sabato 7 ottobre 2023

BUFFAURE E SASS D'ADAM

MEIDA - POZZA DI FASSA


Grazie alla cabinovia del Buffaure e un breve tratto a piedi, vado a raggiungere la cima del crinale del Sas d'Adam, un punto estremamente panoramico. Dalla vetta, mi troverò in posizione privilegiata tra le valli di Fassa e San Nicolò con lo sguardo sulla Marmolada e il massiccio del Sella.



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COME ARRIVARE
In Val di Fassa, raggiungo Pozza di Fassa e successivamente Meida, che segna l'ingresso nella Valle di San Nicolò. 
Lascio l'automobile nel parcheggio della cabinovia del Buffaure.

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©google earth - ©didascalie Monica Galeotti



ITINERARIO

Difficoltà: E

 Tempo: in salita, 15 minuti da stazione a monte Valvacin a Sass d'Adam.
In discesa, 1 ora da Sass d'Adam a stazione a monte Buffaure.
 
Dislivello: 383 D- (da Sass d'Adam a stazione a monte Buffaure)
Lunghezza: km 2,7 + 500 m da stazione a monte Valvacin a Sass d'Adam.

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©escursione GPS Relive 3D Monica Galeotti


Due sono gli impianti di risalita e ho scelto di utilizzarli entrambi, poiché preferisco evitare di percorrere a piedi in salita sentieri dove la funivia passa sopra la testa.

Al ritorno, invece, percorrerò il sentiero in discesa fino al Buffaure, per non perdermi l’affaccio sulle pareti dei Maerins e l'attraversamento del Giardino Alpino che si estende tra la Baita Cuz e il Rifugio Buffaure. Infine, riprenderò la prima tratta di funivia per tornare al parcheggio.

Su consiglio dell'addetto alla biglietteria, ho acquistato un biglietto di andata e ritorno per entrambi i percorsi. Anche se tornerò a piedi nel secondo tratto, questa opzione è risultata più conveniente.

Salgo quindi verso la stazione a monte del Buffaure, e sotto di me si estende il panorama che abbraccia Meida, Pozza e la Val di Fassa, Latemar e Catinaccio.

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Scendo al Buffaure, 2046 metri, dove la storica baita riaccende in me i ricordi dell'infanzia e delle vacanze di un tempo. Mi fermerò al ritorno.

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Per ora, proseguo comodamente con un secondo tratto di seggiovia che mi condurrà al Col de Valvacin.

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La stazione a monte della seggiovia Valvacin si trova proprio accanto al Rifugio El Zedron, e da qui comprendo immediatamente quale sarà il breve tratto di sentiero che condurrà al mio obiettivo, mentre ammiro il panorama che mi attende: già intravedo la maestosa punta della Marmolada.

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La mia destinazione è la vetta del Sass d'Adam, 2430 metri di altezza, ed è indubbiamente uno dei balconi panoramici più iconici della Valle di Fassa.

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La segnaletica SAT indica 20 minuti per raggiungere la meta, ma in realtà è un tempo molto conservativo.
Io, non essendo particolarmente veloce in salita, ho impiegato 15 minuti.

L'ultima parte del sentiero presenta una pendenza che non va sottovalutata, ma ho osservato persone con scarpe da tennis, abbigliamento assolutamente inadeguato per l'ambiente di alta montagna.

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In cima, lo spazio è limitato e l'area affollata; dovevo arrivare presto al mattino per evitare le ore di maggiore affluenza.

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Riesco comunque a godermi la vista panoramica a 360°:
A EST
la maestosa Marmolada con la sua vetta maggiore Punta Penia.

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NORD
Si stagliano il gruppo del Sella, il Sassolungo e il Sassopiatto.

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OVEST
L'intero Gruppo del Catinaccio.

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SUD-OVEST
Il Latemar e il sentiero in cresta percorso, dalla stazione a monte della seggiovia Valvacin.

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SUD
Si estende la Valle di San Nicolò.
Vedo il Col Ombert, affiancato dal Passo di San Nicolò e il suo omonimo rifugio. 

Oltre la valle, si estendono le ampie foreste che coprono la catena di Costabella, la valle dei Monzoni e il Rifugio Taramelli.

