aggiornato dicembre 2021
Nel soffitto un'altra celebrazione di Venezia del Tintoretto e del figlio Domenico:
"Il Trionfo di Venezia", 1584, dove la città è rappresentata da Apollo, Marte e Mercurio, e alla base si elevano mostri marini per offrire doni e riconoscimenti.
Palazzo Ducale a Venezia, sede del potere veneziano per sette secoli, oggi ospita il Museo Civico di Palazzo Ducale.
Un pò di storia.
Anticamente si chiamava Palazzo Dogale, perchè sede del Doge, colui che deteneva il potere assoluto nella città di Venezia.
Vi abitava il Doge, ma era anche sede delle Magistrature Veneziane.
Oggi è un grande Museo Civico, con molte stanze, mancanti degli arredi e delle opere che contenevano perchè ogni Doge, quando se ne andava, portava via ciò che gli apparteneva.
Alle pareti e ai soffitti però vi sono capolavori realizzati dagli artisti più famosi di Venezia, una vera e propria galleria d'arte.
Tutto ciò che si vedrà saranno decorazioni e dipinti entrati oggi a far parte della storia dell'arte, con la funzione celebrativa della Serenissima Repubblica di Venezia.
I dipinti raffigurano quindi battaglie, allegorie e gesti di devozione cristiana.
Gli esterni
Il palazzo si sviluppa su tre ali, con due facciate principali:
1- verso Piazza San Marco
2- verso il molo e l'acqua della laguna.
La terza facciata è la meno visibile ed è quella dove si trova il Ponte dei Sospiri.
La terza facciata è la meno visibile ed è quella dove si trova il Ponte dei Sospiri.
La facciata verso il molo è la più antica e possiede il balconcino della Sala del Maggior Consiglio, salone principale di tutto il palazzo.
La Facciata verso Piazza San Marco fu costruita successivamente, nel 1424, prendendo a modello la facciata precedente.
Qui è impossibile non notare l'antico ingresso monumentale al palazzo:
LA PORTA DELLA CARTA
Fu realizzata nel 1443 da Giovanni e Bartolomeo Bon.
Si chiama 'della carta' perchè vi venivano affisse le leggi della Repubblica.
L'apparato scultoreo è ricchissimo.
La porta conduce al cortile interno e direttamente alla Scala dei Giganti e oggi corrisponde all'uscita del museo.
In un angolo del palazzo, proprio davanti alla porta, si trovano I Tetrarchi.
Durante la visita alla piccola chiesa di São Cristóvão de Rio Mau, nel comune di Vila do Conde, distretto di Porto, in Portogallo, il grande narratore Josè Saramago trova una pertinenza:
"Nella chiesa il viaggiatore si sente come se si trovasse all’interno di una macchina del tempo. E certamente viaggia anche nello spazio. Uno di questi capitelli, che secondo gli esperti riproducono scene della Canzone di Orlando, rimanda il viaggiatore a Venezia come in un lampo.
Nel Palazzo dei Dogi c’è una scultura in porfido che chiamano I Tetrarchi, egizi o siri.
Sono venuti da lontano questi armigeri, quattro guerrieri in atteggiamento fraterno, forse di cameratismo militare, ma con un sottile tocco di umanità.
Stringono l'impugnatura della spada, mentre la mano libera si posa, pacifica, sulla spalla del compagno.
Questi tetrarchi di Rio Mau sono molto più guerrieri che uomini.
Sono uomini d’arme nel vero senso della parola.
Eppure la somiglianza, o, se si preferisce, l'eco, è irresistibile. Il viaggiatore si meraviglia, scommetto che mai nessuno ci ha pensato, ed è soddisfatto di se stesso."¹/²
L'entrata attuale del palazzo si trova nella facciata verso il molo, dove osservo le eleganti colonne, ornate da capitelli raffiguranti le corporazioni veneziane dei mestieri.
Entro nel palazzo.
Entro nel palazzo.
Il Cortile Interno.
Il cortile è cinto da tre portici con quattro ordini di logge.
