AOSTA-MARTIGNY
Il Colle del Gran San Bernardo ("colle" è sinonimo di passo o valico), si trova a 2473 metri nelle Alpi del Gran Combin.
Collega la Valle del Gran San Bernardo in Italia (Aosta) con la Valle d'Entremont in Svizzera (Martigny).
Sul versante italiano, una comoda strada collega il valico al fondovalle, partendo da Aosta.
MAPPA STRADALE:
-strada per il traforo
-strada ordinaria che conduce al colle
Prima dell'abitato di Saint-Rhémy-en-Bosses, la strada si divide: a sinistra, una strada protetta da paravalanghe conduce al traforo (il primo delle Alpi, 1964) permettendo di attraversare il confine italo-svizzero in ogni stagione. Proseguendo a destra sulla strada ordinaria, si sale ripidamente per circa 15 km fino al colle e al piccolo lago, ghiacciato fino a tarda primavera.
Il colle, chiuso da metà ottobre a fine maggio per neve, richiede spesso mezzi spazzaneve alla riapertura, ma le porte dell'antico ospizio situato sul valico restano sempre aperte per accogliere scialpinisti e moderni pellegrini.
L'OSPIZIO, IL MUSEO E I CANI SAN BERNARDO
Nel 1035, San Bernardo di Mentone costruì un ospizio sul colle per i pellegrini.
Dal colle passa la Via Francigena (il cammino che unisce Canterbury a Roma) e fu attraversato da Napoleone nel 1800.
Dal XVI secolo, i canonici dell'ospizio allevano cani molossoidi, noti oggi come Cani di San Bernardo, diventati famosi per il salvataggio di viaggiatori dispersi, mentre oggi non è più così.
Ora visiterò il piccolo e interessante
MUSEO DELL'OSPIZIO DEL GRAN SAN BERNARDO
per approfondire la storia di questo luogo.
Al primo piano del museo, la visita inizia con il mondo minerale, la flora e la fauna della zona.
Le rocce attorno al colle del Gran San Bernardo provengono da sedimenti sabbiosi di 300 milioni di anni fa e includono quarziti, marmi, scisti, micascisti e gneiss.
BERNARDO DA MENTONE
Nato intorno al 1020 da una nobile famiglia della regione di Annecy, Bernardo rinunciò ai privilegi per seguire la chiamata di Dio.
Ad Aosta divenne arcidiacono e si occupava dei poveri e dei viaggiatori che attraversavano il pericoloso passo del Mont Joux.
Questi viaggiatori arrivavano spesso in condizioni disperate, spogliati dei loro averi e provati da tempeste, freddo, neve, valanghe e briganti. Molti perdevano la vita lungo il cammino.
Situato a 2473 metri di altitudine e coperto di neve per sette mesi all’anno, il valico del Mont Joux era temuto dai viandanti che non avevano altre strade a disposizione.
Nel 1035, toccato dai pericoli affrontati dai passanti, costruì un rifugio dedicato a San Nicola di Myra e affidato a frati agostiniani.
Dal 1050 l'ospizio prenderà il suo nome.
Bernardo fondò anche un secondo ospizio sul colle che collegava la Savoia e la Valle d’Aosta, chiamato il Piccolo San Bernardo.
Morì a Novara nel 1081, venerato dalla popolazione.
Molte leggende circondano San Bernardo, ravvivando la devozione verso di lui.
Di conseguenza, il rifugio non è diventato solo un riparo per i passanti, ma anche una meta di pellegrinaggi.
Grazie a Bernardo, canonizzato nel 1123 e proclamato patrono delle Alpi e degli alpinisti nel 1923, la strada del colle è oggi considerata un porto di pace.
I religiosi continuano ad accogliere i passanti da quasi 1000 anni.
SECONDO PIANO
Il secondo piano del museo è dedicato alla storia dell'ospizio e del passo dopo la morte di Bernardo.
