via Farini, 3
La Biblioteca Panizzi è la biblioteca pubblica della città, ospitata nell'ex collegio gesuitico di San Giorgio, come testimonia la presenza della chiesa omonima che si trova proprio di fronte, nella stessa via Farini.
La chiesa di San Giorgio esisteva già nel secolo XII (citata per la prima volta nel 1146).
Quando i Gesuiti arrivarono a Reggio Emilia, nel 1610, presero in carico la chiesa esistente.
Dal 1701 al 1720 costruirono il collegio, che divenne il loro centro istituzionale.
Nel clima rivoluzionario seguito alla proclamazione della Repubblica Reggiana (1796), il palazzo San Giorgio cambiò funzione e, nel 1798, ospitò la prima biblioteca pubblica cittadina.
All’inizio del Novecento vi si affiancò una biblioteca popolare, pensata per il ceto operaio.
Le due realtà — la municipale e la popolare — vennero unificate nel 1975, dando vita all’Istituzione Biblioteca intitolata ad Antonio Panizzi, grande bibliotecario e patriota reggiano.
Il collegio di San Giorgio divenne presto una rinomata scuola gesuitica, tra le poche che applicavano con rigore la Ratio Studiorum, il canone degli studi fondato in gran parte sulle arti retoriche.
Questo spiega – quasi geneticamente – la presenza dei libri in questo luogo, che oggi ospita non solo una delle biblioteche più grandi d’Italia per quantità, ma anche una delle più straordinarie per bellezza e valore culturale.
Come racconta Massimo Raffaeli su Radio 3: "In un Paese dove le statistiche sulla lettura sono spesso scoraggianti, la Biblioteca Panizzi rappresenta un vero e proprio caso unico: è una grande biblioteca di pubblica lettura – una public library, come si direbbe nel mondo anglosassone – e allo stesso tempo un luogo di conservazione, che custodisce fondi di valore inestimabile.
Una postilla doverosa: Reggio Emilia è una città spesso sottovalutata per la ricchezza delle sue bellezze, e il suo centro storico riserva sorprese preziose.
La Biblioteca Panizzi è una di queste.
Intitolata ad Antonio Panizzi, reggiano originario di Brescello, figura straordinaria.
Panizzi, patriota e mazziniano, fuggì dalla Restaurazione e si trasferì a Londra. Lì, dopo aver insegnato e frequentato l’ambiente degli esuli italiani, fu nominato prima funzionario e poi direttore del British Museum, dove progettò la celebre Reading Room, la sala di lettura dalla cupola luminosa, dove hanno studiato personaggi leggendari – tra cui Karl Marx, che lì scrisse le pagine de Il Capitale.
Panizzi è uno di quei paradossi italiani: celebre e celebrato nel mondo anglosassone, ma poco conosciuto nel suo Paese d’origine".
PIANO TERRA
Le sezioni dedicate alle varie categorie — narrativa, ragazzi, musica e spettacolo, giornali, libri antichi e moderni, fondi — girano intorno al cortile interno, un tempo coltivato a orto, e si articolano su tre piani.
Per maggiore chiarezza, allego la mappa dei piani, che viene gentilmente offerta all’ingresso.
Qui al piano terra si trovano un’importante sezione ragazzi e una delle emeroteche (raccolta di giornali e periodici) più fornite.
L'emeroteca al piano terra – foto Barbara Pantani. |
PRIMO PIANO
SALA SOL LEWITT
Questa sala dal 1887 al 1970 ha ospitato l'Archivio di Stato di Reggio Emilia.
Oggi è il cuore moderno della biblioteca.
Recentemente restaurata, diventata grande sala di lettura pubblica, è ispirata alle grandi biblioteche europee: luoghi in cui le sale di lettura sono impreziosite da ballatoi, che un tempo consentivano l'accesso alle scaffalature dell'Archivio di Stato.
È un ambiente classico e contemporaneo insieme, con i tradizionali banchi in legno, le lampade da studio e 65 postazioni per i computer.
Ecco lo screenshot da un video della Biblioteca Panizzi: si vede l'ex Archivio di Stato, con i ballatoi su cui erano conservati i documenti.
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Screenshot da "Sol LeWitt - Biblioteca Panizzi", YouTube. |
A rendere ancora più suggestivo lo spazio, c’è un’opera del 2004 dell’artista americano Sol LeWitt, "Whirls and Twirls 1" (Vortici e Mulinelli 1): una decorazione murale ondulata e policroma, dipinta con colori acrilici, che risalta sul bianco circostante e dona una luce nuova alla sala.
È uno dei suoi Wall Drawing (Disegni a muro), disegni amplificati a dimensione di ambiente.
Nel video seguente, pubblicato su YouTube dalla Biblioteca Panizzi, viene illustrata la complessa realizzazione dell'opera.
I libri sono tantissimi, la raccolta è una delle più vaste d'Italia: il patrimonio librario supera le 850.000 unità, e cresce continuamente grazie a nuove acquisizioni e donazioni.
La Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia è un esempio unico in Italia per come unisce la funzione di biblioteca pubblica a quella di conservazione.
Ciò che colpisce infatti è che una parte significativa di questo patrimonio è accessibile a scaffale aperto: uscendo da questa sala di lettura, si può passare dalla Treccani ai grandi classici della narrativa, la saggistica, i manuali.
Una scelta non banale, che rende questa biblioteca profondamente pubblica, aperta, viva.
La biblioteca affonda le radici nella storia civile della città. Reggio Emilia, città del Tricolore, è anche la città più francese e "giacobina" d’Italia.
