giovedì 16 luglio 2020

MUSEO PER LA MEMORIA DI USTICA

via di Saliceto, 3/22 - Bologna



Il museo conserva i resti recuperati del velivolo DC9 ITAVIA e l'istallazione permanente "A Proposito di Ustica", dell'artista Christian Boltanski.


A ricordo, indagine e memoria delle 81 vittime del 27 giugno 1980: 77 passeggeri (di cui 13 bambini) e 4 membri dell'equipaggio.


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Il museo è stato fortemente voluto dall'Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, presieduta da Daria Bonfietti.




RICOSTRUZIONE CRONOLOGICA


L'aereo DC9 ITAVIA decolla dall'Aeroporto "Guglielmo Marconi" di Bologna alle 20.08, con due ore di ritardo.
Il volo è diretto a Palermo con un atterraggio previsto per le 21.13.
L'ultimo previsto contatto radio è delle 20.58.
Alle 21.04, alla chiamata per le operazioni di atterraggio, il DC9 non risponde.
Alle 21.25 si avviano le operazioni di ricerca.


Durante la notte le operazioni non danno risultati; all'alba un elicottero avvista a 110 km a nord di Ustica alcuni detriti in affioramento.

Verranno recuperati solo trentotto corpi.

Le indagini portano a quattro ipotesi:
-cedimento strutturale
-attentato con una bomba a bordo
-collisione in volo
-missile

Il cedimento strutturale è la prima ipotesi a cadere, ma il sospetto della cattiva manutenzione porta la compagnia Itavia a dichiarare fallimento nel 1981.

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Dal 1982 indaga solo la magistratura e sulla vicenda cala il silenzio fino al 1986.
Gioca enormemente il fatto che nel 1980, un mese dopo Ustica, ci fu la Strage alla Stazione di Bologna e giornali e opinione pubblica lì si concentrarono.



1986

 Un'inchiesta giornalistica, che indicava il DC9 vittima di un'azione militare, e un'iniziativa di Daria Bonfietti che crea il "Comitato sulla verità su Ustica", fanno sì che un gruppo di politici e intellettuali scrivano un appello al Presidente della Repubblica Cossiga per affrontare eventuali anomalie e sospetti.

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1988

 Nasce l'Associazione dei Parenti delle Vittime della Strage di Ustica, per iniziativa di Daria Bonfietti, che nella strage perse un fratello.

L'intraprendenza della Bonfietti, che dà voce ai sospetti di depistaggio, muove l'opinione pubblica.
Questo porta a risultati concreti:
vi furono le campagne di recupero dell'aereo dai fondali di Ustica, a 3.700 metri di profondità, nel 1987 e nel 1991.
Il relitto fu ricomposto, ai fini delle indagini, in un hangar dell'aeroporto militare di Pratica di Mare (Roma).

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1989

La vicenda diventa oggetto d'indagine della Commissione Parlamentare Stragi, che arriva a segnalare comportamenti di militari italiani volti ad occultare ciò che era realmente accaduto.

Anche la Magistratura si attiene alla stessa opinione.


1992

I vertici dell'Areonautica Militare italiana sono incriminati per alto tradimento per aver omesso di riferire alle autorità politiche e giudiziarie le informazioni della possibile presenza di traffico militare e, abusando del proprio ufficio, forniscono alle autorità informazioni errate.

Gli imputati sono in seguito prosciolti per prescrizione nel 2004 e, nel 2007 assolti dalla Cassazione.



1999

È l'anno della sentenza del giudice Rosario Priore, il quale afferma che "l'incidente al DC9 era occorso a seguito di azione militare di intercettamento".
Nell'azione militare un missile ne aveva causato la caduta.

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2007

Da Pratica di Mare il relitto viene trasferito a Bologna e collocato nel Museo per la Memoria di Ustica, predisposto appositamente per ospitarlo.

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2008

In marzo la Magistratura riapre l'inchiesta dopo una dichiarazione del Presidente Francesco Cossiga, che indica nei francesi i responsabili della tragedia: avrebbero sparato un missile dalla portaerei Clemenceau, destinato ad un aereo libico dove si sarebbe trovato Gheddafi.

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2011

La giudice Paola Proto Pisani, ribadendo le conclusioni di Priore, condanna i Ministeri della Difesa e dei Trasporti per non aver salvaguardato le vite dei cittadini e per aver coperto la verità. 



2013

La Corte di Cassazione rende definitiva la condanna.
Si susseguono tutt'ora procedimenti in sede civile.

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CONCLUSIONI


Il depistaggio fu effettuato a macchia d'olio: furono compromessi i tracciati radar di Marsala, Licola, Grosseto, Poggio Ballone, Ciampino, Fiumicino, portaerei Saratoga.


Il fallimento delle indagini, durato decenni e dovuto ai depistaggi e all'inquinamento delle prove, ha portato a condurre la magistratura italiana a produrre numerose cartelle:
solo per il processo di primo grado si giunse a due milioni di pagine di istruttoria, 4.000 testimoni, 115 perizie, circa 80 rogatorie internazionali, 300 udienze e 300 miliardi di lire di spese processuali.

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Le tensioni politiche nazionali e internazionali nell'anno dell'incidente erano forti.
Nel 1980 infatti era ancora in atto la Guerra Fredda tra i blocchi.

