martedì 15 maggio 2018

SESTIERE DORSODURO - terzo percorso - Venezia



Il terzo e ultimo itinerario a Dorsoduro, con sei imperdibili luoghi:

1- CA' REZZONICO

2- CAMPO SANTA MARGHERITA

3- SCUOLA DEI CARMINI

4- PALAZZO ZENOBIO

5- CHIESA DI SAN SEBASTIANO

6- CHIESA DI SAN NICOLÒ DEI MENDICOLI


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1- CA' REZZONICO

 Fondamenta Rezzonico 3136,
è uno dei più famosi palazzi di Venezia, disegnato da Baldassarre Longhena, lo stesso della → Basilica di Santa Maria della Salute.

Venezia-Cà-Rezzonico




Nel 1936, quando l'ultimo suo proprietario cede il palazzo al Comune di Venezia, diventa

MUSEO DEL SETTECENTO VENEZIANO.

Le sale sono numerose e bellissime, di seguito le più importanti.
Oltre alla ricostruzione di ambienti con mobili e suppellettili dell'epoca, il museo ospita importanti opere pittoriche.
In primo luogo del Tiepolo, poi del Canaletto, Pietro Longhi e il Tintoretto.

Venezia-Cà-Rezzonico






Venezia-Cà-Rezzonico




Nel portego di entrata un'antica gondola realizzata nel XIX secolo, che presenta il tradizionale "felze", una cabina smontabile che garantiva una comoda intimità ai viaggiatori.

Venezia-Cà-Rezzonico




Dopo essere saliti lungo lo scalone monumentale si accede al grandioso Salone da Ballo, ricavato utilizzando l'altezza dei due piani nobili del palazzo.
Dell'arredo originario rimangono i due grandi lampadari di legno e metalli dorati a motivi floreali.
Questo ambiente non trova rivali a Venezia, sia per le dimensioni, sia per la qualità della decorazione pittorica.

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Siamo nel 1751 e l'artista è Giambattista Crosato, reduce dai successi ottenuti come pittore di corte a Torino presso i Savoia.

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Nella Sala dell'Allegoria Nuziale, affrescata in occasione delle nozze fra Ludovico Rezzonico e Faustina Savorgnan, colpisce la cappella pensile sul rio di San Barnaba, fatta costruire dalla famiglia nella seconda metà del Settecento.
Entro un'elegante decorazione rococò con stucchi dorati su fondo bianco è collocata la piccola pala d'altare con la Madonna e santi, opera di Francesco Zugno, uno degli allievi del Tiepolo. 

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Particolarmente degno di nota è il soffitto della Sala del Trono, "La Nobiltà e la Virtù che abbattono l'Ignoranza", affrescato da Giambattista Tiepolo, in cui è raffigurato il Merito, rappresentato come un vecchio barbuto e coronato d'alloro, che ascende al Tempio della Gloria immortale.
La figura alata che regge la lancia è la Nobiltà e la figura riccamente vestita a destra del vecchio è la Virtù. Sotto il "Merito", un putto regge il libro d'oro della nobiltà veneziana, dove figurava anche quello dei Rezzonico.

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La sala, tappezzata di velluto rosso, prende il nome dal trono in legno dorato, decorato con putti, nereidi e cavalli marini, utilizzato da Pio VI nel 1782 quando sostò a Chioggia ospite della famiglia Grassi.

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Il Portego

Nella tradizionale struttura del palazzo veneziano il portego, o salone passante, era l'ambiente più ampio dell'edificio, destinato a svolgere il ruolo di sala di rappresentanza. Viene poi rimaneggiato diventando un vero e proprio salone, tipologia d'ambiente importata a Venezia dall'architettura romana, divenendo quindi un semplice punto di raccordo fra stanze e scale.

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Nella Sala Tiepolo si può ammirare un altro soffitto dipinto dall'artista: la tela raffigurante "Nobiltà e Virtù che abbattono la Perfidia".
Come per il precedente affresco nella Sala del Trono, anche in questo caso il Tiepolo si è ispirato all'arte di Paolo Veronese, interpretata con pungente sensualità.

