltivato per secoli e incontro la vegetazione che ha cominciato a ricolonizzare gli antichi campi coltivati: 
i cespuglieti e il filari perlopiù di roverelle.

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In alcuni punti il sentiero è la parte calpestabile delle ex aree terrazzate degli antichi coltivi, oggi coperte dalla vegetazione spontanea.

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Trovo la Poligala maggiore (Polygala major), una pianta rara che cresce fra i 200 e i 1200 m. e fiorisce fra maggio e luglio.

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L’ambiente offre rifugio a varie specie animali: per la loro osservazione e necessario il silenzio e un po’ di fortuna. 



2- IL BOSCO
Come per i campi, l’esodo dalla collina ha comportato la sospensione dell’utilizzo del bosco per la produzione della legna.

Il bosco infatti veniva periodicamente tagliato e con l’abbandono, ogni ceppaia ha generato numerosi fusti che hanno creato l’intricata vegetazione che oggi posso osservare mentre oltrepasso arbusti di ginestre ormai sfiorite.

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La vegetazione è quella tipica dei luoghi assolati ed asciutti.
La fa da padrone la roverella, una tipologia di quercia legata ai climi caldo temperati. 

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Incontro un'altra pianta legata a questo clima:
l'Azzeruolo selvatico (Crataegus azarolus).
È un albero da frutto, longevo (può diventare centenario) anche se rimane di piccole dimensioni per la crescita lenta.
Le foglie, di color verde brillante, sono di forma ovale e cuneiforme.
Il frutto è un pomo commestibile di forma globosa, varia da 1 a 3 cm di diametro e a maturazione, che si conclude a settembre, è di color rosso amaranto.
La sua polpa ha un sapore agrodolce e viene definito un frutto "minore"; molto diffuso nei secoli passati, il consumo è andato via via in diminuzione, sono catalogati fra i frutti "dimenticati" e, quasi scomparsi, sono una rarità.
La pianta predilige per la propria crescita i pendii collinari che si trovano in buona esposizione solare, crescendo in maniera ottimale nella stessa fascia climatica della roverella. Predilige terreni argillosi e calcarei.
Che dire: si trova nel luogo giusto!

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Trovo un'area di sosta attrezzata.

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3- il RIO
Ai piedi di questo pendio scorre il piccolo Rio Ciagnano.
Il rio alterna momenti di piena a fasi di secca, anche totale, durante l’estate.



4- il CALANCO
Il calanco, collina di natura argillosa, è un ambiente inospitale per piante e animali.
Per sua natura, è soggetto all’alternarsi di fenomeni opposti, la contrazione e la dilatazione: durante la stagione arida il terreno asciugandosi si contrae creando spaccature, al contrario, con la pioggia, l’argilla si rigonfia per via dell’acqua che trattiene.

Intravedo i calanchi di Monte Arligo.

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Il sentiero risale e mi porta a ridosso della strada asfaltata di via Poggio.

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Mi trovo ad avere due opzioni:
tornare al parcheggio lungo la strada asfaltata o proseguire lungo il sentiero a ritroso.

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Decido per la seconda soluzione, e ho fatto bene,
sul sentiero splendide fioriture che concludono la mia escursione.

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La Salvia comune o dei prati (Salvia pratensis L.)
I suoi fiori sono molto bottinati dalle api, che ne raccolgono il nettare.
Le foglie e i fiori sono commestibili e possono essere usati in cucina.

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Il Lino Malvino (Linum viscosum L.)
Questo è il suo abitat: prati aridi e radure boschive in zone calcaree, dal piano basale fino a 1600 m.

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Bibliografia:
-pieghevole "Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa", a cura del Centro Villa Ghigi, 1993 e 2020.



giovedì 24 giugno 2021

STRAGE DI USTICA 41° ANNIVERSARIO

Bologna, Parco della Zucca
Via Di Saliceto 3/22
Rassegna
25 giugno - 10 agosto 2021




VERITÀ. MEMORIA. STORIA
Il 27 giugno cadrà l’anniversario della strage avvenuta nel 1980. 
L’Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica continua ad impegnarsi per la ricerca della verità e la cura della memoria attraverso il luogo simbolo: il Museo per la Memoria di Ustica. 


