lunedì 6 febbraio 2023

CASA SARACENI

via Farini, 15 - BOLOGNA


Casa Saraceni è un edificio rinascimentale, storica residenza della nobile famiglia Saraceni, oggi sede della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna.


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Fa parte del circuito Genus Bononiae, nato per iniziativa della Fondazione, comprensivo di sei sedi:
-Palazzo Fava
-San Giorgio in Poggiale
-Casa Saraceni
-San Colombano


Genus Bononiae si occupa di attuare percorsi culturali, artistici e museali attraverso vari edifici restaurati e recuperati nel centro storico di Bologna.

©genusbononiae



Casa Saraceni si trova in via Farini di fronte alla principale entrata del Palazzo della Cassa di Risparmio di Bologna, sede centrale.

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©google earth - ©didascalie Monica Galeotti



FACCIATA

Il disegno della facciata è modulato secondo un ordine ritmico dove un importante ornato in terracotta impreziosisce le finestre e il cornicione.

L’ampio porticato vede grandi archi a tutto sesto con sette ghiere in cotto che si innestano sui capitelli in arenaria a coronare le colonne, anch'esse in cotto.

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Si ispira all’Ospedale degli Innocenti, a Firenze, di Filippo Brunelleschi.
Cosicché la solida tradizione bolognese si fonde con l’innovativo linguaggio architettonico fiorentino.

Ospedale degli Innocenti, Firenze - ©Sailko da wikipedia




Il piano superiore, diviso dal sottostante da un severo marcapiano, vede finestre a bifora incorniciate da archi che richiamano quelli del portico, ornate con pennacchi e fantasiose decorazioni.

Al di sopra, finestrelle rettangolari precedono l’ampio cornicione, in cotto come tutto il resto.

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Il palazzo mantiene ancora oggi un inalterato aspetto esteriore, giunto pressoché intatto ai giorni nostri, mentre l’interno è stato completamente restaurato.


STORIA

La casa apparteneva alla famiglia Clarissimi dal XIII secolo.
Dove il palazzo fa angolo con vicolo San Damiano si nota una torre mozzata inglobata nell’edificio.
La torre fa parte delle → 22 sopravvissute a Bologna.

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Al muro una lapide commemorativa che sembrerebbe però contenere informazioni errate, in quanto Alberto Clarissimi non costruì questa torre e l’anno di costruzione e di mozzatura sono imprecisi.

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Verso la fine del Quattrocento il palazzo attuale fu innalzato sulle fondamenta del vecchio edificio, probabilmente da Antonio Saraceni, nobile bolognese e saltuariamente membro del Senato dal 1468 al 1502.

Dopo la cacciata dei Bentivoglio, nel 1510, il palazzo fu scelto come sede più appropriata dove ospitare due ambasciatori veneti a seguito del pontefice Giulio II.

Sappiamo che nel 1529 il proprietario era Giovanni Saraceni, mercante di seta che passò agli onori a quei tempi per essere proprietario di un bellissimo cocchio.

La famiglia Saraceni era molto importante e in vista a Bologna, a testimonianza si può vedere in San Petronio una cappella gentilizia che la famiglia dedicò a Sant'Antonio da Padova.


In seguito vi furono diversi proprietari che ne fecero, nel tempo, casa privata, pasticceria, museo, banca.

Nel 1930 il palazzo è stato acquistato dalla Cassa di Risparmio in Bologna, restaurato, divenuto sede della Fondazione nel 1991 e restaurato ancora nel 2001.

Nel 1930 il progetto e il restauro dell'intero palazzo fu affidato all'ingegnere Augusto Baulina Paleotti, il quale trovò un edificio semidistrutto, negli interni, dalle precedenti occupazioni.

Al piano terra si è creato uno spazio espositivo dove vengono organizzate mostre d’arte. 

GLI INTERNI

Entro nel palazzo e ammiro subito la decorazione ad affresco dello scalone eseguita da Roberto Franzoni nel 1933.

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Roberto Franzoni (1882-1960) è l’ultimo rappresentante bolognese dello "Stile floreale" o "Stile liberty", oggi artista quasi del tutto dimenticato.
Il realtà l'artista anche in vita fu isolato dalle scene e dalla fama, probabilmente per la sua indole riservata e modesta.
Tutta la sua vita è stata dedicata all'arte rimanendo fedele al gusto Liberty.
Fra gli innumerevoli lavori, i più rilevanti a Bologna sono la Cappella Rizzi al Cimitero Monumentale della Certosa e il teatro-cabaret "Modernissimo", poi divenuto cinema.

