via Paolo Nanni Costa, 14 – BOLOGNA
L’Opificio Golinelli nasce dalla trasformazione di un vecchio stabilimento industriale, recuperato e adattato a centro culturale e scientifico.
Al suo interno si svolgono oggi tutte le attività della Fondazione Golinelli, nata per volontà di Marino Golinelli, imprenditore e filantropo.
MARINO GOLINELLI
(1920-2022)
Golinelli proveniva da una famiglia semplice, di San Felice sul Panaro, che aveva fatto molti sacrifici per farlo studiare a Bologna.
Dopo la laurea, nel 1948 fondò un piccolo laboratorio con otto dipendenti, la Alfa Chimici; poi, grazie a investimenti e viaggi negli Stati Uniti riuscì ad acquistare la Wassermann, creando così la Alfa-Wassermann.
Oggi l’azienda è diventata il grande gruppo Alfasigma, conosciuto e presente in tutto il mondo.
La sua industria si distinse per farmaci innovativi, come il Normix e il Vessel, che contribuirono a far conoscere l’azienda anche all’estero.
Negli anni Ottanta, già affermato, sentì il desiderio di restituire parte della sua fortuna alla collettività, in particolare per sostenere i giovani e aiutarli a costruire il proprio futuro.
Nel 1988 nasce così la Fondazione Golinelli, con l’obiettivo di promuovere educazione, cultura e ricerca scientifica, e inizia le sue prime attività filantropiche con donazioni a ospedali e progetti di ricerca, con particolare attenzione all’ambito pediatrico: il Sant’Orsola, l’Ospedale Maggiore, l’Ospedale di Modena. Ancora oggi la famiglia continua a sostenere economicamente la ricerca in questi istituti.
Nel 2000 si avviano i primi laboratori scientifici nella zona di via Beverara, a Bologna, collaborando e sfruttando spazi universitari già esistenti, mettendo strumenti e risorse.
Le ricerche scientifiche continuano per quindici anni, il seme di quello che poi sarebbe diventato l’Opificio Golinelli.
Un’altra importante tappa fu nel 2005, con l’iniziativa in Piazza Maggiore: la famiglia prese in affitto gli spazi di Palazzo Re Enzo e del sottopasso di via Rizzoli per offrire laboratori e attività gratuite, soprattutto dedicate ai bambini.
Infine, nel 2015, nasce questo spazio: l’Opificio Golinelli, la realizzazione concreta del sogno di Marino, seguito dal Centro Arti e Scienze, aperto nel 2017, spazi pensati per i giovani e per la comunità.
Considerato uno dei maggiori mecenati italiani, rimase attivo fino a cent’anni, convinto che il futuro e il progresso passassero dalla conoscenza, dalla scienza e dalla creatività.
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| Foto olivettiana.it | 
LA CITTADELLA IN MOVIMENTO DELLA FONDAZIONE GOLINELLI
La realtà della Fondazione Golinelli e del suo Opificio è complessa e articolata: la fondazione ha costruito nel tempo un vero ecosistema che intreccia cultura, educazione, formazione, ricerca e innovazione d’impresa.
Per approfondire la complessità del Centro, allego il link alla 🔗pagina dedicata alla Fondazione.
Qui racconto l'Opificio, in virtù della visita guidata che mi ha permesso di vedere spazi e laboratori normalmente chiusi al pubblico.
Il Centro è compreso in due edifici separati:
Si potrebbe dire un "laboratorio della conoscenza".
- il CENTRO ARTI E SCIENZE, aperto al pubblico solo in occasione di mostre ed eventi.
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| Plastico espositivo all’ingresso dell'Opificio. | 
L'OPIFICIO GOLINELLI
L’Opificio Golinelli è stato realizzato attraverso il recupero dell’ex stabilimento industriale delle Fonderie SABIEM, un’azienda bolognese attiva nel XX secolo, specializzata nella produzione di ascensori e montacarichi. Nel 2008, la SABIEM cessò la sua attività e l’area fu acquisita dalla Fondazione Golinelli nel 2013.
Il progetto di riqualificazione è stato affidato allo studio bolognese diverserighestudio e ha visto la luce nel 2015.
