aggiornato 2021
Il Palazzo dell'Archiginnasio fu voluto da Pio IV per mezzo del cardinale Carlo Borromeo su progetto di Antonio Morandi (1563), come sede stabile dello Studio (Università degli Studi), per unificare le scuole del diritto e delle arti, fino allora dislocate in aree diverse della città.
Accompagnato dal portico del Pavaglione, lungo 139 m, occupa un intero lato di Piazza Galvani.
(cartolina anni '50)
Archiginnasio - ©Paola Galeotti collezione personale |
Entro nel palazzo.
All'interno il meraviglioso cortile quadrato a doppio loggiato.
Rappresenta il prototipo, insieme al Collegio di Spagna, dell'architettura dei collegi universitari.
Come il loggiato del cortile, quasi tutti gli ambienti interni sono decorati dagli Stemmi, scolpiti o dipinti, dei Rettori, dei Priori e soprattutto degli studenti che frequentarono lo Studio fra il '500 e il '700.
Quegli studenti eletti nelle corporazioni studentesche o studenti che marcavano il passaggio in questa città, quando arrivavano da altre città o nazioni.
Sopra l'entrata vi è addirittura lo stemma di uno studente che proveniva dal Perù. Lo stato fu praticamente inventato, perchè all'epoca la nazione non c'era e si legge: "Indiarum".
Lo studente si chiamava Leon Garavito de Didacus, si immatricolò nel 1603 conseguendo la laurea in diritto canonico nel 1610.
Fu consigliere della natio Indiarum dal 1605 al 1610 e rivestì la carica di priore nel 1607.
Nel cortile, la "memoria" dei fratelli Fornasari, entrambi giuristi, è un esempio di decorazione pittorica, gesso, metallo e arenaria.
L'affresco allude ai simboli dell'alba e del tramonto, divisi centralmente dal sole della Giustizia, nel segno astronomico dei Gemelli (i Dioscuri Castore e Polluce, allusivi ai fratelli Fornasari). Cultura figurativa di età barocca.
Se osservo il cortile verso piazza Galvani noto in alto a sinistra una campana: è l'unica traccia che testimonia il brevissimo periodo in cui l'Archiginnasio fu adibito a scuola elementare delle Suore Pie.
Due grandi scaloni, uno a destra e uno a sinistra, collegano il cortile al piano superiore.
Da una parte gli stemmi dei legisti, che si occupano di giurisprudenza, e dall'altra degli artisti, non nel senso che diamo oggi al temine, si trattava di studiosi di letteratura, matematica e medicina.
Lo scalone dei Legisti ha il monumento dedicato a Carlo Borromeo. L'affresco, di Giovanni Valesio, rappresenta quattro figure femminili identificabili con Fede, Speranza, Temperanza e Carità. Sulla destra la Carità offre il seno a due bimbi affamati.
Gli stemmi che incorniciano il tutto sono quelli dei consiglieri dei Legisti (1610-1611).
L'Archiginnasio sembra sia il maggior complesso araldico murale esistente e ha suscitato l'ammirazione di visitatori e studiosi di tutti i tempi.
Gli stemmi dovevano rafforzare l'idea di autorità e di potere dell'istituzione: come nelle gallerie dei palazzi nobiliari i dipinti celebravano i fasti della famiglia, così nell'Università la decorazione araldica concorreva ad enfatizzare la storia, il prestigio e un invito all'elevazione intellettuale e morale.
Affresco in memoria del medico Bartolomeo Folesani Riviera dipinto da Antonio Basoli (1801), professore all'Archiginnasio e medico chirurgo presso l'Ospedale di Santa Maria della Vita. Inventò un particolare strumento per la tonsillectomia.
L'Archiginnasio fu sede dell'Università fino al 1803.
Dal 1838 ospita la prestigiosa Biblioteca Comunale, ricca di circa 800.000 volumi e raccolte di manoscritti, carteggi, disegni, carte geografiche, fotografie e stampe.
La Biblioteca presenta 10 aule scolastiche, non visitabili poichè costituiscono i depositi principali della biblioteca.
Inoltre due Aule Magne poste all'estremità del fabbricato:
la prima 'degli Artisti' (filosofia, medicina, matematica, scienze fisiche e naturali), oggi sala di lettura della Biblioteca.
La seconda Aula Magna, 'dei Legisti' (diritto civile e diritto canonico), è chiamata oggi Sala dello Stabat Mater, a ricordo della prima esecuzione nazionale dell'omonima opera di Gioacchino Rossini tenutavi nel 1842 con la direzione di Gaetano Doninzetti.
Corridoio d'ingresso Sala Stabat Mater |
Un segno tangibile di quello che era un tempo sono i numerosi stemmi che anche qui si trovano appesi alle pareti.
Nel centro le moderne sedie, che rappresentano l'uso contemporaneo: oggi qui si tengono conferenze e incontri.
In basso i libri, chiusi in scaffalature di legno, ottocentesche.
IL TEATRO ANATOMICO
Sempre al piano superiore c'è il Teatro Anatomico (oggi con entrata a pagamento), costruito per l'insegnamento dell'anatomia e ricostruito dopo la rovina bellica del 1944, riutilizzando le sculture lignee originali, fortunatamente recuperate dalle rovine.
Vediamo l'Archiginnasio dopo i bombardamenti su Bologna nel 1944.
©collezionigenusbononiae.it |
Foto aerea del 29 gennaio 1944, l'Archiginnasio è cerchiato in rosso.
L'architettura della sala è di Antonio Levanti (1637) e le settecentesche sculture in legno di tiglio, "gli Spellati", sono di Ercole Lelli, famoso ceroplasta dell'Istituto delle Scienze.
La sala è costruita a forma di anfiteatro in legno d'abete, soffitto a cassettoni, decorata con statue.
Gli Spellati si trovano sopra una cattedra dove sedeva il professore, sovrastata da un baldacchino.
Il tavolo autoptico in marmo è una copia. L'originale si trova al museo di Palazzo Poggi, con una chiazza di origine ematica, oggi sbiadita ma ancora ben visibile.
Le autopsie avevano pubblico svolgimento ed erano alla base dell'insegnamento universitario dell'anatomia.
Le due statue sono uomini nudi privati della pelle, detti appunto gli Spellati, che mostrano in modo realistico i fasci muscolari dell'uomo.
A chiudere il piccolo viaggio all'interno dell'Archiginnasio una nota di emancipazione femminile.
La prima donna che ha avuto il privilegio di insegnare in questa Accademia è stata una bolognese: Laura Bassi, a metà del 1700.
La prima donna in assoluto ad ottenere una cattedra universitaria, in Italia e nel mondo.
Era una scienziata e aveva potuto sviluppare il suo talento grazie ad una famiglia aperta di vedute e di proseguire nella sua carriera di docente grazie ad un'istituzione come questa, altrettanto aperta di vedute.
Si trattò di un unicum, ma i tempi erano quelli che erano, perciò un unicum che fa la differenza.
L'Archiginnasio, un tempo Università oggi Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, è il segno tangibile di una cultura accademica durata secoli, dal '500 all'800.
È il simbolo di una cultura che segna la storia di una città, una nazione, una società intera.
È la testimonianza della tenacia dei bolognesi nel ricostruire, dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale.
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