sabato 11 gennaio 2025

MUSEO DEL TRICOLORE

piazza Prampolini, 1 - REGGIO EMILIA


Il Museo del Tricolore racconta la storia in ogni dettaglio di uno dei simboli d’Italia: la bandiera nazionale.


©passione tricolore





DOVE SI TROVA MUSEO DEL TRICOLORE

Il museo è situato nel Palazzo del Comuneedificato tra il 1414 e il 1494.
 Su piazza Prampolini ha la sua facciata principale con un ampio portico a tre arcate alla serliana, sorrette da colonne in stile tuscanico.
Sotto il cornicione lo stemma del Comune di Reggio Emilia.
Il rinnovamento si deve ad un progetto di Lodovico Bolognini del 1774, arricchito dal voltone su via Farini.

Museo del Tricolore - Reggio Emilia


Lungo il Broletto, a fare da contrappunto al Palazzo, sorge la Torre del Comune, nota come Torre del Bordello, una struttura massiccia progettata da Antonio Casotti alla fine del XV secolo.

Museo del Tricolore - Reggio Emilia



L’ingresso principale si trova nella parte posteriore del palazzo, su Piazza Casotti.

Qui la facciata, più semplice e meno monumentale rispetto a quella su Piazza Prampolini, è stata rinnovata nel 1583 da Prospero Pacchioni.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia - mappa
©mappa Monica Galeotti


ACCENNI DI STORIA

(approfondimenti più avanti)

La bandiera italiana nacque in un momento di grande fermento politico: durante la ribellione giacobina contro il governo estense nel 1796.

Il 27 dicembre, si riunì un’assemblea parlamentare composta da rappresentanti di diverse città della pianura padana e il 30 dicembre proclamò la Repubblica Cispadana.

Il 7 gennaio 1797, in un gesto di grande significato simbolico, fu adottato il tricolore come emblema ufficiale.

Sebbene la Repubblica Cispadana ebbe vita breve, la bandiera sopravvisse ed è diventata un simbolo duraturo.


Faccio il mio ingresso nel palazzo.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia



Museo del Tricolore - Reggio Emilia


La visita al museo si snoda in 3 sezioni:


1- PIANO TERRA

 "90 artisti per una bandiera"


2- PRIMO PIANO

 Sala del Tricolore.


3- TERZO E QUARTO PIANO

 Museo del Tricolore.




1- PIANO TERRA

 "90 artisti per una bandiera"

 Una collezione di opere d’arte contemporanea ispirate alla bandiera italiana.


Museo del Tricolore Reggio Emilia - Foto di Monica Galeotti



Creata nel 2012 per sostenere il progetto dell’ospedale della donna e del bambino, l'iniziativa ha visto la partecipazione di oltre 90 artisti italiani e stranieri, liberi di interpretare la bandiera in modi diversi.

Le opere sono state esposte in quattro mostre tra il 2013 e il 2014:

a Reggio Emilia (Chiostri di San Domenico),

Modena (Palazzo Ducale),

Roma (Sacrario delle Bandiere al Vittoriano)

e Torino (Palazzo dell’Arsenale). 

Ora, queste opere, fanno parte del Museo del Tricolore.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia



L’iniziativa ha dimostrato come i vincoli, legati al riferimento obbligatorio alla bandiera, possano stimolare la creatività e rinnovarne il valore simbolico, coniugando storia e attualità.


In fondo al corridoio d’ingresso è esposta l’opera di Davide Benati, Senza titolo (2013), tecnica mista su bandiera (300 × 400 cm).


Museo del Tricolore - Reggio Emilia




Durante i moti del 1831, il tricolore, adottato dai patrioti come simbolo, divenne pericoloso dopo il fallimento delle insurrezioni.

Un esempio è la bandiera ricamata da Liberata Ruscelloni, Bettina Ferrari e Vittoria Spagni, custodita segretamente fino al 1848, quando fu consegnata alla Guardia Civica di Reggio Emilia.

La banda rossa inferiore, andata perduta, è stata poi ricostruita.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia



Laboratori didattici.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia




Museo del Tricolore - Reggio Emilia



2- PRIMO PIANO

SALA DEL TRICOLORE

 Con l’allestimento originale, qui il simbolo fu proclamato per la prima volta.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia



La bandiera nazionale italiana nacque a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797.

In quel giorno, i rappresentanti di Reggio Emilia, Modena, Bologna e Ferrara proclamarono il tricolore verde, bianco e rosso come vessillo della Repubblica Cispadana.


La storica seduta si tenne nel Palazzo Comunale, in questa grande sala costruita tra il 1772 e il 1787 su progetto di Lodovico Bolognini, che originariamente doveva ospitare l’archivio generale del Ducato Estense.

