domenica 17 novembre 2024

CIMITERO DEI BURCI

PARCO DEL FIUME SILE
CASIER - TREVISO



Un'escursione nel cuore del Parco del Sile, in un luogo storico e suggestivo tra natura e archeologia fluviale


Il Cimitero dei Burci è uno degli angoli più suggestivi del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, nei pressi di Casier, in provincia di Treviso.

A differenza di un tradizionale luogo di sepoltura, questo "cimitero" ospita i resti di antiche imbarcazioni di legno, note come burci, abbandonate tra gli anni ’70 e ’80.

Un tempo utilizzate per il trasporto di merci lungo il fiume Sile, queste grandi barche, furono essenziali per il commercio fluviale fino all’avvento di mezzi di trasporto più moderni.


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COME ARRIVARE DA TREVISO

Durante la visita a Treviso in treno, ho raggiunto il Cimitero dei Burci utilizzando i mezzi pubblici locali:

1. autobus Linea 4 da Treviso-Stazione con direzione Casier in circa 20 minuti, lungo la strada Jesolana, che da Treviso prosegue fino a Jesolo.

2. fermata Casier/capolinea scuola elementare.

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Treviso-Casier, mappatura Monica Galeotti


3. dal capolinea dell'autobus, il Cimitero dei Burci è raggiungibile a piedi seguendo il percorso pedonale che costeggia il fiume.

Tempo: andata 30 minuti
Lunghezza: 1,8 km

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Percorso Cimitero dei Burci, GPS Relive, didascalie Monica Galeotti.



Inizio il percorso dalla scuola elementare di Casier, e arrivo facilmente alla chiesa parrocchiale di San Teonisto.

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Proseguendo su strada asfaltata, si apre presto la vista sul Sile.

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IL SILE E IL TRASPORTO CON VENEZIA

Il fiume Sile si estende per circa 95 km, dalla provincia di Treviso fino a Quarto d’Altino (Venezia), e ha storicamente collegato la Marca Trevigiana a Venezia, favorendo il trasporto di merci fin dall’epoca romana.

Ha continuato a essere utilizzato regolarmente fino agli anni ’70 del Novecento, quando fu gradualmente sostituito dal trasporto su strada.

Il Veneto è stata l’ultima regione italiana ad abbandonare il trasporto fluviale.


Lungo il fiume si trovano numerose ville veneziane, talvolta celate tra la vegetazione, caratterizzate da colonne e capitelli in stile neoclassico.

In questo tratto si trova una delle più rinomate: Villa Barbaro Valier (oggi nota come Battaggia), con una gradinata che scende fino all'approdo.

La vicinanza di un fiume, come favorevole via di comunicazione, ha permesso alle ville di entrare nel sistema di gestione territoriale, facilitando così il trasporto delle produzioni agricole verso i mercati di Venezia.


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Villa Barbaro Valier Battaggia




ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE

Le industrie dismesse


Le rive del Sile sono costellate di strutture industriali dismesse che ricordano l’epoca in cui il fiume era una delle principali vie di commercio e produzione della zona.

Questi edifici, un tempo occupati da mulini, filande, cartiere e altre industrie legate all’energia idraulica, hanno giocato un ruolo cruciale nello sviluppo economico locale tra il XIX e il XX secolo.

Oggi alcune di queste strutture sono oggetto di riqualificazione, mentre altre restano come monumenti di archeologia industriale, raccontando la storia del passato industriale della regione.


Mentre continuo nel mio percorso, sulla riva opposta, in località Silea, si trovano gli ex stabilimenti Chiari & Forti, imponenti e ben visibili.

Un tempo questi edifici ospitavano un oleificio che negli anni ’90 produceva il celebre olio Cuore.

Successivamente il complesso è stato colpito da un incendio che ha causato il crollo della sua parte più antica: il mulino Toso, elemento che aveva valso alla struttura il soprannome di "piccolo Stucky di Silea", in omaggio al noto → Mulino Stucky, alla Giudecca di Venezia.

Abbandonati dal 2004, gli stabilimenti attendono ancora una nuova destinazione d’uso.


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Un'altra struttura industriale dismessa è un ex mangimificio, costruito dalla famiglia Pagnan per ampliare la produzione di mangimi. Dopo la chiusura dell'attività, l'edificio venne abbandonato.


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Da qui si snoda una passerella in legno che conduce al Cimitero dei Burci.