Tra il 1796 e il 1798, con le soppressioni napoleoniche, molti beni dei conventi furono messi all’asta; durante la Restaurazione, parte di questi fondi librari tornò agli ordini religiosi, per poi essere definitivamente acquisita dallo Stato dopo l’Unità d’Italia.
È da quel momento che nasce la biblioteca come bene pubblico: sulla facciata della Panizzi compare ancora oggi l’iscrizione "Biblioteca popolare".
Già nel 1910 si profilava l’idea di una public library, cioè di un luogo accessibile anche ai frequentatori occasionali, non solo a studiosi o professionisti.
Oggi la Panizzi è al centro di un sistema bibliotecario diffuso sul territorio, e rappresenta perfettamente una vocazione civica profondamente radicata in questa città. Una vocazione che si riflette nella storia di figure come Camillo Prampolini, esponente dell’umanesimo socialista cristiano, o Giuseppe Dossetti, che a Reggio si è formato, incarnando un cattolicesimo attento alle esigenze della società.
E come non citare Loris Malaguzzi e l’esperienza dei nidi e delle scuole dell’infanzia, che fin dagli anni Settanta hanno portato il nome di Reggio Emilia nel mondo.
La Biblioteca Panizzi è una punta di diamante di questo sistema integrato, esempio raro di civismo attivo e partecipato, che in Italia resta purtroppo ancora un’eccezione.
Tornando alle opere a scaffale aperto, sono disposte secondo il sistema decimale, a partire dalla sezione 000.
L'ambiente è frequentato soprattutto da giovani, che la vivono con rispetto e naturalezza, come uno spazio proprio.
I numeri sono sorprendenti: circa 1.500 utenti al giorno, oltre 800.000 all’anno (dato del 2018).
Già negli anni '80, la Panizzi mostrava un'immagine europea: rastrelliere piene di biciclette e una biblioteca vissuta come luogo quotidiano di civiltà.
SECONDO PIANO
La Biblioteca Panizzi è così fortemente identificata come luogo civico, che a volte ci si dimentica che è anche una grande biblioteca di conservazione.
Al secondo piano si trova appunto la sezione di conservazione e storia locale, il planisfero e gli uffici della direzione.
Custodisce circa 9.000 incunaboli e cinquecentine, 40.000 stampe, codici miniati e rari manoscritti, come un trattato attribuito a Piero della Francesca.
Conserva fondi legati ai poeti Matteo Maria Boiardo, originario di Scandiano, e Ludovico Ariosto, nato a pochi chilometri da Reggio Emilia.
Ai fondi antichi si affiancano quelli dei moderni autori reggiani, come Silvio D’Arzo (pseudonimo di Ezio Comparoni), scrittore di rara sensibilità, di cui si conserva l'archivio grazie allo studioso Rodolfo Macchioni Jodi.
Anche Gianni Celati, legato a queste terre, sebbene nato altrove, ha donato parte del suo archivio.
Celati ha avuto due fasi nella sua scrittura: una giovanile e visionaria, e una più contemplativa, legata al paesaggio padano. Opere come Narratori delle pianure o Verso la foce raccontano proprio i luoghi tra Reggio Emilia e il delta del Po: terre poco note, mai ostentate, da scoprire con lentezza — proprio come questa biblioteca e la città che la ospita.
Tra i fondi moderni spicca quello ricchissimo di Cesare Zavattini, poliedrico intellettuale: scrittore, sceneggiatore di De Sica, organizzatore instancabile di cultura e iniziative.
Il suo archivio, ancora in fase di catalogazione, testimonia i suoi numerosi contatti, con protagonisti della cultura italiana e internazionale.
La Panizzi conserva anche importanti fondi fotografici. Due nomi su tutti:
- Stanislao Farri, che ha ritratto con rigore la Reggio del Novecento;
- Luigi Ghirri, maestro della fotografia italiana, capace di cogliere la bellezza discreta e silenziosa del paesaggio emiliano.
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Fondo fotografico Luigi Ghirri - ©biblioteca Panizzi |
Nell'immagine seguente, i mobili schedari con cassetti numerati contengono il catalogo cartaceo storico della biblioteca, utilizzato prima della digitalizzazione.
Lo schedario permette ancora oggi di consultare il patrimonio librario e periodico acquisito fino al 1930, spesso non presente nel catalogo online.
È parte integrante della sezione di conservazione.
SALA DEL PLANISFERO
Il lungo corridoio, sede originaria della biblioteca fin dal 1796, prende il nome oggi di Sala del Planisfero, dal grande planisfero che domina l'ingresso.
Vi si tengono anche iniziative culturali.
Il planisfero è opera di Evangelista Azzi (1793 - 1848), topografo parmense e docente al collegio militare.
Con il secondo piano e la Sala del Planisfero, si conclude il percorso nel palazzo.
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-L'itinerario descritto è stato effettuato il 9 febbraio 2025.
-Tutte le foto sono di Monica Galeotti, eccetto la foto del Fondo fotografico di Luigi Ghirri (copyright indicato) e di una foto che mi ritrae, scattata da Barbara Pantani.
RIFERIMENTI:
Libri:
-Emilia Romagna, Touring Editore, 2010, pag 111.
Siti Web:
-bibliotecapanizzi.it
Videografia:
-"Sol LeWitt - Whirls and Twirls 1", Biblioteca Panizzi Reggio Emilia, YouTube, 24 agosto 2023.
Podcast:
-"Biblioteca Panizzi a Reggio Emilia raccontata da Massimo Raffaeli", programma "Le Meraviglie", Radio 3, 28 marzo 2020.
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