41° anniversario della Strage di Ustica
41° anniversario della Strage di Ustica - ©Officina Immagine




Il Parco della Zucca, che si trova davanti all’entrata del museo ospiterà, come ogni anno, una rassegna, con lo scopo di lasciare i riflettori accesi sulla questione, perché un popolo senza memoria è un popolo privo di anima.

La rassegna prevede sette appuntamenti che andranno a dialogare con la vicenda della strage e l’installazione di Christian Boltanski contenuta nel museo.
Si spazia fra installazioni artistiche, teatro, jazz, danza e poesia:


1- venerdì 25, sabato 26 e domenica 27 giugno
BATTAGLIA AEREA
Installazione artistica e performativa
di PetriPaselli
in collaborazione con MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna


PETRIPASELLI
©PetriPaselli Battaglia Aerea, 2021, manifesto






2- giovedì 1 luglio
AEREA
Spettacolo di danza
di e con Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi
in collaborazione con Danza Urbana


Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi
Ginevra Panzetti ed Enrico Ticconi - AEREA, 2019
©Triennale Milano foto Gianluca di Ioia







3- Giovedì 8 luglio
L’ORIZZONTE DI NOTTE NON ESISTE 
di Nello Scavo
con Ottavia Piccolo
musiche di Andrea Alessi


Ottavia Piccolo foto Tommaso Le Pera
Ottavia Piccolo - ©foto Tommaso Le Pera







4- giovedì 15 luglio
IL SEGNO DI USTICA
conversazione con Luca alessandrini, Daria Bonfietti, Giuseppe de Mattia, Flavio Favelli e Andrea Mochi Sismondi
coordina Roberto Grandi
in collaborazione con Istituto Storico Parri


Andrea Mochi Sismondi Il segno di Ustica cover Cue Press, 2021
Andrea Mochi Sismondi Il segno di Ustica - ©cover Cue Press, 2021





5- Lunedì 19 luglio
TEATRO FRA PARENTESI. LE MIE STORIE PER QUESTO TEMPO 
di e con Marco Paolini


Marco Paolini
Marco Paolini Teatro fra parentesi. Le mie storie per questo tempo, 2020
©foto Gianluca Moretto







6- Giovedì 29 luglio

VARIAZIONE PROGRAMMA
Per motivi di salute del Maestro Enrico Rava, il concerto previsto avrà luogo con una diversa formazione: Andrea Pozza si esibirà in duo con Alessandro Lanzoni.

CONCERTO PER LA MEMORIA
Andrea Pozza , pianoforte
Alessandro Lanzoni, pianoforte
in collaborazione con Bologna Jazz Festival











7- martedì 10 agosto
LA NOTTE DI SAN LORENZO
LASCIA SIA IL VENTO A COMPLETAR LE PAROLE
Progetto artistico e interpretazione di Anna Amadori e Francesca Mazza
Altre attrici in via di definizione


La Notte di San Lorenzo
La Notte di San Lorenzo, Lascia sia il vento a completar le parole.





A completamento delle iniziative in ricordo delle 81 vittime, su una delle pareti esterne del Museo per la Memoria di Ustica, una mostra di vignette satiriche pubblicate in Come è profondo il mare, numero speciale della rivista satirica Cuore, diretta da Michele Serra, dedicata alla strage di Ustica nel 1994.

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       Allestimento vignette CUORE, Come è profondo il Mare
Museo per la Memoria di Ustica, Bologna, 2021 - ©foto Monica Galeotti






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 Allestimento vignette CUORE, Come è profondo il Mare
Museo per la Memoria di Ustica, Bologna, 2021
©foto Monica Galeotti




La prenotazione è obbligatoria sul sito → Attorno al Museo a partire da una settimana prima dell'evento ed entro le ore 13 del giorno stesso.
Gli ingressi alla rassegna e al museo sono sempre gratuiti (è comunque necessario munirsi di biglietto), ad eccezione del Concerto per la Memoria (29 luglio).