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Nella Sala Brustolon risplende lo stupendo lampadario in cristallo, decorato con fiori dalle tinte vivaci, prodotto a metà Settecento dal celebre vetraio muranese Giuseppe Briati, certo il più straordinario esempio del genere che ci sia giunto integro.

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Secondo Piano.
Nella Sala Longhi, affacciata sul Canal Grande, il dipinto sul soffitto "Zefiro e Flora", di Giambattista Tiepolo.
Il soggetto, frequente in età barocca, allude al risveglio della natura, personificata da Flora, con il sopraggiungere della primavera, annunciata da una leggera e calda brezza, Zefiro appunto.

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Pezzi virtuosistici di bravura, come il cangiante drappo di Flora o la trasparenza cristallina delle ali di Zefiro, si alternano a notazioni di carnale sensualità.

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Lungo le pareti della sala i bellissimi quadri satirici di Pietro Longhi, dove il pittore ritraeva scene di vita quotidiana della sua epoca.
"Il Rinoceronte" indiano femmina chiamata Clara era diventata un'attrazione, uno dei primi rinoceronti arrivati in Europa. Arrivò a Venezia nel 1751 in occasione del carnevale.

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Al terzo piano è esposta la farmacia "Ai Do San Marchi", che si trovava in campo San Stin a Venezia, con diversi vasi per i medicamenti, in maiolica decorata.

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Conclude la visita al palazzo la Galleria Egidio Martini, una donazione fatta alla città, composta da dipinti quasi tutti di scuola veneziana.

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Da quassù una bella vista su rio San Barnaba.

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"Veduta di Roma dal Pincio", Ippolito Caffi.

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Il grande portego al piano terra si affaccia sul Canal Grande, dove sono organizzati alcuni tavolini della caffetteria del museo.

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Vi è un leggero ricarico per la consumazione, ma conviene sedersi:
la vista sul canale, il luogo storico e l'atmosfera sono magnifici.

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 2- CAMPO SANTA MARGHERITA

Fulcro della vita notturna di Venezia, costellato di locali, è luogo di ritrovo.

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Nei giorni feriali ospita un mercato del pesce. Sull'edificio che fu della "Scuola dei Varoteri" (conciatori di pelli), si può vedere un'incisione su marmo dell'editto che ne fissava le regole per il commercio.

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Essa indica le lunghezze minime concesse per la vendita del pesce, una lungimirante e giusta proibizione alla vendita dei pesci più piccoli.
Simili indicazioni sono visibili in Campo San Pantalon e presso il Mercato di Rialto.

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3- SCUOLA DEI CARMINI

Torniamo a Campo Santa Margherita e, verso sud, al 2617, incontreremo la prima scuola fondata da una confraternita femminile nel XIII secolo.

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Inoltre ospitò il primo ordine dei Battuti di cui si abbia notizia a Venezia, una confraternita che praticava l'autoflagellazione, finchè questa usanza cadde in disuso.
La scuola dei Carmini garantì ospitalità ai viandanti indigenti dal XIII secolo fino all'età napoleonica.

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I suoi interni sono sontuosamente decorati da Giambattista Tiepolo e Baldassare Longhena.
L'intero ciclo pittorico è ispirato a temi mariani (nei due piani sono illustrati i misteri del Rosario e le Virtù della Vergine Maria) e compito primario della scuola è di tenere viva la devozione a Maria Santissima.

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A Longhena si deve lo scalone adorno di stucchi, rivestiti con lamina d'oro, che sale al primo piano.

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Al primo piano le nove tele del soffitto raffiguranti La Vergine in Gloria, del Tiepolo.
Da notare anche le raffinate boiserie.

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Oggi l'edificio accoglie concerti eseguiti con cantanti d'opera e ballerini classici che indossano costumi del Settecento.

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Il percorso prosegue sulle Fondamenta del Soccorso dove, al numero 2597 trovo

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 4- PALAZZO ZENOBIO, 

che un tempo ospitava una scuola della comunità armena di Venezia.
Attualmente è ancora proprietà degli armeni e spesso viene affittato per essere sede di mostre, concerti o ricevimenti. Solo in queste occasioni è possibile visitarlo.

