via Galliera, 21 - BOLOGNA
Quello che vediamo è un edificio in stile rinascimentale della metà del 1500, sorto su case medievali.
Oggi ospita l'IBC, Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della regione Emilia Romagna.
A seguire l'excursus storico delle famiglie che si sono succedute nella proprietà del palazzo:
PROPRIETÀ CACCIANEMICI DELL'ORSO
Le primissime case medievali appartenevano a questa
importante famiglia, tanto da essere ricordati nello stradello confinante, via dell'Orso.
Presero parte alla vita pubblica di Bologna promuovendo nel 1256 il Liber Paradisus, il testo di legge con cui si proclamò l’abolizione della schiavitù e la liberazione dei servi della gleba.
La famiglia passò alla storia con Venedico, indicato come ruffiano da Dante Alighieri nelle
Malebolge (XVIII canto dell’Inferno), per avere offerto la sorella al marchese di Ferrara Obizzo d’Este:
"I' fui colui che la Ghisolabella condussi a far la voglia del marchese".
In realtà Venedico fu un abile diplomatico, si distinse come podestà e mise pace fra le fazioni cittadine.
PROPRIETÀ FAMIGLIA VILLANOVA
Questa famiglia ne entrò in possesso nel 1399, vi innalzarono un portico, oggi non più esistente, sulla via dell’Orso.
PROPRIETÀ FAMIGLIA SCARDOVI
Nel 1454 i nuovi proprietari chiusero il colonnato ed eressero il muro che si vede tuttora.
A fine secolo completarono la facciata su via Galliera con il portico con capitelli all’antica, simili a quelli del Baraccano, decorati con motivi ornamentali ispirati ai disegni che Amico Aspertini, talentuoso pittore bolognese, aveva eseguito a Roma.
PROPRIETÀ FAMIGLIA BONASONI
È nel '500 che si consolidano le fortune delle grandi famiglie bolognesi, grazie all'investimento dei capitali accumulati con la mercatura, l'attività bancaria, l'industria tessile e lo Studio.
A metà del 1500 l’edificio fu acquistato dalla famiglia che dà ancora il nome al palazzo, per aver effettuato gli interventi architettonici più rilevanti.
Erano originari di San Giovanni in Persiceto, Castello d’Argile e Carpi.
Cittadini bolognesi dal 1472, si erano distinti con Giovanni d’Antonio, docente di diritto canonico all’università, e con Galeazzo, conte palatino dal 1544 per nomina di Carlo V d’Asburgo.
Il palazzo venne fatto ristrutturare da Antonio Morandi detto il Terribilia, con una affinità molto evidente alla facciata dell'Archiginnasio, sempre dello stesso.
Pellegrino Tibaldi dipinse un importante fregio nel salone principale con le vicende della guerra di Troia, attualmente controsoffittato.
Di Tibaldi rimangono altri decori:
-un fregio, purtroppo molto scolorito, di una loggia passante in origine aperta.
-le decorazioni in arenaria dei due portali monumentali che si trovano all’ingresso (nel mio giorno di visita ha rappresentato il portone di uscita) e al piano nobile.
Nei secoli successivi i frequenti passaggi di proprietà (famiglia Tanari 1609-1615, Volta e Grati) non ne favorirono la conservazione.
GLI INTERNI
Entro nel palazzo e salgo l'elegante scalone per accedere al piano nobile.
Ed ecco il portale in arenaria di Pellegrino Tibaldi.
Figure alchemiche e chimere si fronteggiano sulla cimasa.
PROPRIETÀ FAMIGLIA RANUZZI
Di questa proprietà (fino al 1704) rimane un affresco sul soffitto di un piccolo corridoio di snodo al piano nobile, un dipinto interessante anche se di non chiara leggibilità, dove paesaggi si alternano a cavalli alati che alludono a Pegaso.
PROPRIETÀ FAMIGLIA SCARANI
Il palazzo venne acquistato dagli Scarani nel 1804.
Tutte le stanze del piano nobile, oggi adibite ad uffici dell'IBC, presentano soffitti splendidamente decorati e affrescati.
STANZA A GROTTESCHE
Le geometrie sulla volta di un salottino richiamano lo stile dei Compartimenti di Camere, di Antonio Basoli.
Esempio dei Compartimenti di Camere, opere a stampa con fine didattico realizzate da Basoli, docente, ornatista e scenografo bolognese.
Basoli si misura con varie tipologie decorative, per soddisfare il gusto di una clientela colta e alla moda, dalla stanza egizia a quella a grottesche, come quella di questo salottino, dipinto probabilmente da suoi collaboratori.
È presente un camino e due grandi finestre che si affacciano su via Galliera e Palazzo Felicini.
Il bel camino è ornato con un decoro riportato anche sulla cimasa della porta.
SALA VERDE
Le muse sono protagoniste di questa decorazione, pregevole esempio del gusto storicista dell’epoca, sempre ad opera di collaboratori del Basoli.
Nello stesso decoro si ripropone l’illusione delle stampe in bianco e nero fissate all’intonaco (già sperimentato dal Basoli in Palazzo Gozzadini).
SALA ROSSA
Si attribuisce a Girolamo dal Pane la bella Sala Rossa o della Musica.
Vi sono dipinti Putti musicanti e figure di alcune Muse.
Dalle finestre del piano nobile vedo il cortile interno e il vicolo retrostante il palazzo.
Mi appresto a scendere.
IL CORTILE INTERNO
Questo spoglio cortile si avvale della bella statua risalente al 1873 collocata in una nicchia, Concordia o Venere, realizzata dallo scultore Carlo Monari e proveniente dallo smantellato monumento Poggi alla Certosa.
Successivamente agli Scarani subentrarono diverse proprietà: Zucchini, Bevilacqua, Zerbini 1931, Pellegrini Quarantotti infine i Gamberini che curarono il restauro dell’edificio.
Esco dal secondo portone, decorato da Pellegrino Tibaldi, già menzionato a inizio pagina (epoca Famiglia Bonasoni).
Il portone mi lascia sul retro del palazzo nello stretto Vicolo Quartirolo e si chiude qui la mia visita a Palazzo Bonasoni, un'altro tassello importante per la conoscenza dei monumenti della città di Bologna.
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Bibliografia:
-foglio illustrativo FAI.
-resoconto visita guidata giornate FAI di primavera 2022.
Sitografia:
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