lunedì 1 luglio 2019

MULINO PIZZARDI

via Marconi, 1/2 - Bentivoglio (Bologna)

(torna a Palazzo Rosso)


 Il Mulino possiede secoli di storia, bisogna tornare indietro nel tempo fino al 1352, quando Guido Lambertini costruì qui sul Canale Navile un mulino ad acqua.


Il termine corretto sarebbe "molino": dal latino molere = macinare.

Deriva anche da mola, la grossa pietra circolare che frantumava i semi dei cereali. Ma il termine non è più usato da tempo.

Bentivoglio-Mulino-Pizzardi



A quei tempi la località si chiamava Ponte Poledrano, per via del continuo passaggio di puledri sul ponte che scavalca il canale, quel ponte dal quale si osserva la facciata del Mulino.

Bentivoglio-Mulino-Pizzardi
©orizzontidipianura

La facciata oggi compare modificata nella parte sinistra e non compare più la ciminiera, abbattuta per sfuggire ai bombardamenti.

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Solo in seguito fu data alla località il nome di Bentivoglio, nome della potente famiglia che ha governato Bologna per oltre un secolo, dal 1401 al 1506.
Qui possedevano terreni e palazzi e naturalmente anche il mulino, che divenne loro dopo la proprietà Lambertini e Canetoli.

Possedere un mulino significava essere ricchi, perchè la richiesta della macinazione del frumento era sempre più grande, e Giovanni II Bentivoglio ne arrivò a possedere 16.

L'ultimo erede Carlo Bentivoglio d'Aragona vendette nel 1817 l'intero complesso (castello e mulino) alla famiglia Pizzardi.
Seguirono anni di prosperità economica, poi i macchinari divennero obsoleti.


CARLO ALBERTO PIZZARDI

 Fu l'ultimo proprietario ad effettuare un'opera di rinnovamento del mulino, a fianco al quale aveva fatto erigere la sua dimora, Palazzo Rosso.
 Nel 1898, effettuò un ampliamento dell'antico edificio e acquistò i moderni macchinari della ditta Calzoni.

Bentivoglio-Mulino-Pizzardi


Non solo:
trasformò il territorio da esclusivamente umido (paludoso) a misto (asciutto e bagnato).
Costruì opere di carattere sociale come le case degli operai, restaurò il castello e creò l'ospedale.
Ancora oggi tutto questo è patrimonio territoriale.

Il Pizzardi aveva compiuto studi in Inghilterra, dove la rivoluzione agricola e industriale era già avviata da tempo, acquisendo nuove competenze, e la produttività del mulino, come anche dell'intera azienda agricola, ebbe una netta crescita.

Bentivoglio-carlo-alberto-pizzardi
©badigit.comune.bologna.it

Pizzardi aveva fama di padrone illuminato, rispettoso dei suoi braccianti e disposto a devolvere alla collettività molti dei suoi proventi, e aveva già pronto un testamento in cui destinava gran parte dei suoi averi ai mezzadri e agli affittuari delle cascine.
Ma era pur sempre un padrone in epoca di pieno fervore rivoluzionario.

Gli uomini delle leghe fecero irruzione nella sua casa, con un fantoccio impiccato che lo rappresentava.
Alcuni testi riportano lo stesso fatto ma in piazza.
Comunque sia, Carlo Alberto si spaventò.

Fu una grande delusione e si rese conto che il mondo ottocentesco che aveva fatto da cornice alla storia della sua famiglia si era dissolto. 
Fuggì a Bologna, lasciando la gestione delle terre all'agronomo svizzero Armando de Rham.
Nel maggio del 1920 stilò un secondo testamento e devolse l'intero suo patrimonio all'amministrazione degli ospedali di Bologna, cambiando così la storia della città.

Aveva già dedicato parte del suo patrimonio all'edificazione, nel 1906, dell'ospedale di Bentivoglio, con l'assistenza sanitaria gratuita per tutti i suoi dipendenti.

Avviò la costruzione dell'Ospedale Bellaria con una donazione a favore dei malati di tubercolosi.

Infine altro denaro per realizzare l'Ospedale Maggiore, che diventerà erede universale, compreso Palazzo Ratta, in via Castiglione, 29, ultima residenza cittadina del Pizzardi, che ancora oggi è sede dell'amministrazione centrale degli ospedali di Bologna.

Carlo Alberto non si era sposato e non aveva eredi. Lasciò scritto di essere seppellito "nel cimitero del Comune o della parrocchia ove accadrà la mia morte, in campo aperto, come ai poveri si dà".
L'uomo più ricco di Bologna morirà povero nel 1922, seppellito in una fossa comune.

