Un alfabeto visivo dell'industria, del lavoro e della tecnologia.
La Fondazione MAST espone per la prima volta una selezione di opere della sua collezione:
oltre 500 immagini tra fotografie, album, video di 200 grandi fotografi italiani e internazionali e artisti anonimi.
La mostra condensa gli ultimi 200 anni di storia ricchi, folli, intensi, esplosivi in opere che raccontano della nostra quotidianità.
È il racconto del processo di industrializzazione e l'elogio alla dignità del lavoro.
Napoli, via Nuova Bagnoli n. 512, 1975 © Mimmo Jodice |
La Collezione della Fondazione MAST, unico centro di riferimento al mondo di fotografia dell'industria e del lavoro, conta più di 6000 immagini e video di celebri artisti e maestri dell’obiettivo, oltre ad una vasta selezione di album fotografici di autori sconosciuti.
Addetta al magazzino (con olio che le cola dalle mani), 2013 © Brian Griffin, courtesy of the artist
Tra gli artisti in mostra: Paola Agosti, Richard Avedon, Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Margaret Bourke-White, Henri Cartier-Bresson, Thomas Demand, Robert Doisneau, Walker Evans, Luigi Ghirri, Mario Giacomelli, Mimmo Jodice, André Kertesz, Josef Koudelka, Dorotohea Lange, Erich Lessing, Herbert List, David Lynch, Don McCullin, Nino Migliori, Tina Modotti, Ugo Mulas, Vik Muniz, Walter Niedermayr, Helga Paris, Thomas Ruff, Sebastiao Salgado, August Sanders, W. Eugene Smith, Edward Steichen, Thomas Struth, Carlo Valsecchi, Edward Weston.
Carbone e carburante sul Rhein-Herne-Kanal a Gelsenkirchen, 1995 © Ruth Hallensleben Archive, courtesy of Anton Laska
La mostra, proprio per la sua complessità, è strutturata in 53 capitoli dedicata ad altrettanti concetti illustrati nelle opere rappresentate. La forma espositiva è quella di un alfabeto che si snoda sulle pareti dei tre spazi espositivi (PhotoGallery, Foyer e Livello O) e che permette di mettere in rilievo un sistema concettuale che dalla A di Abandoned e Architecture arriva fino alla W di Waste, Water, Wealth.
"L’alfabeto nasce per mettere insieme incroci tra lo sguardo lontano e quello vicino, testi e momenti dello scatto, portando I’attenzione all’interno delle opere - spiega il curatore, Urs Stahel - Lo stesso accade con le immagini e i fotografi coinvolti.
Questi 53 capitoli rappresentano altrettante isole tematiche nelle quali convivono vecchi e giovani, ricchi e poveri, sani e malati, aree industriali o villaggi operai. Costituiscono il punto di incontro delle percezioni, degli atteggiamenti e dei progetti più disparati. La fotografia documentaria incontra l'arte concettuale, gli antichi processi di sviluppo e di stampa su diverse tipologie di carta fotografica, come le stampe all'albumina, si confrontano con le ultime novità in fatto di stampe digitali e inkjet; le immagini dominate dal bianco e nero più profondo si affiancano a rappresentazioni visive dai colori vivaci. I paesaggi cupi caratteristici dell’industria pesante contrastano con gli scintillanti impianti high-tech, il duro lavoro manuale e la maestria artigianale trovano il loro contrappunto negli universi digitali, nell’elaborazione automatizzata dei dati. Alle manifestazioni di protesta contro il mercato e il crac finanziario si affiancano le testimonianze visive del fenomeno migratorio e del lavoro d’ufficio.
Gli ultimi giorni del Kuomintang (crollo del mercato), Shanghai, China,
1948-1949 |
Sul piano della scansione cronologica solo il XIX secolo è stato affrontato separatamente in una sezione dedicata alle fasi iniziali dell’industrializzazione e della storia della fotografia. Il filo conduttore è spesso costellato dai numerosi ritratti di lavoratori, dirigenti, disoccupati, persone in cerca di lavoro e migranti.
Il parallelismo tra industria, mezzo fotografico e modernità - prosegue Urs Stahel - produce a tratti un effetto che può disorientare. La fotografia è figlia dell'industrializzazione e al tempo stesso ne rappresenta il documento visivo più incisivo, fondendo in sé memoria e commento".
La mostra documenta inoltre il progresso tecnologico e lo sforzo analogico sia del settore industriale sia della fotografia, rappresentato oggi dai dispositivi digitali ultra leggeri, in perenne connessione, capaci di documentare, stampare e condividere il mondo in immagini digitali e stampe 3D. Dall'industria, dalla fotografia e dalla modernità si passa all'alta tecnologia, alle reti generative delle immagini e alla post-post modernità, ovvero a una sorta di contemporaneità 4.0. Dalla semplice copia della realtà alle immagini generate dall'intelligenza artificiale.
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Perchè ho visitato la mostra con le immagini che riguardano il lavoro?
Per lo stesso motivo che mi porta ad esplorare le mostre al completo durante la Biennale di Foto/Industria: perchè è un omaggio.
Un omaggio a tutto quello che circonda la parola "lavoro": dignità, progresso, valore sociale.
Il lavoro, quando si ha la fortuna di averlo, abita le nostre vite e ci salva (quando non è sfruttamento), e la Fondazione ce lo ricorda.
La Collezione di Fotografia dell'Industria e del Lavoro, va a formare, a forgiare la Biennale di Bologna, un eccellente ideale artistico e sociale, progetto culturale aperto e gratuito voluto dall'imprenditrice e filantropa Isabella Seragnoli.
THE MAST COLLECTION
10 febbraio - 22 maggio 2022
Ingresso gratuito
Martedì - Domenica 10 - 19
→ LA BIENNALE DI FOTO/INDUSTRIA
→ IL MAST
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