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Effettuo il ritorno lungo lo stesso percorso dell'andata e, ripassando per Baita El Zefron, continuo la mia discesa a piedi come programmato.
Dall'alto distinguo la Baita Cuz e il Rifugio Buffaure.
Fra queste due baite scende il Giardino Alpinocomposto da una varietà di piante, alberi e fiori di montagna.

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Prima di raggiungere la Baita Cuz trovo un'imponente aquila in legno, realizzata con tavole di larice intagliate, dell'artista Francesco Avancini, specializzato nel riuso creativo.
Ha un'apertura alare di 12 metri e due metri e mezzo di altezza.

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IL GIARDINO ALPINO E I MAERINS

L'itinerario del giardino è particolarmente affascinante durante i periodi di fioritura; nonostante la mia visita ad agosto non sia durante il picco, ho comunque apprezzato la bellezza del luogo.

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Ho programmato questa visita al Buffaure e al Sass d'Adam anche per poter ammirare i famosi Gemelli Maerins, vertiginose pareti che si affacciano sulla valle San Nicolò.

All'interno del giardino alpino, per prima cosa quindi, ho fatto una breve deviazione che mi ha condotto a uno sperone roccioso, un autentico balcone naturale.

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 Qui, si gode di una vista straordinaria.

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Di fronte a questa coppia di imponenti rocce, ammiro la parte superiore della Valle di San Nicolò. 

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In questo disegno della cartellonistica in loco, i Maerins vengono raffigurati come due gemelli "fantastici".

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In versione integrale si possono osservare dalla Valle San Nicolò.

©https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Maerins-Syrius




Anche se la vista sui Maerins qui nel Giardino Alpino è parziale, questo luogo rappresenta davvero un suggestivo punto di osservazione che regala quell'emozione di solito riservata agli arrampicatori.

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Appena un po' più in alto, infatti, trovo l'arrivo della ferrata "I Magnifici Quattro", una delle più impegnative delle Dolomiti, situata proprio sui Maerins. Questa ferrata è un vero e proprio percorso atletico, senza una vetta da raggiungere.

Inaugurata nel 2010, è dedicata a quattro eroici volontari del soccorso alpino, Alex, Diego, Erwin e Luca, che persero la vita il 26 dicembre 2009 in Val Lasties, travolti da una valanga mentre cercavano di soccorrere degli sci alpinisti.

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Adesso mi aggiro per il Giardino Alpino, un scrigno fiorito nel cuore del Buffaure. Queste praterie alpine sono famose non solo tra gli amanti della natura ma anche tra i botanici e gli appassionati di fotografia naturalistica. In quest'area relativamente piccola, si possono trovare un'ampia varietà di specie diverse.

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Pulsatilla alpina


Come la Pulsatilla alpina, o Anemone sulfureo (fiore in frutto).
Il termine "Pulsatilla" ha origine dal latino "pulsa", che significa "agito".
Il riferimento è associato al tremolio dei fiori quando sono mossi dal vento e, soprattutto, dei frutti, come quelli mostrati nella foto.

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Già nel Settecento, il rinomato medico naturalista fassano Francesco Facchini esplorava questi pendii alla ricerca di piante rare, medicinali da essiccare o macerare per preparare rimedi e medicamenti per i suoi pazienti. A quel tempo, era ben consapevole che questa ricchezza e diversità di specie era il risultato della variegata natura delle rocce presenti sotto la superficie del terreno.

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Qui, infatti, è possibile trovare sia specie che prediligono terreni acidi, vicino alle rocce vulcaniche, sia specie che prosperano su terreni basici, nelle vicinanze delle rocce calcaree. Questa situazione è significativa, così, negli anni '90 del secolo scorso, da un felice incontro tra l'intuizione scientifica e divulgativa di Don Luigi Boninsegna e gli impianti Buffaure di Pozza di Fassa, è nato il primo percorso geo-botanico del Buffaure.

Rinfrescata da questa esperienza floreale, scendo lungo il pendio seguendo la strada sterrata che mi conduce verso il Rifugio Buffaure.

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Lungo il percorso, noto diverse formazioni rocciose di straordinario interesse per le loro caratteristiche geologiche, nate dal raffreddamento della lava che qui eruttò in tempi antichi.