Il quarto lato del cortile, frontale all'entrata, confina con la Basilica di San Marco, ed è occupato dal Porticato Foscari.
Superato il Porticato e l'Arco Foscari, antico accesso di Porta delle Carte, vi è il monumentale Scalone dei Giganti, oggi inaccessibile al pubblico.
I Giganti sono le statue di Marte e Nettuno, opera del Sansovino e rappresentavano la potenza e il dominio di Venezia sulla terraferma e sul mare.
Era il luogo deputato all'incoronazione ducale.
Era il luogo deputato all'incoronazione ducale.
Il Piano delle Logge.
Il Cortile si collega al Piano delle Logge (primo loggiato) tramite la Scala dei Censori.
E dalle logge un primo scorcio sulla laguna.
E dalle logge un primo scorcio sulla laguna.
La Scala d'Oro.
Dal Piano delle Logge si utilizza la Scala d'Oro per accedere ai due piani superiori, progettata da Jacopo Sansovino, ideale prosecuzione della Scala dei Giganti.
Questa scala d'onore deve il suo nome agli stucchi e alle dorature con foglie d'oro zecchino, realizzati da Alessandro Vittoria.
Si sale con il naso all'insù e si rimane a bocca aperta.
Il Primo Piano Nobile.
In quest'area si trovano:
1- l'Appartamento Ducale
1- l'Appartamento Ducale è composto da una serie di stanze un tempo destinate al Doge.
Oggi ospita mostre temporanee a rotazione.
2- la Sala del Maggior Consiglio.
È la sala principale del palazzo, un tempo sede della massima Magistratura Veneziana, il Maggior Consiglio, che aveva il compito di promuovere le leggi e incaricare i principali organi dello Stato.
La sala è gigantesca:
53,50 metri di lunghezza, 25 di larghezza e 15,40 di altezza.
Non possiede colonne di sostegno e questo è stato possibile per via di un sistema particolare di travature e capriate.
Alle spalle del Trono del Doge si trova il gigantesco dipinto di Jacopo e Domenico Tintoretto:
Fra i numerosi pannelli del soffitto si nota "L'Apoteosi di Venezia", del Veronese, anno 1582.
Venezia viene incoronata dagli angeli sotto lo sguardo di divinità, dignitari e dame veneziane affacciate al balcone.
Lungo le pareti un fregio circonda l'intera sala:
sono i ritratti dei primi 76 Dogi della storia veneziana.
Fra questi spazi ci si potrà divertire a trovare un drappo nero.
Servì a cancellare il ritratto di Marin Fallier, un doge destituito e decapitato per tradimento nel 1355.
Il secondo piano nobile.
Vi sono le sale istituzionali:
1- Sala delle Quattro Porte
2- Sala dell'Anticollegio
3- Sala del Collegio
4- Sala del Senato
5- Sala del Consiglio dei 10
1- Sala delle Quattro Porte
Era una sala con funzione di anticamera per gli ambasciatori che attendevano udienza dal Doge.
Gli affacci.
Gli affacci.
Il meraviglioso soffitto a botte possiede decorazioni a stucchi di Giovan Battista Cambi, detto il Bombarda.
Alle pareti "Il Doge Antonio Grimani in adorazione davanti alla Fede", di Tiziano, 1576.
"Ambasceria a Enrico III", di Andrea Vicentino.
2- Sala dell'Anticollegio
Fungeva da anticamera d'onore per le ambascerie straniere che attendevano di essere ricevute dal Collegio.
Alle pareti quattro dipinti mitologici del Tintoretto, ma anche il celebre dipinto "Il Ratto di Europa", del Veronese, 1580.
3- Sala del Collegio
Per ricevere gli ambasciatori la sala doveva essere particolarmente sontuosa per colpire.
Il soffitto, fra i più belli del palazzo, vede uno dei più celebri capolavori di Paolo Veronese:
"Venezia fra la Giustizia e la Pace", 1575.
