Un'escursione nel cuore del Parco del Sile, in un luogo storico e suggestivo tra natura e archeologia fluviale
Il Cimitero dei Burci è uno degli angoli più suggestivi del Parco Naturale Regionale del Fiume Sile, nei pressi di Casier, in provincia di Treviso.
A differenza di un tradizionale luogo di sepoltura, questo "cimitero" ospita i resti di antiche imbarcazioni di legno, note come burci, abbandonate tra gli anni ’70 e ’80.
Un tempo utilizzate per il trasporto di merci lungo il fiume Sile, queste grandi barche, furono essenziali per il commercio fluviale fino all’avvento di mezzi di trasporto più moderni.
COME ARRIVARE DA TREVISO
IL SILE E IL TRASPORTO CON VENEZIA
Il fiume Sile si estende per circa 95 km, dalla provincia di Treviso fino a Quarto d’Altino (Venezia), e ha storicamente collegato la Marca Trevigiana a Venezia, favorendo il trasporto di merci fin dall’epoca romana.
Ha continuato a essere utilizzato regolarmente fino agli anni ’70 del Novecento, quando fu gradualmente sostituito dal trasporto su strada.
Il Veneto è stata l’ultima regione italiana ad abbandonare il trasporto fluviale.
Lungo il fiume si trovano numerose ville veneziane, talvolta celate tra la vegetazione, caratterizzate da colonne e capitelli in stile neoclassico.
In questo tratto si trova una delle più rinomate: Villa Barbaro Valier (oggi nota come Battaggia), con una gradinata che scende fino all'approdo.
La vicinanza di un fiume, come favorevole via di comunicazione, ha permesso alle ville di entrare nel sistema di gestione territoriale, facilitando così il trasporto delle produzioni agricole verso i mercati di Venezia.
Villa Barbaro Valier Battaggia |
ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
Le industrie dismesse
Le rive del Sile sono costellate di strutture industriali dismesse che ricordano l’epoca in cui il fiume era una delle principali vie di commercio e produzione della zona.
Questi edifici, un tempo occupati da mulini, filande, cartiere e altre industrie legate all’energia idraulica, hanno giocato un ruolo cruciale nello sviluppo economico locale tra il XIX e il XX secolo.
Oggi alcune di queste strutture sono oggetto di riqualificazione, mentre altre restano come monumenti di archeologia industriale, raccontando la storia del passato industriale della regione.
Mentre continuo nel mio percorso, sulla riva opposta, in località Silea, si trovano gli ex stabilimenti Chiari & Forti, imponenti e ben visibili.
Un tempo questi edifici ospitavano un oleificio che negli anni ’90 produceva il celebre olio Cuore.
Successivamente il complesso è stato colpito da un incendio che ha causato il crollo della sua parte più antica: il mulino Toso, elemento che aveva valso alla struttura il soprannome di "piccolo Stucky di Silea", in omaggio al noto → Mulino Stucky, alla Giudecca di Venezia.
Abbandonati dal 2004, gli stabilimenti attendono ancora una nuova destinazione d’uso.
Un'altra struttura industriale dismessa è un ex mangimificio, costruito dalla famiglia Pagnan per ampliare la produzione di mangimi. Dopo la chiusura dell'attività, l'edificio venne abbandonato.
Da qui si snoda una passerella in legno che conduce al Cimitero dei Burci.
LE BARCHE
I resti dei burci giacciono semisommersi nel fiume, dove una volta sostavano all’ormeggio, in varie anse e rientranze, creando uno scenario pittoresco e affascinante che attira appassionati di storia e amanti della natura.
Questi grandi barconi da carico, detti "burci" in dialetto, erano privi di motore e venivano trainati controcorrente con lunghe funi, in dialetto "reste", tirate da buoi che avanzavano sugli argini bassi.
Questi argini, chiamati localmente "restere" dal nome dialettale delle funi, dovevano rimanere sgombri per permettere il passaggio dei buoi lungo tutto il corso d'acqua.
Allo stesso modo, lungo il Canale Navile a Bologna, i cavalli trascinavano le imbarcazioni che trasportavano merci da Bologna e Venezia, e viceversa controcorrente.
Abbandonate con l’avvento di mezzi di trasporto più moderni, molte barche sono state lasciate lungo la riva e col tempo sono affondate.
A causa della bassa profondità del fiume, i relitti sono rimasti parzialmente visibili, sebbene ormai logorati dal tempo.
Oggi offrono rifugio a diverse specie di uccelli selvatici, come germani, folaghe, oche e cigni, oltre che a tartarughe che usano le assi emerse per riscaldarsi al sole.
Le ricerche archeologiche hanno censito 19 relitti di tradizionali imbarcazioni da trasporto, la più antica delle quali risale al 1937.
Le informazioni sui relitti sono state ricavate grazie ai documenti originali di tre di queste imbarcazioni recuperati direttamente dalle barche.
Cimitero dei Burci, Girasile 2009. |
__________________________