Il 7 novembre 1796 fu deciso che la sala sarebbe diventata la sede del congresso previsto a fine anno, oltre che del pranzo patriottico per accogliere una delegazione milanese.


Per l’occasione, la sala venne allestita con tribune, addobbi e trofei simbolici.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia
La salita alle tribune.


Due statue della Libertà, modellate da Antoni Bertrand, furono posizionate nello scalone.

La seduta del congresso si svolse il 7 gennaio 1797, dalle 11 alle 16.

Durante l’incontro, Giuseppe Compagnoni di Lugo propose e fece approvare la mozione che rendeva ufficiale lo stendardo tricolore verde, bianco e rosso, destinato a diventare simbolo dell’indipendenza e dell’unità nazionale.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia



In seguito, la sala venne chiamata Sala del Congresso e poi Sala del Tricolore; oggi ospita il consiglio comunale e le cerimonie istituzionali più importanti della città.


Mi congedo dalla sala e salgo al secondo piano.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia




3- SECONDO E TERZO PIANO
 Museo del Tricolore.


Il Museo del Tricolore è stato istituito per documentare il contesto storico e politico in cui è nata la bandiera italiana.

La prima sezione del museo al secondo piano "BANDIERA TRICOLORE", inaugurata il 7 gennaio 2004 dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, è dedicata al periodo napoleonico.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia



Il percorso espositivo, curato da Maurizio Festanti e Cesare Mari, intreccia la storia nazionale con quella reggiana.



NAPOLEONE E LA REPUBBLICA REGGIANA

I tabelloni luminosi del museo ripercorrono le origini della bandiera italiana, che affondano nella Campagna d’Italia di Napoleone (1796-1799).


Museo del Tricolore - Reggio Emilia
Napoleone Bonaparte, 1796, con la divisa blu francese.



 I patrioti italiani, ispirati dagli ideali di libertà, uguaglianza e fraternità, adottarono il tricolore francese come simbolo.

Le truppe italiane alleate ai francesi usarono divise e stendardi propri, introducendo il verde al posto del blu, probabilmente ispirato alle uniformi della milizia urbana milanese.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia
I patrioti italiani con le divise verdi, 1796.


A Reggio Emilia, nell’agosto del 1796, il Senato cittadino istituisce la Repubblica Reggiana con la costruzione dell’albero della libertà e la costituzione della Guardia Civica.


Il 4 ottobre, la Guardia Civica sconfisse una colonna di 150 austriaci a Montechiarugolo, un fatto celebrato da Napoleone e Foscolo come un esempio di coraggio patriottico.


Così Reggio assume un ruolo da protagonista: il 28 dicembre 1796 viene scelta come sede del congresso delle quattro città confederate - Bologna, Ferrara, Modena e Reggio - durante il quale fu proclamata la Repubblica Cispadana.


Il 7 gennaio 1797, su proposta di Giuseppe Compagnoni, fu adottato il tricolore verde, bianco e rosso come bandiera ufficiale, con strisce orizzontali (rosso in alto, bianco al centro, verde in basso) e al centro una faretra con quattro frecce, simbolo dell’unione delle quattro città.

Questo vessillo divenne il precursore della bandiera italiana e simbolo dell’indipendenza e dell’unità nazionale.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia
La bandiera della Repubblica Cispadana esposta nella Sala del tricolore.




DALLA REPUBBLICA CISPADANA ALLA REPUBBLICA CISALPINA

Dopo la firma dei preliminari di pace con l’Austria, Napoleone promuove l’unione dei territori della Lombardia e dell’Emilia-Romagna.

Dall’integrazione delle Repubbliche Transpadana e Cispadana nasce la Repubblica Cisalpina, proclamata il 9 luglio 1797.


Quasi un anno dopo, l’11 maggio 1798, la Repubblica adotta ufficialmente il proprio vessillo, decretando che "la bandiera della nazione cisalpina è formata di tre bande parallele all’asta: verde, bianca e rossa". Tuttavia, questa disposizione verrà spesso ignorata, con varianti nei colori e nella loro disposizione.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia
Bandiera della Repubblica Cispadana e alabarde da cerimonia con nappe tricolori della guardia civica reggiana.


Nella primavera del 1799, l’avanzata austro-russa obbliga le truppe francesi a ritirarsi.

Il 3 maggio, gli austriaci riconquistano Reggio, abbattono l’albero della libertà e issano sul Palazzo Comunale lo stendardo imperiale giallo e nero al posto del tricolore cisalpino.


La vittoria di Napoleone a Marengo ribalta nuovamente la situazione: gli austriaci si ritirano dal Piemonte e dalla Lombardia, e la Repubblica Cisalpina viene ristabilita.

La Pace di Lunéville nel 1801 tra Francia e Austria viene celebrata anche a Reggio con una grande festa patriottica.