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LE BARCHE

I resti dei burci giacciono semisommersi nel fiume, dove una volta sostavano all’ormeggio, in varie anse e rientranze, creando uno scenario pittoresco e affascinante che attira appassionati di storia e amanti della natura.


 Questi grandi barconi da carico, detti "burci" in dialetto, erano privi di motore e venivano trainati controcorrente con lunghe funi, in dialetto "reste", tirate da buoi che avanzavano sugli argini bassi.

Questi argini, chiamati localmente "restere" dal nome dialettale delle funi, dovevano rimanere sgombri per permettere il passaggio dei buoi lungo tutto il corso d'acqua.

Allo stesso modo, lungo il Canale Navile a Bologna, i cavalli trascinavano le imbarcazioni che trasportavano merci da Bologna e Venezia, e viceversa controcorrente.


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Abbandonate con l’avvento di mezzi di trasporto più moderni, molte barche sono state lasciate lungo la riva e col tempo sono affondate.

A causa della bassa profondità del fiume, i relitti sono rimasti parzialmente visibili, sebbene ormai logorati dal tempo.


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Oggi offrono rifugio a diverse specie di uccelli selvatici, come germani, folaghe, oche e cigni, oltre che a tartarughe che usano le assi emerse per riscaldarsi al sole.


Le ricerche archeologiche hanno censito 19 relitti di tradizionali imbarcazioni da trasporto, la più antica delle quali risale al 1937.

Le informazioni sui relitti sono state ricavate grazie ai documenti originali di tre di queste imbarcazioni recuperati direttamente dalle barche.


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Il ritorno segue il percorso dell'andata, ma con una breve deviazione raggiungo la suggestiva piazzetta sul retro della Parrocchiale, affacciata sulle acque del fiume.

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E il porto di Casier.

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IL GIRASILE
Il 3 e 4 ottobre del 2009 ho percorso in bicicletta il "Girasile", la lunga pista ciclabile che parte da Casacorba di Vedelago, dove nascono le sorgenti del Sile, e arriva fino a Jesolo.
All’epoca, quindici anni fa, i barconi erano meglio conservati e riconoscibili, nonostante fossero circondati dalla vegetazione.
Questo ci ricorda che, col passare del tempo, questi antichi monumenti delle acque sono destinati a scomparire.

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Cimitero dei Burci, Girasile 2009.



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Cimitero dei Burci, Girasile 2009.



TREVISO PRESENTAZIONE


DIARI DI VIAGGIO


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Sitografia:




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mercoledì 13 novembre 2024

IL CANYON DEL TRAVIGNOLO

SOTTOSASSA - Predazzo (TN)


Il Canyon del fiume Travignolo è una gola naturale con imponenti pareti rocciose.


La passeggiata, semplice e adatta a tutti, segue una vecchia strada situata sotto le pareti di roccia di Sottosassa, offrendo un percorso affascinante e panoramico.


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COME ARRIVARE
In auto, partendo da Predazzo, che si trova tra Ziano di Fiemme e Moena, si prende la strada per Passo Rolle.
Dopo un paio di chilometri, si svolta a destra seguendo una deviazione pianeggiante che conduce al campeggio Valle Verde, nel cuore della valle, dove si parcheggia.

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©GPS Relive 3D - ©didascalie Monica Galeotti




ITINERARIO
Il percorso inizia dal punto panoramico del Maso Roncac, raggiunge il ponte storico della Lizzata, attraversa la stretta gola del Travignolo costeggiando le imponenti pareti rocciose di Sottosassa, e termina presso la radura de La Scofa.

Segnavia n.660-342A
Difficoltà: T
 Tempo: 42 minuti solo andata
Dislivello: 22 m
Lunghezza: 2,6 km

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©escursione GPS Relive 3D - ©didascalie Monica Galeotti



Dal campeggio raggiungo quindi il Maso Roncac, che si trova in un bel punto panoramico.

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PONTE DELLA LIZZATA

 Proseguo lungo una facile strada forestale sterrata, fino a raggiungere il ponte in pietra di porfido della Lizzata, lo stesso porfido che distingue i massi di questo torrente.

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Questo ponte è stato costruito nel 1893, prende il nome da un antico maso nelle vicinanze e offre una vista affascinante tra massi, vegetazione e acqua.


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SOTTOSASSA

 Dal ponte inizia il percorso (n.660) che costeggia il torrente Travignolo, quindi entro nella gola rocciosa di Sottosassa.

Un cartello segnala il pericolo di caduta massi.


