Corso Giuseppe Garibaldi, 44
REGGIO EMILIA
Il Santuario della Beata Vergine della Ghiara di distingue per il suo legame con la fede popolare, che la differenziano dal Duomo e da San Prospero, più radicati nella tradizione istituzionale e civica.
Prende il nome dal dialetto "gièra", ossia "ghiaia", per via della natura ghiaiosa del terreno su cui sorge, un tempo occupato dall'antico letto del fiume Crostolo, deviato all'esterno delle mura cittadine intorno al 1226.
DOVE SI TROVA LA BASILICA DELLA GHIARA
Si trova in una posizione centralissima, proprio di fronte a Palazzo Salvador Allende, oggi sede della Provincia e della Prefettura, in passato noto come Palazzo Ducale.
È inoltre facilmente raggiungibile a piedi dal Duomo, dalla Basilica di San Prospero e dalla grande piazza del Teatro Comunale.
Dalla mappa si può ben vedere Corso Garibaldi, che si snoda davanti alla basilica: era il percorso dell'antico letto del fiume Crostolo.
LA STORIA DELLA BASILICA DELLA GHIARA
In tempi antichi, era il 1517, i Servi di Maria posero un'immagine della Vergine sul muro di cinta dell'orto del loro convento, in un incrocio noto come "Canton dei Servi".
Nel 1569, i frati dell’Ordine decisero di sostituire l’originale, ormai rovinato dalle intemperie, commissionando una nuova opera al pittore novellarese Lelio Orsi.
L’artista si discostò dalla tradizione disegnando la Madonna non con il Bambino in braccio, ma seduta accanto a lui, in un gesto reciproco di affetto e vicinanza.
Questo bozzetto fu poi tradotto in affresco nel 1573, dal pittore reggiano Giovanni Bianchi, noto come Bertone.
Intorno all’immagine fu costruita una cappella per accogliere i numerosi fedeli.
Qui, nel 1596, si verificò un evento che divenne oggetto di una forte credenza popolare: un giovane garzone sordomuto, di nome Marchino, riacquistò udito e voce il 29 aprile, mentre dormiva o, secondo alcune fonti, pregava, davanti all’immagine sacra.
L'evento fu tale da attirare un gran numero di pellegrini, portando a importanti cambiamenti, anche economici.
Nel 1601 il Comune istituì una Fiera di Maggio, della durata di otto giorni, per celebrare il culto legato al santuario, unendo devozione religiosa ed economia locale.
Infine la comunità reggiana contribuì a far costruire la grande basilica, inaugurata il 12 maggio 1619.
Qui sotto, "L'ultima Fiera di Maggio della Madonna della Ghiara", opera di autore anonimo:
sotto una grande volta di tende venivano ordinate numerose botteghe sui due lati della via Garibaldi.
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©Fotografia di Monica Galeotti tratta da un'immagine pubblicata in "Bell'Italia", n. 73, maggio 1992. |
In questo dipinto, intitolato "La Madonna della Ghiara nella prima metà dell'Ottocento", di Alessandro Prampolini, è raffigurata la grande volta di tende vista dall'esterno, sulla via Garibaldi.
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©Fotografia di Monica Galeotti tratta da un'immagine pubblicata in "Bell'Italia", n. 73, maggio 1992. |
Tuttavia, col tempo, lo spirito religioso si affievolì e la fiera si svolse per l’ultima volta nel 1861, quando il 6 maggio una forte nevicata distrusse il tendato, segnando simbolicamente la fine di questa tradizione.
Nell'immagine: "Nevicata per la Fiera di Maggio", di anonimo.
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©Fotografia di Monica Galeotti tratta da un'immagine pubblicata in "Bell'Italia", n. 73, maggio 1992. |
Oggi, la storica Fiera di Maggio rivive dal 1980 nella sagra della Giaréda, spostata a settembre, un mese più stabile dal punto di vista meteorologico.
GLI ESTERNI DELLA BASILICA
La basilica, progettata da Alessandro Balbi e completata da Francesco Pacchioni (1597-1619), presenta una facciata maestosa in laterizio con una cupola slanciata e una torre campanaria rimasta incompiuta.
GLI INTERNI DELLA BASILICA
La sontuosa decorazione del santuario, in linea con il gusto della Controriforma, valorizzò artisti emiliani come Lionello Spada, Alessandro Tiarini e il Guercino.
Questo stile impiegava immagini sacre come strumenti persuasivi per coinvolgere i fedeli.
Le operazioni di decorazione della basilica si estesero per circa trent'anni, a partire dall'inaugurazione del 1619, anno in cui ospitava solo il dipinto della Madonna della Ghiara; le volte e le cupole erano ancora bianche.
Oggi affreschi e pale d’altare trasformano la visita in un’esperienza simile a una pinacoteca d'arte del Seicento, con opere ancora nei loro contesti originari.