DALLA REPUBBLICA ITALIANA ALLA RESTAURAZIONE

Il 26 gennaio 1802, la Consulta di Lione istituisce la Repubblica Italiana con capitale a Milano e Napoleone come presidente.
Nello stesso anno, su proposta del Ministro della Guerra Trivulzi, viene ridefinita la bandiera: quella di terra è quadrata, con sfondo rosso, un rombo bianco al centro e, all’interno, un quadrato verde.


La bandiera di mare mantiene gli stessi colori ma ha forma rettangolare.
Nel maggio 1805, dopo essersi proclamato imperatore dei francesi, Napoleone viene incoronato a Milano come re d’Italia.
Durante la Repubblica e il Regno d’Italia, diverse cariche politiche di rilievo sono ricoperte da reggiani, tra cui si ricordano:

Giovanni Paradisi, consultore del Regno, senatore e presidente del Senato;
Carlo Zucchi, generale, veterano delle guerre napoleoniche e ispettore generale della fanteria del Regno.
Antonio Veneri, ministro del Tesoro e presidente del Senato.

Aggiungo le immagini degli abiti da cerimonia di queste personalità per evidenziarne la qualità della fattura e la raffinatezza.

Museo del Tricolore - Reggio Emilia
Ritratto e abito da cerimonia di Antonio Veneri.


Giambattista Venturi, scienziato e agente diplomatico presso la Confederazione Elvetica.

Museo del Tricolore - Reggio Emilia
Abito da cerimonia di Giambattista Venturi. Sullo sfondo anfora in argento dono di Napoleone ad Antonio Veneri.



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TERZO PIANO

La seconda sezione del museo, "ITALIA TRICOLORE", aperta due anni dopo la prima sezione, il 7 gennaio 2006, copre il periodo del Risorgimento fino all'immediato dopoguerra.

Sono esposti documenti originali e cimeli legati al Risorgimento italiano, culminando con le celebrazioni del primo centenario del Tricolore nel 1897, durante le quali Giosuè Carducci pronunciò il suo celebre discorso.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia
Dalla finestra del secondo piano, che si affaccia su Piazza Casotti,
 uno splendido scorcio sulla cupola e campanile della Chiesa
di San Giorgio in via Farini.



LA RESTAURAZIONE E LA BANDIERA CLANDESTINA


Con la Restaurazione, che sancisce di fatto la fine dell'era napoleonica, i colori nazionali vengono vietati. Tra il 1815 e il 1848, l’opposizione politica ai regimi restaurati si organizza attraverso la Carboneria, società segrete ispirate alla Massoneria.

I moti settari iniziano sotto i colori carbonari: nero, rosso e turchino.


È solo con la sollevazione del 1831 nei ducati e nello Stato Pontificio che il tricolore riappare, sventolando per poche settimane a Bologna, Modena, Parma, Reggio Emilia e in Umbria.

Questa sollevazione fu un desiderio di cambiamento importante rispetto all'uso dei colori carbonari, in quanto il tricolore esprimeva un desiderio più ampio di unificazione nazionale, che puntava su un'organizzazione meno misteriosa e più vicina alla popolazione.

Tuttavia, la repressione di quell’anno segna il fallimento sia delle cospirazioni carbonare che dell'insurrezione del 1831.


Impossibile non notare la grande bandiera esposta in questa sala, già reinterpretata come opera d’arte al piano terra.

Realizzata e ricamata da tre donne durante i moti liberali del 1831, fu custodita in segreto fino al 1848, poichè il simbolo tricolore divenne una bandiera clandestina, ritenuta pericolosa a causa del fallimento delle insurrezioni.

Nel 1848 fu consegnata alla Guardia Civica di Reggio Emilia.


Museo del Tricolore - Reggio Emilia



I moti del 1831 rappresentano un primo tentativo di superare le visioni settarie e locali, con l’adozione del tricolore come simbolo di unificazione, e rappresentano un precursore di ciò che volle attuare Giuseppe Mazzini.

Pur riprendendo il tricolore e l’idea di un’Italia unita, Mazzini superò i limiti dei moti del 1831 proponendo un movimento organizzato e un programma politico chiaro, fondando la Giovine Italia, che rappresentò un passo ulteriore nella lotta per l’unificazione nazionale.


 Quindi un'iniziativa per costruire una coscienza patriottica comune, seppur continuando ad agire in clandestinità.

Il bianco, rosso e verde della bandiera avrà il motto patriottico: "Unione, Forza e Libertà".


©storia della bandiera d'Italia




LA RINASCITA DEL TRICOLORE

Nel corso della prima metà degli anni ’40, si apre una nuova fase politica: Vincenzo Gioberti, arrestato nel 1833 per le sue simpatie verso la Giovine Italia e costretto all’esilio, riconosce i fallimenti dei moti mazziniani: l'impegno a mobilitare le masse fallì perchè la maggior parte della popolazione, soprattutto contadina, era poco coinvolta in quanto inconsapevole.