Il sentiero è turistico, ampio, ma esiste il rischio di caduta massi, che aumenta in caso di pioggia, vento o neve, specialmente nelle ore e nei giorni successivi a tali eventi.

Gli escursionisti devono agire con prudenza, scegliendo attentamente i tempi di percorrenza e sosta.


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Maestose pareti di porfido sovrastano la strada.

Un tempo erano utilizzate come cave per l'estrazione e sono oggi diventate palestra di roccia, frequentate dagli arrampicatori, illuminate dal sole per gran parte della giornata.


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William White, viaggiatore e scrittore inglese, visitò questi luoghi tra il 1869 e il 1875, descrivendo come i cavatori lavorassero pazientemente il porfido, una roccia molto dura.

Le cave, gestite dalla Comunità di Fiemme, erano note con i nomi degli affittuari.

Il porfido estratto veniva usato anche per costruzioni importanti, come il ponte Europa nel Tirolo del Nord. 

Fino al 1949 l’estrazione avveniva manualmente, diventando meno faticosa con l’introduzione di macchinari.

Nella seguente foto, il giorno dell'inaugurazione del compressore, anni '50.


Cartellonistica in loco


Le cave offrirono lavoro anche a operai provenienti da altre province, in particolare dal veronese.

Il porfido di miglior qualità proveniva dalla cava della Scofa, descritta come "di velluto".

Dopo l’alluvione del 1966, l’attività estrattiva nelle cave di Sottosassa cessò, ma i segni dei tagliapietra sono ancora visibili sulle pareti rocciose oggi usate per l’arrampicata.


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IL GIGANTE CUSTODE

Una leggenda narra che un tempo, in questi luoghi, vivesse un gigante di pietra come custode.

Proteggeva i boschi, i fiumi e gli animali della valle, con capelli che cambiavano colore secondo le stagioni.


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Cartellonistica in loco.



Quando uno spirito malvagio distrusse l’armonia del luogo, il gigante sacrificò se stesso: donò la sua forza, la sua voce e le sue lacrime per restituire vita alla natura.
Il gigante scomparve, ma si dice che i suoi piedi siano ancora visibili fra le rocce del Travignolo, a ricordare il suo sacrificio, basta cercare bene....

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Il gigante individuato grazie a cartellonistica in loco,
disegno di Monica.




Il percorso segue l’antica strada di Sottosassa per Passo Rolle, utilizzata fino alla costruzione della diga del lago di Paneveggio e abbandonata dopo l’alluvione del 1966.

Il tracciato era spesso danneggiato dalle piene improvvise.


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Si può riconoscere l’antica strada grazie ad un tratto lastricato e un vecchio guard rail rimasto su un tornante.


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La strada porta ai 1218 metri del maso Andreola, da dove si segue un sentiero nel bosco con tratti a saliscendi.


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Il sentiero diventa n.342A.


Incontro le indicazioni per il ponte sospeso sul Travignolo, e decido di interrompere il mio percorso per fare una breve deviazione.

Il ponte ha una lunghezza di 37 metri, a 20 metri di altezza dal torrente.

Portata massima di dieci persone e biciclette a mano.

Vietatissimo attraversarlo in caso di temporale o neve accumulata.


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Oltre il ponte, il sentiero continua verso il lago di Paneveggio, aggiungendo circa 30 minuti al tragitto.


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Sentiero verso Paneveggio oltre il ponte sospeso.




Dopo una breve passeggiata, senza raggiungere il lago, torno indietro, attraversando nuovamente il ponte, e concludo il mio itinerario nella splendida radura de La Scofa a 1258 metri, caratterizzata da fienili e baite.


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Infine, il ritorno segue lo stesso percorso dell’andata.








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Note:

-l'itinerario descritto è stato percorso personalmente sabato 3 agosto 2024 consultando preventivamente le previsioni meteo, prestando attenzione all'evoluzione del tempo nella stessa giornata.


-carta topografica Tabacco - Val di Fiemme Lagorai Latemar 014 - 1:25.000


-per i livelli di classificazione delle difficoltà nell'escursionismo vedi

→ Dolomiti presentazione


-le 10 regole base per affrontare un’escursione in montagna

→ Prudenza in montagna



Bibliografia:

-cartellonistica in loco



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Questo sentiero fa parte del SISTEMA DOLOMITICO UNESCO NUMERO 3: Pale di San Martino, San Lucano, Dolomiti bellunesi, Vette Feltrine.





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IL COMPAGNO DI VIAGGIO


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