PIER PAOLO PASOLINI
Non c'è una trama, un colpo di scena, una morale.
C'è la vita dei ragazzi di strada, nella Roma del Dopoguerra, una testimonianza reale di una parte della città di quegli anni.
Pasolini è immenso.
Descrive fattacci e movenze in romanesco.
Ed è come osservare uno schermo cinematografico con i corpi, le braccia, gli occhi, i movimenti precisi.
Intensità, intelligenza.
La miseria dei ragazzi di borgata, con alle spalle famiglie squilibrate, disfunzionali, si unisce all'esperienza della strada che induce alla criminalità e costruisce la loro personalità.
Giocoforza la sensibilità infantile si traduce, con l'età adulta, in assenza di empatia.
È un affresco, un quadro in bianco e nero, dove prevalgono la polvere e la luce bianca, abbagliante del sole, la sofferenza del vivere e del sopravvivere.
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"Ragazzi di vita", Pier Paolo Pasolini, La Biblioteca di Repubblica, Bibliotex Barcellona 2002.
La prima edizione originale è del 1955 (Garzanti Editore).
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