Ad ogni modo il suo capolavoro risiede nelle splendide decorazioni di Casa Saraceni.

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In questo progetto la decorazione è stata totale: tutto il palazzo, mobili, vetrate, ogni piccolo particolare viene disegnato e decorato in uno stile colto, con sequenze di elegantissime grottesche a pannelli, dipinti in "Stile Eclettico Liberty": la decorazione a grottesca viene reinterpretata in chiave moderna.

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Festoni di frutta e putti festanti, ninfe e geni alati che sorreggono riquadri con ritratti, paesaggi e allegorie e, al centro delle volte principali, le immagini del sole e della luna.

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PRIMO PIANO
Tutte le sale dei piani superiori ospitano gli uffici della Fondazione.


INGRESSO
Il primo spazio funge da ingresso e possiede quadri, affreschi e un magnifico soffitto a cassettoni, sempre di Roberto Franzoni.

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Nel soffitto tutto ciò che viene raffigurato ha attinenza con l'istituto bancario.
Il riquadro centrale è il più importante, una figura femminile, allegoria del RISPARMIO, la quale porge un salvadanaio a un putto.

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Ai quattro lati, figure che simboleggiano le attività di questa sede.

1- INDUSTRIA
Una donna con il manto rosso tiene incudine, martello e ruota dentata, mentre un putto con fiaccola rappresenta la fiamma di Prometeo che protegge.

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2- AGRICOLTURA
Cerere porta un fascio di grano mentre un putto sorregge una cornucopia piena di frutta e verdura, a rappresentare l'abbondanza.

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3- NAVIGAZIONE
Vi sono i simboli del viaggio e dei trasporti: nave, colombe, cavalli e mappamondo.

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4- COMMERCIO
La figura femminile rappresenta Mercurio, nella mitologia romana dio dell'abbondanza e del successo commerciale.
Indossa un cappello alato (petaso), mentre un putto porge il caduceo, un bastone da araldo con due serpenti intrecciati, dono di Apollo.

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I quattro ovali sono del pittore bolognese Giovanni Antonio Burrini, tra i fondatori dell'Accademia Clementina e molto legato alla famiglia Albergati, per la quale realizzò gli affreschi della villa omonima.

Due sono i ritratti di rappresentanza della famiglia Albergati, mentre gli altri due ritraggono papa Pio II e papa Nicolò V i quali, prima di diventare papi, furono segretari di Nicolò Albergati.

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SALA DELLE ADUNANZE
Di grande pregio è la serie delle tempere Settecentesche con paesaggi, eseguite dal paesaggista Vincenzo Martinelli e dal figurista Nicola Bertuzzi, detto l'Anconitano, che un tempo si trovavano a Villa Boschi, detta "La Sampiera", sul colle Barbiano vicino a Bologna.

I marchesi Boschi avevano commissionato queste serie denominata "Le delizie della villeggiatura", 1762-1764.
I quadri più piccoli sempre a tema paesaggio, decoravano la sommità delle porte.
Le raffinate cornici con trafori e dorature sono di Pietro Roppa.

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Si può dire che la Fondazione ha salvato dalla dispersione questa serie, acquisendola nel 1941.

La Sampiera oggi non esiste più, è stata bombardata durante la Seconda Guerra Mondiale.


Nella stessa sala il dipinto, olio su tela,
"San Petronio implora la protezione divina sulla Villa Boschi detta "la Sampiera" e sulla città di Bologna", Vincenzo Martinelli e Antonio Crespi, 1766, acquisito dalla Fondazione nel 2005.
Il dipinto fu eseguito per l'oratorio della villa.
Sotto a San Petronio, sulla sinistra, si riconosce la città di Bologna, mentre sulla destra, sul colle di Barbiano, Villa Boschi.

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La Madonna di Clarice Vasini, del 1769, in terracotta.

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Infine le ceramiche di Angelo Minghetti, 1888 ca.
Furono commissionate da Antonio d'Orléans, duca di Montpensier.
Il duca entrò in possesso di Palazzo Caprara, attuale sede della Prefettura a Bologna, nel 1877, quale dono della duchessa di Galliera.

La Fondazione ha acquisito 381 maioliche che facevano parte di un trionfale servizio da tavola, in origine composto da 900 pezzi.

