lunedì 4 marzo 2024

TREVISO terzo percorso

 (torna a Treviso secondo percorso)


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Questo terzo ed ultimo itinerario a Treviso, esplora l'antico sistema difensivo delle mura e la passeggiata lungo il fiume Sile.

Le mura circondano tutta la città, ma la sezione meglio conservata, che affronterò qui, si estende tra Porta San Tomaso e Porta di Santi Quarantapercorribile in un viale alberato di camminamento: offre a tratti una vista panoramica della città.

Il lungo Sile invece scorre nella parte meridionale del centro storico, da ovest a est.

. Porta San Tomaso → Porta di Santi Quaranta
 km 1,5 - 20 minuti
. Porta di Santi Quaranta → Lungo Sile Mattei - 10 minuti
. Passeggiata Lungo Sile - 20 minuti

(totale 50 minuti)

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©google earth - ©mappatura Monica Galeotti


LE MURA

La cinta muraria di Treviso fu eretta nel corso dei secoli per difendere la città dagli attacchi nemici, con un'attenzione particolare nel XVI secolo, quando l'ingegnere Fra Giocondo, noto per le sue opere militari e idrauliche, le potenziò mediante la costruzione di gallerie sotterranee.

L'opera di Fra Giocondo resistette agli eserciti della Lega di Cambrai nell'estate del 1511.

Inizio il mio percorso dalle mura di Porta San Tomaso, situata nella zona nord-orientale del centro città.
È la più maestosa, completamente rivestita da elementi decorativi in pietra d’Istria che seguono lo schema degli archi trionfali classici.
È coronata da una particolare cupola in legno e piombo, sovrastata da una statua raffigurante San Paolo.
Il leone alato di San Marco al centro del fronte esterno è una replica dell’originale, simbolo del potere di Venezia alla quale Treviso in quel momento era sottomessa.

Perché la statua sulla sommità non raffigura San Tomaso?
La storia è chiara: il Senato veneziano impose al podestà di Treviso, Paolo Nani, di dedicare la porta all’arcivescovo di Canterbury, San Tomaso Beckett (Thomas Beckett)¹, ma il podestà fece erigere la statua di San Paolo apostolo, suo omonimo.

All'esterno, sull'arco centrale, è scritto "PORTA DE SAN THOMASO" in dialetto veneto per chi arrivava da fuori Treviso, principalmente contadini.

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Sull'arco rivolto verso l'interno delle mura, la stessa scritta in latino "PORTA SANCTI THOMAE - DOMINUS CUSTODIAT INTROITUM ET EXITUM TUUM", era rivolta ai cittadini, e sottolineava la differenza tra la cultura aristocratica della città e quella della campagna.

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Dopo la costruzione delle mura, furono avviate imponenti opere idrauliche, creando attorno a Treviso un perimetro d'acque e la capacità di allagare la pianura per sconcertare possibili assalitori (come da progetto di Fra Giocondo, si abbatterono anche case ed edifici che ostacolavano la visibilità e i movimenti militari entro le mura).

Oggi i canali fuori dalle mura sono fiancheggiati da curati giardini, offrendo uno spettacolo visivo rilassante.

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Mi dirigo verso Porta Santi Quaranta passeggiando sulle mura, che praticamente fungono da cintura verde liberata dal traffico.

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Sorpasso dapprima il Bastione di Santa Bona...

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... e poi quello di San Marco.

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A 1,5 km da Porta San Tomaso, si erge
Porta Santi Quaranta.
Rivolta verso ovest, affacciandosi sulla pianura verso Vicenza, il suo nome è legato alla chiesa dei Quaranta martiri di Sebaste, ora chiamata Sant’Agnese.
Voluta dal podestà Andrea Vendramin nel 1517, inizialmente chiamata Porta Vendramina in suo onore, presenta una facciata bianca in pietra d’Istria con il leone di San Marco al centro, sostituito nel 1909.

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Come per Porta Santo Tomaso, anche qui le iscrizioni indicano il nome della porta.

Sulla facciata esterna, leggibile da chi entra, presenta l'iscrizione in dialetto "PORTA DE SANCTI QUARANTA".

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 Dal lato interno per chi esce da Treviso, l'indicazione è in latino "PORTA SANCTORUM QUADRAGINTA".

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La casa giallo-arancio adiacente alla porta era il luogo in cui Daniele Manin prima del 1848 raccoglieva i patrioti trevisani per cospirare a favore dell'indipendenza, dell'unità e della libertà d'Italia, come indicato sulla targa appesa sulla facciata.

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Un altro evento legato all'indipendenza e all'unità d'Italia è ricordato nella targa posta al muro interno della porta: 
da questa antica via romana, che da sempre collega Treviso alle antiche terre venete, le truppe nazionali redentrici del cavalleggeri Monferrato entrarono alle ore 15 del 15 luglio 1866. Inseguivano le truppe austriache in ritirata definitiva, segnando un momento significativo nella storia.

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E dall'antica via romana catturo suggestivi scorci sul canale, dall'una e dall'altra parte.

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Da Porta Santi Quaranta, seguo Via Mura di San Teonisto, passando davanti ad un'elegante villa con torrette (vedi mappa inizio pagina).

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Svolto prima a destra e poi a sinistra attraverso un tratto di Viale Trento e Trieste, lungo il canale pedonale.

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 In questo modo arrivo direttamente sul Lungo Sile Mattei per iniziare la passeggiata lungo il tratto del Sile, che lambisce la parte meridionale del centro storico di Treviso e localizzo subito il campanile della Chiesa di San Nicolò.

