lunedì 14 febbraio 2022

BASILICA DI SANTA MARIA DEI SERVI

Strada Maggiore, 43 - BOLOGNA


La Basilica di Santa Maria dei Servi (e il suo convento annesso) è stata fondata nel 1346 dall’Ordine dei Servi di Maria, grazie ad una donazione del ricco banchiere e vicario papale di Bologna Taddeo Pepoli.


È famosa per conservare la tavola "Maestà di Santa Maria dei Servi", di Cimabue.


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LA STORIA

"Nel 1233, a Firenze, viene fondato l'Ordine dei Servi di Maria ma, per le disposizioni del Concilio di Lione II, nel 1274 l’Ordine dei Servi rischia di essere soppresso, in quanto non ha ancora ricevuto un riconoscimento ufficiale ed è accusato di vivere di "incerta mendicitàs"; l’intervento del priore generale Filippo Benizi e dei tre avvocati chiamati a perorare la sua causa, permette di perpetuare l’ordine, dimostrando che non è un Ordine Mendicante ma dispone di beni sufficienti a garantirgli l’autonomia economica.
Il convento di Bologna in particolare viene portato come esempio del gran numero di proprietà e redditi dell’ordine stesso.
L’11 febbraio 1304 Papa Benedetto XI approva definitivamente l’Ordine dei Servi composto da circa 300 frati."¹

L'ordine, partendo da Firenze e Bologna, i due centri più importanti, si espande in Italia e in Europa per secoli.

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Con l’invasione napoleonica del 1797 chiesa e convento vennero trasformati in caserma fino al 1815, anno in cui i Servi di Maria entrarono nuovamente in possesso della Chiesa.

Altro destino invece per il Convento, come si potrà vedere nel link a piè di pagina.



IL PORTICO

A quasi cinquant’anni di distanza, nel 1393, venne costruito, su progetto di Antonio di Vincenzo, il famoso portico che fiancheggia il lato sinistro della chiesa prospettando Strada Maggiore.

Nelle arcate sottostanti, in pratica il muro esterno della chiesa, vennero eseguiti affreschi nel '400, dedicati alla vita di San Filippo Benizi. 
Successivamente poi coperti nel 1629 da nuove pitture, alle quali lavorarono Carlo Cignani e bottega, Giuseppe Maria Mitelli e altri.
Ancora oggi alcune lunette si possono ammirare, mentre altre, staccate per via del deterioramento, sono state restaurate e si conservano all’interno del ex convento.

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Portico lato Strada Maggiore


Il portico e i suoi affreschi sulla vita del santo fu ordinato dall’Ordine dei Servi per mostrare ancora di più alla città la grandezza del proprio fondatore. 

Le altre arcate furono progressivamente aggiunte. 
L’aspetto attuale a forma di quadriportico lo si deve a Giuseppe Modonesi, ingegnere comunale che, nel 1864, per lo scopo, fece demolire la chiesa di San Tommaso.

Identificare gli episodi della vita di Filippo Benizi non è facile, a causa del degrado che ha danneggiato la superficie pittorica: alcuni illeggibili, altri identificati grazie al restauro, soprattutto quelli staccati e portati all'interno dell'ex convento.

A seguire due lunette ancora visibili lato facciata della basilica, dove inizia cronologicamente la vita del santo.

"La Beata Vergine che su un carro d'oro porge l'abito al santo giovane", di G. Ces. Milani.

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"L'Ubbidienza che invita il Santo a uscire dal deserto", di Alessandro Mari.

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LA FACCIATA

La semplice muratura laterizia della facciata presenta un oculo circolare per un rosone mai realizzato.

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Il meraviglioso portico la fa da padrone, con le sue colonnette in marmo veronese.

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Essendo Bologna la città dei portici, entrati recentemente a far parte del patrimonio UNESCO, ci si può soffermare per una considerazione:
mentre il tratto di portico costruito alla fine del 1300 da Antonio di Vincenzo lungo il fianco della chiesa risulta architettonicamente solido, il quadriportico davanti alla chiesa, costruito da Modonesi a metà del 1800 risulta esteticamente meraviglioso ma secondo i testi irrazionale, imprudente.
Per via della sua poca solidità necessita di continui restauri, ma si è guadagnato l'appellativo di essere il PIÙ LARGO DELLA CITTÀ.