In ogni pezzo vi sono le iniziali del duca A.O., lo stemma del giglio coronato e motivi che riprendono il tema della grottesca.
 Una scelta molto oculata da parte della Fondazione: le ceramiche così dipinte ben si sposano con le pitture delle pareti.

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In un'altra stanza l'omaggio alla pittura bolognese dalla fine del '400 al '600.
In ordine cronologico:

"Madonna col bambino e Santa Cecilia", di Francesco Raibolini detto il Francia, olio su tavola, 1490-1500 ca.
Esempio della feconda produzione di immagini devozioni destinate agli ambienti domestici.

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"Sposalizio mistico di Santa Caterina", di Innocenzo Francucci detto Innocenzo da Imola, olio su tavola, 1520-25 ca.
L'impostazione diagonale dell'immagine sfrutta un'idea di Raffaello ("Madonna del divino amore") e vede la Madonna favorire il collegamento fra il Bambino e Santa Caterina pronta a ricevere l'anello dell'unione mistica.

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"Madonna del divino amore", Raffaello, olio su tavola, 1516 ca., Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli.



"Susanna e i vecchioni", anonimo (copia da Guercino, Prado, Madrid), olio su tela, 1690-1710 ca.

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"Santa Caterina d'Alessandria incoronata da un angelo", Gian Giacomo Sementi, olio su tela.
Il Sementi è stato un allievo di Guido Reni.

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"Ecce homo", di Girolamo Negri detto il Boccia, olio su tela, 1690-1710 ca.

"Ecce homo" significa "Ecco l'uomo", espressione con la quale Pilato presenta alla folla il Cristo flagellato e coronato di spine.
Nel dipinto, Cristo con la corona di spine e il mantello rosso della Passione, viene condotto via da un uomo alle sue spalle.
A destra la scena raffigura Ponzio Pilato che si lava le mani.

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SECONDO PIANO
Verso il secondo piano lo scalone presenta una copia in bronzo del celebre Mercurio del Giambologna.

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Il piede di Mercurio viene soffiato in alto da Zefiro.

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Alle pareti il Palazzo della Mercanzia e Palazzo del Podestà, di Roberto Franzoni.





Maioliche artistiche di A. Minghetti.

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"Trionfo con putti e decori policromi", centro tavolo della manifattura Minghetti, 1905.

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SALA DEL CONSIGLIO
In questa ultima sala altri dipinti di Vincenzo Martinelli in collaborazione con il figurista Pietro Fancelli: sono pitture a tempera del 1797 ca. e provengono da Villa Coccapani di Borgo Panigale.

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I paesaggi vedono in primo piano la vita e l'operosità dei contadini e in secondo piano la vita borghese.

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Altri quattro dipinti sono di Antonio Basoli, professore di ornato architettonico all'Accademia delle Belle Arti di Bologna.
L'artista ha dipinto un sogno erudito, una visione dell'artista stesso: edifici e luoghi del passato immaginati, non veritieri.

Da sinistra a destra:
"Il porto sul Tevere a Roma"
"La città di Cassia"

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"L'assedio della città di Giucurta"
"Rovine di Cartagine"

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Del dipinto "Il porto sul Tevere a Roma" c'è anche un modellino conservato in una teca.





Infine l'ultimo dipinto è "Visione di San Francesco da Paola", 1778 ca., di Ubaldo Gandolfi.
Si tratta di un prototipo, cioè una versione ridotta di una stessa pala, con lo stesso soggetto, che si trova alla Pinacoteca Nazionale di Bologna.

Viene rappresentato Francesco da Paola che riceve dall'Arcangelo Michele uno scudo con la scritta Charitas, il motto dell'Ordine dei Minimi da lui fondato.

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Allo stato attuale Casa Saraceni continua a ricoprire la funzione di sede della Fondazione Carisbo istituita nel 1991 e in più è diventata centro culturale, in quanto conserva una parte delle raccolte d’arte della Fondazione stessa.




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Note:
il palazzo al piano terra è aperto al pubblico in occasione di mostre od eventi. 
Il primo e secondo piano sono solitamente chiusi al pubblico, saltuariamente vi sono visite guidate gratuite organizzate dalla Fondazione per mostrare al pubblico il vasto patrimonio artistico degli Istituti di Credito Associati.

La mia visita è stata effettuata il 16 ottobre 2022 durante le giornate di autunno del FAI. 


Sitografia:

-resoconto visita guidata a cura del FAI.


Videografia:

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