PORRETTA TERME - BOLOGNA
Il Santuario della Madonna del Faggio dista circa 60 km da Casalecchio di Reno (Bologna) e si trova nella zona di Porretta Terme.
Lungo il viaggio la strada costeggia il Parco Storico di Monte Sole e, una volta raggiunta Porretta Terme, il santuario dista 4 km.
Ma è Castelluccio il paese che lo protegge.
Il santuario infatti si trova sul terreno di questa comunità.
Si trova anche al confine con il Parco Regionale del Corno alle Scale.
©google map - ©mappatura Monica Galeotti |
Procedo con ordine.
Le parole chiave da tenere presente, una volta superata Porretta, sono: Castelluccio, Pennola, il borgo di Tresana e Monteacuto delle Alpi.
Le prime tre località precedono il santuario.
Monteacuto delle Alpi invece lo si ammira lontano, ma ben visibile lungo il camminamento.
CASTELLUCCIO
Questo borgo a 810 metri di quota, di origine medievale, è la località che ha contribuito, insieme a Monteacuto delle Alpi, alla costruzione del santuario di Madonna del Faggio.
La bella chiesa di Santa Maria Assunta, del Seicento,
si aggrappa alla terrazza panoramica del paese.
Da qui un primo punto panoramico:
ben visibili il Corno alle Scale, La Nuda e Monteacuto delle Alpi.
PENNOLA
In questa piccola frazione c’è un parcheggio dove lascio l’auto.
Non è obbligatorio lasciare qui l’auto, vi sono alcuni posti anche in prossimità del santuario, ma in questo modo la camminata sarebbe troppo breve: solo 600 metri.
Da Pennola al sentiero pedonale ci sono 2,9 km, circa 40 minuti a piedi.
Dal sentiero pedonale fino al santuario 10 minuti.
Un tronco d'albero attira la mia attenzione perchè vi è affisso un cartello che si burla dei suoi abitanti e un curioso termometro: una corda.
Inizio a camminare su una strettissima strada asfaltata che attraversa la faggeta.
Incontro un’edicola con l’immagine della Beata Vergine di San Luca, in relazione molto stretta con la storia della Madonna del Faggio (vedi storia del santuario a breve).
Seguo le indicazioni e volto a destra sopra un piccolo ponte, dal quale la strada diventa forestale.
I panorami che si aprono lungo il percorso sono meravigliosi, anche per questo mi è convenuto percorrere il tragitto a piedi.
Lizzano in Belvedere
Il maestoso Corno alle Scale e l’incantevole paese di Monteacuto delle Alpi, ai suoi piedi sì, ma su un altro crinale.
TRESANA
Prima di raggiungere il sentiero del santuario, trovo il bivio che porta allo storico borgo di Tresana, quindi effettuo una deviazione, con un piccolo strappo in salita, per fare poi ritorno in questo stesso punto.
Tresana è il paradiso delle ortensie e questi fiori meravigliosi sono ovunque in mezzo alle case di pietra.
In primavera e in estate è un’esplosione di colore.
Il borgo è circondato da un bosco di castagni.
Le famiglie che vivevano anticamente queste case hanno vissuto utilizzando come uniche risorse le castagne, i maiali e qualche mucca per latte e formaggi.
Oggi il borgo è stato completamente ristrutturato dagli eredi di quelle famiglie.
Ritorno alla strada forestale che ho lasciato e in breve tempo arrivo al sentiero pedonale segnalato da una sbarra.
La faggeta si fa ancora più fitta.
LA STORIA DEL SANTUARIO
Il santuario fu costruito nel 1722 per opera della popolazione di Castelluccio, in collaborazione con quella di Monteacuto delle Alpi.
Nel 1756 iniziò una tradizione analoga a quella bolognese della Madonna di San Luca: una processione per trasportare l’immagine sacra dal Santuario a Castelluccio.
Qui rimaneva fino al giorno dell’Ascensione e poi veniva riportata indietro .
L’edificio ha subìto vari ampliamenti nel corso del Settecento e dell’Ottocento.
Nel 1769 venne costruito il ponte.
Nel 1837 fu innalzato il campanile e in seguito le tre campane 🔔
Nel 1789 la fontana con una statua di Sant’Anna, poi di Santa Lucia.
GLI INTERNI
L’immagine della Madonna è una copia recente su gesso di una maiolica settecentesca, rubata due volte, nel 1975 e nel 1988.
A lato la riproduzione dell'antica immagine della Madonna del Faggio, di Giorgio Dall'Olio.
Il faggio che diede il nome al santuario si trova a pochi metri da qui, ma nel 1970 il faggio è crollato e da allora conservato in una teca all'interno dell'edificio.
Nel corso dei secoli, dal 1756 al 1964 il santuario è stato custodito dal "romitto", l’eremita che abitava nel romitorio dietro la chiesa.
L’ultimo, Gino Ronchi, è ricordato in una lapide collocata nel portico sinistro.
Da quando la figura del romitto
non esiste più, cioè dal 1964, il santuario ha subìto una lunga serie di furti.
In qualche modo questa figura non è del tutto scomparsa, perchè nei mesi estivi, ogni domenica, un volontario tiene aperto il santuario per i turisti e i fedeli.
Quando tutto ebbe inizio, l’immagine in ceramica della madonna qui collocata si chiamava Madonna di Rio Scorticato, il rio che gli passa davanti, poi chiamata Madonna del Faggio perché si trovava appesa ad un grande faggio, poco più in alto del santuario (250 metri), dove si diceva facesse miracoli.
Dopo il crollo del faggio, in questo luogo si trova solamente la base del tronco, protetto da una tettoia.
La processione con l'immagine sacra che ricorda quella di Bologna non avviene più.
Un'altra processione invece si è mantenuta fino ai giorni nostri: nata sempre nello stesso anno, 1756, le persone sfilano sino al faggio durante la Festa di Sant'Anna (madre della Vergine), il 26 luglio di ogni anno.
Viene accompagnata da una festa enogastronomica organizzata dalla Proloco.
Il ritorno non lo effettuo sulla strada già percorsa e fin qui illustrata.
Da queste parti c'è il Mulino della Squaglia di cui ho sentito parlare, quindi seguo le indicazioni che partono dal santuario e intraprendo il sentiero nel bosco.
Dal mulino farò ritorno al parcheggio di Pennola.
©relive map - ©Monica Galeotti mapping |
IL MULINO DELLA SQUAGLIA
Il sentiero intrapreso dal santuario, CAI n.109, si mantiene sulla destra del Rio Barricello, che un tempo dava l'acqua al mulino.
Arrivo al mulino in circa 15 minuti.
Anche se non è occupato da tempo, è ancora ben tenuto: il fabbricato è imponente, con i sistemi per il flusso dell’acqua in gran parte interrati.
Il mulino serviva per la macina di cereali e soprattutto castagne 🌰, quelle castagne che sono state per lungo tempo sostentamento delle popolazioni di montagna. Arrivavano uomini e muli carichi di castagne secche e ripartivano con la farina ottenuta dopo la macinatura.
Il mulino è stato anche un luogo cruciale perché proprio da qui passavano gli abitanti di Monteacuto che scendevano per la processione dell’immagine della Madonna del Faggio.
Il sentiero CAI n.109 prosegue fino a Monteacuto delle Alpi, mentre io mi dirigo di ritorno verso Pennola.
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Bibliografia:
- cartiglio Santuario Madonna del Faggio, gruppo studi Alta Valle del Reno.
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