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IL SILE


Il Sile è il fiume di risorgiva più lungo d'Europa, con i suoi 90 km.
Ha origine a Casacorba e, in passato, sfociava nella laguna di Venezia, a Portegrandi di Quarto d'Altino, di fronte → all'isola di Torcello, ed era via di comunicazione durante la dominazione veneziana.

Nel 1683, i veneziani cambiarono il suo corso, facendolo sfociare direttamente nel Mar Adriatico a Jesolo.
Il nome "sile" deriva dal latino "silens", che significa silenzioso, tranquillo.
I fiumi di risorgiva infatti mantengono una costante portata e temperatura, e non sono soggetti a piene improvvise; per questo sono sempre stati ideali per l'insediamento di mulini.
Nel XIX secolo Treviso ne vantava 61.
Attualmente nessun mulino sfrutta queste acque, ma molti sono presenti come esempi di archeologia industriale.

Il fenomeno naturale della risorgiva avviene per via delle caratteristiche della pianura veneta, divisa tra una zona settentrionale ghiaiosa e permeabile e una centrale, argillosa e impermeabile.
L'acqua dei fiumi di montagna ma anche le precipitazioni, penetrano in profondità, riemergendo nelle zone di risorgive.
L'intero corso è protetto dal Parco Naturale del Sile, e a Casacorba, dove il Sile si origina, è possibile visitare le sorgenti.

I canali derivanti dal Botteniga a nord attraversano la città, e confluiscono poi nel Sile.

Durante le intense piogge, l'acqua dei canali assume una colorazione marroncina a causa del drenaggio delle abitazioni circostanti.
Contrariamente, il Sile, che non attraversa la città, mantiene il suo colore verde.

Quando i canali del Botteniga si uniscono al Sile, le acque non si mescolano immediatamente, continuando parallelamente per decine di metri; lo si può notare dalla diverse colorazioni dell'acqua, un fenomeno che Dante Alighieri descrive brevemente, ma con perfetta precisione: "dove Sile e Cagnan s'accompagna," evidenziando che i due fiumi si uniscono senza mescolare le acque subito.
Dante osservò questo fenomeno durante il suo soggiorno a Treviso, ospite di Gherardo da Camino, signore della città e gli è stata dedicata una stele a ricordo, proprio nel punto di congiunzione delle acque, come già visto nel secondo itinerario.

Dopo questa necessaria nota sul fiume Sile, prosegue la mia passeggiata.

Arrivo alla Società Canottieri Sile Treviso, la più antica società sportiva di canottaggio, attiva dal 1908.

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Successivamente, raggiungo il suggestivo Ponte San Martino, che ospita una centrale idroelettrica costruita nel 1917 durante la Prima Guerra Mondiale e automatizzata nel 1969.

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Questa centrale ad acqua fluente, situata all'interno del centro storico cittadino, genera oltre 1,74 gigawatt all'anno, contribuendo a evitare l'emissione di circa 1000 tonnellate di CO² annue, ed è entrata a pieno titolo del panorama urbano.

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Arrivo al Quartiere Latino e il Ponte delle Università.

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Supero il ponte, il Sile, e raggiungo la stele dedicata a Dante Alighieri.

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Infine concludo la camminata al castello della famiglia Romano, situato sul bastione meglio conservato della città.

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Il castello, costruito tra la fine del 1800 e gli inizi del Novecento dalla famiglia Romano, originaria della Marca Trevigiana, sorge sul terreno dove un contrabbandiere aveva la sua casa.
In quel periodo, Treviso richiedeva il pagamento del dazio al portello del Sile, vicino all'attuale posizione del castello. Il trafficante portava la merce fino alla propria abitazione, dove riusciva a farla entrare in città eludendo il pagamento del dazio.

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 Fortunato Romano, avendo acquisito il terreno, ideò e pianificò la struttura secondo i suoi gusti, mentre il figlio Antonio ne curò la costruzione.
Ancora oggi di proprietà della famiglia Romano, il castello offre una vista esclusiva sulla città, ma non è aperto al pubblico.

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Ed ora, giunta al termine del mio breve viaggio, è tempo di concludere questa esperienza.

Treviso è una città che mi ha regalato un'esperienza unica: si eleva come un crocevia di storia, cultura e gastronomia, incoronata dalle dolci acque del Sile e avvolta nelle sue mura.

Ogni pietra racconta secoli di vicissitudini, mentre i suoi canali rispecchiano il passato di una città che ha saputo coniugare tradizione e innovazione.

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Note:
¹Il culto per Thomas Becket, arcivescovo di Canterbury, è attribuita alla sua figura di martire e difensore dell'indipendenza della Chiesa dalla corona inglese nel XII secolo. La sua opposizione al controllo del re Enrico II d'Inghilterra sulla Chiesa cattolica e il suo martirio nel 1170 suscitarono ammirazione e simpatia in molte parti d'Europa, compresa l'Italia.
La storia di Thomas Becket è stata diffusa attraverso le narrazioni e i racconti medievali, contribuendo così a consolidare la sua figura come simbolo di difesa dell'autonomia ecclesiastica. La sua canonizzazione nel 1173 aumentò ulteriormente la sua venerazione, e il suo culto si diffuse in diverse città italiane: in primo luogo Roma ed Anagni, poi Aquileia, Venezia, Treviso, Bologna e altre città.
A Bologna Thomas Beckett studiò diritto canonico e civile e gli studenti inglesi gli dedicarono una cappella nella → Chiesa del Salvatore.


Sitografia:



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