Maggiori informazioni:

Video "Il dolore e la politica", convegno tenutosi il 21 giugno 2021 alla Camera dei Deputati, Roma.



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Domenica 27 giugno, nel giorno del 41º anniversario, il sindaco di Bologna Virginio Merola incontrerà i familiari dell’associazione parenti delle vittime della strage di Ustica.
All’incontro, che si terrà nel cortile d’onore di palazzo d’Accursio alle ore 11:00, parteciperà anche il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.





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lunedì 21 giugno 2021

GROTTA DELLA SPIPOLA

San Lazzaro di Savena - BOLOGNA

(torna a Dolina della Spipola)




La Grotta della Spipola si trova quasi sul fondo della Dolina della Spipola. 


Grotta-Spipola-bologna




Si è già visto nel capitolo precedente cosa sia una dolina e cosa sono i suoi inghiottitoi: doline minori o imbuti naturali, attraverso i quali l’acqua piovana penetra in sotterranea. 
Per avere un’idea spicciola della cosa, immagino la dolina come un grande scolapasta irregolare, con buchi più o meno grandi che comunicano con le relative grotte sottostanti.

La Grotta della Spipola, presente nella dolina omonima,  in realtà è dovuta al transito e al divagare del torrente Acquafredda e ben poco dalle acque che provengono da altri punti di assorbimento in superficie.

È la più lunga dell'Emilia-Romagna, con uno sviluppo di 11 km (sistema Spipola-Acquafredda) ed è il maggior sistema carsico nei Gessi dell'Unione Europea.

Fu scoperta nel 1932 da Luigi Fantini dall’ingresso naturale detto "Buco del Calzolaio", oggi ostruito e inaccessibile.

Grotta-Spipola-bologna




Due anni più tardi, nel 1934, venne scoperta un’altra apertura quasi sul fondo della dolina, resa accessibile ai turisti mediante visite guidate, a seguito di alcuni lavori organizzati all'inizio degli anni 1990 dal gruppo speleologico bolognese. 

La porta di ingresso attuale è stata installata nel 1994 e ne garantisce la tutela dai vandali e dagli incapaci.
È affiancata da feritoie per il passaggio di pipistrelli e altri animali che utilizzano la grotta come rifugio.

Grotta-Spipola-bologna




L'ente del parco ha incaricato il gruppo speleologico GSB-USB di curarne la bonifica con il ripristino delle opere esistenti del 1936, aspirando al minor impatto ambientale possibile; inoltre sono state installate cinque stazioni di rilevamento che misurano i valori di temperatura e umidità.

Grotta-Spipola-bologna




I gruppi speleologi a Bologna sono due:
→ il GSB-USB (Gruppo Speleologico Bolognese 1932-Unione Speleologica Bolognese 1957), che ha preso vita con Luigi Fantini.

→ il CVSC (Corpo Volontario Soccorso Civile) Bologna speleologia.



COME SI ARRIVA ALLA GROTTA

Come per il percorso ad anello alla Dolina della Spipola, si raggiunge il parcheggio de La Palazza, punto di ritrovo e partenza, a circa 15 minuti dal centro di Bologna. 

©google map - ©indicazioni Monica Galeotti





DIFFICOLTÀ

  E - escursionistico - discreto allenamento fisico e capacità di orientamento, attrezzatura specifica.

DISLIVELLO- 10 m

La grotta non presenta particolari difficoltà ma, dato che il tratto turistico non è attrezzato, è necessario un abbigliamento adeguato. 
In un passaggio si procede carponi e in un altro si scorre su uno scivolo di fango, che al ritorno si ripercorre in salita.
In generale il fondo è sdrucciolevole per il fango che copre il percorso gessoso. 

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Si percorrono all’interno circa 500 m per una durata di 2/3 ore, a seconda dell’agilità delle persone che compongono il gruppo. 



ABBIGLIAMENTO ADEGUATO 

Per prima cosa ho prenotato entro il venerdì precedente la visita, scrivendo all’ente parchi infea@enteparchi.bo.it e poi, a seguito di istruzioni, ho effettuato il pagamento (oppure info.parcogessi@enteparchi.bo.it). 


All’interno vi sono circa 12° anche d'estate. 