La visita, così ricca e articolata, richiede tempo.
La parte inferiore della basilica è caratterizzata da una sobria semplicità, ma un punto imprescindibile è l'Altare di città (così chiamato perchè commissionato e finanziato dal Comune di Reggio Emilia come simbolo di devozione collettiva), che ospita la pala d'altare "Cristo in croce consolato dall’angelo, con ai piedi la Madonna, Maria Maddalena, San Giovanni e San Prospero", del Guercino, considerato il capolavoro della chiesa.
La parte superiore della basilica invece possiede ricche dorature, stucchi e cicli di affreschi, e cattura l'attenzione.
Risulta molto interessante cercare di capire come la disposizione e i dettagli degli affreschi contribuiscano a creare un messaggio complesso e articolato: la cosiddetta lettura iconologica.
La suddivisione è la seguente:
. la CUPOLA MAGGIORE al centro della croce greca dell'edificio, con l'Apoteosi di Maria.
. quattro volte a botte formano i bracci della croce greca, con soggetti dell'ANTICO TESTAMENTO con protagoniste figure femminili, le cui virtù sono messe in parallelo con quelle della Vergine Maria.
. quattro cupolette a fianco dei bracci della croce presentano una sintesi cronologica del TEMPO DEL MONDO:
- il Tempo del Paganesimo ↦ Le Sibille
- il Tempo dell'Antico Testamento ↦ I Profeti Biblici
- il Tempo del Vangelo ↦ I Quattro Evangelisti
- il Tempo della Chiesa ↦ I Dottori della Chiesa
Individuata questa suddivisione, si può procedere all'analisi delle opere e degli artisti che le hanno create.
Di seguito, un estratto degli affreschi.
Nelle volte occidentale, settentrionale ed orientale, gli affreschi sono stati realizzati rispettivamente da Alessandro Tiarini, Lionello Spada e Luca Ferrari, quest'ultimo discepolo di Guido Reni.
La volta settentrionale (braccio destro della chiesa) culmina con l'altare della Madonna della Ghiara, che ospita l'immagine ritenuta miracolosa, opera del Bertone.
Gli affreschi della volta meridionale sono opera di Luca Ferrari.
Sotto questa volta si trova l'Altare di città con la crocifissione del Guercino, visto in apertura.
La cupoletta del Tempo dell'Antico Testamento rappresenta i Profeti Biblici.
I pennacchi raffigurano i profeti Isaia, Daniele, Ezechiele e Geremia, mentre gli scomparti maggiori ospitano le otto virtù e quelli minori otto angeli, raffigurati nell'atto di rendere omaggio alla divinità rappresentata al centro.
Questi affreschi, realizzati nel 1630, sono opera di Camillo Gavassetti.
Sotto questa cupoletta si trova l'altare realizzato da Nicola Sanpolo, arricchito dalla statue della Religione e della Prudenza.
La pala d'altare raffigurante l' "Estasi di San Francesco col bambino ricevuto dalle mani della Vergine Maria" è opera di Alessandro Tiarini.
La cupoletta del Tempo della Chiesa raffigura i Dottori della Chiesa, collocati nei pennacchi.
Negli spazi inferiori sono rappresentate le otto beatitudini, sormontate da altrettanti angeli, mentre al centro è raffigurata la Podestà spirituale.
L'intera decorazione, eseguita ad olio, è opera di Carlo Bononi di Ferrara, che la realizzò nel 1622.
Sotto la Cupoletta delle Sibille, nella prima cappella di sinistra, si trova la pala raffigurante la "Vergine col Bambino tra i santi Francesco d'Assisi, Lucia, Apollonia e Agata, opera di Alfonso Chierici, 1854.
Il pregevole dipinto "San Francesco d'Assisi in estasi" di Alessandro Tiarini, un tempo collocato in questo altare, fu rubato nel 1783 ed è oggi custodito nella Galleria Estense di Modena.
IL MUSEO
Adiacenti alla basilica si trovano il Chiostro Grande e il Chiostro Piccolo.
Il Chiostro Grande oggi ospita un ostello della gioventù e un ristorante.
Il Chiostro Piccolo invece, accoglie il Museo della Ghiara, allestito in alcune stanze. Qui è possibile ammirare il bozzetto originale della Madonna della Ghiara, di Lelio Orsi.
Il museo è aperto durante eventi, come la Sagra della Giareda, mentre negli altri periodi è necessaria la prenotazione.
Fa parte dei Musei Civici di Reggio, quindi l'entrata è gratuita.
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Ritorno sui miei passi, uscendo dalla basilica, e mi fermo proprio accanto, in quello che un tempo era noto come il Cantone dei Servi.
Termino il mio percorso lì dove tutto ebbe inizio, nel luogo dove sorgeva il muro di cinta dell'orto del convento, oggi ricordato da una stele commemorativa e, come in un cerchio che si chiude, il passato si intreccia con il presente.
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