La sua salma verrà traslata nel 1932 in una tomba nell'oratorio dell'Ospedale Bellaria.


Il mulino rimarrà in funzione, fra alti e bassi, fino al 1977.
Nel 1980, divenuto proprietario il Comune di Bentivoglio, il mulino verrà usato come magazzino, quindi ancora oggi all'interno si trovano i vecchi macchinari, quelli a vapore della fine dell'Ottocento e quelli elettrici degli anni 40-50.




IL MULINO

Nel punto di accesso al mulino, si nota la base della ciminiera abbattuta.    

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La si può vedere anche all'interno del primo e secondo piano dell'edificio.

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Nei cinquant'anni di non utilizzo nel mulino sono stati accumulati materiali di ogni tipo.
Gli ambienti oggi visitabili sono stati liberati dall'opera di volontariato dall'Associazione Amici delle Acque, che da anni si occupa del recupero e sistemazione dei manufatti, e della divulgazione culturale attraverso visite guidate: tutto ciò che ha rappresentato e rappresenta l'acqua e i suoi canali a Bologna e provincia.

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Nel reparto filtri si trova un macchinario con tubi di tela.
Mossi da ventilatori i tubi avevano la funzione di muovere il cereale, che in questo modo veniva pulito.

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La buratteria, dove si setacciavano i semi.
I setacci sono orizzontali.

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 Semolatrici con cassettini e finestrelle in vetro che servivano per individuare le varie tipologie di semente.

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Le sette macchine rosse del 1911 dei Fratelli Buhler, ditta Italo-Svizzera che portò innovazione in campo molitorio, con l'introduzione dei laminatoi a cilindri: due cilindri all'interno che ruotando in senso inverso, schiacciavano il chicco di grano.
Quindi sette passaggi per ridurre il chicco in farina.
Gradualmente soppianteranno il tradizionale sistema di molitura a macina.

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Ancora a terra i cartellini che chiudevano i sacchi delle varie lavorazioni.

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Alcuni di questi ancora in buono stato di conservazione, recuperati dall'Associazione "Amici delle vie d'acqua".

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Insieme al mobilio vi sono materiali vari accumulati negli anni in cui il mulino fungeva da magazzino, come i meravigliosi oggetti vintage da collezionismo:
cartelloni pubblicitari

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e vecchie sedie da cinema.

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Ma il cuore di tutto l'impianto è la ruota del mulino, in metallo, che ha sostituito una precedente ruota in legno.

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E le cilindriche macine in "pietra nera" francese, le quali possedevano la caratteristica di poter essere affilate più volte rispetto alle macine fatte di macigno.

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Questo luogo conserva la storia semisconosciuta di Carlo Alberto Pizzardi, imprenditore e filantropo, che ha cambiato il volto di Bologna attraverso la solidarietà sanitaria.
Grazie a lui Bologna vanta un polo sanitario d'eccellenza (Ospedali Riuniti ASL e USL), che è potuto crescere nel tempo grazie all'immenso lascito testamentario.
Una storia che soprattutto i bolognesi dovrebbero conoscere. 

Oggi il mulino, aperto al pubblico dal 2014, è patrimonio culturale dell'Emilia Romagna.

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Bibliografia:
-"Guida di Bentivoglio, il patrimonio storico di un borgo sul Canale Navile", a cura di Massimo Brunelli, Lilia Collina, Stefano Gottardi, Ramona Loffredo - ed. Persiani 2017
-Gabriele Cremonini, "L'Enigma Pizzardi, perchè l'ultimo della dinastia scelse di finire in miseria facendo iniziare l'età dell'oro per gli ospedali di Bologna", ed. Pendragon 2014
-legende Palazzo Rosso

-resoconto visita guidata a cura dell'Associazione Amici delle Acque


Sitografia:
-www.storiaememoriadibologna.it/pizzardi-carlo-alberto
-www.bolognawelcome.com/pdf/leredita-di-carlo-alberto-pizzardi
-www.bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it
-www.wikipedia.org/wiki/Bentivoglio_(Italia)

Videografia:
-"Mulino Pizzardi e Palazzo Rosso", Youtube, pubblicato da Bologna sotterranea Amici delle vie d'acque.



4 commenti:

  1. Grazie molto interessante in sostanza la storia di Bologna prima delle mode rivoluzionarie

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  2. In merito alle "mode" rivoluzionarie meglio contestualizzare a mio avviso. Pizzardi era un "padrone" illuminato, una perla rara, non è sempre andata così, quasi mai.
    Grazie per i complimenti.

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