1- ho indossato scarpe da trekking, ma ideali sono gli stivali di gomma, perché fango ve ne è in abbondanza.
Il risultato:

Grotta-Spipola-bologna



2- pantaloni e giacca meglio se impermeabili; una felpa o pile, meglio con zip da mettere e togliere. 

3- bandana o cuffia da piscina per migliorare l’adesione del casco. 

4- un paio di guanti: in alcuni passaggi ci si deve appoggiare sulle pareti di gesso coperte di fanghiglia. 

5- scarpe e vestiti di ricambio da sostituire all’uscita della grotta e al parcheggio. 

il gruppo speleologico mi consegna il casco ⛑ igienizzato.



IL PERCORSO 

Scendo dal parcheggio La Palazza direzione grotta.

©relive - ©indicazioni Monica Galeotti



Grotta-Spipola-bologna




Entro nella grotta.

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Urgono le prime, indispensabili raccomandazioni.

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Si parte.

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Nell'ordine incontrerò:

1- SALONE DEL FANGO
2- SALA CANALI DI VOLTA
3- DOLINA INTERNA


Grotta della Spipola- ©disegno depliand informativo Ente Parchi Emilia Orientale




In questa grotta non ci sono stalattiti e stalagmiti, ma rocce di cristalli di gesso, quella selenite che brilla alla luce del sole e della luna. 

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1- SALONE DEL FANGO 

Questo salone ha una lunghezza di oltre 100 m e presenta il soffitto a mammelloni. 

Per arrivare alla sala ho percorso uno scivolo di fango facendo slittare le calzature aiutandomi con il palmo delle mani.
Altra soluzione è scivolare con il fondoschiena.





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Il soffitto a mammelloni rappresenta la parte inferiore degli strati di selenite, cioè la più antica, quella che si andava formare circa 6 milioni di anni fa (Messiniano) nel bacino del Mediterraneo per via dell’evaporazione di acqua marina e la cristallizzazione dei sali. 

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Sono state individuate fratture appenniniche che si presentano perpendicolari alla stratificazione e fungono da parete subverticale per le sale di crollo triangolari e si ripetono con continuità.
Nel Salone del Fango si osserva l'esempio principe.

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Struttura triangolare della Sala del Fango con la struttura appenninica perpendicolare alla
 stratificazione.




La protezione della grotta, dal giorno della sua scoperta, ha resistito fino al 1940. 
Con lo scoppio dell’ultima guerra infatti le grotte sono state impiegate come rifugio per centinaia di persone sfollate, con tanto di masserizie e animali da cortile.
Sono stati trovati persino resti di una mucca, si pensa possa essere servita per alimentare civili e bambini, che nella grotta rimanevano per giorni.

In questa sala vi è una grande calata calcarea, molto rara nelle grotte di gesso, quasi unica.
In certe condizioni, quando l'acqua è dura, cioè molto concentrata, scioglie il gesso che è solubile, quindi il calcare precipita.

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Di solito il calcare è bianco; in questo caso vi sono delle vene di calcare gialle per la presenza di alcuni sali minerali disciolti, come ferro e manganesio.
Le macchie nere sono dovute a residui di carburo dei fuochi accesi all'interno della grotta, non solo durante l'ultima guerra.

Le continue deturpazioni infatti sono state provocate da visitatori occasionali nel dopoguerra quando per decenni la grotta non è stata protetta e l'accesso non regolamentato.
 Quindi l'accesso avveniva non per necessità ma per ignoranza e poca sensibilità ambientale: fuochi accesi e rifiuti di ogni tipo.
Inoltre è stato provocato il distaccamento di parte della colata di calcare o alabastrina per farne dei portacenere.
All'inizio degli anni 1990, quando infine si installò il portone d'ingresso attuale, gli speleologi hanno bonificato la grotta, portando via, a mano o in spalla, quintali di rifiuti.

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La colata integra in una foto del 1933.