L’intervento, con un investimento complessivo di 12 milioni di euro, ha trasformato l’area di 9.000 m² in un centro culturale e educativo, mantenendo la struttura industriale originaria e integrandola con nuovi spazi funzionali.
Il progetto ha ottenuto il Premio Urbanistica 2015 nella categoria "Qualità delle infrastrutture e degli spazi pubblici".
L’Opificio Golinelli oggi ospita laboratori, aule, uffici, un auditorium, una scuola e una zona start-up.
È il cuore operativo della Fondazione.
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| Opificio: la scuola e gli spazi dedicati alle start-up. | 
LA VISITA
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| Ingresso all'Opificio Golinelli. | 
All'ingresso accoglie l'opera Cow of the Future (2014), in fibra di vetro, del collettivo Atelier Van Lieshout (AVL).
Rappresenta una mucca "del futuro", ridotta ai soli organi vitali per produrre latte. Parte della serie New Tribal Labyrinth, l’opera denuncia la deriva produttivista e invita a riflettere su sostenibilità, sfruttamento delle risorse e benessere animale in un mondo tecnologicamente avanzato ma eticamente fragile.
AUDITORIUM
Qui mi siedo ad ascoltare Michele, tutor con formazione artistica, che spiega l’approccio educativo della Fondazione.
L'area che andrò a visitare riguarderà: la scuola media interna e le aule per le attività di laboratorio, che vengono utilizzate dalla scuola media interna e dalle scuole esterne (medie e superiori) che ne fanno richiesta, con laboratori gestiti da un team di tutor multidisciplinari, in linea con la visione del Cavaliere Marino Golinelli: mettere in dialogo scienze, tecnologia, arti e discipline umanistiche.
Si sottolinea l’importanza dell’interdisciplinarità, difficile da mantenere nella scuola tradizionale, ma centrale nella filosofia dell’Opificio.
Molti conoscono la Fondazione per il suo approccio scientifico e tecnologico, ma la famiglia Golinelli ha sempre tenuto a sottolineare che qui trovano spazio anche le discipline umanistiche e le arti in tutte le loro forme: non solo scultura, ma anche musica, fotografia, letteratura. Tutte in costante dialogo con la scienza e la tecnologia.
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| Auditorium dell’Opificio Golinelli | 
Fino a quando ha potuto, il signor Golinelli era presente ogni mattina ai laboratori, e tenerlo lontano era praticamente impossibile: amava partecipare, osservare, dialogare con i bambini e con gli adulti di ogni età.
Perché questo vuole essere un luogo aperto a tutti: senza distinzioni di età o di competenze.
Qui entrano persone di ogni formazione, perché tutti i saperi si incontrano e si contaminano, attraverso un team eterogeneo, che collabora e si arricchisce continuamente, scambiandosi le rispettive competenze e sviluppando laboratori STEAM.
Non a caso, l’Opificio è conosciuto come la cittadella della ricerca, dell’innovazione e della cultura.
Ora mi sposto nelle aule dedicate ai laboratori.
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| Uscita dall’Auditorium. | 
AULA PER LE SCUOLE SUPERIORI
Qui si svolgono attività di microbiologia, chimica e biotecnologie.
A terra, per esempio, c'è il disegno del cadavere come nei film: serve per le simulazioni di analisi del DNA.
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| Aula dedicata a microbiologia, chimica e biotecnologie per scuole superiori. | 
Si preparano anche prodotti come shampoo o sapone, imparando concretamente come si sviluppano processi scientifici.
Questa aula è la più attrezzata: è riservata alle scuole superiori e dispone di strumenti che normalmente non si trovano nelle scuole pubbliche. Le altre aule, invece, sono multifunzione. L’obiettivo della Fondazione è offrire ai ragazzi esperienze e strumenti che altrimenti non avrebbero modo di conoscere, mantenendo sempre costi bassissimi o gratuiti.
Inoltre, non avrebbe senso una fondazione che si rivolgesse solo a una piccola parte della popolazione: per questo vengono scuole da tutta Italia.
I tutor che lavorano in Fondazione si spostano molto: fuori ci sono dei furgoni-laboratorio con cui viaggiano per portare le attività in altre città d'Italia.