LE MERCI E IL CONTRABBANDO
Dal 1200, il Gran San Bernardo divenne un'importante via commerciale tra Italia e nord-ovest Europa, con traffici di stoffe, attrezzi, armi, spezie, metalli e cavalli.
Anche il commercio locale era significativo, soprattutto di animali allevati.
Dal Medioevo al XIX secolo, il trasporto merci era effettuato da abitanti delle località lungo il percorso.
LES MARRONIERS
i soldati della neve
I Marroniers, parola che deriva da "marrone", indica etimologicamente lo stallone a guida di un branco di cavalli selvaggi.
Erano abitanti dei villaggi montani che, pagati dall'ospizio del Gran San Bernardo, assistevano i viaggiatori attraversando il colle e soccorrendoli in caso di pericolo.
Venivano descritti come guide esperte, equipaggiate per affrontare il freddo rigido e il ghiaccio: i precursori delle moderne guide alpine.
In un racconto del gennaio 1129, Rodolfo, abate di Saint-Grond in Belgio, bloccato dalle valanghe per due giorni a Saint-Remy, descrive le guide così: "Indossavano berretti di feltro per proteggersi dal freddo rigido, guanti di pelliccia alle mani e calzature alte con suole chiodate per il ghiaccio scivoloso, e portavano alte picche per rintracciare la strada sotto la neve".
Marronnier con cane San Bernardo, epoca napoleonica (wikipedia, pubblico dominio). |
LE VITTIME DELLA MONTAGNA
Il passaggio del Gran San Bernardo era pericoloso, specialmente in inverno, con molte vittime tra i viaggiatori.
Padre Rodolfo, sempre nel 1129, racconta come dieci guide furono travolte da una valanga.
Un obitorio, costruito nel 1476 per dare sepoltura alle persone che morivano sul colle, ospita circa 200 corpi mummificati dal freddo vicino all'ospizio.
Fu poi murato nel 1950.
NAPOLEONE
Nel maggio del 1800, Napoleone Bonaparte attraversò il Gran San Bernardo durante la seconda Campagna d’Italia con circa 40.000 soldati francesi, superando il valico con difficoltà e sconfiggendo poi l’esercito austriaco nella Battaglia di Marengo.
Il dipinto "Bonaparte valica il Gran San Bernardo", di Jacques-Louis David, di cui esistono cinque versioni, è l'archetipo del ritratto di propaganda.
Dipinto divenuto celeberrimo, riprodotto su vasi e francobolli, ha influenzato artisti delle generazioni successive.
Wikipedia, pubblico dominio. |
L'ospizio fornì ai soldati cibo e coperte, spendendo 40.000 franchi, ma ricevette solo 18.000 franchi, e solo dopo il 1805.
"Bonaparte valica le Alpi", di Paul Delaroche - Wikipedia, pubblico dominio. |
Il Monumento a Desaix
Napoleone onorò il generale Desaix, caduto nella battaglia di Marengo, con un monumento trasportato con grande difficoltà da Parigi al Gran San Bernardo nel 1806.
L'operazione coinvolse 800 operai e 200 minatori, affrontando strade strette e pendenze ripide.
Il trasporto da Parigi al Gran San Bernardo richiese 10 giorni: ancora oggi è esposto all'ospizio.
Dopo aver sperimentato l'ospitalità del Gran San Bernardo per 40.000 soldati nel maggio del 1800, Napoleone ordinò la costruzione di un ospizio simile sul colle del Sempione.
DOPO LA CADUTA DI NAPOLEONE IL VALICO TORNÒ TRANQUILLO
IL TURISMO
Mercanti, operai stagionali, pellegrini e personaggi illustri continuarono a passare per il colle.
All'inizio del XX secolo, il colle del Gran San Bernardo poteva essere attraversato solo a piedi, a cavallo o a dorso di mulo.
L'introduzione degli sci dalla Norvegia nel 1877 migliorò gli spostamenti invernali, diventando utili dal 1910.
Dalla prima metà del XIX secolo, il turismo si aggiunse a questa frequentazione, attratto dalla natura selvaggia e ispirando artisti romantici.
