martedì 20 agosto 2024

ANELLO DELLA PALA DI SAN MARTINO (RIFUGIO PRADIDALI)

SAN MARTINO DI CASTROZZA - Trento


È un'escursione stupenda, che dalla stazione a monte delle funivie Rosetta, passa per i rifugi Rosetta e Pradidali.
L'anello si chiude intorno alla Pala di San Martino, rientrando a San Martino di Castrozza tramite il Passo di Ball.


Il percorso richiede attenzione per i due tratti attrezzati dopo il passo di Ball (occorre imbragatura) e per il notevole dislivello negativo, non consigliato a chi soffre le lunghe discese.


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©foto Mirco Bianchi




COME ARRIVARE
Parcheggio l'auto alla funivia Colverde di San Martino di Castrozza.
I due tratti di funivia mi portano alla stazione a monte dove, con una breve discesa arriverò al Rifugio Rosetta "Giovanni Pedrotti".
Il Rifugio Rosetta è raggiungibile anche a piedi con una salita di un paio d'ore.
(vedi la storia della funivia e del Rifugio Rosetta nel testo "Rifugio Rosetta e Pala di San Martino")

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©google earth - ©didascalie Monica Galeotti




ITINERARIO
Segnavia n. 709-715-702
Difficoltà: EE
(con due tratti EEA in corrispondenza della ferrata)
 Tempo: ore 6:30
Dislivello: 450 D+ 1350 D-
Lunghezza: 15,2 km

Lo stesso percorso è fattibile anche in due giorni, pernottando al Rifugio Pradidali.

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©escursione GPS Relive 3D - ©didascalie Monica Galeotti






Scendo dall'impianto a monte della funivia Rosetta, situato ai piedi di Cima Rosetta (che può essere raggiunta in circa 20 minuti).

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Davanti a me si apre uno scenario mozzafiato: mi trovo 
sul vasto Altopiano delle Pale di San Martino, a 2700 metri, e raggiungo in 10 minuti il Rifugio Rosetta, situato in leggera discesa.

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Dopo un rigenerante caffè, lascio il Rifugio Rosetta alle mie spalle e seguo le indicazioni per il Passo Pradidali Basso e Rifugio Pradidali, segnavia 709.

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Da qui iniziano una serie di saliscendi attraverso la bianca roccia dolomitica: è fondamentale prestare attenzione ai segnavia dipinti sulle rocce, sono un po' scoloriti e non sempre immediatamente visibili.

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Questo primo tratto attraversa l'altopiano, offrendo continuamente una vista spettacolare sulle cime del Cimon della Pala, della Vezzana, dei Bureloni, del Focobon.

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DINO BUZZATI E L'ALTOPIANO

Il romanzo capolavoro "Il deserto dei Tartari" di Dino Buzzati, è una disperata parabola sulla vanità dell'esistenza, ambientato in una fortezza situata in un deserto imprecisato, che la leggenda narra fosse un tempo teatro delle scorrerie delle orde dei Tartari.

Sebbene l'ambientazione non venga mai esplicitamente identificata, è noto che Buzzati si sia ispirato all'altopiano delle Pale di San Martino, che conosceva bene, per creare l'atmosfera del romanzo.

Dino Buzzati nacque a San Pellegrino, a 2 km da Belluno, dove la sua famiglia, molto agiata, possedeva una villa storica oggi visitabile.
Grande amante della montagna, Buzzati frequentava spesso la zona di San Martino di Castrozza, accompagnato dall'amico guida alpina Gabriele Franceschini.

Proprio l'ambiente suggestivo e surreale dell'Altopiano della Rosetta ispirò Buzzati nella creazione del desolato e misterioso mondo de "Il deserto dei Tartari".

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Dopo circa un'ora dal rifugio Rosetta, attraversando alcuni nevai, arrivo al Passo Pradidali Basso, a 2658 metri, ai piedi della Fradusta.

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©foto Mirco Bianchi





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IL GHIACCIAIO DELLA FRADUSTA

Il confronto tra lo stato attuale del ghiacciaio della Fradusta e una foto scattata dal fotografo bolzanino J. F. Amonn agli inizi del Novecento è estremamente significativo.
All'epoca, il ghiacciaio copriva oltre 100 ettari, il secondo per grandezza nelle Dolomiti dopo quello della Marmolada, mentre oggi la sua estensione è ridotta a poco più di 2 ettari.
Questo arretramento ha causato un cambiamento nel bacino idrografico, con le acque di scorrimento superficiali che ora si disperdono nelle doline dell'altipiano delle Pale, anziché fluire verso la Val Pradidali.

Foto di J. F. Amonn - cartellonistica in loco.


Foto confronto.

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Il ghiacciaio è alimentato unicamente dalle precipitazioni nevose, che negli ultimi anni sono diventate sempre più scarse.
Le elevate temperature estive hanno causato la mancanza di neve residua, portando a un rapido ritiro. L'estate calda del 2003 lo ha diviso in due parti e, dal 2018, la parte inferiore è completamente scomparsa. Anche la piccola porzione di ghiaccio che si vede oggi si estinguerà a breve.



Dal Passo Pradidali Basso, l'itinerario scende ripidamente verso il Rifugio Pradidali, nella Val Pradidali.