Tutto questo per portare la scienza e la creatività ovunque, anche dove i ragazzi hanno meno possibilità di accesso, come accadeva a Marino Golinelli nella sua giovinezza.
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AULA PER LA DIDATTICA MULTIFUNZIONALE
La prossima aula, di fronte a quella appena visitata, è al servizio dei bambini dalla scuola dell’infanzia fino alle medie.
Grazie alle pareti di vetro, i ragazzi possono vedere gli spazi più avanzati di fronte e immaginare cosa faranno "da grandi".
Qui si tengono anche corsi di formazione per insegnanti e studenti universitari di Scienze dell’Educazione primaria.
Tutte le aule hanno la stessa forma perché si trovano all’interno di grandi container di vetro trasparenti, che permettono di vedere dentro e fuori.
Sono però completamente modulari e riconfigurabili: si possono spostare, ingrandire o ridurre, a seconda delle necessità, compreso i pannelli interni, i banchi e le sedie: tutto si può aprire, chiudere, spostare, permettendo di trasformare lo spazio in base alle esigenze.
Anche questa è un’aula davvero versatile: vi si tengono laboratori, incontri e anche i campi estivi.
Questo continuo adattamento fa sì che l’Opificio sia come una piccola città che si riorganizza nel tempo, sempre viva e flessibile.
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| Aula multifunzionale Opificio Golinelli. | 
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LE DUE PIAZZE: AUDITORIUM E BAR
L'Auditorium e l'area bar sono due ambienti comunemente denominati "Piazze".
La prima piazza è l’Auditorium già visto: uno spazio dedicato agli incontri pubblici e agli eventi aziendali, meeting, conferenze, fiere.
Questa invece è una piazza più informale, con un bar, pensata come luogo di incontro e scambio tra i ragazzi. Qui succede spesso che studenti di età diverse si conoscano e si confrontino: i più piccoli fanno domande ai grandi, magari incuriositi dai camici bianchi dei laboratori, e i grandi rispondono o li aiutano spontaneamente.
È uno spazio dove nasce un clima piacevole, spontaneo, a volte anche emozionante: proprio lo spirito con cui è stato ideato, e che continua a funzionare molto bene.
All'opificio sono presenti alcune opere della Collezione d'Arte Contemporanea Marino e Paola Golinelli.
Le opere sono esposte a rotazione, fra le oltre 700 raccolte, provenienti da tutto il mondo.
Molti pensavano che i loro viaggi fossero vacanze, ma in realtà andavano a visitare direttamente gli studi degli artisti.
Golinelli amava conoscere gli autori di persona, osservarli lavorare prima di acquistare un’opera, come nel caso di un artista filippino che lo ospitò nel suo studio: ogni mattina Golinelli si sedeva in silenzio a guardarlo dipingere.
Non amava definirsi "collezionista": preferiva essere chiamato ricercatore d’arte, perché per lui la collezione era una forma di ricerca, un’estensione naturale della sua curiosità scientifica. Tutte le opere che ha scelto riflettono questo dialogo tra arte, scienza e tecnologia.
Oggi la famiglia conserva circa 250 opere nella loro abitazione, altre in varie sedi, e parte della collezione è depositata in un centro di conservazione e restauro di Bologna, simile a quelli presenti anche a Roma, Milano e Venezia, dove si custodiscono opere di musei e privati.
Per anni, durante la White Night di Arte Fiera, la famiglia Golinelli apriva la propria casa al pubblico, permettendo di ammirare le opere della collezione. Poi hanno dovuto smettere perché arrivava troppa gente.
La casa stessa è stata progettata in funzione delle opere: alcune sono esposte persino sotto un pavimento di plexiglas trasparente, su cui si cammina con grande attenzione. Come ama dire la signora Paola: "Questa casa è stata fatta per le opere, non per noi."
La collezione dei Golinelli è molto particolare: si concentra su artisti del Sud-est asiatico, della Cina, dell’India e dell’Africa, lontani dai circuiti più tradizionali europei e americani.
Molti di loro, scoperti e sostenuti da Golinelli, sono oggi nomi affermati a livello internazionale.
