Come già visto, i canali di Bologna, derivati dalle Chiuse di Casalecchio e San Ruffillo, per circa due/tre settimane all'anno vengono messi in secca per le opere di manutenzione.
Attraverso una visita guidata, il percorso in oggetto parte da Largo Caduti del Lavoro e arriva al Guazzatoio (da quest'ultimo punto ha preso inizio il percorso della precedente pubblicazione).
Nella mappa il percorso è tratteggiato in azzurro.
Già sappiamo quindi che il Canale di Reno, entrato in città alla Grada, prosegue interrato in via Riva Reno e, in corrispondenza di via Marconi, si biforca. Il ramo sinistro diventa Canale del Cavaticcio.
Il Canale del Cavaticcio dopo circa 150 metri dal suo inizio, nel sottosuolo di Largo Caduti del Lavoro, possiede una centrale idroelettrica istallata dal Comune nel 1994.
E' esattamente da qui che inizia il percorso guidato tradotto in immagini.
I due fabbricati coperti da graffiti sono l'accesso alla centrale idroelettrica.
La turbina della centrale fornisce 8.200.000 KW di energia pulita all'anno (equivalenti al consumo domestico di 8.000 persone), sfruttando il salto dell'acqua, 14 metri, utilizzato già dal 1221 per azionare mulini e opifici.
E' attiva da novembre ad aprile.
Esistono sul territorio anche: la centrale della Canonica a Casalecchio attiva per 10 mesi e la centrale della Grada in corso di ultimazione.
E' attiva da novembre ad aprile.
Esistono sul territorio anche: la centrale della Canonica a Casalecchio attiva per 10 mesi e la centrale della Grada in corso di ultimazione.
Sale di controllo per la misurare e controllare la potenza dell'acqua.
Lasciamo la centrale e iniziamo il percorso sotterraneo che ci condurrà in questa prima parte verso via Riva Reno nel punto in cui attraversa via Marconi.
Attraversata via Marconi all'incrocio con via Riva Reno, incontriamo il ponte medievale di via Nazario Sauro.
Poco oltre siamo alla base di Palazzo Gnudi, il palazzo costruito sull'acqua, e a ciò che resta di un antico lavatoio.
Nessun topo, dice la guida, perchè quando l'acqua è presente non c'è aria sufficiente per la loro stanzialità. Solo qualche pesciolino rimasto intrappolato nelle pozzanghere.
Non vi sono nemmeno odori 'strani', perchè la rete fognaria, realizzata in età moderna, prende altre vie.
Fino agli anni 80 del Novecento i canali hanno costituito un recettore di tutti i tipi di scarichi civili, in assenza, e poi carenza, di un efficiente sistema di pubblica fognatura.
Nei trent'anni successivi ad oggi, i canali principali sono stati liberati, nel tempo, dalla funzione di fognatura.
Oggi il sistema artificiale del canali risponde a due funzioni opposte:
1- la funzione di gronda, ovvero di raccolta e smaltimento delle acque piovane, supportando il sistema di pubblica fognatura.
Funzione importantissima oggi più che mai per via del cambiamento climatico, caratterizzato da piogge sempre più rare e concentrate.
2- la funzione di mantenimento di acqua nei periodi di siccità, al fine di assicurare un equilibrio ambientale, igienico e sanitario.
Tale minimo deflusso funzionale riduce la necessità di interventi di soccorso e assicura le acque di buona qualità alle principali irrigazioni a nord della città.
Attraversata via Marconi all'incrocio con via Riva Reno, incontriamo il ponte medievale di via Nazario Sauro.
Poco oltre siamo alla base di Palazzo Gnudi, il palazzo costruito sull'acqua, e a ciò che resta di un antico lavatoio.
L'impianto idrico a bocca tarata era il sistema vecchio stile, dove molta acqua andava sprecata. Oggi il sistema è con i contatori.
Sempre alla base del palazzo una finestra si apre sul locale "Millenium", Circolo Arci nato nel 1991.
Ecco Palazzo Gnudi in un disegno di Antonio Basoli del 1833, dove chiaramente si vede la parte del Canale di Reno che a quel tempo scorreva scoperta.
