BOLOGNA, 7 novembre - 14 dicembre 2025
Fondazione MAST, via Speranza, 42
La Biennale di Fotografia Industriale nasce a Bologna nell'ottobre del 2013, in concomitanza con la creazione del > MAST, Centro Polifunzionale e Spazio Espositivo, progetto realizzato dall'imprenditrice e filantropa Isabella Seragnoli.
L'iniziativa è la prima al mondo dedicata alla fotografia industriale, concepita come tramite fra l'impresa e la collettività.
HOME
La VII Biennale pone centrale l'argomento "casa", si intitola HOME, ed esplora questo tema come luogo reale e simbolico, specchio delle trasformazioni sociali, economiche e culturali del nostro tempo.
Attraverso le opere di autori internazionali, la rassegna racconta un secolo di rappresentazioni domestiche, dalle abitazioni industriali alle case private.
Home diventa così un laboratorio visivo in cui fotografia, industria e tecnologia si incontrano per riflettere sulla casa come uno dei grandi temi del contemporaneo: l'abitare.
La biennale si estende, attraverso 11 mostre, in 8 sedi espositive: 7 sedi storiche nella città e una al MAST.
L'accesso è gratuito con il badge da ritirare in piazza Nettuno o nelle sedi delle mostre.
A seguire, al completo, andrò a pubblicare le mostre anno 2025 in base ad un itinerario ideale, massimizzando la vicinanza dei luoghi.
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| Mappa creata da Monica Galeotti su base Google Earth (cliccaci sopra) |
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1 - JEFF WALL
Fondazione MAST
via Speranza, 42
La settima edizione della Biennale Foto/Industria parte dalla Fondazione MAST e ospita l’artista canadese Jeff Wall, noto per le sue fotografie di grande formato retro-illuminate che definisce "pittura della vita moderna".
Nato a Vancouver, in Canada, nel 1946,
è uno dei protagonisti della fotografia contemporanea. Le sue opere, esposte in tutto il mondo, uniscono fotografia, pittura e cinema, grazie a un metodo che lui stesso definisce "cinematografico": scene reali o immaginarie vengono ricostruite con cura, come fossero fotogrammi di un film.
Da oltre quarant’anni Wall esplora il confine tra realtà e finzione, portando nella fotografia la complessità del linguaggio visivo dell’arte.
È stato docente per venticinque anni e autore di importanti testi teorici, mentre i più grandi musei gli hanno dedicato ampie retrospettive.
Nel 2002 ha ricevuto il prestigioso Premio Hasselblad, considerato il "Nobel della fotografia".
La mostra
LIVING, WORKING, SURVIVING
(Vivere, lavorare, sopravvivere)
La mostra propone 28 opere realizzate dal 1980 al 2021, e provenienti da collezioni private e musei internazionali.
A partire dal 1978, Jeff Wall ha introdotto nella sua ricerca artistica i lightbox retroilluminati, ispirati ai pannelli pubblicitari urbani.
Per trent’anni questi dispositivi, sono stati al centro della sua produzione, a cui si sono poi aggiunte le grandi fotografie in bianco e nero e le stampe a colori inkjet e lightjet.
In apertura due lightbox mostrano una sequenza di scene di strada ambientate a Vancouver, in cui l'autore costruisce una narrazione frammentaria intorno al contenuto di un sacchetto di carta marrone.
Le immagini, simili a uno storyboard cinematografico, invitano lo spettatore a ricomporre la storia e a riflettere sulla natura selettiva e soggettiva della visione e della memoria. L’opera, originariamente concepita come progetto per un arazzo destinato al Palazzo di Giustizia di ’s-Hertogenbosch, esiste anche in una seconda edizione conservata a Basilea.
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A Partial Account (of events taking place between the hours of 9.35 a.m. and 3.22 p.m., Tuesday, 21 January, 1997) Resoconto parziale (di eventi accaduti tra le ore 9:35 e 15:22, martedì 21 gennaio 1997), lightbox, due parti. |
Trasferendo il pannello luminoso retroilluminato (oggetto quotidiano di comunicazione commerciale) nello spazio museale, Wall ha messo in relazione il mondo reale con quello della creazione artistica, trasformando la luce artificiale in un mezzo espressivo.
L'opera The Well mostra una persona che scava un pozzo in un paesaggio aperto, scena accuratamente costruita che trasforma un gesto quotidiano in un’immagine straniante.
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| The Well – Il Pozzo 1989, lightbox, Glenstone Museum. |
La sua è una scelta precisa: al posto del minimalismo e del linguaggio ridotto degli anni '60, egli inserisce nei suoi lightbox immagini complesse e narrative, vere e proprie scene cinematografiche.
Una scena attentamente costruita mostra una famiglia rurale impegnata nella macellazione e preparazione del pollame in un capannone.
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Dressing Poultry – Lavorazione del pollame 2007, lightbox, courtesy Cranford Collection, London. |
Jeff Wall ha scelto di credere nel potere dell’immagine in un’epoca che ne aveva messo in crisi il valore. Le sue opere, luminose e coinvolgenti, invitano lo spettatore a immergersi nella complessità visiva e narrativa di ogni scena.