Dal 1896 fu istituito un servizio di diligenza estivo con la costruzione della strada svizzera, e dal 1905 anche nel versante italiano con il completamento della strada.
Con il tempo, le diligenze furono gradualmente sostituite dai veicoli a motore.
LE PION e LA CORDE
In inverno, la pista "Le Pion" veniva battuta nella neve. Per evitare le valanghe, i viandanti diretti all'ospizio, da Saint-Remy usavano un percorso chiamato "La Corde", caratterizzato da pali ravvicinati collegati da corde lungo uno spigolo roccioso.
LE CAMERE
Molte camere dell'ospizio avevano letti a baldacchino, che garantivano discrezione e una leggera protezione contro il freddo.
LA STAZIONE METEOROLOGICA
La prima stazione meteorologica dell'ospizio, installata nel 1817, registrava dati tre volte al giorno.
Attualmente, i dati sono trasmessi elettronicamente all'Ufficio Federale di Meteorologia a Zurigo.
I CANI SAN BERNARDO
Dal XVI secolo, i canonici dell’ospizio allevano grossi cani molossoidi per la protezione dai malintenzionati e per vari impieghi, come il trasporto di piccoli carichi e la fornitura di forza motrice.
Tuttavia, sono diventati famosi per il loro aiuto nel tracciare piste nella neve, prevedere valanghe e ritrovare viaggiatori dispersi.
Anche se non hanno mai portato botticelle di liquore appese al collo, come vuole lo stereotipo, i cani San Bernardo sono diventati leggendari.
LA FONDAZIONE BARRY
Barry, che visse presso l’ospizio dal 1800 al 1812, è il più famoso tra i cani da soccorso del Gran San Bernardo, avendo salvato oltre 40 persone.
La sua storia, avvolta nella leggenda, ha contribuito alla fama di questa razza.
Barry morì nel 1814 a Berna, dove era stato portato due anni prima, ormai vecchio e stanco, dopo anni di servizio presso l’ospizio.
La Fondazione Barry di Martigny, creata nel 2005 rilevando il canile e l’allevamento dei cani dalla congregazione dei canonici del Gran San Bernardo, prende il nome da questo cane.
Da anni quindi, questi cani non risiedono più stabilmente all'ospizio, se non per qualche mese in estate.
Attualmente non sono più impiegati in operazioni di salvataggio.
Un divertente spot della Rega (soccorso aereo svizzero), mostra i tempi che cambiano: il San Bernardo cerca di rispondere alle emergenze, ma è troppo pesante ed è costretto a riconoscere i suoi limiti.
Circa trenta San Bernardo vivono permanentemente presso la Fondazione Barry, dove un team offre loro assistenza specifica, attività quotidiane e ampi spazi, per garantire la loro salute e il rispetto dei loro bisogni.
Una quindicina viene portata al Colle durante i pochi mesi estivi.
I cani maschi pesano tra 70 e 80 kg, mentre le femmine pesano tra 50 e 65 kg.
Dal 2007, la fondazione Barry ha coinvolto i cani San Bernardo in interventi sociali, sfruttando la loro natura affettuosa e gentile.
Questi interventi, che includono attività assistite con gli animali, pedagogia, terapia e coaching, hanno dimostrato benefici scientifici per la salute fisica ed emotiva dei pazienti.
Il cane San Bernardo, emblema nazionale svizzero, è diventato un animale sociale.
Con circa 500 interventi all'anno in Svizzera, la fondazione dipende esclusivamente da donazioni private per continuare le sue attività e garantire il benessere dei cani.
I film che vedono protagonisti i bellissimi cani San Bernardo:
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→ MONTAGNE
→ DOLOMITI
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Note:
ho visitato il Colle del Gran San Bernardo il 6 luglio 2024.
Bibliografia:
-pannelli informativi museo
Sitografia:
-colledelgransanbernardo/wikipedia
-bonapartevalicailgransanbernardo/wikipedia
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I COMPAGNI DI VIAGGIO
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