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 Si apre uno scenario mozzafiato, una vasta conca con le cime Pradidali e Immink a fare da cornice.

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Mi muovo in un paesaggio spoglio, intorno a me picchi e creste rocciose, imponenti guardiani di queste vallate modellate dai ghiacciai, il silenzio sembra irreale.

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Mentre mi avvicino alla seconda conca della vallata, scorgo il Rifugio Pradidali.

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La seconda conca si apre sulla maestosa parete ovest della Cima Canali, rinomata fra gli alpinisti.

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Proseguo la discesa verso il Lago Pradidali (2241 m), un affascinante lago stagionale situato nella terza conca incontrata lungo il percorso.

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Lungo le pendici ghiaiose il meraviglioso Papavero Alpino.

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Superato il lago, il sentiero conduce direttamente al rifugio, che rappresenta un buon punto di sosta a metà di questo percorso.

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IL RIFUGIO PRADIDALI

Il nome del rifugio prende il nome dai prati gialli della valle quando i papaveri alpini sono in fiore.

È un punto di partenza per molte salite alpinistiche, come la Cima Canali e il Sass Maor.

Costruito nel 1896, è stato ristrutturato diverse volte e dispone di 65 posti letto; l'attuale gestore è, da 30 anni, la guida alpina Duilio Boninsegna.

Il mitico arrampicatore Manolo ha scelto questo rifugio come campo base all'inizio della sua brillante carriera alpinistica.

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©foto Mirco Bianchi





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Dopo una fetta di torta e qualche mandorla sempre a portata di mano (meglio rimanere leggeri per affrontare il mondo delle Pale), mi congedo da questo storico rifugio, un meraviglioso punto panoramico con le imponenti creste di Cima Canali a fare da sfondo.

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©foto Mirco Bianchi




Dal Rifugio Pradidali, inizio l'ascesa lungo il sentiero 715 che porta al Passo di Ball, mentre l'immagine del rifugio si fa sempre più piccola, incorniciata da un paesaggio da cartolina.

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Cima Canali, 2900 m.

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Percorro una vasta conca, in faticosa salita.

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In circa 30 minuti arrivo al Passo di Ball (2443 m), chiamato così in onore di John Ballche lo attraversò durante un'escursione nel 1864.

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Ball fu naturalista, alpinista e politico irlandese, considerato uno dei pionieri dell'alpinismo nelle Dolomiti e primo presidente dell'Alpine Club, fondato nel 1857, la più antica associazione di alpinismo al mondo.

Scrisse la ormai celebre "Alpine Guide" (Londra, 1863-1868), frutto delle sue numerose ascensioni, viaggi e delle accurate osservazioni che descrisse con stile chiaro e fluente.

Ball descrisse così le Dolomiti nelle annotazioni del suo diario:
"In nessun’altra parte delle Alpi si innalzano così bruscamente cime altissime e con così poca apparenza di connessione fra di loro.
In nessun altra parte vi sono contrasti così marcati offerti dalla differenza di struttura geologica come quelli che qui colpiscono il viaggiatore".

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©foto Mirco Bianchi




Proseguendo sempre lungo il sentiero 715, scendo su un terreno scivoloso, attraversando il versante superiore della Val di Roda, opposto a quello della Val Pradidali.

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Dopo pochi metri, incontro la parte più tecnica del percorso, con due tratti attrezzati: richiede cautela e l'uso dell'imbragatura.

Molti siti sottovalutano questa sezione, lasciando agli escursionisti la scelta di indossare o meno l'imbragatura.
In alcuni punti, è possibile decidere di non agganciare i moschettoni, ma in altri, date l'elevata esposizione e la pericolosità dello strapiombo, è consigliabile farlo per maggiore sicurezza.

In sintesi: indossare l'imbrago è altamente raccomandato.

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©foto Mirco Bianchi




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©foto Mirco Bianchi


Dopo aver superato i due tratti attrezzati, raggiungo il bivio Col delle Fede, terrazza ghiaiosa situata ai piedi della maestosa parete della Pala di San Martino.

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Foto → testo 2023




Da qui scendo lungo il sentiero 702 fino San Martino, affrontando una lunga serie di tornanti.

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 Incrociata la strada forestale, proseguo per altri 30 minuti fino a raggiungere la cabinovia Colverde, punto di partenza di questo faticoso ma splendido percorso.

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Note:

-l'itinerario descritto è stato percorso personalmente mercoledì 31 luglio 2024 consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.


-carta topografica Tabacco - Pale di San Martino 022 - 1:25.000


-per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi

 → Dolomiti presentazione


-le 10 regole base per affrontare un’escursione in montagna

 → Prudenza in montagna




Bibliografia:

-Dino Buzzati, "Il deserto dei Tartari" (1945), ed. Bibliotex, 2002.


Sitografia:

-Fradusta/wiki

-GhiacciaiodellaFradusta/wiki

-RifugioPradidali.com

-RifugioPradidali/wiki

-JohnBall/wiki







Questo sentiero fa parte del SISTEMA DOLOMITICO NUMERO 3 Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti Bellunesi, Vette Feltrine.






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IL COMPAGNO DI VIAGGIO


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