Una grande fotografia retroilluminata ritrae un tratto del ruscello Still Creek a Vancouver: l’artista elimina la presenza umana, mettendo in scena un paesaggio urbano‑naturale reale e sospeso, cioè immobile e silenzioso, come se il tempo si fosse fermato.
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| Still Creek, Vancouver winter 2003 lightbox, Zabludowicz Collection. |
Dai lightbox alle grandi fotografie in bianco e nero, Wall usa la luce come strumento di riflessione e immaginazione.
Un grande scatto a colori mostra agenti in giubbotti antiproiettile intenti a perquisire un’abitazione: la scena è attentamente costruita ma appare come un momento reale, invitando lo spettatore a ricostruire cosa sia accaduto e a riflettere sul rapporto tra controllo, privacy e visione.
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| Search of Premises – Perquisizione dei locali 2009, lightjet print, courtesy the artist. |
Un banco da verniciatura in una fabbrica di arredamenti a Vancouver: la scena senza figure umane trasforma un momento produttivo ordinario in un’indagine visiva sulla materialità, la luce e il dettaglio industriale.
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Staining bench, furniture manufacturer’s, Vancouver Banco per la verniciatura, fabbricante di arredi, Vancouver 2003, lightbox, courtesy the artist. |
Con questo scatto "near-documentary", Wall ritrae una giovane donna sul tetto di un’auto che si abbandona alla luce del sole in un momento sospeso, tra quiete e contemplazione.
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| Sanseeker – In cerca di sole 2021, inkjet print, courtesy Gagosian. |
Dal punto di vista figurativo, Wall definisce queste immagini tableau, scenari accuratamente costruiti come set cinematografici, dove ogni dettaglio è studiato e composto con precisione per raccontare una storia, richiamando per certi versi l’approccio di Pier Paolo Pasolini nei suoi film, che inseriva personaggi o scene ispirati a quadri classici. Apparenti istantanee rubate alla vita dei soggetti, in realtà immagini complesse e misteriose che mostrano eventi mai accaduti.
L'immagine mostra il momento in cui un giovane lascia il suo villaggio per arrivare alla periferia urbana di Istanbul. La scena, costruita con precisione, cattura il passaggio tra vita rurale e città, trasformando un gesto quotidiano in un simbolo della migrazione contemporanea.
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A Villager from Aricaköyü arriving in Mahmutbey-Istanbul, september, 1997 Abitante di Aricaköyü arriva a Mahmutbey-Istanbul, settembre, 1997 lightbox, Bayerische Staatsgemäldesammlungen, München, Pinakothek der Moderne. |
Un tratto distintivo del suo lavoro è l’attenzione verso le persone ai margini della società — lavoratori, esclusi, senza fissa dimora — una sensibilità nata anche dall’ambiente sociale in cui vive e lavora a Vancouver. Pur mantenendo indipendenza da ideologie, Wall rappresenta con lucidità la condizione umana nella società contemporanea, divenendo un vero interprete visivo della vita postmoderna: fatta di sopravvivenza, fatica e dignità quotidiana.
River Road è una fotografia costruita in grande formato che ritrae un paesaggio urbano periferico: case spartane, auto parcheggiate e linee elettriche, in una scena sospesa tra abbandono e quotidianità. Con il suo stile Wall cattura la bellezza malinconica della marginalità, trasformando un angolo ordinario in un’immagine ricca di tensione visiva e poetica.
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River Road – Strada sul fiume 1994, lightbox, Museum Kurhaus Kleve permanent loan Freundeskreis Museum Kurhaus & Koekkoek-Haus Kleve e. V. |
Jeff Wall alla Fondazione MAST il 7 novembre 2025, durante la lectio magistralis, inaugura la Biennale; sullo sfondo The Thinker, Il Pensatore, del 1986.
Anche se l'opera non è presente in mostra, rappresenta bene il suo modo di lavorare: partire da immagini note per renderle attuali.
Wall spiega che si è ispirato alla Colonna dei contadini di Albrecht Dürer (1525), un progetto mai realizzato, e la reinterpreta in chiave moderna, un po’ come faceva Pasolini nei suoi film.
L’artista descrive il contadino seduto in cima alla colonna, ferito con un coltello nella schiena, in lutto per la sconfitta delle sue speranze di emancipazione, e diventa così un simbolo per l'intera collettività contadina.
Jeff Wall durante la lectio magistralis al MAST di Bologna il 7 novembre 2025.
Contrariamente alle altre 7 sedi, questa del MAST rimarrà aperta fino al 8 marzo 2026.
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NOTE:
-Le opere qui pubblicate, pur non essendo complete, seguono fedelmente il percorso dell’esposizione e hanno un valore proprio. Le condivido non solo come invito a visitare la mostra, che è un’esperienza oltretutto gratuita, ma soprattutto come lettura per tutti coloro che esplorano il mondo anche da casa.
-Tutte le foto sono di Monica Galeotti, salvo la cartolina ufficiale della Biennale e la foto personale di Jeff Wall (copyright indicato).
-Per vedere mappa e foto in alta risoluzione, clicca sull'immagine.
Per una visione ottimale consiglio il PC.
FONTI:
-lectio magistralis Jeff Wall, 7 novembre 2025 alla Fondazione MAST
-pieghevole MAST
Siti Web:
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