mercoledì 20 luglio 2016

Interpretare la morte

Partita a scacchi fra Antonius e La Morte, ne "Il Settimo Sigillo" di Bergman

Scrive Pascal: "Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l'ignoranza, hanno risolto, per vivere felici, di non pensarci. 
È questa la ragione per cui il gioco, la guerra, gli alti uffici, sono tanto ricercati. Non che in essi si trovi realmente la felicità, nè si creda che la vera beatitudine sia nel denaro che si può vincere al gioco o nella lepre di cui si va a caccia. Noi non cerchiamo un tal possesso molle e placido che ci lascia pensare all'infelicità della nostra condizione, e neppure i pericoli della guerra o i fastidi degli impieghi, ma il trambusto che ci distoglie da quel pensiero e ci distrae. Ragion per cui si preferisce la caccia alla preda.
Da qui una certa ironia rispetto al moralismo di quanti si atteggiano a filosofi e giudicano poco ragionevole passare tutta la giornata a correr dietro una lepre che non si vorrebbe aver comprata. 
Questi sedicenti filosofi in realtà non conoscono la natura umana. 
Spendere la vita in modo apparentemente insensato: quella lepre non ci preserverebbe dal pensiero della morte e delle nostre miserie, ma la caccia che ce ne distrae, sì".


È un pensiero del 600.
Quando si evita di pensare, la vita è un gioco.


Forse aveva ragione Epicuro, filosofo greco del 300 a.C. che, nella Lettera a Meneceo, scrive :
"A capir bene che la morte è niente per noi, rende felice la vita mortale, non perchè questo aggiunga infinito tempo alla vita, ma perchè toglie il desiderio dell'immortalità".

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