A partire dal 1500 le famiglie nobili e facoltose di Bologna cominciarono a dotarsi, oltre che di una sontuosa residenza urbana, anche di una villa di campagna dove soggiornare nei mesi estivi a poca distanza dalla città.
LA PROPRIETA' ALDROVANDI
Nel 1760 il conte Gian Francesco Aldrovandi ereditò dal padre "il Palazzo a Camaldoli", in quella che un tempo era la campagna bolognese, sulla strada di Toscana.
Il palazzo era così chiamato perchè non distante da questo luogo, secoli prima sorgeva l'Eremo di Santa Maria di Camaldoli, di cui non restano più tracce.
L'antica presenza del monastero è richiamata da una croce su colonna all'inizio di Via Croce di Camaldoli (300 metri da Villa Mazzacorati), la strada dell'antico accesso all'eremo.
La colonna è stata più volte riscostruita.
Gianfrancesco, conte, senatore, gonfaloniere e brillante libertino si era sposato nello stesso anno di eredità del palazzo con la nobildonna Lucrezia Fontanelli, figlia del letterato modenese Vincenzo Fontanelli.
Per farne una dimora degna di ricevere nobili, letterati e politici, decise di rifare l'intero palazzo e affidò l'opera all'architetto Francesco Tadolini, fautore dello stile neoclassico in Emilia che, fra il 1769 e il 1772 ne ricava un'opera neopalladiana.
Il palazzo venne praticamente sopraelevato di un piano, con l'elegante colonnato ad anfiteatro, coronato dalle due barchesse laterali semicircolari, che servirono anche a nascondere i ricoveri degli animali e le casupole delle attrezzature per il lavoro dei campi.
Situato su una posizione "alta", il palazzo è ben visibile dalla strada col suo aspetto imponente e un'elegante cancellata d'accesso.
IL TEATRINO SETTECENTESCO
Per emulare l'amico Francesco Albergati, attore e commediografo, che nella villa di Zola Predosa possedeva un magnifico teatro stabile (andato perduto nella Seconda Guerra), Gian Francesco realizzò, nell'ala sinistra della villa, un teatro stabile che può considerarsi il più bell'esempio di teatro privato della regione Emilia Romagna.
Fu inaugurato nel 1763 con la tragedia di Voltaire "Alzira", interpretato dai nobili stessi:
Gian Francesco era un appassionato delle letture di Voltaire, importate e tradotte dallo suocero.
Il teatro divenne centro per lo sviluppo e la diffusione del teatro all'italiana con rappresentazioni delle compagnie più note dell'epoca.
E' un perfetto e completo teatro in scala ridotta, realizzato da Petronio Tadolini, con pitture di Basoli.
La sala è rettangolare, con due ordini di balconate.
24 eleganti sculture in gesso di telamoni e cariatidi, la cui parte terminale è a forma di tritone, abbelliscono le strutture portanti delle balconate.
Un tempo fungevano da tedofori per l'illuminazione.
Quattro di esse terminano a colonna e hanno il cesto posato sulla testa, forse per essere riempito con frutta e frasche.
Le pareti laterali della platea sono affrescate con influenza barocca a "trompe l'oeil" con putti e ghirlande, un'immaginario giardino fiorito.
Le pareti delle due balconate superiori sono abbellite da affreschi in stile neoclassico.
Il palcoscenico conserva ancora quattro quinte per ogni lato e uno scenario dipinto o restaurato probabilmente da Antonio Basoli.
La delicatezza dei colori pastello degli affreschi e i corpi sinuosi che sorreggono le balconate ne fanno un ambiente raffinatissimo.
Sempre grazie all'associazione, da settembre a giugno tutti i giovedì pomeriggio si effettuano visite guidate gratuite.
LA PROPRIETA' MAZZACORATI
Nel 1824, dopo la morte dell'ultimo erede Carlo Filippo Aldrovandi, la villa rimase chiusa per alcuni anni, poi passò a Giuseppe Mazzacorati, che non fece nessuna modifica sostanziale, se non lo stemma che campeggia sulla facciata.
E' rimasta a questa famiglia sino alla fine del 1800, una proprietà di lunga durata, tanto che la villa viene oggi riconosciuta con il nome delle due famiglie:
Aldrovandi-Mazzacorati.
LA PROPRIETA' SARTI
A fine '800 venne acquistata dalla famiglia Sarti, che la cedette nel 1928 all'Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale.
La villa divenne soggiorno estivo per bambini gracili e Ospedale Tisiatrico (Sanatorio dell'Opera Balilla).
Negli anni '70 fu sede dell'anagrafe e oggi, di proprietà della Regione Emilia Romagna, è utilizzata dal Servizio Sanitario Regionale come poliambulatorio.
La villa ospita anche il Museo Storico del Soldatino "Mario Massacesi", che raccoglie più di 12.000 esemplari in vari materiali costruiti dal 1800 ad oggi.
IL GIARDINO
Un tempo vi erano 120 vasi con piante di agrumi (Serafino Calindri, dizionario Corografico, 1782) e una grande "cedraja" a lato della villa serviva a riparare i vasi di agrumi durante l'inverno.
La ex cedraja ha ospitato l'Asilo nido Rizzoli, ma da circa un decennio la struttura è abbandonata.
La ex cedraja ha ospitato l'Asilo nido Rizzoli, ma da circa un decennio la struttura è abbandonata.
Il parco, di libero accesso, è stato aperto al pubblico nel 1974.
Bibliografia:
-rivista AD/BOLOGNA, editoriale Giorgio Mondadori, 1986.
-pieghevole "Parchi e Giardini Bolognesi-Villa Mazzacorati", a cura del Centro Villa Ghigi, 1992.
-Foglio informativo Giornate FAI di Primavera 2019.
-Emilia Romagna, Touring Editore, 2010
Sitografia:
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