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Come appena descritto riguardo alle diverse piante, presenti in suoli differenziati, ora ho una comprensione più chiara di ciò che vuole dire:

nei Maerins ho osservato le chiare rocce calcaree, mentre nel gruppo del Buffaure mi trovo di fronte a rocce vulcaniche dal tono più scuro.

Sulla parete rocciosa, posso esaminare da vicino una sezione di diverse colate laviche sottomarine, conosciute come "pillow lava", letteralmente lave a cuscino.

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I "pillow" sono formati da una crosta esterna rigida e vetrosa che si sviluppa grazie al rapido raffreddamento a contatto con l'acqua. Questa crosta presenta corrugazioni e scanalature.

Le forme rotondeggianti che ricordano cuscini sono il risultato dell'azione dell'acqua marina fredda sulla massa lavica incandescente che scorre sul fondale marino. Il veloce raffreddamento della superficie esterna della colata lavica provoca la sua solidificazione, mentre l'interno rimane ancora fluido. Le fratture costituiscono i punti di origine per la formazione di nuovi "pillow".

Negli anni '60, è emerso che la maggior parte dei fondali oceanici era coperta da formazioni di "pillow lava", diventando così le rocce vulcaniche più diffuse sulla Terra. Tuttavia, queste formazioni erano tra le meno conosciute, soprattutto a causa della vastissima profondità degli oceani.

Le dimensioni dei "pillow" variano notevolmente, spaziando da pochi centimetri fino a raggiungere i cinque o sei metri di diametro.

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Ed ecco i cinque Lupi del Buffaure, sempre dell'artista Francesco Avancini.

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Queste opere, straordinariamente belle, sono alte 2 metri e lunghe circa sei.

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Mi dirigo verso l'accogliente Rifugio Buffaure.
Dal Sass d'Adam al Buffaure ho impiegato 1 ora circa, escluso le pause al Giardino Alpino e Maerins.

Il toponimo ladino "buffaure" potrebbe avere il significato di "alpeggio per i buoi", ma potrebbe anche derivare dalla combinazione del verbo "bofà", che significa "soffia", e dalla parola latina "aura", che si riferisce ad "aria o vento", indicando un luogo dove il vento soffia intensamente.

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Qui, un caffè è d'obbligo, soprattutto perchè lo storico rifugio si affaccia sulla Valle dei Monzoni e sul Latemar, regalando un paesaggio da cartolina.

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Nell'ampio prato di quota del Buffaure osservo con sguardo sognante le statue in legno di
RE LAURINO E SIMILDE.

Durante la discesa in funivia ripercorro con la mente la famosa leggenda che lega queste due affascinanti figure mitologiche.

La leggenda di Laurino, il re dei ladini, è una storia legata alle Dolomiti di Fassa, in particolare Cima Catinaccio, dove si trova il meraviglioso Giardino delle Rose di Re Laurino, noto come il piccolo giardino "Gartl".
Un giorno, il Re dell'Adige concede la mano della sua bellissima figlia Similde, invitando tutti i nobili dei dintorni, ma esclude Re Laurino, il quale decide di partecipare come ospite invisibile.
Appena vede Similde se ne innamora e la porta via con il suo cavallo, ma i nobili invitati lo inseguono, riuscendo a schierarsi e bloccando il passaggio al Giardino delle Rose.
Laurino si rende nuovamente invisibile, ma i cavalieri riescono ad individuarlo attraverso il movimento delle rose che Laurino sposta al suo passaggio.
Così, catturato, Re Laurino si gira verso il Catinaccio che lo aveva tradito e lancia una maledizione: "Nè di giorno, nè di notte, nessun occhio umano potrà più ammirarti".

Ma si dimentica dell'alba e del tramonto:
da allora accade che il Catinaccio, sia al tramonto che all'alba, si colori esattamente come un giardino di ineguagliabile bellezza, la famosa "enrosadira", quel fenomeno che accende di colore rosa la roccia dolomitica. 

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Note:

-l'itinerario qui descritto è stato effettuato personalmente il 7 agosto 2023 consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.


-carta topografica Tabacco - Val di Fassa e Dolomiti Fassane 06 - 1:25.000


-per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi

→ Dolomiti presentazione


-le 10 regole base per affrontare un’escursione in montagna





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Bibliografia:

-cartellonistica in loco



Sitografia:

-pulsatilla/mountlive

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