Tra questi Jorge e Lucy Orta, coppia di artisti argentino-britannica oggi celebri in tutto il mondo ma allora agli esordi.
Una loro opera è presente qui nella piazza della zona bar: OrtaWater — Purification Station, 2005.
È un'installazione composta da scafo, struttura metallica e sistemi di filtrazione e imbottigliamento; esplora accesso, purificazione e distribuzione dell’acqua come problema sociale e politico.
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| Installazione Purification Station, di Lucy e Jorge Orta. | 
Un'altro artista oggi famoso è Martin Jason, che ha esposto anche alla Biennale di Venezia, dove la Fondazione Golinelli fa parte del direttivo del Museo Guggenheim.
La signora Paola continua ancora oggi l’attività di collezionista e di ricerca: viaggia molto, visitando fiere e mostre soprattutto in Africa.
Tra queste, > la fiera 1-54 (54 sono i paesi africani), dedicata all’arte contemporanea africana, che si tiene in numerosi musei, gallerie e spazi di Marrakech e altre città del mondo, e rappresenta un punto di riferimento per artisti emergenti.
La famiglia Golinelli ha sempre preferito scoprire nuovi talenti nei contesti meno frequentati, invece delle grandi fiere internazionali come Basilea, Londra o Miami.
Il risultato è una collezione unica e bellissima, frutto di passione, ricerca e apertura verso il mondo.
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AULA VIOLA
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| Aula viola dell’Opificio Golinelli al piano superiore. | 
In questa aula al piano superiore si svolgono laboratori di scienze e tecnologia, e rappresenta perfettamente l’idea che l’arte debba essere vissuta e sentita negli spazi quotidiani. L’opera collocata al centro della stanza è di Nader Ahriman, nato in Iran nel 1964 e residente a Berlino.
Nel dipinto Malende gestalt des selbstbewusstseins beim akt der kopulation del 2007, unisce figure e simboli per riflettere sul rapporto tra essere umano e tecnologia. Con uno stile ricco di riferimenti e dettagli, l’artista cerca di mostrare come mente, corpo e strumenti moderni possano convivere e influenzarsi a vicenda, sintetizzando la visione della Fondazione.
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| Nader Ahriman, Shiraz, Iran, 1964 Malende gestalt des selbstbewusstseins beim akt der kopulation, 2007 Acrilico su tela – 218 x 314 x 4 cm | 
AULA 2
Qui si trovano i microscopi e si studiano i vegetali, la chimica e il corpo umano.
Si analizza ad esempio l’acqua stagnante al microscopio, si osservano organismi viventi, si studia il pH e si fanno esperimenti di laboratorio: è uno spazio dedicato alle attività scientifiche più pratiche.
L'UFFICIO STORICO DI MARINO GOLINELLI
Sempre al piano superiore, si può vedere l’ufficio che era di Marino Golinelli, dove alla finestra si affaccia una scultura molto particolare.
È opera di Pascale Marthine Tayou, un artista del Camerun, nato a Yaoundé nel 1967.
È considerato tra i più affermati artisti africani contemporanei, con una carriera internazionale che lo ha portato a partecipare a numerose mostre e biennali d’arte in tutto il mondo. Le sue opere sono sostenute e rappresentate da alcune delle gallerie più importanti della scena artistica globale.
Lui realizza figure in cristallo rappresentando gli africani che intraprendono il viaggio verso l’Europa in cerca di una vita migliore.
La Fondazione possiede due opere di questo artista.
In una, il personaggio è quasi spoglio, indossa solo una gonnellina di paglia: simboleggia chi parte senza nulla, lasciando la propria terra e la propria cultura, e si avventura verso un mondo nuovo, ignoto.
In quest’altra, invece, il viaggiatore si mette in cammino e lungo il percorso raccoglie ciò che trova. L’artista lo ha voluto rappresentare con oggetti dell’infanzia, giocattoli da spiaggia, bocce, frutta, verdura, cose semplici e allegre che evocano curiosità e scoperta.
L’opera si intitola "Fashion Street", ovvero via dello shopping: una metafora del viaggio come incontro e conoscenza.
Qui la lettura è positiva, il personaggio si integra, si apre al nuovo, e comunica gioia e vitalità.