Sala del Fango, colata alabastrina - ©GSB-USB





2- SALA DEI CANALI DI VOLTA 

Nella Sala dei Canali di Volta il soffitto presenta la forma di "U rovesciata".
Il processo di questa formazione è molto complesso ma si può sintetizzare in due fasi distinte:
-a bassa energia, con deposizione di materiale argilloso al pavimento e contemporaneamente dissoluzione del soffitto di gesso. 
-ad alta energia, asportazione del riempimento da parte dell'acqua fino a rendere visibile la galleria (l'acqua quando scorreva riempiva tutto lo spazio e il suo scorrere ha portato via l'argilla e allo stesso tempo ha levigato le rocce del soffitto, già scavate nella prima fase del processo dalla deposizione argillosa).

Per percorrere la "U rovesciata" è necessario chinare la testa.

Grotta-Spipola-bologna








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Spiegazione pratica del movimento corretto per entrare ed uscire dagli anfratti.





Nel terreno un letto argilloso con pozze d'acqua, che si alterna a periodi di regime maggiore.
Sappiamo che quest'acqua si collega al sottostante Rio Acquafredda.
La grotta infatti si sviluppa su due livelli principali:
quello superiore, turistico, è il ramo più antico e ormai fossile;
quello inferiore è il ramo attivo in cui scorre il Rio Acquafredda.
La guida fa notare il corpuscolo di un animaletto che si è adattato all'ambiente ipogeo.
Si riesce a vedere?

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Eccolo, individuato dentro al cerchio (clicca sulla foto per ingrandire).

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Così si vede meglio: è un troglobio, genere Niphargus, una specie animale legata strettamente all'ambiente cavernicolo, privo di occhi e di colore bianco.




3- DOLINA INTERNA

Questa sala conclude il percorso turistico. 
La dolina interna ha una depressione del pavimento del diametro di circa 15 m e profonda circa 5 m.

Per entrare nella sala occorre superare un passaggio a carponi sul bordo della dolina.

Grotta-Spipola-bologna




La depressione della dolina cattura le acque provenienti dal ruscello interno e le convoglia ai piani inferiori attraverso il suo inghiottitoio, nel torrente principale dell'Acquafredda.

 Il fluire dell'acqua ricopre l'inghiottitoio di concrezioni carbonatiche, che lasciano una cascata di incrostazione calcarea spettacolare.

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OLTRE LA DOLINA INTERNA

Un cunicolo di 40 m. porta al Salone Giordani, il più grande della grotta.
È un salone di crollo, non facilmente percorribile per via del terreno pieno di ciottoli franati, quindi non visitabile dal turista.
 Le guide spiegano, per avere un'idea delle dimensioni, che bisogna immaginare un tetto di grotta su Piazza Maggiore.
Uno dei saloni di crollo più grandi, nei gessi dell'Europa Occidentale.


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La visita alla Grotta della Spipola è una affascinante esperienza in quel di Bologna.

Una scoperta che dobbiamo a Luigi Fantini che, nato al Farneto, fin da bambino amava andare alla scoperta di grotte.

Da notare sulla foto la scritta "Grotta della Pispola", dal nome di un uccellino passeriforme che costruisce il suo nido per terra e forse proprio per questo ha dato il nome alla grotta.
In dialetto bolognese viene chiamato Spepla, Spiplen o Spippola, infine la grotta è diventata Spipola.

 Per via del suo continuo cinguettare e della sua simpatia, a Bologna è d'uso chiamare "spippola" una ragazza vivace e brillante.

Foto scattata il 10 settembre del 1933 (anche se viene riportata la data del 1934 sulla foto stessa)
©Archivio GSB/USB-wikipedia


Luigi Fantini successivamente ha esplorato, fra la Croara e il Farneto decine di nuove cavità.
La sua casa, in Val di Zena, è divenuta Centro del Parco dei Gessi.









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Bibliografia:
-depliand informativo Grotta della Spipola, Ente di Gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Orientale.
-pieghevole "Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa", Parco Regionale, a cura del Centro Villa Ghigi, 1993 e 2020.



-resoconto visita guidata con gli speleologi Alessandro Botticelli detto Botti e Gianluca Lorenzi detto Bimbo, della CVSC (Corpo Volontario Soccorso Civile) Bologna Speleologia.


Videografia:


Sitografia: