martedì 14 maggio 2024

BALZI DELL'ORA

Corno alle Scale - Lizzano in Belvedere


I Balzi dell’Ora sono una successione di grossi massi che formano una sezione del crinale del Corno alle Scale.


Questo tratto si trova tra il Monte la Nuda e il Corno, il sentiero non è agevole, ma la fatica viene premiata dalle splendide viste panoramiche.
Inoltre il sentiero offre l'opportunità di ammirare da vicino le magnifiche fioriture di rare specie, particolarmente concentrate in questa zona.

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COME ARRIVARE

Percorro i 75 km da Bologna seguendo la suggestiva Valle del Reno lungo la statale 64 Porrettana fino a Silla, da cui parte la strada provinciale 324 verso Lizzano in Belvedere.
Lungo il percorso, farò tappa a Vidiciatico, La Ca', Madonna dell'Acero e infine raggiungerò il laghetto del Cavone dove lascerò l'auto.

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ITINERARIO AD ANELLO BALZI DELL'ORA

Segnavia CAI n. 337-129-335-337
Difficoltà: EE
 Tempo: 3 ore
Dislivello: 517
Lunghezza: 5 km

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©escursione GPS Relive 3D - ©didascalie Monica Galeotti



Parto alla destra del laghetto del Cavone e il sentiero si inerpica rapidamente tra gli alberi del bosco.

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Seguo il corso del torrente Rio Piano, che alimenta il laghetto del Cavone.

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Il bosco improvvisamente si dirada e si apre la vista sul Circo Glaciale del Cavoneformatosi durante l'ultimo periodo glaciale (il Wurm), quando un ghiacciaio ha eroso il terreno per un lungo periodo, creando una profonda depressione a formare una conca.
Sul fondo del circo glaciale sgorga l'omonima sorgente, le cui acque vanno a formare il Rio Piano.
La Conca del Rio Piano, situata a 1583 metri di altitudine, è conosciuta anche come Valle del Silenzio.

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Questo punto segna il termine dell'anello di ritorno che percorrerò in discesa passando da Porticciola.

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Continuando la salita attraverso la vegetazione, raggiungo il crinale al Passo del Vallone, situato a 1700 metri.

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Da qui prende avvio il sentiero CAI 129 dei Balzi dell’Ora, una sottile cresta che si snoda in modo spettacolare fino alla croce.

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Inizio a salire, e alla mia sinistra si staglia una parete verticale con anfratti misteriosi e poco esplorati: la parete est.

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A destra si estende la vista sulla Valle del Silenzio dall'alto.

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Mi elevo per gradoni.

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Il tratto più esposto, per me, ha richiesto l'ausilio delle mani. 

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L'Anemone Narcissino
L'anemone a fiori di narciso prospera nei pascoli alpini e subalpini, nelle cenge erbose, preferibilmente su suoli calcarei, ad altitudini comprese tra 1000 e 2100 metri.
Da maggio a luglio i pendii del Corno alle Scale si trasformano in un tappeto di anemoni in fiore.

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L'anemone è frequente nelle Alpi, ma anche in Appennino, diventando più raro man mano che ci si sposta verso sud.

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L'ultimo tratto è piuttosto ripido, e raggiungo la Croce di Punta Sofia.

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La Croce si trova a 1939 metri d'altezza: sebbene non sia il punto più alto del Corno alle Scale (che si trova poco più avanti dove arriva la seggiovia) è l'area più iconica e panoramica, già ben descritta in un precedente post dedicato al → percorso Cavone-Lago Scaffaiolo.

In questa giornata ho trovato più sole, ripropongo quindi l'osservazione sul Monte La Nuda e i Balzi appena percorsi.

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La ripida parete est, verso la quale non è opportuno sporgersi troppo, con l'alta Valle del Silla.

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Quassù trovo la Potentilla Aurea, comunemente conosciuta come la cinquefoglia fior d’oro, caratterizzata da delicati fiori gialli, appartenente alla famiglia delle rosacee.
La radice è legnosa e ramificata, spesso intricata. Questa pianta prospera a un'altitudine compresa tra i 1800 e i 2900 metri.

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Il punto più alto del Corno si attesta a 1945 metri, ed è qui, dove mi trovo seduta, nei pressi della segnaletica.

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Proseguo il mio itinerario ad anello ripartendo dalla Croce di Punta Sofia, scendendo lungo il sentiero CAI 335 che si affaccia sulla valle del Silenzio fino al Passo della Porticciola.

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Continuo a scendere verso la conca del Rio Piano, completando l'anello e ricollegandomi poi al sentiero 337 di questa mattina, che mi riporta al Laghetto del Cavone.

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Nella conca ho trovato il delicato fiore Myosotis, più comunemente noto come non ti scordar di me.
Questo simbolo di bellezza mi invita a non dimenticare un'esperienza così suggestiva.

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Note:

-l'itinerario qui descritto è stato percorso personalmente martedì 20 giugno 2023 consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.


-carta escursionistica TrackGuru - Corno alle Scale 07 BO - 1:25.000


-per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi

→ Dolomiti presentazione


-le 10 regole base per affrontare un’escursione in montagna

→ Prudenza in montagna




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Bibliografia:

-"Corno alle Scale", Guida al territorio, a cura del CAI Bologna, Alto Appennino Bolognese e TrackGuru



Sitografia:

-anemonenarcissino/clubaquilerampanti

-myosotissylvatica/wikipedia

-potentillaaurea/wikipedia

mercoledì 8 maggio 2024

TEATRO COMUNALE

Largo Respighi, 1 e Piazza Verdi, 1
BOLOGNA



Bologna è stata riconosciuta dall'UNESCO come "Cittá creativa della musica", seconda in Europa solo a Siviglia.

Questo premio celebra il suo ruolo nella conservazione e promozione del patrimonio musicale dell'Emilia-Romagna, supportato anche dal Dipartimento Musica e Spettacolo dell'Università.

La città ospita numerosi eventi culturali legati alla musica, danza e teatro, con il sostegno di istituzioni culturali, associazioni e gruppi giovanili.
La produzione musicale è guidata dalla Fondazione Teatro Comunale (un Ente Autonomo), responsabile della stagione lirica al Teatro Comunale e della stagione sinfonica presso l' Auditorium Teatro Manzoni, per un totale di circa 80 spettacoli l'anno.

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Il Teatro Comunale di Bologna, uno dei più prestigiosi d'Italia, si sta rinnovando dopo oltre 250 anni dalla sua inaugurazione, per soddisfare le esigenze di conservazione degli spazi storici e aggiornamento funzionale.
I lavori di ammodernamento mirano a rendere il teatro adeguato alle nuove necessità del pubblico e delle produzioni sceniche, prevedendo la riapertura nel 2026.

La visita guidata a cura del FAI negli spazi storici del teatro, attualmente chiusi per i lavori, mi ha offerto l'opportunità di ammirare gli spazi insieme al racconto della sua storia.


LA STORIA DEL TEATRO

Il Teatro Comunale sorge sul luogo della quattrocentesca Domus Magna dei Bentivoglio, signori di Bologna, distrutta nel 1507 dopo la loro cacciata dalla città, sconfitti da Giulio II.

Il palazzo era considerato uno dei più belli d'Italia, tanto che i bolognesi lo soprannominarono Domus Aurea, per via dei capitelli e dei cornicioni rivestiti di oro zecchino. Comprendeva 300 camere, eleganti scale e portici, giardini con fontane alimentate da sorgenti artesiane e una ricca collezione di statue.

Ricostruzione della Domus Magna, anonimo fine XIX sec., olio su latta.




Il Teatro Comunale fu progettato dall'architetto Antonio Galli da Bibbiena e la costruzione iniziò nel 1756, su autorizzazione di Papa Benedetto XIV nel 1750.
Fu promosso dai cittadini per sostituire il teatrino privato di Palazzo Malvezzi distrutto da un incendio, e il teatro pubblico di Bologna detto "della Sala", ubicato nel Palazzo del Podestà, che necessitava di ingenti restauri.

Non è dedicato a una personalità politica, la sua denominazione è TEATRO COMUNALE, dalla civitas per la civitas, cioè dalla comunità per la comunità, finanziato con fondi pubblici e costruito nel luogo in cui sorgeva la residenza dei Bentivoglio su suggerimento dello stesso Bibbiena.

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Fu inaugurato nel 1763 con il Trionfo di Clelia, di Gluck, su libretto di Pietro Metastasio, commissionato all'autore proprio per questa occasione.

Durante gli intervalli dei tre atti dell'opera, si inserivano anche momenti di danza, come era consueto nell'epoca. Lo spettacolo fu replicato per ben 28 rappresentazioni, una pratica comune allora, mentre oggi appare eccessiva.

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Teatro Comunale, cartolina postale, 1955 - ©Paola Galeotti collezione personale.


Tuttavia il nome tutelare del teatro è "Wagner", il cui debutto in Italia avvenne qui con grande successo il 1 novembre 1871 con l'opera "Lohengrin", registrando incassi record e attirando numerosi spettatori, incluso Giuseppe Verdi in incognito.

Wagner rivoluzionò completamente il modo di stare a teatro, come spegnere le luci in sala, rompendo la tradizione sociale della classe aristocratica di fare conversazione, mangiare e anche giocare d'azzardo durante gli spettacoli. Prima di lui infatti gli spettacoli si assistevano in piedi, la sala era priva di poltrone, proprio come oggi che il teatro è in restauro.

La sua rilevanza artistica in quell'anno gli valse la cittadinanza onoraria.


GLI INTERNI

IL FOYER RESPIGHI

Entro nel foyer principale, parola francese che significa "focolare", perchè si era soliti porre due bracieri ai lati della sala per "spezzare" il freddo dovuto alle porte sempre aperte.
Rimane il luogo dove ci si incontra e si chiacchiera, in attesa che lo spettacolo cominci.

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Giuseppe Verdi è, insieme a Wagner, l'altro protagonista del teatro: trovo due bassorilievi in stile liberty a loro dedicati, dello scultore Silverio Montaguti, a fianco della porta principale per accedere alla platea.

Giuseppe Verdi, altorilievo - ©bibliotecasalaborsa.it




Richard Wagner, altorilievo - ©bologna.repubblica.it




Le opere di Verdi vengono qui suonate fin dalla sua giovinezza.
 Nel 1951, cinquant'anni dopo la sua morte, gli è stata dedicata anche la piazza antistante il teatro.

 Nella sala, alle pareti, sono presenti anche tre busti: quello di Respighi, importantissimo direttore d'orchestra, a cui questo foyer è dedicato; Gluk, il compositore del Trionfo di Clelia; Bibbiena, l'architetto del palazzo.

Questo foyer fa da anticamera alla prestigiosa Sala Bibbiena.



SALA BIBBIENA

 I Galli da Bibbiena (comune in provincia di Arezzo), o Bibiena, erano una famiglia di scenografi e architetti conosciuti in tutta Italia, così come in Europa, specializzati nella realizzazione di teatri.

Antonio Galli da Bibbiena realizza questa sala nel 1756 con la caratteristica forma a campana, realizzata per avere un'acustica migliore.
Questo stile verrà denominato "teatro all'italiana", proprio per la sua riconoscibilità.

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I palchi, distribuiti su quattro ordini più un loggione, erano assegnati a famiglie nobili in concessioni perpetue, di generazione in generazione, e gli stessi contribuivano a sostenere economicamente il teatro.
 Anche la famiglia Verdi possedeva un palco, il numero 23.

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Ogni palco è decorato: le famiglie proprietarie avevano la possibilità di farlo a proprio gusto.

Il quarto ordine è completamente spoglio, poichè meno visibile rispetto ai piani centrali, dunque le famiglie erano meno inclini ad attuare decorazioni che non si sarebbero viste.

Conoscendo la storia del teatro, so che è Comunale perchè finanziato dalla comunità, ma potrei capirlo anche solo osservando questa sala: manca il palco regio.

Il Bibbiena optò per la costruzione in muratura del teatro, poichè quelli precedenti in legno erano vulnerabili agli incendi, causati dalle lanterne usate per il riscaldamento.
Tuttavia la muratura non è ottimale per l'acustica teatrale.
Come affrontò questa sfida?
Risolse il problema con la sala sospesa nel vuoto, creando un'intercapedine sotto il pavimento e uno spazio vuoto nel soffitto e lati dei palchi.


Il soffitto della platea venne ridipinto nel 1866 dai pittori Luigi Busi e Luigi Samoggia, in sintonia con i chiaroscuri e i lampadari.

Successivamente, nel 1931, un incendio distrusse il palcoscenico e il sipario di Napoleone Angiolini, ma nel 1933 furono ricostruiti da Armando Villa.

Ai lati del proscenio sono presenti dei tondi dove sono raffigurati i più importanti personaggi del teatro antico, come Sofocle e Goldoni.

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Una curiosità: le colonnine delle balaustre inizialmente non erano chiuse come si vedono oggi; si presume siano state chiuse per la "privacy" delle donne che portavano le gonne.

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IL BACKSTAGE

Il backstage è il "luogo dei macchinisti", che corrono su tutti i ballatoi, e vi lavorano a volte più di 120 persone durante le rappresentazioni.

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 Le poltrone, attualmente riposte sotto tendoni, non sono rosse come di solito si trovano nei teatri, ma verdi, per rappresentare il colore della città di Bologna.

Il teatro oggi affronta una ristrutturazione che coinvolge anche il cortile esterno, con la realizzazione di uno spazio urbano non convenzionale.

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Il soffitto del backstage.


Il progetto scelto, di Luigi Orioli, prevede interventi architettonici innovativi e un miglioramento dell'impatto energetico, inclusi pannelli solari.

Gli interventi saranno in via del Guasto, dove saranno demoliti dei corpi di fabbrica per inserire nuovi ambienti con sala prove e bistrò, distinguendosi dalla parte storica per ciò che riguarda i materiali e la forma, mantenendo i volumi precedenti.

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ARTURO TOSCANINI

Questo teatro custodisce il ricordo di un evento che coinvolse il maestro Toscanini, evidenziando il modo in cui la politica fascista interferì con la libertà degli artisti.

Durante l'anniversario del 1931, previsto per il 14 maggio, si doveva tenere un concerto diretto dal maestro Toscanini. Tuttavia, il giorno stesso arrivò a Bologna il ministro Ciano, consuocero di Mussolini.
Il protocollo richiedeva che, nel caso il ministro si fosse presentato al teatro, il concerto iniziasse con la "Marcia Reale" (inno nazionale dal Regno d'Italia sino alla fine della monarchia sabauda, 1861-1946) e con l'inno del partito fascista "Giovinezza".
Toscanini rifiutò categoricamente di eseguire tali inni, rinunciando al concerto.
Venne aggredito e schiaffeggiato da alcuni membri delle squadre fasciste presso un ingresso laterale del teatro. Rifugiatosi all'Hotel Brun, gli fu intimato di lasciare la città.
Toscanini scrisse una lettera a Mussolini, senza ricevere risposta, e decise di lasciare l'Italia, ritornandovi solo dopo la guerra.

Una lapide posta sull'ingresso laterale del teatro, in Largo Respighi, ricorda quell'episodio.

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Note:
il teatro, attualmente chiuso al pubblico per motivi di restauro, ha la sua sede provvisoria nel quartiere fieristico presso il Bologna Congress Center - Exhibition Hall, in Piazza della Costituzione, 4a.
L'obiettivo è riaprire entro il primo semestre del 2026.
La mia visita è stata possibile in occasione delle Giornate di Primavera organizzate dal FAI, marzo 2024.


Bibliografia:
-Corrado Ricci e Guido Zucchini, "Guida di Bologna", ed. Alfa 1968, ristampa ottobre 1976.-
-Emilia-Romagna, arte e storia sulla Via Emilia, Touring Editore 2010.


Sitografia:


-resoconto visita guidata a cura del FAI.