4- Sala del Senato
Nel soffitto un'altra celebrazione di Venezia del Tintoretto e del figlio Domenico:
"Il Trionfo di Venezia", 1584, dove la città è rappresentata da Apollo, Marte e Mercurio, e alla base si elevano mostri marini per offrire doni e riconoscimenti.
5- Sala del Consiglio dei 10
Era in pratica la sala dei servizi segreti, suprema magistratura dello Stato.
Sul podio semicircolare prendeva posto il Consiglio e si discuteva delle indagini e dei processi contro i nemici dello Stato.
Nel soffitto:
"Giunone offre a Venezia il Corno Ducale", con la Dea che sparge ducati d'oro sulla città.
6- Sala della Bussola
Era uno spazio dedicato alle funzioni della giustizia.
Un'anticamera per coloro che erano stati convocati dal potente magistrato.
La tela centrale del soffitto è una copia il cui originale si trova al Louvre:
"San Marco che scende ad incoronare le tre virtù teologali", del Veronese.
Nel pannello in legno che ricopre il muro si nota una feritoia: è la cassetta in cui venivano infilate le denunce anonime dei cittadini.
Da questa sala si prosegue all'Armeria poi, attraverso il Ponte dei Sospiri, alle Prigioni Nuove.
Nel pannello in legno che ricopre il muro si nota una feritoia: è la cassetta in cui venivano infilate le denunce anonime dei cittadini.
Da questa sala si prosegue all'Armeria poi, attraverso il Ponte dei Sospiri, alle Prigioni Nuove.
7- l'Armeria
Quattro sale costituiscono un piccolo museo di armi di diversa provenienza, con all'incirca 2000 pezzi.
Interessante un archibugio a 20 canne, dieci più lunghe e dieci più corte, del XVII secolo, che potrebbe essere considerato l'antenato della mitragliatrice.
Il Ponte dei Sospiri
Fu costruito nel 1614 per unire Palazzo Ducale ad un nuovo edificio: il Palazzo delle Prigioni Nuove.
Quando gli spazi di Palazzo Ducale si rivelarono troppo stretti per ospitare il gran numero dei prigionieri, si creò la necessità di costruire delle 'prigioni nuove'.
All'interno del ponte vi sono due corridoi paralleli separati da un muro, che portano rispettivamente a sale diverse.
Il ponte fu così chiamato in epoca romantica alludendo al fatto che i prigionieri, quando venivano condotti alle prigioni, sospiravano nel vedere per un istante la laguna.
Ed è così che più o meno la vedevano, con l'isola di San Giorgio in lontananza.
Le Prigioni Nuove
Le Prigioni Nuove erano divise in Pozzi e Piombi.
I Pozzi erano le prigioni più umide e malsane, in quanto collocate a livello dell'acqua, destinate ai prigionieri di condizioni inferiori.
Nella foto le grate dei Pozzi, sotto al Ponte dei Sospiri.
Nella foto le grate dei Pozzi, sotto al Ponte dei Sospiri.
I Piombi erano invece i piani alti dell'edificio.
Il prigioniero più celebre fu Casanova, rinchiuso nel 1756, condannato a cinque anni per aver sedotto delle religiose e aver tentato di diffondere la massoneria.
Leggendaria la sua evasione: riuscì a convincere una guardia di essere un funzionario rimasto chiuso di notte all'interno del palazzo.
Con il biglietto di ingresso al Palazzo Ducale si può accedere alle sale descritte e alle prigioni dei Pozzi.
Un percorso aggiuntivo a pagamento con visita guidata aggiunge gli uffici del Consiglio dei 10 e le prigioni 'alte' dei Piombi.
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Bibliografia:
-¹Josè Saramago, "Viaggio in Portogallo", 1990, Einaudi Editore 1999, pag. 79.
-²Josè Saramago, "Manuale di pittura e calligrafia", 1983, Feltrinelli Editore 2011, pp. 107-108.
-Bell'Italia n. 93, gennaio 1994, Editoriale Giorgio Mondadori.
Sitografia:
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