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La mia visita è capitata in un periodo di chiusura al pubblico ma, suonando il campanello per chiedere informazioni, un signore gentilissimo mi ha permesso di fare qualche foto al pianterreno porticato

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e al bel giardino sul retro, uno dei più grandi e incantevoli di Venezia.

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Il suo salone affrescato e pieno di specchi è diventato famoso in tutto il mondo per il video di "Like a Virgin" di Madonna, girato qui nel 1984.

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Palazzo Zenobio, Sala degli Specchi (©discover-armenia.it)







L'itinerario si conclude con due chiese meravigliose.
La prima è la

 5- CHIESA DI SAN SEBASTIANO

 Campo San Sebastiano 1687.
Un vero e proprio scrigno d'arte veneziana, nascosto in quella che esteriormente si presenta come una modesta parrocchia. 
La facciata rinascimentale del 1548 è opera di Antonio Scarpagnino.

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Secondo la leggenda popolare nel 1555 il Veronese avrebbe trovato asilo a San Sebastiano per sfuggire ad un'accusa di omicidio a Verona, dedicandosi poi anima e corpo all'abbellimento della chiesa.

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Il virtuosismo dell'artista è particolarmente evidente nella potenza dei cavalli che si impennano sul soffitto a cassettoni.

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Un virtuosismo che si trova anche nella "Presentazione al Tempio", 1560, sulle portelle dell'organo. 

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Sulla destra dell'organo si trova anche la sua tomba.

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Vicino all'altare è collocato il "Martirio di San Sebastiano", il cui santo sfida i suoi torturatori con sguardo fiero in mezzo a una folla di nobili e mercanti, tra i quali un cagnolino cocker spaniel, presenza ricorrente nei dipinti di Veronese (la foto, pardon!, non è nitidissima ma si nota la coda del cagnolino in basso a sinistra nel dipinto). 

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A destra dell'ingresso "San Nicolò", di Tiziano.

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"La Madonna col bambino e San Giovannino", di Tommaso Lombardi.

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6- CHIESA DI SAN NICOLÒ DEI MENDICOLI

 Si trova defilata, in zona poco turistica, attigua all'Università Cà Foscari, in Campo San Nicolò 1907.

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Merita arrivare fino qui, perchè è uno degli edifici sacri più caratteristici di Venezia.
Non è molto diversa da come doveva apparire nel XII secolo: una sobria struttura in mattoni, il cui chiostro offriva riparo alle povere donne pie e il cui portico era un ricovero per i 'mendicoli', i mendicanti.

Da San Nicolò presero il nome i pescatori "nicolotti", storici avversari degli "arsenalotti", nelle ricorrenti sfide sul ↝ Ponte dei Pugni senza spalliera. 

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Nel suggestivo campiello antistante, delimitato su tre lati da canali, sorge una colonna sormontata dal leone alato di San Marco, uno dei pochi risparmiati dalle truppe napoleoniche.

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L'interno è qualcosa di meraviglioso, vi sono file di archi in legno dorato del XVIII secolo e un ciclo di dipinti che abbellisce il cleristorio, il livello più alto della navata.

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La chiesa ha fatto da scenografia al film thriller del 1973 "A Venezia...un dicembre rosso shocking", con Julie Christie e Donald Sutherland.
Questa visibilità fece sì che la fondazione britannica Venice in Peril lanciò una sottoscrizione per finanziare lavori di restauro a San Nicolò, che furono completati nel 1977.






Venezia

Termina qui la carrellata di capolavori attraverso tre itinerari a Dorsoduro, un Sestiere nel quale, attraverso qualche deviazione e accorgimento, si può evitare il traffico pedonale del turismo mordi e fuggi.

Spero possiate gustare Venezia come è accaduto a me: girare per le calli, lasciarsi cullare dalla laguna e poi tanta, tanta atmosfera.








Bibliografia:
-legende del museo Cà Rezzonico
-legende della Scuola Grande dei Carmini
-Gli Speciali di Carnet, Venezia, Anno 2 n.9, 1996
-Bell'Italia, num. 62, giugno 1991



Sitografia:
www.carezzonico.visitmuve.it
www.wikipedia
www.discover-armenia.it










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