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| Fashion Street, di Pascale Marthin Tayou. | 
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LA SCUOLA
Ora mi sto dirigendo nello spazio dedicato alla scuola media della Fondazione Golinelli.
L’Opificio ospita da tre anni una scuola media STEAM, composta da tre classi di circa 16-18 alunni ciascuna.
Essendo una scuola privata non sovvenzionata dallo Stato, come dovrebbero essere anche tutte le altre, la retta è di circa 6.000 € l’anno, esclusi libri e mensa. La fondazione assegna ogni anno circa otto borse di studio a copertura totale dei costi.
Particolare attenzione è riservata alle ragazze, per contrastare la sottorappresentazione femminile nelle discipline scientifiche e tecniche.
Le borse di studio sono infatti pensate in particolare per le ragazze che vogliono intraprendere un percorso scientifico o tecnico, così da incoraggiare una maggiore presenza femminile in questi ambiti.
La prima scuola STEAM in Italia.
La scuola media dell’Opificio è la prima scuola media STEAM d’Italia, dove le discipline scientifiche e artistiche (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Arte e Matematica) vengono integrate in un approccio multidisciplinare.
Insieme a questo approccio, la scuola adotta un metodo pratico, con laboratori, compresenze tra docenti di diverse materie, lavori di gruppo e strumenti avanzati direttamente in aula.
Gli studenti partecipano anche a visite presso aziende partner della Fondazione, per osservare concretamente il mondo del lavoro e incontrare modelli di leadership femminile, che ispira le studentesse a proseguire gli studi in ingegneria o matematica.
Quest’anno esce per la prima volta una terza media. Alcuni si chiedono come i ragazzi si troveranno, una volta inseriti in scuole tradizionali.
Oggi a Bologna è attivo anche il liceo STEAM, come già a Rovereto e Parma; mancano invece scuole primarie e secondarie di primo grado con lo stesso approccio.
Un team di ricerca della Fondazione seguirà questi studenti per monitorare il loro percorso nelle scuole successive e verificare l’efficacia del metodo.
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| La scalinata arancione che conduce alle aule della scuola media. | 
Un approccio multidisciplinare per il mondo del lavoro.
Nel mondo di oggi, e ancor più in quello di domani, non basta saper fare una sola cosa. Le aziende cercano persone con competenze trasversali, capaci di lavorare in team multidisciplinari, una qualità richiesta anche nei curricula europei.
Questa scuola, dunque, prepara già i ragazzi a ragionare in modo flessibile e aperto, qualità indispensabili in un contesto in continua evoluzione.
Infine, è importante distinguere tra scuola STEM e scuola STEAM: la A sta per Arts, e indica l’inclusione delle discipline umanistiche accanto a quelle scientifiche.
Non a caso, la preside è un’insegnante di arte, che dirige anche l’area educativa "0-13" della Fondazione.
Perché, come amava ricordare Golinelli, "se sei solo uno scienziato, non vai da nessuna parte".
Solo il dialogo tra scienza e umanesimo può formare persone complete, curiose e creative.
IL CENTRO ARTI E SCIENZE
Adiacente all'opificio sorge il Centro Arti e Scienze, progettato da Mario Cucinella Architects, con attenzione alla sostenibilità e all’efficienza energetica, tanto che è stato premiato per l’urbanistica e selezionato alla Biennale di Venezia nel 2016.
Non ho visitato il Centro Arti e Scienze in questa occasione, ma lo farò appena se ne presenterà l'occasione.
È un padiglione scenografico e luminoso che ospita una selezione di opere della collezione privata Golinelli.
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In sintesi, l’Opificio (che è la scuola con i suoi laboratori) non è aperto al pubblico, mentre il Centro Arti e Scienze lo è, seppur non in modo continuativo:
è visitabile in occasione di mostre o eventi organizzati dalla Fondazione, il cui calendario viene aggiornato sul sito, sui canali social e tramite newsletter.
Sono due luoghi complementari: uno dove si sperimenta, l’altro dove arte e scienza si incontrano.
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-L'itinerario descritto è stato effettuato domenica 28 settembre 2025, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, attraverso un resoconto di visita con guida interna.
FONTI:









 
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