Inoltre la Libia, con Gheddafi, si affacciava protagonista negli equilibri politici-militari internazionali.
La Libia, accusata di essere il motore del terrorismo arabo, fu coinvolta nella tragedia di Ustica, perchè si ipotizzò che un missile fosse destinato ad un aereo libico.

Per questi motivi, un episodio di guerra nei cieli italiani sarebbe stato opportuno non venisse rivelato; avrebbe causato ulteriori tensioni a livello internazionale e si diede il via all'opera di depistaggio condotta dall'Areonautica Militare Italiana.

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Dalla perizia tecnico-radaristica risulta che, fra difensori e attaccanti, 30 aerei supersonici militari sorvolavano la zona di Ustica il 27 giugno 1980, dalle 17:30 alle 21:15.
Avevano tutti il transponder spento per evitare di essere identificati dal radar.
Si trattava di un'esercitazione marina, come disse l'ammiraglio James H. Flatley nella sua prima versione, con una portaerei che raccolse i propri aerei (presumibilmente la portaerei Saratoga, nel golfo di Napoli).

Parla un testimone, Brian Samdlin, ex militare a bordo della portaerei Saratoga nel 1980.
Durante l'intervista rilasciata al giornalista Andrea Purgatori e trasmessa durante "Atlantide" nel dicembre 2017, afferma che il comandante della Saratoga James H. Flatley informava l'equipaggio che aerei F4 della Saratoga avevano abbattuto due MiG libici che apparentemente si apprestavano ad attaccarli, smentendo le dichiarazioni ufficiali rilasciate dal governo americano al giudice Rosario Priore.
Sandlin dichiara che la portaerei quella sera era al largo e che oltre metà dei caccia era decollato per una prova di forza con la Libia; due di questi erano tornati senza armamenti.
In zona era presente anche la portaerei francese Clemenceau per lo stesso motivo.





Fra le varie ipotesi dibattute in tutti questi anni questa è perciò quella accettata con valenza in sede penale e risarcitoria nel 2013.

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Il DC9 ITAVIA si sarebbe trovato sulla linea di fuoco di un combattimento aereo, venendo bersagliato per errore da un missile, sparato da un caccia NATO contro un MIG dell'aviazione libica.

Il coinvolgimento è internazionale, segnatamente francese, libico e statunitense.

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"A PROPOSITO DI USTICA" - Christian Boltanski



Nel 2006 arrivano a Bologna i resti del DC9 Itavia e, un anno dopo, viene inaugurato e aperto al pubblico il Museo per la Memoria di Ustica, il 27 giugno 2007, 27 anni dopo la strage.

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Il museo è stato realizzato ristrutturando un corpo di fabbrica di un complesso industriale edificato nel 1880.
L'edificio era adibito a scuderie dei cavalli che trainavano i primi tram.
Il progetto di restauro è stato affidato all'architetto Gian Paolo Mazzucato.

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L'allestimento del museo è opera del maestro Christian Boltanski.

Nato a Parigi nel 1944, il tema principale dei suoi lavori è riferito alla morte, alla memoria e alla perdita.

©wikipedia-Christian Boltanski nel suo studio, 1990 - ©photo by Bracha L. Ettinger





L'artista viene invitato dall'Associazione Parenti delle Vittime per creare una memoria alle ottantuno vittime della strage.

Boltanski crea un'istallazione permanente  suggestiva ed emozionante.
Ottantuno lampadine si accendono e si spengono pulsando la luce come fossero i cuori delle vittime.

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Lungo il perimetro dell'edificio ottantuno specchi neri inclinati verso l'aereo a simboleggiare gli oblò. Gli specchi riflettono l'immagine oscurata del visitatore, che può identificarsi ricordando la notte della tragedia. 

Dietro ad ogni specchio un altoparlante emette frasi sussurrate, pensieri universali, che sottolineano la casualità della tragedia, quindi rispecchiano anche le conversazioni dei passeggeri prima del disastro.

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Nove casse nere circondano la carcassa dell'aereo, dove Boltanski ha riposto gli oggetti personali delle vittime.
Prima di inserirli sono stati fotografati e impaginati nella pubblicazione "Lista degli oggetti personali appartenuti ai passeggeri del volo IH870".

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Il percorso del museo si conclude con una sala video, con proiezione di filmati a partire dalla tragedia fino alla costruzione del museo.


 





L'11 maggio 2018 Boltanski riceve dall'Università di Bologna la Laurea ad Honorem in Scienze Storiche e Orientalistiche.

Il 14 luglio 2021 ci ha lasciato.


Il museo, esistente per volontà dell'Associazione parenti delle Vittime della Strage di Ustica, è stato realizzato da:
-Ministero per i Beni e Attività Culturali
-Ministero della Giustizia
-Regione Emilia-Romagna
-Provincia di Bologna
-Comune di Bologna
-Fondazione Cassa di Risparmio Bologna
-Istituto Storico Parri Emilia-Romagna


L'ingresso è ad entrata gratuita con prenotazione obbligatoria → prenotazione


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Videografia:


Bibliografia:
-opuscolo "Museo per la Memoria di Ustica" - Bologna Musei


Sitografia:


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La rassegna per la Memoria:




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