Egli propone una pacifica rinascita della nazione attraverso la creazione di una confederazione degli Stati esistenti, sotto la presidenza del Papa.

Così nasce il movimento neo-guelfo.

L’elezione di Pio IX al soglio pontificio sembra realizzare la figura del Papa liberale immaginata da Gioberti.

Il nuovo Papa, insieme a Carlo Alberto, viene acclamato come liberatore dell’Italia, e il suo volto comincia ad apparire accostato alle bandiere tricolori e ai fazzoletti patriottici.

Le bandiere tricolori diventano simbolo di liberazione durante le rivoluzioni del 1848-1849.

Il 23 marzo 1848, quando Carlo Alberto decide di intervenire militarmente contro l’Austria, ordina che le sue truppe portino lo scudo di Savoia sovrapposto alla bandiera tricolore italiana.

Il segretario del ministro dell’interno Bigotti riceve l’incarico di elaborare il nuovo modello della bandiera che, oltre al tricolore simbolo di indipendenza e nazionalità, include il tradizionale stemma sabaudo con la croce bianca in campo rosso, orlata di azzurro.


Bandiera sabauda, Museo del tricolore.




IL TRICOLORE BANDIERA NAZIONALE

Nel 1859, durante la guerra tra l’alleanza franco-piemontese e l’Austria, le bandiere tricolori tornano a sventolare insieme alla croce sabauda.

 Nel 1860, la spedizione dei Mille utilizza bandiere spesso improvvisate, alcune con l’emblema sabaudo o della Trinacria.

 Un regio decreto del 1860 definisce la bandiera dell’esercito sardo, simile a quella introdotta da Carlo Alberto nel 1848, ma con l’aggiunta della corona sopra lo stemma sabaudo, che viene adottata come vessillo ufficiale del Regno d’Italia (17 marzo 1861).


Bandiera dell'esercito sardo con corona - Museo del tricolore


 Questo modello accompagna eventi storici come la terza guerra d’indipendenza (1866) e la presa di Porta Pia (1870).

La bandiera sabauda rimane in vigore fino al 1946, anno in cui nasce la Repubblica Italiana.




REGGIO EMILIA CITTÀ DEL TRICOLORE

Nel 1897, Reggio Emilia celebra il centenario della proclamazione del tricolore con solenni manifestazioni, durante le quali Giosuè Carducci richiama gli italiani ai valori del Risorgimento.

L’evento consacra la città come "Città del tricolore".


Festa del tricolore, piazza Prampolini, Reggio Emilia - ©24emilia.com


Cinquant’anni dopo, nel 1947, il 150º anniversario si tiene alla presenza di Enrico De Nicola, nel clima di rinascita democratica, celebrando il ritorno del tricolore come simbolo repubblicano e la sua consacrazione nella lotta contro il nazifascismo.




CONCLUSIONE

Come sottolinea Giuseppe Caliceti: "Per molti anni, la festa del Tricolore è stata sottovalutata, soprattutto in ambienti di sinistra o centro-sinistra, dove la bandiera era percepita come un simbolo di destra, legato all’idea di nazione.

Tuttavia, con il presidente Carlo Azeglio Ciampi, questa celebrazione ha acquisito maggiore attenzione e significato.


Ciò che rende la festa del Tricolore importante è il richiamo alla prima federazione di piccoli Stati e città italiane, un evento unico in un paese che, per gran parte della sua storia, è stato dominato da potenze straniere e che ha raggiunto l’unità nazionale più tardi rispetto ad altre nazioni europee.

Fin dall’inizio, le comunità locali italiane hanno dimostrato la capacità di collaborare, confrontarsi e affrontare insieme le sfide, con un forte protagonismo delle popolazioni.


La Sala del Tricolore deve la sua fama a questi eventi storici, che culminarono il 7 gennaio 1797 con la nascita ufficiale della bandiera italiana."


Il Museo del Tricolore si rivela un percorso ricco, capace di intrecciare storia, arte e memoria.

 Anche chi non si considera particolarmente patriottico può apprezzare la profondità storica e culturale di un luogo che racconta le radici di valori universali come libertà e democrazia.






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RIFERIMENTI:


Libri:

-"Emilia Romagna", Touring Editore, 2010.

- stampato del Museo del Tricolore.



Siti Web:

-Musei Civici di Reggio Emilia/Museo del Tricolore



Podcast:

-"Sala del Tricolore a Reggio Emilia raccontata da Giuseppe Caliceti", programma "Le Meraviglie", Radio 3, 1 ottobre 2017.




©foto Barbara Pantani




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