Interessante la regola della concessione del 1558 per la costruzione di Palazzo Gnudi sopra il canale:
il Senato impose che la copertura del canale fosse almeno un metro e mezzo più alta del pelo dell'acqua, per permettere il passaggio degli abeti che arrivavano dalla montagna trasportati dalla corrente e raggiungevano via Falegnami, dove appunto i "maestri di legname" li utilizzavano.
Interessante la regola della concessione del 1558 per la costruzione di Palazzo Gnudi sopra il canale:
il Senato impose che la copertura del canale fosse almeno un metro e mezzo più alta del pelo dell'acqua, per permettere il passaggio degli abeti che arrivavano dalla montagna trasportati dalla corrente e raggiungevano via Falegnami, dove appunto i "maestri di legname" li utilizzavano.
Palazzo Gnudi, acquatinta di Antonio Basoli - ©collezioni.genusbononiae |
Superato Palazzo Gnudi arriviamo sotto Piazza della Pioggia (dove risiede ben visibile la Chiesa della Madonna della Pioggia).
Da qui parte la Canaletta del Maglio (una delle 12 canalette che si dipartono dal Canale di Reno), che prosegue sotto via Avesella, poi via Montebello, via del Mille, via Milazzo, via Boldrini e viale Pietramellara, dove poi si immette nel Canale delle Moline.
Da qui l'alveo prosegue, sorprendentemente allo scoperto, incuneato fra le case di via Falegnami e via dell'Orso.
Infine riemerge al Guazzatoio di via Augusto Righi,
Le visite guidate organizzate dal Consorzio dei Canali, servono sì ad apportare migliorie per la manutenzione e l'illuminazione, ma anche per aumentare il livello di percezione dei bolognesi sui benefici generati dalle chiuse, sul territorio e la comunità.
con la Finestrella di via Piella in notturna.
Le visite guidate organizzate dal Consorzio dei Canali, servono sì ad apportare migliorie per la manutenzione e l'illuminazione, ma anche per aumentare il livello di percezione dei bolognesi sui benefici generati dalle chiuse, sul territorio e la comunità.
L'itinerario di questo tratto di canale si è concluso in bellezza con una luna piena che la foto non ha reso al meglio, ma la poca luce e l'alto rapporto di focale del mio scatto hanno reso l'immagine come un dipinto.
Bibliografia:
-Report di sostenibilità 2015-2016 GACRES srl Gestione Acque Canali Reno e Savena pdf
-Tiziano Costa, "Il grande libro dei canali", Costa Editore 2011
-Pieghevole "Bologna Città d'Acque", a cura di Stefano Pezzoli, Cecilia Ugolini e Sergio Venturi, Editrice Compositori 1998.
-resoconto visita guidata Associazione "Amici delle vie d'Acqua e dei Sotterranei di Bologna".
-Tiziano Costa, "Il grande libro dei canali", Costa Editore 2011
-Pieghevole "Bologna Città d'Acque", a cura di Stefano Pezzoli, Cecilia Ugolini e Sergio Venturi, Editrice Compositori 1998.
-resoconto visita guidata Associazione "Amici delle vie d'Acqua e dei Sotterranei di Bologna".
Sitografia:
Ma dai? Non sapevo dell'esistenza di un tour sotterraneo (anzi, mi puoi dire chi l'organizza?) e che i due fabbricati coperti dai murales sono l'accesso alla centrale idroelettrica! Ci sono passata lo scorso novembre e mai avrei ci sarei arrivata!
RispondiEliminaVedo solo oggi il tuo commento (non mi è arrivata la notifica). Per l'organizzazione trovi scritto tutto nelle ultime righe della pubblicazione (devi cliccare sul link arancione "Amici delle acque". Ciao!
EliminaBellissimo! Vorrei farlo anche io ma ora credo non lo facciano più con il Covid.
RispondiEliminaQuasi sempre sono il Consorzio delle acque e l'Associazione Amici delle acque che organizzano visite alla Bologna underground, tieni d'occhio le loro pagine alla voce "visite guidate" o "eventi"; da tempo in effetti la visita non viene fatta. In ogni caso il canale deve essere in secca per la manutenzione, unico periodo possibile 3 settimane fra ottobre e novembre.
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