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GLI INTERNI

La chiesa presenta tre navate, le volte a crociera sono sorrette da archi acuti con costoloni in cotto.
Singolare l’alternanza di colonne circolari e colonne ottagonali.

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Il pavimento in maltagliato bolognese della seconda metà dell’Ottocento è stato restaurato nel 2007 con un finanziamento della Fondazione della Cassa di Risparmio di Bologna.

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Le cappelle sono ricche di opere d’arte.


LATO SINISTRO

Cappella dell'Addolorata.
"Addolorata", statua di Angelo Piò.
Ha una ricca ancona, di Francesco Tadolini con sculture di Petronio Tadolini, e un'elegante cancellata.

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"Noli me tangere", di Francesco Albani, 1644.
Gli affreschi intorno sono di Francesco Santini.

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Ingresso laterale contornato dal "Monumento a Ludovico Gozzadini" (morto nel 1536), di Giovanni Zacchi da Volterra, 1540 circa.

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Crocifisso seicentesco in cartapesta e gesso, fatto con mazzi di carte da gioco sequestrati nelle bische.

Allo stesso modo la splendida "Pietà" di Domenico Piò, all'interno della Chiesa del Crocifisso in Santo Stefano.

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"Sant'Andrea apostolo", di Francesco Albani, 1641.
Sant'Andrea adora la croce preparata al suo martirio.

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"Assunta", di Pietro Faccini.

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"Annunciazione", di Innocenzo da Imola.

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ALTARE MAGGIORE
Tabernacolo marmoreo con "Cristo risorto fra la Vergine e san Giovanni Battista, con i santi Pietro e Paolo, di Giovanni Angelo da Montorsolo.

La luminosità dell'abside aumenta il fascino e la bellezza di questa opera scultorea.

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Nel peristilio che circonda il coro e l'altare si aprono cappelle radiali, cioè seguono geometricamente i raggi dell'abside:

in primo luogo la preziosa tavola

 "Madonna col bambino e angeli", di Cimabue, donata ai Serviti da Taddeo Pepoli nel 1345.

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Alla parete "Madonna col bambino e i santi Cosma e Damiano", di Lippo di Dalmasio.

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A seguire, "Il crocifisso, con ai lati la Vergine e San Giovanni", di Orazio Samacchini.
Questo dipinto ricorda l'altro di Bartolomeo Cesi posto come pala d'altare nella chiesa della Certosa.

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"La messa miracolosa di S. Gregorio Magno", di G. B. Fiorini e Cesare Aretusi.

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Ancona in terracotta policroma 
"Vergine col Bambino tra i santi Lorenzo ed Eustachio", di Vincenzo Onofri, 1503.

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Polittico di Lippo Dalmasio.

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Concluso il corridoio circolare dietro l'abside, proseguo lungo la navata destra, che percorro a partire dall'altare.

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Superata la porta della Sagrestia trovo:

la statua di San Filippo Benizi, dei Graziani di Faenza, sec. XIV.

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Nel pilastro destro della stessa cappella:
"Sant'Onofrio", di Dionisio Calvart e in basso "Lo sposalizio mistico di S. Caterina, di Lippo Dalmasio.

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"Il Paradiso", di Dionisio Calvart, 1602.
Notevole per la composizione.

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"Sant'Anna che insegna a leggere alla Vergine con S.Antonio in presenza di vari santi", di Gaetano Bonola.

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Prima di uscire guardo "La nascita della Madonna", di Alessandro Tiarini, affrescata sulla porta maggiore.

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      A tutto questo aggiungo Guccini, che nei suoi brani ha raccontato di sè e di Bologna.
In questo stralcio passeggiava con Roberta, sua prima moglie, sotto al portico dei Servi.

"Ricordi fui con te a Santa Lucia, al portico dei Servi per Natale,
credevo che Bologna fosse mia: ballammo insieme all'anno o a Carnevale"
Francesco Guccini, "Eskimo" (nona strofa).

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Il percorso prosegue 






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Bibliografia:

-Corrado Ricci e Guido Zucchini, "Guida di Bologna", Edizioni Alfa Bologna, 1968, ristampa 1976.


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